Peccato, Johann

BlogParola di Corsaro
Tempo di lettura: 6 minuti
di Alyoska Costantino @AlyxF1
4 Maggio 2018 - 22:15

Nella giornata di ieri ciò che sembrava oramai scontato da un paio di settimane è finalmente diventato ufficiale: Johann Zarco ha annunciato che correrà con KTM (col team ufficiale per essere precisi) per le prossime due stagioni. A fargli da compagnia ci sarà Pol Espargaro e i due ex-campioni della Moto2 avranno il duro compito di far crescere ancor più in fretta la RC16 già dal 2019. A dar loro una mano ci penserà il team Tech3 di Hervé Poncharal, a sua volta in procinto di cambiare le proprie vesti, dalle giapponesi marchio Yamaha a quelle austriache KTM.

Ragionando un attimo sulla scelta di Zarco e del suo manager Laurent Fellon, sulla carta si tratta sì di un azzardo, ma allo stesso tempo con buone potenzialità. KTM sta dimostrando di aver preso il progetto MotoGP seriamente, e i progressi visti nell’ultimo terzo dello scorso anno hanno fatto capire come la moto abbia buone potenzialità di crescita. Inoltre, considerando la classe cristallina del francese, lui potrebbe metterci quella differenza che finora né Smith, né Espargaro, sono stati capaci di fornire. L’aiuto da parte dei connazionali di Tech3 dal 2019 (con le moto Factory anche loro, ricordiamo) è un altro punto a favore della nuova coppia Zarco-KTM. Insomma, la curiosità nel vedere il transalpino su questa moto c’è tutta, e le potenzialità per fare bene anche.

Ma, lo ammetto senza problemi, non sono contento della scelta di Zarco. Da tifoso incallito, piagnucolone e che non è mai contento, desideravo ardentemente ciò che sembrava impossibile a inizio anno, ma che i continui rumor mi hanno fatto sembrare quasi realtà: l’arrivo di Zarco in HRC, a fare compagnia a Marc Márquez. Vedere una coppia di questo calibro all’interno del team più forte e vincente del Motomondiale dell’era moderna/contemporanea sarebbe stato come vivere un sogno a occhi aperti. Nel leggere i continui rumor dai siti e dai gruppi Facebook, non facevo altro che pregustare un loro possibile duello coi fiocchi.

Per chi non sapesse la mia opinione su Zarco, vi libero io dai dubbi: io, senza mezzi termini, adoro Zarco. Veloce, battagliero, capace di fare la differenza, forte anche sul bagnato e sul giro secco, in grado persino di far passare notti insonne ai propri compagni di moto ufficiali. Ma a dispetto del fatto che io sia suo tifoso o meno, anche oggettivamente credo che Johann sia, per davvero, l’unico aspirante convincente al ruolo di anti-Márquez. Da anni lo si cerca e forse nel 2017 lo si è finalmente trovato. Da sottolineare sempre il “forse”.

Avendo dimostrato ciò che sa fare come pilota, a Zarco ora servono i mezzi per combattere ad armi pari col marziano. E per quanto la M1 2016 rimanga una delle moto migliori sfornate dalla Yamaha negli ultimi cinque anni, rimane comunque una “combinazione Frankenstein” tra telaio di due anni fa, motore 2017 e carenature 2018. Zarco ci mette del suo, ma per fronteggiare i migliori non si può fare affidamento su mezzi del genere; le prestazioni del compagno Syahrin, o anche quelle di Jonas Folger per la maggior parte, sono un ulteriore prova di come il francese ci stia mettendo il carico da novanta pur di battagliare per piazzamenti e podi.

Un paradisiaco passaggio in Honda avrebbe risolto tutto e avrebbe proiettato di diritto il francese tra gli aspiranti al titolo 2019. Certo, battere il fenomeno catalano è pur sempre un’impresa (specie sulla lunga distanza di campionato), ma se Dovizioso ci ha dimostrato una cosa, è che l’impresa non è insormontabile. Difficilissima, certo, ma non impossibile. Con tra le mani il mezzo più forte (per distacco tra l’altro, almeno vedendo le prime tre gare), di certo il francesino diventerebbe la principale spina nel fianco di Marc. E non so voi, ma io pagherei fior fior di quattrini per vedere un duello del genere. Tra l’altro, l’ultimo pilota della griglia che si lascerebbe intimorire in un confronto interno è proprio Márquez, per cui avere una figura ingombrante come quella dell’arrembante francese non gli avrebbe dato problemi (in teoria).

Inoltre, come ulteriori punti d’interesse, il passaggio di Zarco alla Repsol avrebbe significato l’inizio di uno pseudo-effetto domino molto accattivante. In primis il passaggio di Daniel Pedrosa a un’altra squadra dopo dodici anni passati con le casacche della Honda ufficiale. Magari proprio alla KTM, alla necessaria ricerca di un pilota sia veloce, sia in grado di far crescere la moto con la sua esperienza; e non credo di affermare una fesseria dicendo che Dani stia dando ancora oggi una mano fondamentale con la crescita della RC213V, rimanendo allo stesso tempo un ottimo scudiero, perlopiù vincente. Da questo punto di vista, l’ingaggio di Zarco per KTM può essere un rischio, trattandosi di un debuttante non ancora capace, magari, di dare una direzione decisa allo sviluppo di tutte le componenti. Basta ricordarsi dei dubbi sorti a Valencia, durante i test, sulla scelta tra telaio 2017 o 2016.

Tornando a viaggiare sulle ali della fantasia, delle ipotetiche vittorie di Pedrosa in sella alla RC16 avrebbero magari significato il passaggio di nomi di un certo calibro, magari anche quel Jorge Lorenzo tanto in sofferenza sulla Ducati. Con già un numero di protagonisti così alto, il ritorno ai vertici dei due spagnoli significherebbe ancora più spettacolo nelle gare; senza contare poi la promettente coppia Moto2 Oliveira-Binder, anche loro alla finestra in attesa che si liberi un posto.

Con l’annuncio di ieri nella conferenza del giovedì, tutti questi scenari sono sfumati, con mio (e non solo mio, se tanto mi dà tanto) dispiacere. Chiaramente ce ne potrebbero essere altrettanti egualmente interessanti, come l’arrivo di Mir come compagno di Marc Márquez nel 2020 in HRC o la coppia Zarco-Binder che potrebbe sfidarsi in KTM nelle prossime annate, nel caso Espargaro possa deludere, o, passando al fantascientifico, un passaggio dello stesso campione del mondo alla Casa di Mattighofen.

Ad ogni modo, che io sia contento o meno, Zarco ha fatto la sua scelta e se l’ha fatta con la sua testa, sono sicuro sarà quella corretta. Ha scelto KTM perché crede possa andare bene, o che sarà lui stesso a farla crescere e magari portarle le prime soddisfazioni nella classe regina. E non credo Johann stia vivendo di sole speranze, ma anche di vere convinzioni. Da suo tifoso, comunque, ho fiducia in lui e nelle sue capacità.

Piccola nota finale di (de)merito alla Yamaha, che nel giro di pochi mesi si è lasciata sfuggire un team satellite e un potenziale campione futuro, e che nonostante tutto continua a non prestare granché attenzione a cosa succede fuori dal team ufficiale, pure quello in alto mare ora come ora. Per citare il caro Secchi, “bene ma non benissimo”.

Fonte immagine: motogp.com

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