Owensboro, Kentucky

MotorsportStoria
Tempo di lettura: 5 minuti
di Gabriele Dri @NascarLiveITA
22 Maggio 2018 - 10:30
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Owensboro, una piccola cittadina del Kentucky posta sulle rive del fiume Ohio. Aldilà del ponte c’è l’Indiana, al di qua ben pochi luoghi di interesse. E’ la classica città americana nata nel XIX secolo nell’avanzata verso Ovest. Una città che all’epoca dei fatti aveva circa 50000 abitanti (oggi non è che siano molti di più), ma che è stata luogo di un piccolo miracolo motoristico.

La nostra storia inizia nel 1947, quando a Owensboro nasce Darrell Waltrip. A 12 anni inizia a correre sui kart, a 16, grazie all’aiuto di suo padre, è già sulle stock car, a 25 debutta in Cup Series. Poche gare, ma ottiene dei buoni risultati fin da subito. Il primo successo è del 1975, ottenuto con una vettura schierata in prima persona, e si fa notare dalle grandi squadre. Il 1977 è la prima grande stagione con 6 vittorie ma la caccia al titolo è ancora vana. L’approdo nel team di Junior Johnson, uno dei migliori di sempre, è la consacrazione: 12 vittorie nel 1981, altrettante nel 1982, due campionati vinti e il tris arriverà nel 1985. Una carriera da “Hall of Fame”: 84 vittorie, 3 titoli, una sofferta e attesa Daytona500 nel 1989 e l’addio alle gare al termine della stagione 2000.

Per un pilota dalla spiccata personalità come Darrell il passo successivo non può che essere la cabina di commento. E infatti la Fox lo assume come commentatore tecnico. La prima gara con un microfono in mano è la Daytona500 del 2001. Ci siamo già passati più volte da quel giorno, ma, prima della tragedia, Darrell commenta in modo appassionato la prima vittoria in Cup Series di suo fratello Michael, giunto alla sua 463esima corsa; è tuttora la prima vittoria più “tardiva” della storia. Già, Michael, un altro Waltrip dalla personalità estroversa, più giovane di Darrell di ben 16 anni e che si è fatto da solo, senza l’aiuto della famiglia, però partendo sempre da Owensboro. Diventato un maestro degli superspeedway (4 le vittorie, 2 Daytona500 più altri due successi a Daytona e Talladega rispettivamente), ha terminato la carriera nel 2017 con un 8° posto nella Daytona500; voglio ricordare anche la sua unica vittoria nella Truck Series, ottenuta – ovviamente – a Daytona, ma soprattutto nel 10° anniversario della morte di Dale Earnhardt.

Torniamo a Owensboro, a cavallo del 1960. Dalla famiglia Green nascono David, Mark e Jeff. Il loro terreno di conquista la Busch (ora Xfinity) Series. In tre disputano più di 1200 gare e ottengono 25 vittorie, ma soprattutto David conquista il titolo nel 1994 e Jeff emula il fratello trionfando nel 2000. Non hanno mai avuto la grande chance nella Cup Series, tuttavia hanno segnato un decennio della classe di mezzo della Nascar.

Come abbiamo capito, a Owensboro non vengono al mondo mai persone normali. E nel 1969 vi nasce Jeremy Mayfield. Inizia con le BMX, poi passa i kart e infine alle stock car. E’ giovane e si fa notare, anche se si dice che non abbia un buon carattere. Col team Penske ottiene le prime vittorie ma non è mai in corsa per il titolo. Nel 2001 i pessimi rapporti con Roger Penske e il compagno di squadra Rusty Wallace portano alla risoluzione del contratto quando al termine del campionato mancano ancora otto gare. Ray Evernham decide di credere in lui e arrivano altre due vittorie fra 2004 e 2005. A metà 2006 altra discussione col capo e altro licenziamento. Ormai la carriera è sul viale del tramonto, ma la notte arriva prima del previsto: positività alla metanfetamina. E da lì anche la vita finisce nell’oblio fra vicende giudiziarie legate a piccoli crimini, la droga e il tentativo di ricostruirsi sempre nel mondo delle corse, anche se solo sui dirt track.

Owensboro non smette di stupire e 20 anni dopo i tre fratelli Green nascono i tre fratelli Hayden, tuttavia il campo d’azione si sposta dalle auto alle moto. Tommy, il primo, e Roger Lee, l’ultimo, hanno vinto nelle categorie stock americane, ma tutti noi conosciamo Nicky. Per noi che siamo cresciuti in Italia guardando il motomondiale è “Il mostro della Laguna”, però in tutto il mondo sarà per sempre “The Kentucky Kid”. Non sono la persona più indicata per parlare di Nicky, ma mi fece molto piacere rivederlo ad alti livelli nel 2016 in Superbike, compresa la bellissima vittoria a Sepang. Gli sono bastate solo tre vittorie in carriera in MotoGP, due in quel famoso 2006, per fargli conquistare un campionato mondiale che all’inizio ho vissuto solo come buttato via da Rossi, ma che poi, forse troppo tardi, ho rivalutato e gli ho dato il giusto onore.

Nicky ci ha lasciato esattamente un anno fa e da allora la città è orfana di un talento in grado di dare ulteriore lustro alla città. Chissà quando il miracolo sportivo si ripeterà ancora una volta e chissà in quale categoria, se a due o quattro ruote, ma non c’è dubbio che il fiume Ohio ridarà vita a Owensboro, Kentucky.

PS: la storia di questa piccola città americana sembra adatta ad una sceneggiatura cinematografica. In caso, per rappresentarla basterebbe chiedere a Johnny Depp, nato (ma non cresciuto) ovviamente a Owensboro, Kentucky.

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