Pagelle del Gran Premio d’Australia 2013

F1GP AustraliaGran PremiLe Pagelle
Tempo di lettura: 16 minuti
di shalafi81
18 Marzo 2013 - 19:37

Il Campione del Mondo che non t’aspetti. Dei cinque iridati al via, dalla ruota dell’Albert Park esce forse quello meno atteso, quel Räikkönen taciturno e sornione che tira fuori dal cilindro una prestazione sontuosa beffando Alonso e Vettel. Buon quinto posto per la Mercedes di Hamilton, disastrose le McLaren. Gara interessante in condizioni di aderenza precaria e difficile da interpretare. La stagione si preannuncia più che mai interessante. Buona lettura!

Sebastian Vettel: 8 – Beh, non è che l’anno scorso abbia dominato, all’Albert Park, eppure sappiamo tutti com’è andata a finire. Ridicolo dunque far scattare campanelli d’allarme, al momento. Certo è che comunque Seb si aspettava un esordio diverso, soprattutto dopo la seconda manche di qualifica -nemmeno fosse una gara di sci- in cui si mostra particolarmente a suo agio. E invece subisce non solo la prestazione monstre in termini di consistenza dell’ubriacone [scherziamo…] finnico, ma anche quella delle Ferrari. Tant’è che a tre quarti di gara decide che non è il caso di andare a cercar rogne contro lo spagnolo e che un terzo posto oggi è meglio di un finale col botto -letterale- sempre oggi. Gara solida, matura, ma tutto sommato in difesa. Soprattutto perché -a nostro giudizio- non se l’aspettava. Intimidito.

Mark Webber: 6 – Gli diamo la sufficienza solo perché -colpa nostra- non abbiamo ancora capito se i problemi al KERS abbiamo interessato anche la partenza. Se sì, allora è jella. Se no, due schiaffi e a casa, tanto la strada è pure poca. Scatta a rilento e i già citati problemi al KERS e alla telemetria mandano in confusione sia lui che la Red Bull. Si perde e riemerge solo a metà gara, quando inanella un paio di giri veloci e lo vediamo superare Pérez, di Resta e Sutil con autorità. Certo è che il tempo perso all’inizio è irrecuperabile, tanto più che anche lui, probabilmente affamato, preferisce mangiare Pirelli piuttosto che carne di canguro e questo gli impedisce di allungare gli stint residui. Finirà sesto, a 46 secondi dal vincitore e -soprattutto- a 25 dal caposquadra. Come dire: niente di nuovo sul fronte Australe. Ma una rondine non fa primavera, così come una inKERSatura non fa insufficienza. Rimandato [a Sepang].

Fernando Alonso: 9 – Va detto che quando c’è da puntare alla sostanza, come lo spagnolo ce ne son pochi. Nando non è un pilota flamboyant, elegante termine inglese quasi intraducibile che sta per spumeggiante, esuberante, oltre le righe, estroso. O almeno, non è quella la sua caratteristica principale. E’ un martello che picchia, picchia, picchia, inesorabile. E che nelle giornate buone sa leggere la gara e interpretarla [con le sue buone eccezioni, leggi Abu Dhabi 2010, ma questa è un’altra storia] come pochi. A Melbourne va esattamente così. Parte bene, sa che ha una sola possibilità di passare Vettel ed è ai box, e puntualmente lo fa mettendo assieme un paio di tornate da qualifica con gomme fresche. Bello, poi, il duello con Hamilton, che lo vede vincitore. Il rovescio della medaglia è che la sosta anticipata, che gli regala il secondo posto, paradossalmente gli nega la vittoria, dato che gli rende impossibile la rincorsa a Räikkönen. Ma va benissimo così, soprattutto se consideriamo il rischio che si prende con Pic a poche tornate dalla fine. Chiude secondo. Un’altra galassia, rispetto all’anno scorso. O no? Mastino.

