Pagelle del Gran Premio di Monaco 2013

F1GP MonacoGran PremiLe Pagelle
Tempo di lettura: 21 minuti
di shalafi81
27 Maggio 2013 - 17:47
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Botte da orbi, a Montecarlo. Botte da orbi ma anche uno spot per la Formula 1, con sorpassi veri, manovre d’astuzia e azioni spettacolari. Alla fine però il banco lo porta a casa l’unico che di tutto questo non ha avuto bisogno, il buon Nico Rosberg che fa gara solitaria dall’inizio alla fine nonostante due safety car e una lunga neutralizzazione. Dietro di lui la coppia Red Bull che sopravanza un deluso Hamilton e un eccellente Sutil, al pari di Pérez spettacolari interpreti della nobile arte del sorpasso nel Principato. Delusione per la Ferrari, con Alonso solo settimo, paura per i crash di Massa e Maldonado, per fortuna senza conseguenze. Buona Lettura!.

Sebastian Vettel: 8 – Diciamo così: per come si era messa, ha decisamente parecchio da festeggiare. Non che il secondo posto finale gli sia piovuto addosso dal cielo, intendiamoci, ma quando esce dalla prima curva in terza posizione dietro a due Mercedes di fatto Imprendibili e Insuperabili -proprio come il tonno- probabilmente in cuor suo si mette già l’anima in pace. E invece no. Perché l’andamento pazzo di una delle gare più belle degli ultimi anni gli regala su un piatto d’argento la piazza d’onore, complice anche un po’ di fortuna nella scelta di tempo del pit stop e l’errore di Hamilton che valuta male la distanza con Nico e ci rimette ben due posizioni. Ma nella vita, diceva il buon Tinto Brass, ci vuole anche culo, quindi buon per lui. Guadagna punti pesantissimi su praticamente tutti i rivali. Sempre ammesso che a Barcellona, nel famigerato test segreto -che poi segreto a quanto pare non era- la Mercedes non abbia trovato il bandolo della matassa. Ma questa è un’altra storia. Nota d’onore per il giro mostre che piazza a fine gara. Non ce n’era affatto bisogno, gli dice il suo ingegnere. Proprio per questo c’è piaciuto. Gastone.

Mark Webber: 8 – Anche lui beneficia della svista di Hamilton, ma rispetto al compagno di squadra ha una gara ben più complicata. Questo perché LH non ci sta, a buscarle così sonoramente dal biondo finnotedesco figlio di Keke, e ci prova in tutte le maniere a passarlo per riprendersi almeno un posticino sul podio. Ma niente da fare. Lui del resto c’è abituato, a resistere, da queste parti ha già vinto due volte, l’anno scorso era lui a guidare il trenino, e nemmeno la pioggia caduta nelle ultime tornate l’aveva smosso. Solido come il monumentale Ayers Rock della sua Australia, freddo come il Gran Deserto Victoria alle 3 del mattino, rintuzza tutti gli attacchi compreso quello, fantasioso e geniale, alla Rascasse. Preciso e spedito sino alla bandiera a scacchi e al terzo posto finale. Merita poco meno di Vettel. E visto che mezzo punto in più glielo diamo per le dichiarazioni da pompiere a fine gara, quando ammette che probabilmente il test della Mercedes a Barcellona non ha influito sul risultato nel Principato, pari e patta. Resta da vedere -non l’ha detto ma l’ha pensato- cosa succederà su circuiti più ordinari. Onesto.

