Pensieri… in quota. Che settimana!

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Tempo di lettura: 7 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
22 Febbraio 2019 - 15:05
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Sono appena partito dall’aeroporto di Barcellona con una mezz’ora di ritardo. Sono le 22.25 circa ed il volo per Malpensa durerà un’ora e venti, così dicono. Non sono uno che viaggia spesso, purtroppo, ma questa volta è particolare. I test per questa settimana sono finiti ma l’atmosfera è quella della Formula 1 anche qui, su questo aereo. Perché oltre a me e Federico ci sono rappresentanti di diversi team. Ferrari, Toro Rosso, Haas. Soprattutto, oltre a Rosanna Tennant (la giornalista che intervista i piloti in diverse occasioni per F1TV) c’è Charles Leclerc, qualche fila più avanti rispetto a noi. L’abbiamo visto in aeroporto:

“Tutto bene la giornata?”
“Tutto bene, grazie!”
“Buon rientro”
“Grazie, anche a voi”

Poco dopo ha indossato una felpa nera sopra la polo della Ferrari. Era riconoscibile, in effetti. Forse gli abbiamo dato noia, non lo so. Mi piace, credo sia un bravo ragazzo. Spero faccia bene nella sua nuova avventura.

La Luna in questo momento si riflette sull’ala destra dell’aereo. Qui c’è silenzio, sembrano riposare quasi tutti. Sono stanchi e ne hanno il diritto. Vediamo (io compreso) la Formula 1 dal punto di vista meno complicato, quello degli spettatori. Ma loro, che questo mondo lo vivono come un lavoro, non hanno tempo per giocare o rilassarsi. I tempi sono stretti, sempre. I ritmi frenetici. Charles domani (oggi per chi leggerà…) sarà a Maranello per continuare il lavoro in fabbrica. Settimana prossima sarà nuovamente a Barcellona per testare insieme a Vettel.

Rientrare mi dà noia. Tornare alla vita di tutti i giorni è un po’ un peso quando vivi per una settimana il mondo che ti accompagna da quando eri bambino. Sono stati quattro giorni fantastici. Risate (al limite dei dolori agli addominali), divertimento e poi loro, le F1. Le cambiano, le stravolgono, a volte ce le fanno odiare ma sono sempre loro. Vederle arrivare e non riuscire a pensare più veloce di quanto lo siano loro nel gettarsi in curva è pazzesco.

Halo o meno, spazzaneve o meno, sono sempre loro, discendenti di quelle che mi hanno attaccato allo schermo ormai quasi 30 anni fa. È passato tanto tempo ma nonostante questo la passione per questo sport non cala. Capisco e comprendo chi sostiene che questa F1 non abbia nulla a che vedere con quella dei bei tempi andati. Sono anche d’accordo, è un’altra cosa. Eppure il legame è così forte… Quasi come fosse una tradizione che mi segue da sempre.

In questi quattro giorni io e Federico abbiamo percorso a piedi quasi 50 km. Abbiamo girato in lungo e in largo il Circuito di Catalunya, scoperto i passaggi sotterranei, i punti dove vedere meglio le monoposto e le strade da seguire per andare in un determinato punto. Sono molti, da qualsiasi parte la vista è fantastica. Dalla televisione, come al solito, non emerge la realtà. Quella di una pista favolosa per i suoi saliscendi e per ciò che offre agli spettatori. Tribune dalle quali si vede quasi un settore intero, viste dall’alto clamorose, angoli dai quali fotografare è un piacere anche se di mestiere fai altro. Non c’è curva che non regali una visione bellissima.

Me la sono goduta, questa settimana. Tutta. La mia povera reflex entry level chiede pietà: è stata sfruttata come non mai. Non mi era ancora capitato di scaricare la batteria a fine giornata: è successo per tre giorni su quattro. Ho quasi 2000 foto da controllare e non so quante ne ho già cancellate in diretta. Di sicuro ho delle batterie aggiuntive da comprare, la prossima volta non deve accadere. Credo eviterò anche di riprovare l’ebbrezza di stare in bilico per mezz’ora su un bidone abbandonato, per poter fotografare senza la rete davanti all’ultima chicane. Una fatica inaudita per stare in equilibrio, con la gocciolina di sudore che scendeva lungo la schiena mentre reggevo la reflex e cercavo di non cadere rovinando tutto.

