Poltronieri, l’eleganza in voce

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Tempo di lettura: 3 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
18 Gennaio 2017 - 23:45
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Non nego di non essere la persona più indicata per parlare di Mario Poltronieri. La mia generazione ha avuto modo di conoscerlo quando si era ancora bambini, lo ricorda appena ma quanto basta per essere tristemente colpita dalla sua scomparsa.

Non ho avuto, purtroppo, la possibilità di conoscerlo, anche se ci sono andato vicino: ma ci arriverò più avanti. Non potrò quindi raccontarvi aneddoti, ricordi di momenti particolari vissuti con lui o nelle sue vicinanze, come alcuni suoi illustri colleghi, giustamente e sinceramente affranti, stanno facendo in queste ore. Niente di tutto questo. D’altronde, però, se ci fosse vietato di scrivere di qualcuno che non abbiamo mai conosciuto dal vivo, la libertà di stampa ne risentirebbe parecchio.

Di Mario Poltronieri mi colpiva un particolare: seguire le gare commentate da lui significava vivere un ossimoro di un’ora e mezza, immersi tra il frastuono dei motori di allora e la calma della sua voce, che invece di prevaricare semplicemente accompagnava lo spettatore, spesso lasciandolo ad alcuni momenti di solitudine tra lui e i motori, per far sì che facessero amicizia senza filtro. Non aveva fretta, non urlava, non mitragliava l’utente seduto davanti allo schermo. Era un accompagnatore, qualcuno che ti prendeva per mano oppure ti metteva sulle spalle per farti vedere meglio… con le orecchie. 

Non sono mai stato predisposto a credere nel destino, per vari motivi. Eppure oggi si è realizzata una tristemente dolce, quasi romantica, coincidenza. Nel giorno del compleanno di Gilles, che oggi avrebbe compiuto… anzi, compie 67 anni, ci ha lasciati la voce delle sue imprese. Quella che nell’indimenticabile Digione ’79 (il cui vincitore Jabouille è l’unico a ricordarsi di essere arrivato primo) strappava l’eccezione alla regola del contegno al microfono, esaltandosi ed esaltando mentre lui, Gilles, si scambiava sportellate d’amore motoristico con René Arnoux in azioni dal “coraggio leonino”. Nella foto di copertina sono immortalati tutti e tre, qualche mese dopo quella giornata: protagonisti, in abitacolo e in cabina, di tre minuti di storia.

Volevo conoscerlo, il Signor Mario. L’anno scorso, durante l’estate, mi sono spinto oltre la mia solita soggezione verso personaggi di questo calibro e l’ho contattato, quasi dandogli del voi, per chiedergli qualche minuto del suo tempo per un’intervista da pubblicare su queste pagine. Mi ha risposto, con una cordialità disarmante e così come poi avrebbe raccontato su Facebook, che non era in forma al 100% e avrebbe avuto bisogno qualche settimana per riprendersi, ma che poi sarebbe stato assolutamente disponibile. Ho atteso e seguito i suoi aggiornamenti, ma poi non me la sono sentita di disturbarlo oltre modo per ricordargli quella richiesta.

Purtroppo quel giorno non è arrivato in tempo. E credo di aver perso l’occasione di incontrare una persona davvero speciale, a giudicare dai pensieri che colleghi e appassionati che hanno avuto modo di ascoltarlo negli anni gli stanno dedicando.

Buon riposo, Signor Mario: dica pure a Gilles che da queste parti Digione la fanno vedere ancora adesso. Rigorosamente con la sua voce.

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Un Commento su “Poltronieri, l’eleganza in voce”
Fausto Bura dice:

Per capire chi potesse essere Mario Poltronieri potrebbe essere sufficiente rileggere l’intervista che Mario Donnini gli fece nel 2007. Attenti, però, che non è roba col sapore di adesso, dove tutto e uno zuppone inutile. E’ un’intervista piena di Verità. La verità come la vedeva Mario Poltronieri e, sinceramente, come, molte cose, vedo anche io.

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