Fernando Alonso: 5 – La pagella di Fernando potresti stilarla anche solo sentendo cos’ha da raccontare a fine gara, senza aver visto il Gran Premio. Tanto più diventa insopportabile, tanto più va abbassato il voto. Sentirlo prendersela con Pérez usando toni così -passatecelo- spocchiosi e anche un po’ sgradevoli [«Certe cose le facevo anch’io quando non lottavo per il campionato. Gli è andata bene per 3-4 gare, stavolta è finito fuori»] la dice lunga. La verità è che non si aspettava di fare tutta questa fatica a Monaco. Non si aspettava di qualificarsi sesto, e di prendere così pochi punti. Ma il problema non è questo, probabilmente è il pacchetto a non aver funzionato. Il problema è che le prende, in pista, da tutti. Da Pérez -cui deve cedere la posizione dopo aver tagliato la chicane- da Sutil -sorpassone d’astuzia al Loews- e da JB -alla Rascasse, come aveva provato Lewis su Webber- ed è questo che non gli va giù, poche storie. Parte sesto, arriva settimo. E senza il botto tra Pérez e Räikkönen avrebbe chiuso nono. Indubbiamente una gara storta, poco lucida, non da lui. Che ci sta, per carità. Ma che non lo salva da una bocciatura. Confuso.

Felipe Massa: sv – Onestamente non ce la sentiamo di giudicarlo. Distrugge la macchina nelle libere, salta la qualifica e si trova a dover partire ultimo. Visto e considerato il botto che tira in gara, identico a quello in prova, e visto che la squadra ufficializza quello che in tanti avevano notato, ovvero che sulla macchina si è rotto qualcosa, non può non restarti il dubbio sulle cause dell’incidente di sabato. E non puoi non considerare lo stato d’animo con cui il pilota, ancorché professionista, sale in macchina e affronta la gara. Magari il crash di sabato è tutta colpa sua, magari sbagliamo completamente approccio. Ma ci schieriamo lo stesso dalla parte del pilota. Anche perché la sua espressione dopo i due botti faceva paura più degli incidenti stessi. Coraggio!

Jenson Button: 7,5 – Secondo noi, nonostante quel che va a raccontare durante i team radio, si sta divertendo come un ragazzino. Secondo noi ci sta prendendo gusto, a fare a sportellate con Pérez. E lo vedi perché non si tira indietro, nemmeno quando si tratta di lottare ruota a ruota con altri drivers. Il Maestro ringiovanisce, poche storie. Al via i due galletti di Woking si beccano, Checo lo passa, taglia la chicane e gli restituisce la posizione. Poi JB ci prova con Alonso, i due si toccano leggermente, arriva Pérez che lo sopravanza inventandosi un sorpasso da antologia, e lo infila anche Sutil al Loews. Tutto finito? Macché, tempo una decina di giri che il Maestro, sfruttando il caos creato dal rallentamento di Räikkönen che rientra ai box su tre ruote, infila nientemeno che alla Rascasse addirittura Fernando Alonso, andandosi a prendere il sesto posto finale. Con sagacia e scaltrezza. Tanti duelli, 78 giri, nemmeno una riga sulla carrozzeria. Non per niente lui è il Maestro. Buone notizie in vista del Canada, dove due anni fa andò a vincere una gara incredibile in cui rimontò in pista da ultimo a primo girando 4″ al giro più veloce di tutti gli altri. Giovanile.

Sergio Pérez: 8,5 – Zero punti, okay, ma due palle così. E, tra lui e Sutil, la dimostrazione che sì, è difficile, ma sì, a Montecarlo si può abcora sorpassare. Anche nel 2013, anche senza DRS. Al via fa a cazzotti con JB al Loews, poi i due si sfidano alla chicane del porto, Checo va lungo e restituisce la posizione. Ma non demorde, e appena si presenta l’occasione si inventa una staccata da applausi scroscianti che gli fa riguadagnare la posizione proprio sul Maestro. E non finisce qui. Tempo qualche giro e il messicano tenta la stessa manovra ai danni di Fernando Alonso, che per resistere va oltre le righe, anzi oltre il cordolo, e deve quindi cedergli la posizione per evitare guai peggiori. E non finisce qui, di nuovo. Perché davanti a lui c’è un certo Räikkönen, uno che in McLaren ha lasciato bei ricordi anzichenò. Ci prova una prima volta e va larghissimo. Ci riprova, i due non si capiscono, si toccano, l’uno ci rimette una gomma, l’altro l’ala e -probabilmente- la gara. Peccato, ma la sua gara è comunque straordinaria. Pur con metà ala anteriore nessuno riusciva ad attaccarlo. Le statistiche non gli riconosceranno quanto fatto, alcuni suoi colleghi lo attaccheranno, ma a noi è piaciuto parecchio. E merita un votone. Indomito.

