Se Nico dispensa insegnamenti che nessun invidioso potrà mai capire…

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Tempo di lettura: 5 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
11 Febbraio 2017 - 18:02
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L’invidia è una brutta bestia. Che poi ce ne sono di vari tipi: quella positiva, portata dall’ammirazione, e quella negativa, che ti mangia dall’interno e ti mostra per quello che sei.

Nico Rosberg, in questi tre mesi, ha portato alla luce tutta l’invidia nei suoi confronti da parte di chi continua sistematicamente a non capire, non connettersi, non cogliere il messaggio preferendo criticare, vomitare bile, trasudare livore senza limiti.

L’intervista concessa a Repubblica, che potete leggere qui, segue le dichiarazioni rilasciate al Daily Mail qualche giorno fa. Parole nelle quali Nico spiega ulteriormente la sua visione ed approfondisce i termini di quella che è stata la sua vita da pilota, la sua esperienza, la sua decisione di smettere motivata da particolari incontestabili.

Capisco che sia difficile mettersi nei panni di un pilota di Formula 1, d’altronde nessuno di noi comuni mortali può esserne in grado nemmeno lontanamente. Quando però si parla di affetti e sacrifici, almeno in questo caso si dovrebbe avere a che fare con qualcosa di familiare. Ecco, la famiglia: un concetto sempre più astratto in un mondo nel quale questa è vista come un impedimento, un qualcosa da evitare in favore di rapporti fast-occasional-social e via dicendo. Uno schifo, insomma.

Quello che indispone, spaventa e manda in cortocircuito i bacchettoni è il fatto che Nico Rosberg sia molto più di un pilota di Formula 1. È un uomo dotato, ovviamente anche grazie alle sue origini, particolare mai negato, di una cultura decisamente sopra la media. Soprattutto, è un uomo che spicca per una lucidità di pensiero e un’onestà intellettuale di rara fattura.

Ad esempio, leggete qui. “Quello che è ovvio e che posso dire tranquillamente è che Lewis io non lo batto col talento ma con tutto quello che nello sport c’è oltre al talento; se mi ponevo sul piano del “talento contro talento” magari riuscivo ad andare uguale a lui, ma batterlo no. Per batterlo c’è voluto altro.” 

I faciloni, per “altro” intenderanno sicuramente il motore di Sepang, allineandosi ovviamente al partito dei criticoni. Senza riuscire a capire prima di tutto l’onestà di chi riconosce la forza dell’avversario, e in seconda battuta che il lavoro svolto da Rosberg nella passata stagione per riuscire a tenere testa al compagno, da sempre più dotato naturalmente come da lui stesso confermato, è stato qualcosa che va oltre lo sport e sfocia nella psicologia e nell’introspezione, nella consapevolezza di se stessi, delle proprie capacità, delle proprie debolezze, e dei sacrifici necessari a colmare le lacune.

Sacrifici relazionali, in prima linea: sottrarre ancora più tempo del solito ai suoi cari deve essere stato, nella scorsa stagione, estenuante: le continue dediche alla moglie nel post vittoria e al sacrificio richiesto anche a lei per portare a termine l’obiettivo Mondiale, con una figlia piccola da crescere, è altro elemento nuovo al mondo della F1, focalizzato unicamente sull’ego dei piloti, uomini duri e puri da battaglia, machi da monta, gente che per meritare il rispetto di determinati tifosi dovrebbe cambiare una donna a notte. Torniamo al discorso della famiglia: chi non appoggia il concetto (o forse chi non ha affetti, indipendentemente dal discorso famiglia) non potrà mai capire la scelta di rinunciare a qualcosa per qualcuno.

Sacrifici fisici, in secondo luogo. Le diete imposte, gli allenamenti e i kg da perdere per mantenere alta la prestazione. L’esempio di Suzuka riportato dal Daily Mail (quando Nico ha smesso di andare in bici perdendo un kg di muscoli nelle gambe che, in termini di tempo sul giro, gli è valso pole e vittoria in Giappone) è chiarificatore di uno stile di vita al quale tutti i piloti sono sottoposti. Evidentemente c’è chi a questi allenamenti, a chi questo stile di vita, è più predisposto e, non avendo altro a cui pensare, riesce a concentrarsi meglio. E c’è chi, come Nico, ha sentito tutto questo come un peso non più sostenibile una volta raggiunto il suo obiettivo. Semplicemente sul piatto della bilancia il fattore umano ha prevalso su quello professionale, e la scelta che ne è conseguita è sotto gli occhi di tutti. In queste situazioni è sempre importante il rispetto delle scelte: non capisco le polemiche sterili su un pilota che decide di ritirarsi relativamente giovane. Relativamente perché, comunque, si parla di gente che se va bene inizia a girare in kart a 5 o 6 anni. Smettere a 31 significa già aver corso una vita.

Chi siamo noi per giudicare? Sosteniamo, noi, ore di allenamenti al giorno? Prendiamo decine di aerei all’anno? Siamo costretti a sottostare a tutte le imposizioni di un contratto sì vantaggioso ma oneroso sotto qualsiasi punto di vista? Come possiamo permetterci di contestare la scelta di preferire gli affetti al lavoro o alla passione? Inutile sindacare in questo modo. Senza parlare poi di parallelismi con chi va in fabbrica o in miniera e si spezza la schiena per uno stipendio che non permette di arrivare alla fine del mese. Sarebbe anche ora di smetterla con le storielle sul “con tutti i soldi che prende dovrebbe fare questo ed altro”, perché trattasi di retorica stucchevole, falsa e moralista. Chi appoggia questo genere di discorsi, per coerenza, dovrebbe spegnere televisione, radio, pc e cellulare, perché tra chi guadagna cifre inenarrabili ci sono anche calciatori, soubrette, politici, attori, cantanti seguiti, supportati ed idolatrati dagli stessi critici, oltre che i proprietari dei social network su cui certi messaggi di basso moralismo sociale vengono postati.

Per concludere, un altro appunto: Casey Stoner, nonostante sia scappato dalla MotoGP denunciandone il marciume, viene incensato quando torna in sella alla Ducati per i test e strappa tempi fenomenali. Giustamente, tra l’altro: magari tornasse in gara, ma anche qui la scelta va rispettata. Nico Rosberg, che non ha sputato in alcun piatto, limitandosi a spiegare cosa implica fare il pilota anche nel dietro le quinte, motivando la sua uscita di scena senza accusare di marciume nessuno ma proponendosi per lavorare nel futuro dell’ambiente, viene criticato a dismisura come se fosse un indegno. C’è qualcosa che non torna, non vi sembra?

Va là Nico, goditela: che sono tutti bravi a criticare con le vite degli altri.

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