Non meritiamo tutto questo

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Tempo di lettura: 4 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
7 Settembre 2019 - 19:29
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Andare in autodromo è un sacrificio innanzitutto economico. Escludendo infatti chi ci va perché ospite, infiltrato, esibizionista, paraculato, insomma perché fa parte di un insieme di persone di cui il 95% è totalmente ignaro di quello che gli sta attorno e – a volte – di come si chiama, la stragrande maggioranza del pubblico da corsa è fatto da gente normale che spende una discreta cifra per godersi una giornata, o due, o tre, di divertimento.

Il prezzo del biglietto poi è solo una voce nel computo totale. C’è da contare il viaggio, se serve l’alloggio. Se poi si vuole mangiare c’è anche quella spesa lì, che ai baracchini equivale a lasciar giù quasi più del prezzo del biglietto, se sei uno che vuole seguire pasti regolari.

Insomma facciamo caso che tu, appassionato, voglia toglierti lo sfizio di andare a vedere il sabato del Gran Premio d’Italia 2019, il cui culmine coincide ovviamente con le qualifiche. Per usufruire pienamente del tuo biglietto prato da 80 euro – se non erro, ma nel caso sono di più – decidi di andare ben presto per goderti tutta la giornata. Sveglia all’alba, viaggio, coda per entrare a piedi tra mille controlli – mi raccomando, niente power bank perché poi te le vendono dentro – e finalmente dopo quelle due o tre ore da quando ti sei alzato sei finalmente seduto su un gradone all’interno della parabolica.

Gira la Formula 3 – che la sera prima hai visto mostrarsi in uno spettacolo indegno in qualifica – e non ti aspetti di vedere volare – nel verso senso della parola – davanti a te una monoposto manco fossi in un videogioco. Tra l’incredulità generale vedi il pilota scendere dalla macchina. Poco prima avevi sentito dire a qualcuno, attorno a te, “mamma quanto fanno schifo le macchine con quel coso sopra la testa”. Ebbene, il coso gli ha salvato la vita, mentre il dissuasore da “parcheggio del Conad” ha tentato di portargliela via. E siamo in un autodromo, non in un supermercato. Giusto una settimana fa, seduto comodo sul divano, hai visto morire un giovane di 22 anni. Forse – pensi – qualcuno da là sopra ha guardato giù con estrema benevolenza.

Ti riprendi dallo spavento, vedi le FP3 della Formula 1 e fai un salto al baracchino più vicino per rifocillarti. Non vuoi esagerare: eviti la birra da sette euro – che diventano otto se sei in tribuna – e ti accontenti di panino, sempre da sette euro, e mezza d’acqua ad un euro e mezzo. Mandi giù ogni singolo boccone del panino come se fosse caviale e con la dovuta calma consumi il tuo pranzo. Arrivano finalmente le tanto attese qualifiche. Il pubblico è in festa perché si aspetta la pole della Ferrari – d’altronde siamo a Monza – e dopo le prime due sessioni si arriva finalmente al Q3.

Proprio davanti a te Raikkonen si gira a metà sessione, va a sbattere e ferma tutto per alcuni minuti. Dal maxischermo vedi che ne mancano sei e mezzo quando viene data la bandiera verde e ti sfreghi le mani, perché pensi che tutti si scateneranno in pista. Per quattro minuti e mezzo l’unica cosa che ronza sono le mosche, altro che le Power Unit. Ti chiedi quanto stiano aspettando ad uscire: giusto il tempo, capirai in fretta, di rischiare di non poter fare l’ultimo giro, perché invece di tirare si mettono a fare la parata in Curva Grande manco fosse già la fine del GP.

Rimani così interdetto nel capire che hai speso più di un centone, tra una cosa e l’altra, per non vedere la parte finale delle qualifiche. Perché qualcuno ha deciso così. Perché la soluzione a tutti i mali è aumentare l’effetto del DRS ed ora le qualifiche si fanno a coppie, con uno in scia all’altro. Altro che i dodici giri dove dovevi semplicemente andare veloce. “Che palle, quell’epoca, per mezz’ora non si vedeva nessuno girare!”. E infatti ecco a che punto siamo arrivati. Alle parate ad un minuto e mezzo dalla fine, alle attese disattese, alle vergogne in mondovisione.

E chi se ne frega se, alla fine, la pole l’ha fatta la Ferrari. Tu, che sei rimasto col cerino in mano, devi fare altre tre ore di coda e viaggio prima di tornare sul divano. Il luogo dove, domani, sicuramente preferirai vedere la gara, per evitare altre fregature.

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