Kimi Räikkönen: 8 – Lo danno per svogliato. Eppure in due giri, dopo la sosta per sostituire la gomma forata nel contatto con Pérez, passa da quattordicesimo a decimo, superando all’ultima tornata Bottas, Hülkenberg e Gutierrez. Mica male. In una gara dove tutti fanno le formichine per non rischiare magagne con le gomme, la bontà della Lotus -nelle sue mani, beninteso- nel preservare le coperture passa in secondo piano. E lui fa buon viso a cattivo gioco difendendo la posizione per portare comunque a casa un buon gruzzoletto di punti. Poi arriva Pérez, che lo attacca alla chicane del porto. In maniera forse spavalda, certo. Lui, del resto, a lasciargli spazio non ci pensa nemmeno. Inevitabile il botto, in cui ci rimette la posteriore sinistra. Incidente di gara, diciamo noi, senza colpe reali, a parte quella di essere entrambi determinati a perseguire il miglior risultato possibile. Non crediamo sia imputabile, questo. Recupera, come già detto, rabbiosamente, e allunga a 23 la sequenza di gare sempre a punti. Avercene, di bolliti/svogliati così… Ricorda quei cani paciosi, sornioni, che però non devi disturbare se non vuoi ritrovarti con il calco dei canini sul sedere. Menzione d’onore il casco dedicato a James Hunt, un altro di quelli che ne aveva piene le palle di conformismi astrusi e insipidi. Chapeau.

Romain Grosjean: 4 – Sbatte al giovedì, picchia al sabato e tampona domenica. Semplicemente non c’era con la testa. E meno male che a Montecarlo il venerdì non si gira. Francamente imbarazzante, sul serio. Soprattutto se confrontiamo i suoi tempi con quelli del caposquadra. E poi passi sfasciar macchine, alla fine il danno resta in casa… ma picchiare anche con quelle degli altri è da maleducati e irresponsabili. Chiedere al povero Ricciardo per conferma. Montecarlo non è la sua pista. O meglio, correre qui non è il suo mestiere. Evita di far casini al via, ed è già qualcosa. Ma per quanto tu possa essere francese in un team francese guidato da un capo francese, il tuo sedile prima o poi si scalderà e le chiappe inizieranno a scottare. E in Canada partirà con l’handicap. Devastante.

Nico Rosberg: 10 – Beh, diteci cos’avrebbe potuto/dovuto fare di più. Primo nelle FP1, nella FP2, nella FP3, pole position e gara in testa dal via fino alla bandiera a scacchi. Due safety car, una neutralizzazione, nulla lo scalfisce. L’unico brivido è in partenza, quando Hamilton scatta meglio e lo insidia alla prima curva. Da lì in poi, però, più niente. Gara quasi noiosa, per certi versi, se noioso si può definire guidare tra stradine e muretti dove nemmeno in bici ti sentiresti sicuro. Al di là dei corsi e ricorsi storici con la vittoria del padre di trent’anni fa, quello che interessa è che il successo monegasco rappresenta un punto di svolta nella carriera di Nico. Perché da un paio di mesi a questa parte le dà costantemente a Lewis. Perché ha dimostrato che quando la macchina c’è lui vincere lo sa fare, eccome. E di fatto dona una nuova lettura a tanti accadimenti degli scorsi anni, in primis i duelli con il ben più famoso e vincente crucco di Kerpen. Peccato per l’ombra gettata dal test con le Pirelli. Scopriremo presto se sarà vera gloria. Per ora bravo. Principesco.