È stato fantastico, in questi giorni, tornare in albergo e scrivere articoli usando le foto scattate in pista nella stessa giornata. Una specie di autoproduzione completa che parte da lontano. Questo inizio di anno è stato molto produttivo per il sito e forse ci saranno ancora novità. Stiamo lavorando bene: ci siamo sempre imposti di seguire una linea precisa e questa, dopo sei anni e mezzo, inizia a dare i suoi frutti.

La Luna sembra non voler abbandonare l’ala destra. Sono le 23.03 e manca ancora metà volo. Qui, adesso, sembrano riposare più di prima. Li rispetto tutti, come i piloti. Spesso ci facciamo prendere dalla foga del momento, ma non abbiamo idea della quantità di lavoro da svolgere per loro. Enorme.

Sapete… Non so a cosa mi porterà tutto questo. Se mai un giorno, per un motivo o per l’altro, avrò a che fare seriamente con questo mondo e non da semplice blogger, parola ormai inflazionatissima soprattutto per chi ne esalta solo il lato negativo e ha sempre qualcosa da dire quando, a volte, dovrebbe pensare a sé. In questi giorni abbiamo visto dal vivo la calca che si forma per intervistare i piloti nel dopo prove. Non ce la farei. Non sono uno da microfoni o altro, anzi, l’esatto contrario. Negli anni sono stato accusato di essere a prescindere contro i giornalisti. Che gran stronzata… Semmai ho sempre criticato chi ha la fortuna di poter raccontare un mondo che adoro e si lascia andare a superficialità ed approssimazione indipendentemente dal suo ruolo, dallo status sociale, dal tesserino identificativo. Questo no, non mi piace, lo trovo uno spreco di potenzialità. Di amici ormai ce ne sono, in questi anni ho legato con alcuni e posso dire che di ottimi professionisti ce ne sono eccome.

Fatico invece a capire, dopo esser stato additato come uno dei tanti che guarda dal divano, come mai in quattro giorni di test di giornalisti in giro a vedere le macchine tra una curva e l’altra ne abbiamo visti pochissimi. Ricordo giusto Luis Vasconcelos. Per la maggior parte eravamo appassionati, normali tifosi dotati di macchina fotografica e tanta voglia di girare, magari con famiglia e bimbi al seguito. Un anno fa la sala stampa poteva essere un ottimo rimedio contro freddo e neve (e quasi invidiavo la cosa…) e, nonostante questo, di gente per le tribune ce n’era. Questa volta… Guardare e twittare dai monitor della press room non mi sembra così diverso dal farlo da casa, se vuoi mettere un muro tra te e gli altri. Tanto che dal vivo, in questi giorni, c’era confusione anche sulle gomme utilizzate (“stanno scrivendo tutti che Kimi ha le C4”“ma no, ha le C5, ci sta passando davanti agli occhi!”) e abbiamo assistito in diretta agli incidenti di Ricciardo e Gasly, entrambi volati fuori sotto i nostri occhi. Il primo, tra l’altro, ha rischiato tantissimo grazie al solito, maledetto, DRS. Dobbiamo davvero aspettare che qualcuno si faccia male?

Ora sono le 23.27. A vedere tante facce assonnate viene quasi sonno anche a me. A terra però si vedono le prime città, stiamo iniziando la discesa verso Malpensa. Tra poco tutti svegli e pronti a scendere. Io e Fede torneremo alla nostra vita di tutti i giorni, la maggior parte di chi ha viaggiato con noi continuerà il suo viaggio e nel magico mondo della F1.

23.34, stiamo per atterrare. La Luna è ancora sopra di noi. È stata una settimana speciale condivisa fino alla fine, su questo aereo, con il “mio” mondo. Meraviglia. Peccato duri sempre poco.

NB. Grazie al mio cellulare per aver retto fino alla fine nello scrivere tutto questo… 

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