Oltre i 700 cv: lo 037 del 1990

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Tempo di lettura: 4 minuti
di Andrea Ettori @AndreaEttori
28 Dicembre 2018 - 17:14
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Parlare della Ferrari 641/2 è come leggere un libro di poesie di Alda Merini, per quanto quella vettura abbia scatenato sentimenti, emozioni e pure bellezza estetica. Al di là del lato estetico la 641/2 fece sognare i tifosi rossi dopo anni di “vacche magre”, lottando per il titolo 1990 con Alain Prost contro Ayrton Senna.

Il finale di Suzuka, entrato nella storia della Formula 1 con il contatto alla prima curva tra il francese e il pilota brasiliano, mise fine al sogno iridato con Senna campione del mondo per la seconda volta nella sua carriera.

La 641/2 però fu anche la prima monoposto di F1 ad essere spinta da un motore che ruppe il muro dei 700cv. La Ferrari decise di sviluppare lo 037 (il V12 venne denominato in questo modo) nei primi mesi del 1990 per poterlo schierare nel corso del mondiale come arma per battere la McLaren Mp4/5B spinta dal V10 Honda.

La primissima versione dello 037 venne portata a Imola nelle prove del venerdì, dove Mansell e Prost lo provarono sulle proprie monoposto. Rispetto al passato, il nuovo V12 era più compatto e totalmente ridisegnato nel basamento e nelle testate. In più la potenza massima era nettamente superiore rispetto a quella dei suoi predecessori. A Montecarlo venne usato per la prima volta al sabato, durante le qualifiche del GP.

Nel frattempo il collaudatore di quel periodo, Gianni Morbidelli, macinava chilometri a Imola con lo 037 per cercare di ricavare più dati possibili e permettere al team di schierare il nuovo V12 anche in gara, oltre alle prove. Il “vero” debutto del nuovo motore nella versione completa era fissato per i test di fine giugno a Silverstone, dove era atteso anche l’inedito 12 cilindri Honda.

Mansell riuscì a completare solamente 15 tornate prima che lo 037 andasse in fumo, ma a livello di potenza l’inglese rimase stupito dalla cavalleria che la Ferrari gli aveva messo a disposizione grazie al nuovo V12. Ritenuto ancora non affidabile in gara, il “Super Motore” venne messo a disposizione di Mansell e Prost nelle sole qualifiche del Paul Ricard.

Sul veloce tracciato francese l’inglese ottenne la pole position (aiutato dalla potenza del motore) mentre Prost non riuscì a lottare per la prima posizione a causa di un problema sulla sua unità. Anche a Silverstone lo 037 risultò determinate, con Mansell ancora in pole nella gara di casa. Nei test di Hockenheim, a pochi giorni dal GP, sia la Ferrari che la McLaren misero alla frusta i propri motori per cercare la massima prestazione su quello che sino al 2000 è stato un circuito di pura potenza e velocità.

Honda portò una versione “spinta” del proprio V10, mentre le speranze della Ferrari di portare al debutto in gara lo 037 finirono in fumo come i due propulsori rotti a causa di un difetto di progettazione dei pistoni. Trovata la “cura” a questi problemi, Morbidelli durante una sessione di test a Monza riuscì a completare un intera simulazione di GP con ottime prestazioni e soprattutto senza problemi di affidabilità. 63 giri percorsi, di cui 52 di simulazione gara e 11 di preparazione, fecero sorridere l’intero team che finalmente intravedeva la possibilità di schierare anche in gara la nuova unità.

Il debutto avvenne qualche giorno dopo sul tortuoso tracciato dell’Hungaroring con Prost e Mansell costretti però al ritiro, a causa di un problema al cambio per il primo e di un contatto con la McLaren di Berger per il secondo.

Una nuovissima evoluzione venne portata a Spa e montata sulla vettura numero 1 di Prost. Nella tarda serata del venerdì da Maranello arrivò una versione appositamente preparata e maggiorata per le caratteristiche del tracciato belga. Con la nuova evoluzione, il francese sfiorò la prima fila che venne conquistata dalle due McLaren-Honda spinte dallo step numero cinque del V10 giapponese.

Il massimo sforzo in termini di materiale la Ferrari lo fece a Monza, per la gara di casa. Quattro vetture e ben 11 motori (9 marchiati 037, con diverse versioni da qualifica, e due vecchi 036) vennero portati per il GP d’Italia. Una mole di lavoro che, se confrontata ai giorni nostri, fa impallidire.

A Jerez la Ferrari vinse con Prost e lo 037 ottenne la sua prima vittoria, oltre ad un’evoluzione importante. Infatti il nuovo motore venne dotato del sistema a farfalla, al posto delle abituali ghigliottine comandate dall’acceleratore. Per Suzuka, gara decisiva ai fini della lotta per il titolo, Prost ebbe a disposizione l’ultimo step dello 037, dotato di ancora più potenza anche grazie ad una speciale benzina preparata specificatamente dalla Agip.

Uno sforzo che si rivelò inutile per come finì quel mondiale del 1990.

FERRARI 037 v12

Numero cilindri – 12

Cavalli – 720

Regime – 13.800 giri

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Un Commento su “Oltre i 700 cv: lo 037 del 1990”
Francesco Ferrandino dice:

Ma quindi a Estoril, una settimana prima di Jerez, c’era lo 036?

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