Lewis Hamilton: 6 – Eccone un altro che esce scornato, e parecchio, dalla roulette di Montecarlo. A fine gara ha la faccia del gambler che si siede al tavolo convinto di spennare gli avversari come polli e invece finisce che se ne esce in mutande. Per tutto il fine settimana segue a -troppo- debita distanza il compagno di squadra, che lo sovrasta anche in termini di velocità pura, il suo cavallo di battaglia da sempre. Ci prova al via, poi gli fa da valletto e quando esce la safety car valuta male la distanza da Nico in previsione di un pit stop in coppia e questo gli fa perdere ben due posizioni nei confronti delle Red Bull. Ci prova in tutti i modi con Webber, ma è chiaro che non era la sua giornata, o meglio il suo weekend. A questo punto deve rimettersi presto in carreggiata, perché il risultatone che tutti gli chiedevano l’ha portato a casa il vicino di garage. E non è una bella cosa, per le sue quotazioni in squadra, affatto. Sconfitto.

Nico Hülkenberg: 7 – Oramai, visto che del tutto scemo non è, avrà capito che non ha fatto un grosso affare a passare dalla Force India alla Sauber. Per carità, qualche mese fa sembrava la scelta giusta, non lo stiamo affatto incolpando. Ma i fatti son questi. E lui stesso aveva ammesso, al sabato, che non ci sarebbe stato da aspettarsi miracoli di sorta, in gara, visto che la macchina non consuma le gomme posteriori, ma addirittura se le mangia. E difatti così è, nonostante la corsa abbia un andamento non esattamente lineare e regolare. Considerate le scarse possibilità, il tedesco sa bene che l’unica speranza di ottenere qualcosa è aspettare e cercare di tenersi il più possibile lontano dai guai. E per poco il trucco non gli riesce, tanto che dopo il botto Pérez-Räikkönen si trova addirittura in zona punti. Ma le favole durano poco, e quando il finlandese gli piomba alle spalle come una furia non può che lasciargli strada. Pensate che in un solo giro, l’ultimo, becca sei secondi, dalla Lotus. Undicesimo, triste. Ma comunque il massimo di quanto potesse ottenere. Pessimista.

Esteban Gutierrez: 6,5 – Che ci crediate o no, il botto pauroso tirato da Pastor Maldonado l’ha originato lui. Si scompone alla chicane del porto, per evitarlo Max Chilton tira dritto, Maldonado prova ad infilarsi, e il resto è storia. A parte questo, la preoccupazione maggiore di Esteban è quella di non far danni. E lo si vede lontano un miglio, guardando le sue linee ma anche, ad esempio, il comportamento che tiene quando di Resta, con gomme più fresche, lo infila alla Sainte Devote. Non un «prego, s’accomodi, monsieur», ma poco ci manca. Ma d’altra parte, cosa vuoi inventarti, da deb, con tutta la pressione che hai sulle spalle per un inizio di stagione complicato, sul circuito più difficile del mondo? Suvvia, siamo -e siate- realistici. Il sussulto d’orgoglio ce l’ha quando, a fine gara, fa segnare un giro velocissimo, momentaneamente il più veloce, ritagliandosi uno spazio di notorietà in mezzo a tutti i duelli rusticani là davanti. I famosi 15 secondi -sarebbero minuti, ma questo passa il convento oggi- di notorietà di Warholiana memoria, buonanima. Che gli valgono la sufficienza, e anche qualcosina in più. Prudente.

Paul di Resta: 7 – Canna clamorosamente la qualifica, e questo già di per sé a Montecarlo sarebbe passibile di scomunica da parte del dio dei pistoni. La sua gara, però, è singolare e intelligente. A differenza di quasi tutti gli altri sceglie una strategia sulle due soste, anticipando la prima in occasione del ritiro di Pic sperando forse in una Safety Car che non esce. Si ritrova, però, con una vettura velocissima e nello spazio di un paio di giri si libera di Massa e Gutierrez in maniera pulita, come se fossero fermi. Tra ritiri, safety car, frizzi e lazzi, di riffa e di raffa continua a guadagnare posizioni e si incolla alla Toro Rosso di Vergne. E’ più veloce ma non abbastanza, prova un paio di volte ad infilarlo ma il francese difende la posizione e alla fine dovrà accontentarsi del nono posto finale. Non molto, in termini assoluti, visto anche quel che combina Sutil. Tantissimo, se si considera da dove partiva. Il bicchiere è comunque mezzo pieno, per noi. E gli vale un bel sette, per la calma e la pazienza dimostrate. Sagace.

