Se un diciannovenne dimostra perché la F1 non ha più appeal

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Tempo di lettura: 4 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
31 Ottobre 2016 - 22:00
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Ragionando a bocce ferme, al netto di polemiche e quant’altro, l’impatto di Max Verstappen sull’universo F1 è il più devastante che io ricordi a qualsiasi livello.

In pista, MiniMax sta mettendo sotto gente ben più quotata e con ben più esperienza di lui. Al netto degli episodi controversi, in lui si intravede un talento cristallino, di quelli che nascono una volta ogni dieci anni. Sarà la generazione PlayStation, sarà quello che volete, ma il buttarsi come se non ci fosse un domani in ogni angolo che vede è da pelo in un ambiente ormai conformato alle consuetudini delle gare di regolarità.

A livello mediatico, l’arroganza con la quale si pone davanti alle telecamere è anch’essa un evento che spacca completamente le regole da gentlemen di questa categoria. Ci siamo lamentati per anni dei pilotini, dei precisini, di quelli che non dicono mai una parola in più e una parola in meno, di quelli che ripetono a memoria la dichiarazione preparata dall’ufficio stampa di turno, ed ora lamentarsi di uno che si comporta come avremmo voluto solo perché lo fa contro un pilota della Ferrari è da totali ipocriti.

Soprattutto, Max Verstappen a soli diciannove anni sta dimostrando all’ambiente della Formula 1 intero perché sta fallendo clamorosamente. Almeno per quanto riguarda noi (e non immagino i siti di importanza nazionale), le sue gesta di ieri per quanto indisponenti, reiterate, arroganti e spericolate hanno prodotto un aumento delle visite come non si vedeva da tempo. Non nascondiamoci dietro un dito: questa categoria oltre a cadere nel baratro per conto suo (e quanto successo ieri aumenta la pendenza della strada) sta facendo sfracelli anche nei media portandoseli dietro, anche grazie all’ennesima stagione no della Ferrari. E chi dice il contrario è in malafede. Basta leggere i commenti in giro: dopo la pantomima delle penalità di ieri sera, in tantissimi si sono detti stanchi di certe pagliacciate.

Se un ragazzino di 19 anni riesce a creare dei crack del genere nell’opinione pubblica, c’è un motivo. Il motivo è che sta sventrando le consuetudini di un ambiente da fighetti, nel quale è stato regolamentato che se la ruota anteriore è al pari di quella posteriore chi sta davanti deve stenderti il tappeto rosso. Nel quale l’unica via di sorpasso che ti garantisce di non essere indagato è quella del DRS, nel quale la stessa azione da parte di due piloti diversi viene valutata in modo diametralmente opposto. Nel quale manca qualsiasi logica.

I campioni che a Suzuka hanno fatto scudo contro un pischello di 19 anni, imponendo una specie di regola ad personam (poi tornata indietro come un boomerang proprio ad uno di loro, Vettel), sono un’altra dimostrazione di come anche loro si siano conformati ad un ambiente da lord invece che da figli di puttana. Max Verstappen si combatte con un altro Max Verstappen, non correndo dalla maestra Charlie (capirai che maestra) chiedendo la nota sul diario. È proprio questo quello che sta rovinando tutto: affidarsi alla burocrazia invece che alla sana lotta in pista, ormai vietata, regolamentata ed indirizzata verso l’aletta che si alza in rettilineo. Tu me la fai in pista? E io te la restituisco quando posso. Fine. Le chiusure alla Verstappen si quietano quando il ragazzino si trova davanti uno che gliele rende, non con 10 secondi sul tempo finale.

Avete idea di che razza di risonanza avrebbe una F1 con quattro o cinque Max Verstappen in pista e fuori? Il problema, forse, è che ci siamo abituati talmente alle giacche e alle cravatte che i jeans strappati ci sembrano roba da barboni. Forse anche io ci sto cascando: perché a pensarci, Prost e Senna tra ’89 e ’90 con questi regolamenti sarebbero stati radiati. Gilles e Arnoux, dalla famosa Digione 1979, starebbero ancora attendendo i risultati dell’inchiesta.

Non voglio dire che tutti ora debbano per forza comportarsi così, perché il carattere poi ce l’hai o non ce l’hai, ma che ai piani alti tirare le briglie cercando di garantire spettacolo ha in realtà castrato qualsiasi velleità naturale da parte dei piloti, rendendoli dei soldatini. L’arrivo di Verstappen ha aperto una breccia: va a finire che invece di condannarlo, l’ex minorenne, dovremo ringraziarlo per averci fatto capire quanto ci siamo addormentati anche noi a furia di valeriane regolamentari.

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7 Commenti su “Se un diciannovenne dimostra perché la F1 non ha più appeal”
Benedetto Lo Sicco dice:
Andrea Festa dice:

Lorenzo James Leo Cocola leggi qui

metacorporeo dice:

Piquet e Mansell gli avrebbero già spaccato la faccia. Magari qualcuno lo facesse davvero.

Michele Ortenzi dice:

Carlo leggi quest’articolo, come sempre Secchi non ne sbaglia una.

karoldo64 dice:

in breve, prima che un altro autorefresh cancelli tutto
Non sono per nulla d’accordo, soprattutto per quanto riguarda la similitudine e la nostalgia coi piloti del passato.
Il duello di Digione con un fallocefalo simile non sarebbe durato che una curva! abbiamo visto azioni dure, ma sempre nel rispetto dell’avversario
Per avvicinarci ai tempi nostri Montoya non era un santarellino, ma nel suo essere sempre al limite e oltre non si è mai sognato certe azioni.
Ed io di tutta questa arroganza che è diventata anche il Leitmotiv in ogni aspetto della vita, dalla politica al mondo del lavoro, proprio non la considero una necessaria modernità

karoldo64 dice:

intanto prima di riscrivere il papiro che stavo stilando per favore: togliete l’autorefresh!!! mi ha cancellato tutto!

Luca Cossu dice:

Grande Ale, continui ad illuminare le situazioni da vari punti di vista! Grande ancora

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