Tutto in un poster, tra sorrisi e colori gialli

BlogParola di Corsaro
Tempo di lettura: 4 minuti
di Alyoska Costantino @AlyxF1
17 Febbraio 2018 - 13:00

Per quanto la mia mente spesso e volentieri tenda a fare i capricci e a non farmi ricordare impegni e faccende da sbrigare nella vita di tutti i giorni, ci sono delle immagini che sono rimaste fisse nel mio cervello fin dalla tenera età. Alcuni compleanni, alcune giornate particolari coi miei compagni delle elementari, i Natali o i Capodanni a Torino, mia città natale, o anche l’amichetta di banco con cui mi piaceva stare. Tutte cose innocenti insomma, e tra queste c’è anche l’immagine di un poster di un certo pilota, in sella a una moto scura con colorazioni arancioni… anzi, non proprio in sella poiché era in piedi sulle pedane della sua RC211V in un’impennata di gioia per una vittoria. Quel pilota, dotato del mitico 46 giallo, è Valentino Rossi.

Quel poster non era appeso nella mia camera, bensì in quella di mio cugino Salvatore. Oggi scrivo proprio da quella stessa stanza, nella casa in cui io e la mia famiglia ci siamo trasferiti anni dopo. Chissà se quell’immagine stampata su carta è sepolta in qualche scatolone impolverato del mio garage o di quello di mio zio… ma al contrario del poster, la figura leggendaria del pilota raffigurato sembra, anno dopo anno, splendente come al debutto, se non di più. Per mio cugino Salvo, e per tanti altri adolescenti degli anni 2000, Rossi era Dio, una leggenda nel pieno della sua storia vincente, e per me, a sei/sette anni circa, il motociclismo era sinonimo di Valentino Rossi. E senza Rossi, probabilmente oggi non sarei al mio PC a scrivere di gare motociclistiche per questo sito.

Fa quasi sorridere che un articolo del genere sia nella sezione del mio blog “Parola di Corsaro”, intitolato forse all’antitesi del Dottore, ovvero Max Biaggi. Però, per i lettori e i fan di uno o dell’altro, vi assicuro che la cosa non dovrebbe lasciarvi così esterrefatti: questa è una sorta di tributo al #46, che ieri ha compiuto ben 39 anni. Un tributo per un pilota che ne ha vissute tante, tantissime, di cotte e di crude, di belle e di brutte.

Quindici anni sono un tempo lunghissimo, ma i ricordi delle sue battaglie proprio con il mio mito Biaggi e con Gibernau rimangano impressi nella mia mente. Quando ci si svegliava presto per vedere tutte le classi del Motomondiale nei vari weekend non era per guardare la MotoGP, ma lo si faceva per guardare Rossi, indipendentemente da quale moto guidasse, che fosse una Honda con le colorazioni Repsol o che fosse una Yamaha blu scura con cui vincere al debutto. Un esempio di come sia il tifo a far iniziare “tutto il resto”, a far magari scattare proprio la passione. È il motore di tutto, ma questo forse è un discorso adatto a un altro articolo.

Quindici anni potrebbero essere un tempo più che sufficiente per far cambiare tutto, per vedere protagonisti diversi contendersi le gare e lasciare nel dimenticatoio chi ha “mollato”. E in effetti, tanti di loro hanno seguito la via del ritiro, tra cui proprio Max, dopo aver ottenuto il suo sesto titolo in SBK a 41 anni suonati. Ma Rossi no. Gli avversari cambiano, diventano sempre più forti e ora si chiamano Márquez, Viñales e Zarco, tanto per dirne tre, ma il biondino di Tavullia è sempre lì. Non per far numero, non per qualche soddisfazione misera, ma sempre e solo per il bersaglio grosso, in altre parole il titolo mondiale. Il decimo, di quella che sarebbe la ciliegina saporita sopra una torta mastodontica, la sua intera carriera.

Io devo dei grossi ringraziamenti a Valentino: grazie Vale, per avermi fatto conoscere un mondo come quello delle due ruote, che con il mio atteggiamento impertinente da piccolo snobbavo per quello delle macchine. Grazie Vale, per avermi fatto emozionare con sportellate e duelli al cardiopalma, sia che fossero vinti o persi. Grazie Vale, per avermi fatto capire che le corse non sono solo serietà e competitività, ma anche divertimento con le tue immancabili scenette nei post-gara. E grazie anche per avermi fatto passare pomeriggi interi seduto, e spesso anche in piedi, sul divano a sgolarmi dalla gioia nel vederti vincere e festeggiare.

Grazie Vale, un uomo che ancora oggi vive la sua leggenda.

Fonte immagine: Internet (per segnalare il copyright info@passionea300allora.it)

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