Adrian Sutil: 9 -Un genio. Forse l’altro Eroe di Montecarlo, assieme al dominatore della gara. Ma -per altri versi- forse anche più di Nico. Lui e Pérez hanno dimostrato che a Montecarlo l’azzardo paga ancora, che superare si può. Adrian ha anche illustrato che se si usa l’astuzia anziché la cattiveria c’è pure più gusto. Le manovre al Loews ai danni di JB e Alonso, sorpassi ai quaranta all’ora, potrebbero essere un manifesto futurista di una nuova generazione: andare più forte dove si va più piano per poi andare più forte ovunque. Un arrotolamento dialettico circolare e avvolgente. Che non deve però distrarre dal punto della questione, ovvero che Montecarlo è indubbiamente la pista del pilota-pianista tedesco. Qui qualche anno fa, quando la Force India valeva la Marussia attuale, sfiorò il podio, prima che un certo Räikkönen non gli entrasse nel cambio costringendolo al ritiro. E anche quest’anno se ne esce da Eroe, con un quinto posto che vale una vittoria. Viene un po’ da sorridere pensando che quest’anno la Force India ha buttato una valanga di punti a causa di problemi ai box, e che il miglior risultato stagionale arriva proprio nell’unica gara portata a termine con una sola sosta. Tutto ha un senso, evidentemente. Anche i sorpassi a Montecarlo. Sapevatelo. Geniale.

Pastor Maldonado: 6 – Se te ne esci dalla macchina con le tue gambe dopo un botto del genere, tutto il resto passa in secondo piano. Un urto praticamente frontale contro le barriere in una delle curve più veloci della pista, quella in cui probabilmente i muretti sono più vicini in assoluto… da brividi, sul serio. Eppure il buon Pastor se la cava con qualche dolorino e un indolenzimento generale, ma nessuna lesione. Un applauso a chi ha progettato la vettura e a chi ha stabilito i criteri di omologazione e i carichi d’urto dei crash test. Detto questo, la sua gara è ad handicap sin dall’inizio. Al via infatti si tocca con Van Der Garde e deve fermarsi a montare un’ala nuova. Da lì inizia a girare su tempi interessanti, tanto che riprende anche Bianchi che non si era fermato. Tra il riprendere e il passare, però, ce ne corre, e così deve accodarsi alle Marussia. E lì resta fino al botto con Chilton, di cui abbiam già detto. Gli è andata bene. E il sei è soprattutto per questo, più che per la prestazione complessiva. Vedremo se tra gli altri muretti, quelli canadesi, andrà meglio. Miracolato.

Valtteri Bottas: 6 – «Io finlandese, mica scemo». Potrebbe benissimo aver risposto questo a chi gli chiedeva lumi circa la sua prestazione, tutto sommato anonima e priva di spunti particolarmente interessanti. Visto tutto il casino che c’è stato in pista, e visto il botto tirato dal compagno di squadra, come accidenti fai a dargli torto? L’imperativo -per lui come per il buon Gutierrez, un altro che sta imparando a farsi furbo- è stare lontano dai guai. Perché se rischi forse ottieni qualcosa, ma da queste parti è molto più facile far danni che miracoli. Al pari di Gutierrez non viene praticamente MAI inquadrato da una telecamera, probabilmente sarà anche stato fotografato pochissimo. Sprazzi di velocità li mostra, a dire il vero, ma per sua stessa ammissione non ha mai tentato sorpassi proprio perché voleva arrivare a tagliare il traguardo senza problemi. Alla fine lo farà, in dodicesima posizione. Con quel sorrisetto furbo che tira fuori quando sa che sì, poteva andar meglio, ma anche mooolto peggio. Come fai a bocciarlo? Saggio.