Felipe Massa: 7,5 – In prova è miracolato, sbatte violentemente ma salva la vettura e può partecipare pure alla seconda tornata di qualifiche. Battendo, per solo 3 millesimi, il suo caposquadra. In gara è tosto, grintoso come ai bei tempi. Lotta e sgomita nei primi metri, difende la posizione su Alonso ed è solo la strategia -leggi pit stop posticipato rispetto a Nando e Seb- a buttarlo giù dal podio. Da tre quarti di gara in poi si addormenta un po’, ma conserva un dignitosissimo quarto posto che ce lo restituisce bello tonico in vista di questa nuova stagione. E ci fa piacere, anzichenò. Lo abbiamo bastonato parecchio, lo scorso anno, soprattutto in avvio di mondiale. Ed è bello, invece, rivederlo così, la Ferrari ha bisogno anche di lui. Sveglio.

Jenson Button: 7 – Il punto è questo. Alla fine dell’ultima giornata di test JB aveva detto «Non ci capisco niente. Questa macchina, queste gomme… sono un mistero, per me. non saprei dove metter le mani». Ecco, se lo dice il Maestro, allora c’è davvero di che essere preoccupati. La macchina non va, poche storie. La velocità in curva è bassa, l’inserimento è impreciso e -soprattutto- la trazione non c’è. Quindi la monoposto, oltre ad essere lenta, scivola e derapa. Mangiandosi le gomme come un bulimico impenitente. In queste condizioni sono miracoli l’accesso alla Q3 -con una precisa imposizione sulla scelta delle gomme- la lotta con Webber e il risultato nei punti. E pensare che l’anno scorso qui aveva vinto. Servirà tutta la sua esperienza tecnica per metter mano a un progetto nato -apparentemente- male. Possiamo anche discutere la sua velocità, ma non la sua sensibilità di guida. E se pure il Maestro dice di non capirci nulla… auguri.

Sergio Pérez: 5 – Tecnicamente non meriterebbe meno del Maestro, visto che di fatto chiude sì undicesimo ma ad appena due secondi da JB, pur partendo ben più indietro. Ma il votaccio -pur ingeneroso- glielo diamo perché in prova, a differenza dell’inglese, non si impone nella scelta delle gomme condannandosi da solo al purgatorio. Ok, la squadra ti chiede di provare le slick e tu obbedisci. Ma quando vedi che non va, perché insistere? Dopo quattro km lo vedi, se è il caso o meno, ed oggettivamente non lo era. La differenza -comprensibile, per carità, vista la differenza d’età, di esperienza e di carisma all’interno del team- tra lui e Jenson è tutta qui. E quel che segue, leggi risultato in gara, non è che la logica conseguenza. Si lotta per le briciole, intendiamoci. Ma, in mancanza d’altro, per noi son quelle, a fare la differenza. Timido.

Kimi Räikkönen: 10 – L’ultima volta se ne uscì con un «non rompetemi, so benissimo cosa sto facendo». Stavolta, immaginiamo, nessuno sarà andato lì a romperli le scatole spiegandogli come comportarsi con gomme, volante, pedali e vodka. E a ragione. Perché Kimi l’irascibile, Kimi lo scocciato, si trasforma in Kimi l’insegnante, quello che sotto la bandiera a scacchi è capace di tirarti fuori un «visto? ve l’avevo detto che la macchina andava bene…». Semplicemente leggendario, così come si dimostra favoloso quando si attacca alla bottiglia di champagne appena gliela danno, senza curarsi degli altri due sul podio che lo spruzzano da ogni parte. Perché lui è così. Capace di piazzarti il giro più veloce a due tornate dalla fine, di risparmiare le gomme facendo andare la macchina comunque più veloce del compagno di squadra, salvo poi lasciare il circuito con una frase del tipo «una delle vittorie più facili della mia carriera». Cosa vuoi dirgli? Cosa vuoi dargli? [con la stessa intonazione di Boris] …GENIO!!

