Quanto mancherai, piccoletto!

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di Alessandro Secchi @alexsecchi83
20 Novembre 2018 - 10:00
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C’è una cosa che mancherà di Dani Pedrosa ora che ha dato l’addio alle corse. Un addio, quello di Valencia, in linea con quella che è stata la sua carriera: silenzioso, pacato, riservato almeno pubblicamente. Tante strette di mano, tanti applausi ma con quella tranquillità che l’ha sempre contraddistinto.

Non saranno i numeri a mancarci, perché quelli restano indelebili e fenomenali. Forse qualcuno li ha dimenticati in questi anni, caratterizzati dal dominio delle nuove generazioni, Marc Marquez in primis. Si tratta però di numeri maiuscoli. Tre titoli mondiali (2003 in 125, 2004/2005 in 250), 295 gare disputate, 54 vinte, 153 podi. Roba da far impallidire anche qualche mostro sacro. Numeri di cui Dani può e deve essere solo che orgoglioso.

Ma, come detto, non saranno loro a mancarci, almeno non a me. Perché Dani Pedrosa, nel suo essere Campione, ha dimostrato in questi anni che può esistere un motosport pulito, leale, onesto. Fatto di rivalità genuine e di totale disinteresse verso le polemiche, gli screzi e la ricerca dello scontro in pista e tramite i media. 

Se dovessi fare un paragone con un Campione della F1 accosterei Dani Pedrosa a Mika Hakkinen o Jenson Button. Piloti forti, fortissimi quanto gentleman fuori dalle piste, mai arroganti, sempre al loro posto in pista e nelle parole. 

E poi, quanta iella. Credo che Dani da solo abbia subito più infortuni di tutti i suoi colleghi nel corso della sua carriera. Una lista interminabile di botte e recuperi che avrebbe messo KO anche il più tenace degli avversari. Ma lui, dal suo rigoroso silenzio, è sempre ritornato: non ha mai mollato e botta dopo botta, caduta dopo caduta, ha sempre trovato il modo di ripartire e tornare in sella con una tenacia fuori dal normale. Credo che gli infortuni abbiano giocato un ruolo importante nel fatto che la sua bacheca non sia impreziosita da un titolo in MotoGP che, in una carriera così, ci sarebbe stato a pennello. 

Purtroppo, però, non sempre le cose vanno come previsto e, dopo l’ascesa in 125 e 250, il lungo periodo della MotoGP è stato caratterizzato appunto da tanti intoppi fisici e dalla contemporanea supremazia prima ed ascesa poi di nomi altisonani tra Rossi, Stoner, Lorenzo e, infine, Marquez. Lui, però, quando ne ha avuto la possibilità, non è mai stato da meno di questi campioni ed è giusto ricordarlo.

Ora farà il tester di lusso per KTM, ma il Piccoletto (come lo chiamavano amorevolmente i suoi) mancherà indistintamente a tutti. Il mondo del motorsport ha bisogno di esempi positivi e Dani Pedrosa, oltre ad essere un Campione, è un uomo eccezionale.

In bocca al lupo Dani!

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