Jean-Eric Vergne: 7,5 – A fine gara, incontenibile, dice che sì, l’ottavo posto va anche bene, ma che è un peccato perché era molto più veloce delle macchine che aveva davanti a sé. Benvenuto a Montecarlo, bellezza, anzi, Bienvenu. Detto questo, è autore di una gara tatticamente molto saggia, anche perché trova subito un ritmo eccellente e si installa sin dall’inizio in zona punti. E più avanti stai -dice il saggio- meno probabilità di trovare guai avrai. Evita tutte le situazioni di pericolo e alla fine la collisione tra Pérez e Räikkönen gli regala un ottavo posto più che prestigioso. Forse gli balena anche la balzana idea di provarci con Alonso, questo non lo sappiamo, ma di certo se anche così fosse il cavallino rampante che ruggisce dietro le sue spalle gli sussurra che non è il caso di procurare ulteriori casini all’asturiano. Perché diciamo questo? Perché fa un po’ sorridere quando si lamenta, come detto all’inizio, della difficoltà nell’effettuare sorpassi. A star zitto faceva più bella figura, forse. Ma poco male: la sua gara è comunque scintillante. Anche perché, vivaddio, per una volta si qualifica addirittura bene, udite, udite. Chiacchierone.

Daniel Ricciardo: 6«Brutto cattivone figlio di una cangura strabica. Mi sei stato davanti per tre quarti di gara. A me, Grosjean, uno che solo a pronunciare il nome si scansano anche i tasti sulla tastiera del pc. Mi sei stato davanti per tre quarti di gara e pretendevi anche di uscirne indenne? Certe cose non devi nemmeno pensarle, cavolo. E poi, via, insomma, diciamola tutta: ma ti pare bello farti tamponare in staccata? Non trovi che sia orribilmente sleale e disonesto trovarti davanti alla mia Lotus quando decido che non è il caso di frenare all’approssimarsi della staccata più violenta del circuito? E senza nemmeno chiedere scusa? Ti pare il caso, brutto nasone d’un australiano che non sei altro? E poi a Montecarlo, cribbio, proprio dove non ti è permessa la minima distrazione. Ti sembra di esserti comportato bene, Daniel? Su, sii sincero, ti pareva il caso di farmi beccare anche una penalizzazione per il Gran Premio del Canada? Ti sembra bello farmi partire indietro, visti tutti i miei precedenti al via? Ti pare di esser stato bravo?». Liberamente tratto dal “Dialogo semiserio tra le coscienze di Romain e Daniel”. Roba da matti. Cos’altro aggiungere? Nulla. Indipendentemente da quello che tu abbia fatto prima o dopo, nel Gran Premio o nella vita, farti buttar fuori da Grosjean è un Must a cui nessuno dovrebbe rinunciare, nel corso di una carriera. Ti sei qualificato dopo il compagno di squadra? Lo hai subìto per tutta la gara? Non fa niente. Certe cose lavano qualsiasi colpa. Mòndano qualsiasi peccato. E valgono la sufficienza di stima. Avanti così. Roba da matti, appunto.

Charles Pic: sv – La sua gara finisce a fuoco e fiamme. Colpa del cambio che rende anima e ingranaggi al dio del pistone di cui sopra. Dopo appena nove giri. In qualifica le aveva prese da Van Der Garde ma era partito bene. Peccato. Ingiudicabile.

Giedo Van Der Garde: 6 – La sufficienza gliela diamo solo perché è stato l’Eroe delle qualifiche, quando ha issato la Caterham fino alla Q2, sul bagnato a Montecarlo, da deb. Mitologico è dire poco. Poi, però, la gara è da dimenticare. Al primo giro tampona brutalmente Maldonado rimettendoci l’ala e deve fermarsi immantinente a montarne una nuova. Avere già mezzo giro di svantaggio dopo nemmeno cinque minuti di gara è frustrante, okay, ma chi è causa del suo mal non può piangere altri che se stesso. Le varie neutralizzazioni lo riaccodano al gruppo, ma lì resta, ultimo, fino a quando il drive through inflitto a Chilton non lo issa al penultimo posto. Gioia effimera: quando l’inglese risale va a velocità doppia, rispetto a Giedo, per via delle gomme di 13 giri più fresche. Lo passa, lo stacca, e tanti saluti. Dice comunque di aver imparato molto, e possiamo anche crederci. La gara sarebbe insufficiente, ma il sei non glielo possiamo negare in virtù del capolavoro in prova. Qualificato.