Romain Grosjean: 5 – Terrorizzato dall’idea di far danni al primo giro, si avvia come un computer che ha problemi, ovvero in modalità provvisoria. Per carità, bene così, ve lo immaginate se alla prima gara della stagione fosse entrato nel cambio di qualcun altro? Però di fatto si ritrova imbottigliato nel traffico e con una vettura -misteri dell’automobilismo moderno- a suo dire inguidabile. E dire che in prova si era trovato molto a suo agio, tenendo quasi il passo del compagno di squadra. In gara invece scompare, lo si vede solo all’inizio quando passa Pérez -sai che roba!- e al traguardo, decimo, a un minuto e venti dal vincitore nonché vicino di box. Diciamo che gli inizi di stagione non sono il suo forte. E diciamo che tra sette giorni avrà modo di rifarsi, perché il talento c’è, ne abbiamo già parlato più volte. Deve però ritrovare serenità, anche se la pressione su di lui è comprensibilmente elevata. Tutto lì, secondo noi, il problema. Stressato.

Nico Rosberg: 7 – Non è tutto oro quello che luccica. Quindi la Mercedes non si è d’improvviso trasformata da zucca in carrozza trainata da bianchi destrieri, i problemi -soprattutto in materia di gestione delle gomme- ci sono ancora. L’impressione è che però si sia imboccata una strada nuova, che possa portare a qualcosa in più rispetto a questi ultimi 3 anni. Di certo c’è che per il biondo finnotedesco il 2013 con Hamilton è l’ennesimo esame di una carriera fin qui mai decollata in maniera definitiva. Dal primo round esce bene, pur prendendole sia in qualifica che -fintanto che resta in pista- in gara. Prestazioni simili all’inglese, la solita guida pulita e priva di sbavature tipica dei suoi giorni migliori. Poi la freccia d’Argento lo lascia a piedi e, sempre a piedi, torna sconsolato ai box. Anche in questo caso domenica a Sepang ne sapremo di più. Appiedato.

Lewis Hamilton: 8 – Ecco, LH è uno di quelli che riconosceresti anche mescolato tra 100. Perché la cattiveria e la determinazione che mette in tutte le battaglie in cui si ritrova è praticamente unica. Riguardatevi, se non ci credete, i duelli con Räikkönen, Alonso, Vettel e Sutil. E’ soprattutto impressionante la grinta che mette nel difendersi dal ferrarista, in condizioni di oggettiva inferiorità tecnica a causa del degrado eccessivo delle gomme. Lo stesso degrado che gli fa modificare in corso d’opera la strategia pianificata alla vigilia, aggiungendo di fatto una sosta in più e perdendo la possibilità di lottare per la vittoria. Chiuderà quinto, davanti a una Red Bull, quella di Webber. Probabilmente quello che si aspettava, un po’ meno di quanto i suoi tifosi speravano dopo le ultime prove. Ma l’Albert Park è una pista strana, le temperature erano atipiche e le condizioni di gara caotiche. Quello che non cambia è la sua tenacia. Ed è bello. Indomito.

Nico Hülkenberg: sv – Non parte nemmeno, per via di un problema di alimentazione. Evidentemente la Sauber soffre di anoressia. Il suo mondiale inizierà solo in Malesia. Auguri.

Esteban Gutierrez: 6,5 – Siamo larghi di manica e ce ne rendiamo conto. Ma bocciare un esordiente alla sua prima gara di F1, a meno che non combini casini biblici, non è nostro costume. Tanto più se si corre in condizioni tricky, complesse e complicate, come quelle dell’Albert Park di domenica. Adelante, Esteban, ma con Juicio. Avanti, ma con cautela, immaginiamo gli abbia detto lady Kaltenborn prima della gara. E ocio -avrà aggiunto- che la tua è l’unica macchina che riusciamo a mettere in pista. Beh, la missione è compiuta. Il messicano riporta ai box la macchina senza nemmeno un graffio sulla carrozzeria, arriva tredicesimo, doppiato, ma felice. Come primo giorno di scuola la prestazione gli vale un sei abbondante. Per ora, beninteso. Prudente.

