Punti sparsi post Bahrain

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Tempo di lettura: 8 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
4 Aprile 2016 - 16:20
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Due indizi fanno una prova? Non lo so, ma il Bahrain lascia aperti diversi argomenti che completano, o amplificano, le prime sensazioni dell’Australia. Riprendo e approfondisco un post molto conciso lasciati ieri via social.

Partirei dal prode Nico, in pallissima ormai non solo da Melbourne ma dal GP di Russia del 2015. Se a Sochi si è dovuto fermare per un problema tecnico e ad Austin ha lasciato la vittoria a Lewis per un non meglio precisato errore, è infatti da sette gare che il tedesco si mostra complessivamente più sveglio del compagno. Cinque vittorie consecutive (le tre finali del 2015 e le prime due del 2016) sono bottino senz’altro di tutto rispetto per una seconda guida. Lewis, dal canto suo, beh… si deve dare una svegliata. Gli atteggiamenti fuori dalla pista sono assolutamente personali, ma sempre personalmente non apprezzo la megalomania che sta avvolgendo progressivamente il campione in carica. Certi atteggiamenti, come il presentarsi in pista vestito da sceicco, ti si ritorcono contro nel momento in cui poi, in pista, non fai al massimo il tuo dovere. E, se Lewis è stato colpito da Bottas in partenza, è anche colpa del suo start ancora falloso.

Nonostante questo, la Mercedes a me sembra ancora in controllo totale della situazione. Capisco la voglia dei ferraristi di tornare alla vittoria, ma qui bisogna confrontarsi con una situazione abbastanza definita: le Frecce d’Argento sono chiaramente, ancora, la prima forza, e con distacco. In qualifica, rispetto ad un anno fa, il gap è aumentato di un decimo tra il poleman e Vettel, mentre in gara Rosberg ha fatto sostanzialmente quello che ha voluto, a mio modo di vedere senza spremere troppo la W07. Con questo non voglio dire che la Ferrari si è allontanata, ma secondo me non si avvicinata come in molti dicono. In più, se l’estremo tentativo di ridurre il deficit dai campioni del mondo sfocia in problemi di affidabilità come quello di Vettel nel giro di formazione, la questione diventa ancora più grave. A Maranello hanno spinto tantissimo per recuperare durante l’inverno e probabilmente, con una vettura completamente nuova, questo rappresenta un rischio sul piano tecnico. Sono rischi che si devono prendere se si vuole migliorare, ma questi non devono costare un ritiro a gara.

Un altro fattore mescola le carte: le tre mescole Pirelli che ora possono essere utilizzate in gara rappresentano una novità in termini di strategie, con differenze sostanziali tra quella più morbida e quella più dura che possono illudere di aver trovato prestazioni esaltanti. Non è propriamente e necessariamente così.

Al buon Kimi il Bahrain piace molto. Secondo l’anno scorso, secondo quest’anno. Ridendo sotto i baffi, sempre quando non c’è champagne sul podio, ma non credo che al caro n°7 interessi poi molto. Brutta partenza e un’ottima rimonta condita da sorpassi di forza. Se si corresse sempre in Bahrain, probabilmente raccoglierebbe punti pesanti. In ogni caso, come previsto la SF16-H pare piacergli di più della SF15-T. Il lavoro di James Allison, così come ai tempi della Lotus, sembra andargli a genio. Non è allo stesso livello di Sebastian in termini di velocità pura, ma rimane pur sempre l’ultimo campione del mondo del Cavallino, un po’ di rispetto… e godiamoci la sua ultima stagione senza criticarlo troppo.

Scusate, ma la Haas? Se quella dell’Australia poteva essere catalogata, e scusate il mio solito francesismo, tra le dimostrazioni del culo del principiante, il Bahrain ha sconvolto ancora di più. Nonostante il cambio gomme gratis di Melbourne, avevamo sottolineato il fatto che una volta guadagnata la sesta posizione il buon Grosjean era stato in grado di mantenerla. In Bahrain non solo Romain si è tenuto la posizione, ma anzi se l’è guadagnata a suon di sorpassi. Non so se la Haas continuerà con queste prestazioni, perchè dipenderà moltissimo dallo sviluppo futuro. Ma siamo di fronte, almeno per ora, ad una bellissima sorpresa. Alzi la mano chi avrebbe puntato un euro su un sesto ed un quinto posto nelle prime due gare.

La Red Bull si propone come terza forza del mondiale con due quarti posti del buon Ricciardo. La power unit sarà ancora una volta il tallone d’achille della squadra di Horner. D’altronde non è che rinominando i motori Renault in Tag Heuer potesse succedere qualcosa di miracoloso. Anzi, il miracolo è stato per Marko, Mateschitz e Horner quello di trovare un motore dopo le polemiche della fine dell’anno scorso. Tutto sommato, stare appena sotto il podio è già un gran risultato, anche se la distanza da Mercedes e Ferrari non è poca.