Jules Bianchi: 6 – Lo diciamo? Fantozzi gli fa un baffo. Gliene capitano di tutti i colori. A partire dal via, quando la sua Marussia accusa un problema elettrico che lo blocca in griglia. Riescono a metterla in moto, ma deve partire dalla pit lane. Raggiunge Chilton, visibilmente più lento, ma gli si accoda evitando qualsiasi situazione a rischio. Ciononostante subisce indirettamente le conseguenze della collisione tra Max e Pastor. La Williams si schianta contro le barriere e i detriti finiscono addosso alla sua Marussia, sfasciandogli il muso. Incolpevole. Rientra ai box, lo cambiano, e via pedalare. «Avrò esaurito il bonus di sfighe, per oggi» pensa a quel punto il giovane Jules. Macché. La gara riparte e, dopo qualche giro, è costretto a fermarsi di nuovo, stavolta definitivamente, per via di problemi ai freni. La proverbiale nuvoletta del ragioniere più celebre d’Italia non l’aveva abbandonato, evidentemente. Se un altro Jules scriveva di Ventimila leghe sotto i mari, il suo omonimo potrà un giorno parlare delle sue Ventimila sfighe al Principato. Sarebbe quasi ingiudicabile. Il sei è di stima per il sorriso con cui racconta tutto a fine gara. Malocchiato.

Max Chilton: 5 – All’inizio fa quasi tenerezza nel momento in cui Bianchi, partito dai box, lo raggiunge a velocità doppia. La squadra gli chiede, con molta cortesia, se può andare un po’ più veloce per evitare di danneggiare troppo la gara del suo compagno di squadra. Con l’educazione che si merita il figlio del capo, tra l’altro. Una delicatezza da manuale, che appunto rasenta la tenerezza. Tenerezza che sparisce del tutto al giro 44. Ricapitoliamo: Gutierrez sbanda, Chilton per evitarlo va lungo e taglia la chicane. Arriva Maldonado che lo affianca. Lui sembra avvedersene, poi all’imbocco della curva del Tabaccaio scarta verso destra dimostrando a tutto il mondo che no, in realtà NON l’aveva visto. Il botto per Pastor è inevitabile e pauroso. Per fortuna solo danni materiali e tanta paura. Max becca un drive through, lo sconta, torna in pista, raggiunge e supera Van Der Garde, in crisi di gomme. E appena tagliato il traguardo va a sincerarsi delle condizioni di Pastor e si scusa per l’accaduto. Scena da Libro Cuore che non può non farci felici. Ma l’errore è gravissimo, anche per un deb. E non possiamo condonarglielo, proprio no. Distratto.

Manuel Codignoni
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2 Commenti su “Pagelle del Gran Premio di Monaco 2013”
mar dice:

Il fatto che Alonso abbia dovuto cedere la posizione è ingiusto perchè se non tagliava la chicane sarebbe andato addosso a Perez. Stessa cosa durante il primo sorpasso kimi-perez ma nessuna sanzione…il pilota mc laren si butta poi spera che quello davanti lo faccia passare..fino a che kimi non l’ha visto per niente. Riguardo le dichiarazioni di alonso: se Perez era in lotta per il mondiale avrebbe fatto quei sorpassi? ne dubito….

AlessioA dice:

A mio parere il problema è anche come è stata tagliata la chicane: Raikkonen non ha tirato dritto, a differenza di Alonso. Io ho seguito la gara in inglese (e non vedo perché avrebbero dovuto difendere Raikkonen a random) e avevano fatto notare chiaramente come le due situazioni fossero parecchio diverse.

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