Sam Bird: la F1 non guarda più ai piloti, ma ai soldi

F1
Tempo di lettura: 2 minuti
di Alessandra Leoni @herroyalblues
9 Gennaio 2015 - 13:45
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L’ex-test driver della Mercedes, Sam Bird, ha dichiarato che in F1 non si guarda più alle altre categorie per ricercare nuovi talenti. Bird, in effetti, con i suoi risultati, negli anni passati sarebbe stato un ottimo candidato per un sedile in F1.

Oggi, invece, il pilota corre in Formula E, terzo in classifica e con una vittoria in Malesia all’attivo. E ha un atteggiamento realista circa le sue chance di correre in F1.

“Oggi la F1 non guarda più i piloti, e non ragiona più dicendo ‘Oh questo è un buon pilota, dobbiamo averlo‘” ha dichiarato “a meno che tu non abbia un pozzo senza fondo di soldi, non ti guardano più”.

Questa strategia di guardare più ai soldi che al talento effettivo di un pilota, però, secondo l’inglese è una strategia a doppio taglio: “La F1 ha bisogno di piloti giovani e a lungo termine: avremo ancora piloti come Fernando Alonso, Nico Rosberg e Lewis Hamilton e Jenson Button per parecchi anni, ma quando si ritireranno, chi arriverà al loro posto? I grandi team spendono moltissimi soldi per avere i premi economici che li vanno ad arricchire. È un ciclo senza fine a favore dei team più grandi, in modo tale che i piccoli team non hanno scelta, e devono prendere piloti paganti, che portano 15, 20 milioni di euro in dote”.

Ha aggiunto: “Ci sono dei piloti, che sia io o altri piloti in GP2 o nelle serie endurance, che hanno avuto il potenziale o i risultati tali per cui potevano ottenere una possibilità di correre in F1, ma non hanno neanche avuto la possibilità di vedere la categoria da lontano, perché non avevano soldi”.

“È molto frustrante, ma così vanno le cose e non cambieranno” ha concluso.

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