Max Verstappen arriva sesto con la Toro Rosso e non ne parla quasi nessuno. Per forza, ormai non fa più notizia. Spocchiosetto e, in questo, erede del padre, dopo l’Australia si è preso qualche critica per il contatto con Sainz e i vari team radio in cui si lamentava del blocco del compagno. Ma, comunque, il fatto che arrivi sesto non stupisce, segno che ci si è abituati ad avere in griglia un talento fantastico, oltre che potenziale campione. 18 anni ragazzi, ricordiamolo.

Quanto è forte Vandoorne?! No, io la battuta sulla sua Stoffel non la faccio per una questione di principio, ma questo ragazzo si è sobbarcato un doppio viaggio andata-ritorno dal Giappone in pochi giorni per finire in Bahrain a guidare la Mclaren dell’escluso Alonso. Non contento di questo, in qualifica ha messo dietro il compagno Button e in gara ha portato a casa anche il suo primo punto iridato. Il tutto, ripeto, al volante della Mclaren, non certo la vettura prima della classe oltre che monoposto mai guidata. Un conto è debuttare per un top team, un conto per uno che dei top, al momento, può mostrare solo la bacheca. Un debutto da fenomeno, che bravo.

Strategia suicida in casa Williams, che ha corso la gara puntando sulle gomme medie ed è stata doppiata con entrambi i piloti. Bottas, poi, ha pagato anche il DT per la collisione al via con Hamilton, ma il ritmo non c’è comunque mai stato. Scelta, quella di utilizzare la mescola più dura, abbastanza incomprensibile. Sicuramente verrà rivalutata in vista dei prossimi appuntamenti. C’era grande attesa per il debutto del nuovo muso e della nuova ala anteriore, ma al momento non sappiamo quali benefici ha portato.

Invertendo l’ordine dei colori, il risultato non cambia. Potrebbe essere questo, in linea di massima, il commento per la Renault. Figlia della precedente Lotus, la R.S.16 fatica in Bahrain con Palmer che si ritira subito e Magnussen che, partito dal fondo, recupera anche grazie ai ritirati fino all’undicesima posizione. Rispetto alla fine del 2015, quando in Lotus non c’era nemmeno l’hospitality, le prestazioni sembrano addirittura peggiorate. Il che è tutto dire.

Irriconoscibile la Force India. Dopo i test invernali mi aspettavo una vettura capace di restare stabilmente nelle prime 10 posizioni: Hulkenberg e Perez, invece, nel deserto si sono persi nel vero senso della parola. Il tedesco è riuscito per il rotto della cuffia ad entrare in Q3, mentre Sergio è stato fregato dai 90 secondi delle qualifiche. In gara, però, la situazione è peggiorata drasticamente, con i due ragazzi arrivati solo davanti alla Manor di Haryanto. Mi aspettavo un trend in linea con la fine del 2015, e invece sembra di essere tornati ad un anno fa, quando le finanze scarseggiavano e la monoposto era in serio ritardo, per poi riprendersi nel finale. I problemi di Vj Mallya, sicuramente, non aiutano l’ambiente.

Bella anche la storia della Manor. Sopravvissuta nel 2015 anche grazie ai due punti conquistati da Jules a Monaco nel 2014 (e questo va sempre ricordato), l’ingresso di Mercedes ha dato nuova linfa al team che fino all’anno scorso chiudeva spesso e volentieri le classifiche. Il talentino Wehrlein non è per niente male, e la tredicesima posizione finale in gara in mezzo alle due Sauber è davvero un ottimo risultato. Haryanto, invece, deve far vedere qualcosina di più.

Brutta, bruttissima la situazione della Sauber. La C35 non va e i problemi economici minano il team svizzero. Addirittura si parla del rischio di non arrivare a fine stagione. Dopo sole due gare non è, effettivamente, il massimo. Perderla sarebbe un colpo dopo una permanenza in F1 che perdura dal lontano 1993, ma è già da molto tempo che le notizie sui problemi economici del team si susseguono. Speriamo in bene.

Cosa dire sulla questione Alonso? A parte quanto già scritto qualche giorno fa, non molto di più. Credo abbia sofferto molto di più a star fuori a guardare che in macchina con una costola rotta, ma è giusto che sia stato lasciato a riposo. Mi auguro che se la situazione non dovesse essersi risolta in fretta per la Cina, i medici non si facciano convincere dalle pressioni di Dennis e compagnia. D’altronde il rimpiazzo di lusso in casa ce l’hanno, e non lottando per i campionati non vedo il motivo di rischiare ulteriormente.

Pensavo di chiudere con un pensiero sulle qualifiche, ma è meglio di no. Credo si sia già detto abbastanza.

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