Paul di Resta: 7,5 – L’ascoltatore distratto sarà portato a liquidare la sua prova come insufficiente. Il topo di biblioteca a definire il risultato delle Force India incolore. Vero niente. All’ascoltatore distratto, che ha ammirato le evoluzioni di Sutil in cima alla classifica per tre quarti di gara, facciamo presente che il buon di Resta finisce in realtà negli scarichi del tedesco, ad appena tre secondi. E al topo di biblioteca spieghiamo che è vero che alla fine della fiera conta il risultato, ma oltre alla sostanza anche la forma ha il suo perché. La gara dello scozzese è regolare, intelligente, canonica dal punto di vista della successione delle gomme ma solida ed efficace. Anche perché alla vigilia in pochi avrebbero scommesso sulla vettura indiana. E invece, zitto zitto, lo scozzese di fatto chiude davanti a due McLaren e una Lotus. E scusate se è poco. Sornione.

Adrian Sutil: 8 – C’era una volta Adrian Sutil, il pilota-pianista che sotto la pioggia a Montecarlo, su una Force India che non andava nemmeno a sganassoni, sfiorò il podio prima che la Ferrari di un certo Räikkönen gli entrasse nel retrotreno facendolo ritirare. Chi vi scrive si ricorda ancora le pacche d’incoraggiamento riservate al tedesco dai commissari di pista. Ecco, il pilota-pianista è tornato, sempre a bordo di una Force India e sempre a suo agio in una gara complicata e insidiosa. Certo, conta molto la scelta strategica di lasciare le supersoft per ultime. Ma lottare là davanti con i migliori non è mai banale o scontato, soprattutto se sei fermo da un anno. E si toglie pure lo sfizio di completare i suoi primi giri in testa da quando è in F1. Per fortuna sua e di Räikkönen le strada della sua Force India e quelle della Lotus non si incrociano. E alla fine il settimo posto è un risultato splendido viste le premesse della vigilia. Mezzo punto in più perché ha dovuto togliere in fretta la ruggine dovuta all’inattività. Abile.

Pastor Maldonado: 5 – C’è di buono che non è uno che le manda a dire. Alla vigilia aveva definito la vettura inguidabile, suscitando non pochi mugugni dalle parti di Grove. Poi, dopo appena una ventina di giri, per ribadire il concetto pianta la macchina nella ghiaia e deve ritirarsi. Macchina inguidabile, appunto. Peccato che quando con due ruote pizzichi l’erba la maneggevolezza del mezzo c’entri poco. Ma vabbè. Dopo la gara ha una faccia che parla da sola. Meglio stargli alla larga. Soprattutto dopo averlo bocciato. Furioso.

Valtteri Bottas: 6,5 – Valgono per lui più o meno le stesse considerazioni fatte per Gutierrez. Anche e soprattutto alla luce di quanto combinato dal più esperto compagno di squadra. Non sfigura, in confronto a Pastor, né in qualifica né in gara. E soprattutto -anche qui vale quanto detto per il messicano della Sauber- non fa danni. E non è poco. Gara poco appariscente, la sua, con una vettura nervosa che ha un passo che più lento non si può [nemmeno fossimo in una balera ad orario di chiusura, quando vuoi mandare a casa le ultime tre coppie]. Su un fondo -è bene ribadirlo- sdrucciolevole anzichenò. Tutto questo per giustificarvi il sei e mezzo che gli affibbiamo. Alla prima gara -in F1- ci sta. Regolarista.

