Stati Uniti Ovest 1982: Lauda piazza il primo sigillo dopo il rientro nel Circus

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di Gianluca Zippo @GianlucaZippo
4 Aprile 2020 - 11:30
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Domenica 4 aprile 1982, una data fondamentale nella carriera di Niki Lauda. Il cittadino californiano di Long Beach ospita per la settima volta il Gran Premio degli Stati Uniti Ovest, terza prova del Mondiale 1982, con il layout a presentare alcune differenze sostanziali rispetto a quello usato nelle prime sei edizioni, passando come lunghezza da 3.251 a 3.428 metri.

Dopo la linea d’arrivo su Ocean Boulevard, viene modificata la zona dopo la prima curva (Cook’s), sostituendo la esse sinistra-destra Du Clos con un’unica curva a sinistra (Penthouse), seguita da un breve allungo e da un tornante (stavolta a destra), che riporta alla Indy Left. Dopo la famosa curva a gomito Le Gazomet, il tratto veloce della Shoreline Drive viene frazionato dall’aggiunta di un tratto tortuoso (destra-sinistra-destra), per poi lanciarsi nella zona della partenza. Al termine, il Queen’s Hairpin viene sostituito da una curva a destra a 90°, seguita da una speculare a sinistra e da un’altra, sempre destrorsa. Un breve allungo conduce alle sinuose Michelob, per poi affrontare in salita la Toyota Corner (a destra), superata la quale ci si ritrova sul rettilineo d’arrivo.

Torniamo a Lauda. Campione del Mondo 1975 e 1977 con la Ferrari, l’austriaco è reduce dal ritiro di fine 1979, in seguito al quale si dedica alla propria compagnia aerea, la Lauda Air. Il richiamo delle corse, però, è forte e, dopo una presenza come commentatore tv nel Gran Premio d’Austria 1981, comincia a sondare il terreno. A farsi avanti è Ron Dennis, il quale organizza in segreto un test per Niki in quel di Donington Park. L’ex ferrarista racconta quel test nel libro ‘All’inferno e ritorno‘, spiegando che, se da un lato era assolutamente fuori forma, non riuscendo a completare run con più di tre giri l’uno, dall’altro capì che il suo ritorno al volante era fattibile, essendo stato il suo miglior giro solo un decimo più lento di quello di John Watson.

Siamo a metà settembre 1981. A fine mese, Lauda annuncia il suo ritorno alle gare per la stagione 1982, pur non svelando subito con quale team; l’accordo con il team di Woking viene formalizzato a novembre 1981, una volta racimolati sponsor a sufficienza. La McLaren, nella quale Dennis, con il suo Project Four e con l’appoggio della Philip Morris, era confluito a settembre 1980, dando vita alla McLaren International Ltd, aveva portato in pista quell’anno una monoposto rivoluzionaria. Parliamo della MP4/1, la prima monoposto con telaio interamente in fibra di carbonio (ad eccezione della centina degli strumenti, in metallo), frutto del genio di John Barnard e della collaborazione con gli americani di Hercules, una ditta che era specializzata in tecnologie legate alla costruzione di missili tramite materiali innovativi.

Lauda è protagonista sin dal primo appuntamento stagionale di Kyalami (Sud Africa), anche se non in pista, capeggiando assieme a Didier Pironi, presidente GPDA, lo sciopero dei piloti contro il nuovo regolamento per la concessione della Superlicenza. Ma anche al volante l’austriaco zittisce da subito gli scettici: al debutto (pur con la ‘vecchia’ MP4/1, mentre la nuova MP4/1B va a Watson), a fronte di un 13° tempo in qualifica, la domenica chiude con un bel 4° posto; in Brasile (disputata ben due mesi dopo) la nuova nata di Woking è a disposizione anche di Lauda il quale, però, dopo aver conquistato la terza fila (5°), in gara è vittima di un contatto con la Williams di Reutemann.

E arriviamo al weekend di Long Beach, che si tiene due settimane dopo quello di Jacarepaguà. L’avvio del Mondiale è nel segno, oltre che delle polemiche, del giovane Alain Prost su Renault, che fa due su due anche se in Brasile era giunto 3° alle spalle del Campione in carica, Nelson Piquet (Brabham), e di Keke Rosberg (Williams); entrambi verranno squalificati il successivo 19 aprile dalla FISA (oggi FIA) per via delle rispettive monoposto sottopeso (al di sotto del limite minimo di 580 kg), considerando irregolari i rabbocchi effettuati a fine gara. Ciò porterà alla clamorosa protesta di Imola, con tutti i team legati alla FOCA di Bernie Ecclestone (ad eccezione di Tyrrell ed Arrows, legate a sponsor italiani) a boicottare la gara.

