Seb, Lewis, le “domande di merda” ed un po’ di ipocrisia

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Tempo di lettura: 4 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
9 Aprile 2018 - 22:30
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Succede che nella conferenza stampa post Bahrain un giornalista olandese della testata NOS, tale Louis Dekker, chiede conferma ad Hamilton sul fatto di aver dato della testa di cazzo (dickhead, in inglese) a Verstappen dopo il traguardo, in riferimento alla toccata di inizio gara costata il ritiro a Max. Considerata la nazionalità del giornalista, ovviamente si tratta di domanda poco interessata, soprattutto per il tono con il quale viene posta: “Credo, se le orecchie non mi ingannano, che tu abbia usato le parole ‘testa di cazzo’ riguardo Verstappen'”.

Detto questo, Lewis non ha nemmeno il tempo di abbozzare una risposta che tra lo stupore generale spunta Sebastian: “Posso rispondere a questa domanda?!”. E parte una filippica rara:

“Credo non sia giusto. Non so cos’ha fatto Lewis ma siamo stati tutti in questa situazione: corriamo contro qualcuno e a volte si va ruota contro ruota, si è vicini e c’è tanta adrenalina. Credi, pensando al calcio, che mettendo un microfono in bocca ad un calciatore tutto quello che dice sia carino? Che ci siano bei messaggi quando viene falciato da qualcuno? Non credo sia giustificato porci queste domande di merda e montare storie sul nulla. Se stiamo correndo e siamo pieni di adrenalina a volte diciamo queste cose. Se ti colpisco in volto tu non mi verrai a dire ‘Sebastian, non è stato carino’. È una reazione umana. A volte mi sembra sia esagerato ricevere queste domande nel tentativo di montare casi sul nulla.”

Giornalista annientato, video che fa il giro del web pubblicato dalla stessa F1 e complimenti a go-go per il vincitore di Sakhir. Ok, tutto molto bello. Difesa non richiesta, istantanea, stizzita e  credo gradita da Lewis. Però mi chiedo una cosa: gli stessi che oggi fanno i complimenti a Vettel sono quelli che un anno e mezzo fa lo accusavano di aver mandato a cagare Charlie Whiting in mondovisione? Perché nel caso c’è qualcosa che non torna. Voglio dire questo: il discorso che ha fatto Sebastian secondo me non fa una piega. Sono loro in macchina, sanno loro cosa stanno provando e noi non siamo nessuno per giudicare le loro reazioni dentro al casco. Se tiro giù tutti i santi io con i kart a noleggio quando qualcuno mi passa, non immagino cosa possano dire loro e non mi scandalizzo di certo, non scherziamo. Non stiamo parlando di avvocati o impiegati delle poste, ma di piloti al limite delle loro possibilità. Credete che ieri Valentino Rossi abbia detto, dentro al suo casco, “Marquez sei uno stupidino!”? Eh dai. Porconi e quant’altro sono roba sempre esistita, con la differenza che ora ci sono microfoni e televisioni a farceli sentire. E ne sentiamo tanti: Grosjean strillare contro la sua macchina, lo stesso Vettel (e ieri anche Lewis) chiedere a gran voce le bandiere blu, insulti verso questo o quel pilota oscurati dai “Beep”, diti medi alzati e via dicendo.

Però ci vuole un attimo di coerenza: se oggi Vettel ha ragione la gogna mediatica di un anno e mezzo fa, da puri bacchettoni tutti casa e chiesa, non aveva alcun senso. O tutto o niente, non si può cambiare parere in base al pilota. Quindi decidiamoci. Per quanto mi riguarda, i piloti devono essere liberi di dire quel cappero che gli pare in preda all’adrenalina e, anzi, fosse per me tirerei via i microfoni da Grande Fratello a 300 all’ora, perché sono solo mezzi atti ad ingigantire momenti precisi (e direi anche intimi) che possono essere strumentalizzati a piacimento. Ieri Lewis è stato difeso da una domanda alla quale in altre occasioni avrebbe dovuto dare una risposta con le conseguenze e gli strascichi del caso.

Si tratta di un’eccezione che nessuno si sarebbe aspettato soprattutto dal suo avversario più pericoloso e che crea un precedente. Fa onore a Vettel e un po’ meno ad altri. Vediamo cosa succede alla prossima.

Per completezza, questo è il video della conferenza stampa pubblicato su Twitter dall’account ufficiale F1.

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