Jean-Eric Vergne: 6,5 – Per andare a punti serviva una gara più o meno perfetta. Ecco, lui non l’ha fatta. Buona, generosa, ma non perfetta. Al via sceglie il pertugio sbagliato e perde una posizione, poi cerca di risalire girando con regolarità e cercando di tenersi lontano dai guai. Si infila però in un duello suicida con Grosjean e Button e rovina quel poco di battistrada che era rimasto sulle sue gomme. Ci prova, e fa bene, del resto del senno di poi son piene le fosse. Ma il risultato è un dodicesimo posto, per carità ad appena mezzo secondo dalla McLaren di Pérez, ma che per la classifica serve a ben poco. Quando a fine gara ostenta ottimismo in vista del prosieguo della stagione ci sembra voglia convincere più che altro se stesso. Speriamo di sbagliarci. A Sepang ne sapremo tutti di più. Ottimista.

Daniel Ricciardo: 6 – Anche lui, come il compagno di squadra, al via sbaglia tutto, tanto che finisce addirittura in fondo al gruppo. Prova a rimboccarsi le maniche ma la Toro Rosso non mette le aaali, anzi scoda come una biscia e fa fatica a mandare in temperatura le coperture. Un guasto al 42mo giro -ci pare, tornata più, tornata meno- mette fine all’agonia dell’australiano, che di certo in cuor suo sperava in un Gp di casa migliore. Peccato per lui, ma bocciarlo ci sembrera ingeneroso. Illuso.

Charles Pic: 6 – Un voto in meno per l’incomprensione con Alonso a fine gara, che poteva costare carissima ad entrambi. Poi, intendiamoci, ci sta il non capirsi, succede pure nelle rotatorie in città, figuriamoci in staccata ai 270 all’ora. E Steven Sundays ha un po’ una caduta di stile quando, a caldo, se la prende prima di tutto con Charles per giustificare la mancata rimonta di Alonso. Signori si nasce, ma anche no. Resta il fatto che un po’ di attenzione in più la prossima volta è d’obbligo. Per il resto la sua gara è tutto sommato positiva, con una Caterham che invece di migliorare pare far passi indietro rispetto a quella dello scorso anno. Curioso che la Marussia, suo ex-team, sembri andare di più. Ma aspettiamo Sepang, per conferme. Per ora l’importante è accumulare km. E possibilmente non far danni. C’è andato vicino, ma è andata bene. Sollevato.

Giedo Van Der Garde: 6,5 – Lui invece c’è piaciuto senza se e senza ma. Scaltro al via, quando come una saponetta sguscia davanti a Pic, consistente nelle prime fasi, quando se la gioca alla pari con Bianchi. E sfortunato, quando una foratura lo costringe a una sosta anticipata gettandogli alle ortiche la strategia. Da lì sparisce, e lo ritroviamo in lotta con Chilton a fine gara mentre Alonso si appresta a doppiare entrambi. A differenza di Pic non combina casini e taglia il traguardo, seppur ultimo, senza errori. Da un deb alla prima gara ci si aspetta questo. E lui risponde presente. Per ora bravo. Il problema maggiore, in casa Caterham, non è di certo lui. Intelligente.

Jules Bianchi: 8 – Nella speciale classifica delle cenerentole il francese di scuola Ferrari stradomina, guidando la muta degli ultimi fino ad ottenere un comodo -si fa per dire- quindicesimo posto finale. Con la massima calma, senza commettere errori, senza sbavature ma con un ritmo da martello. L’unico che pare tenergli testa -quantomeno a inizio gara- è Van Der Garde, che poi però fora e precipita indietro. Una bella sorpresa, Jules. Oddio, il suo valore non si discute, quello che crea perplessità è l’abbinamento con la Marussia. Che al momento sembra funzionare, quantomeno nella guerra tra poveri che la vede contrapposta alle Caterham. Deve girare, girare, girare, accumulare esperienza e km. E chi ben comincia… Bravo.

Max Chilton: 7,5 – Un inizio di carriera in F1 che più ad handicap non si può. Arriva nella massima formula con pochi km di test alle spalle, perdipiù con una modesta Marussia, e alla prima curva della prima gara -in condizioni di aderenza precaria, tra l’altro- sfascia il musetto toccandosi con Van Der Garde e perde tempo e terreno dopo la sosta per cambiarla. Cos’altro puoi fare, in quelle condiizioni, se non la formichina? Ed è quello che fa. Togliendosi pure lo sfizio, a fine gara, di passare la Caterham di Van Der Garde in evidente crisi di gomme. Chiedergli di più sarebbe scorretto, premiarlo dopo quest’esordio ci pare il minimo. E allora siamo larghi, di manica, anche con lui. In fondo ci sarà da soffrire, quest’anno. E, finché si può, meglio non essere avari, di complimenti. Attendista.

Manuel Codignoni
www.passionea300allora.it

 

Piccola postilla del pagellista [diretta a chi riconosce il nome in calce a questi scalcinati sproloqui]. Da quest’anno il sottoscritto si sposta su queste frequenze, per una serie di motivi in parte dipendenti e in parte indipendenti dalla volontà del suddetto. Un grazie a chi mi ha sopportato finora [sì, sopportato, non supportato 🙂 ] e a chi avrà voglia di continuare a leggermi su queste colonne.

 

Detto e chiarito questo, da parte mia rinnovo quelle che sono le premesse che ogni anno faccio a inizio stagione. Non è mai facile limitare la prestazione di un pilota ad un numero, troppe sono le variabili che intervengono. Spesso è anzi riduttivo e scorretto farlo. Per questo invito non solo a leggere il voto ma anche a gettare un occhio al giudizio, che è lì per spiegare e compendiare quel famigerato numero che trovate a fianco del pilota. Da parte mia non prometto miracoli né garantisco infallibilità, ma solo impegno e onestà intellettuale. Quella sempre. Poi… non tutte le ciambelle riescono col buco, chiaro. Per cui abbiate pazienza… e pietà. Buon mondiale a tutti!!

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12 Commenti su “Pagelle del Gran Premio d’Australia 2013”
Ayrton4ever dice:

Il fenomeno ce l’abbiamo noi! Benvenuto grande Manuel!

Joblack dice:

Le pagelle mi ricordano tanto il calcio, ma lì i commentatori schierati avevano pochi dati su cui basare il punteggio, palle buttate fuori, passaggi sbagliati e via di questo passo.
Invece , le pagelle di Manuel sono ben ancorate a quello che si è visto in pista … quelle dei calciatori vengono fatta a tavolino senza aver visto la partita.
Bravi, continuate così.

speedmad dice:
Ragastàs dice:

Sono d’accordo su tutto, tranne Alfonso. Avrei dato meno, a questo iberico piagnucolone. Complimenti per l’aver notato la bravura di Bianchi, vera promessa italo-francese.

Ferrari F1 dice:
Al2001 dice:

Leggevo le pagelle convinto che anche quest’anno fossero del buon (e bravo) Secchi, ma già a Webber lo stile mi era troppo familiare. Allora ho scorso fino a leggere il nome del pagellista. Beh, sono anni che dopo ogni gran premio aspettavo con impazienza le tue pagelle. Oggi averle trovate qui m’ha emozionato. Mi sa che state mettendo su proprio un bel sito, appassionato e competente. Bene. Buon lavoro ed un grande in bocca al lupo.

Alessandro Secchi dice:

Che dire, l’impegno c’è, la passione anche, la voglia pure. Manca un po’ di tempo visto che abbiamo rispettivamente i nostri lavori, ma cerchiamo di fare il massimo! Grazie mille per i complimenti e per il messaggio in generale. Ci fa molto piacere!

Rops dice:

Mitico, abbiamo anche il top-player!

AleMans dice:

Le pagelle di Manuel Codignoni sono una garanzia! 😉

Alessandro Secchi dice:
mammamia dice:

Finalmente dove meriti di stare !

gio66 dice:
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