In California non sono pochi i pretendenti ad un bel risultato. Alle già citate Renault e Brabham, con Prost e Piquet, si aggiungono il duo McLaren, Lauda-Watson, i ferraristi Villeneuve e Pironi, ancora a caccia della quadra con la 126 C2, e una Williams che si trova a dover affrontare l’improvviso dilemma di chi affiancare a Rosberg, dopo l’improvviso ritiro di Reutemann (2° in Sud Africa), optando per l’evergreen Mario Andretti. Da non sottovalutare anche le Lotus (Mansell 3° a Kyalami) e le Alfa Romeo. Ed è proprio una delle due 182, la #22 di Andrea De Cesaris, a costituire la grande sorpresa delle Qualifiche. La pole sembra nelle mani proprio di Lauda ma, in extremis, il pilota romano fa segnare un 1:27.316, 120 millesimi migliore del crono dell’austriaco. Un risultato sorprendente, accolto da De Cesaris, appiedato proprio dalla McLaren alla fine del 1981, con un pianto liberatorio.

In seconda fila troviamo le due Renault di Arnoux (+0.447) e Prost (+0.663), seguite in terza dall’altra Alfa Romeo di Giacomelli (+0.771) e dalla Brabham di Piquet (+0.960), prima monoposto gommata Goodyear (le prime cinque tutte Michelin). In quarta fila abbiamo la Ferrari di Villeneuve (+1.160) e la Williams di Rosberg (+1.260), mentre l’altra Rossa di Pironi (+1.364)e la Osella di Jarier (+1.392) completano la top-10. A proposito di Ferrari, nelle libere del sabato mattina fa discutere una soluzione di Forghieri, che manda in pista Pironi con un’ala posteriore composta da due profili sovrapposti e sfalsati, della lunghezza di 110 cm l’uno (nei limiti del regolamento), ottenendo però molta più superficie alare. Una chiara provocazione alla FISA, in risposta alle ‘furbate’ dei garagisti inglesi, ma che ‘Furia‘ decide di portare fino in fondo, montando la soluzione anche sulla #27 di Villeneuve prima della seconda e decisiva sessione di qualifica, e quindi in gara.

Tornando alla griglia di partenza, l’altro pilota McLaren, Watson, non va oltre l’11° casella, beccando un gap pesante dal compagno di box (+1.569); Andretti, con l’altra Williams, è 14° (+2.152), mentre ancora più indietro ci sono le due Lotus di De Angelis (16° a +2.378) e di Mansell (17° a +2.442) e la seconda Brabham di Patrese (18° a +2.632), quest’ultimo danneggiato da un incidente al venerdì mattina, dovendo gareggiare nel resto del weekend con una BT49C dell’anno precedente.

La domenica le condizioni sono eccellenti, con cielo sereno e 82.000 spettatori ad assistere al GP. Episodio curioso subito prima del via: De Angelis si accorge che si sta piazzando nella piazzola sbagliata; Mansell, subito dietro, per evitare di colpire la Lotus gemella è costretto a mettere la retro; proprio in quegli istanti, però, scatta il verde. Davanti parte molto bene De Cesaris, che approccia al comando curva 1; subito alle sue spalle ecco Arnoux, che svernicia Lauda, seguito da Giacomelli, mentre Prost si ritrova ‘a sandwich’ tra le Ferrari di Villeneuve e Pironi. Rosberg è 8°, con Piquet, Alboreto (davanti al brasiliano nelle prime curve) e Watson a seguire. In coda, contatto tra la Tyrrell di Borgudd e l’ATS di Winkelhock, con il tedesco ad avere la peggio.

Nelle primissime tornate il #22 della Casa del Biscione fa l’andatura, con Lauda a mettere pressione su Arnoux, con Giacomelli poco dietro; più staccato il duo Villeneuve-Prost. La gara è subito molto accesa. Mentre finisce ko anche l’altra ATS di Salazar, a muro al 4° passaggio, subito fuori dalla zona punti si attivano Rosberg, il quale passa in successione i francesi Pironi (giro 4) e Prost (giro 5), e Watson che, dopo aver infilato Alboreto nelle prime fasi (giro 2), si libera di Piquet (giro 4) e della Ferrari #28 (giro 5). Una tornata e la situazione cambia anche davanti: Giacomelli riesce ad affiancare all’esterno Lauda approcciando verso il tornantino Le Gazomet; in staccata, però, il bresciano tampona l’incolpevole Arnoux, ed entrambi sono costretti al ritiro. Subito dopo anche Pironi è costretto ad alzare bandiera bianca (testacoda ed impatto contro le barriere), mentre è implacabile la risalita della seconda McLaren di Watson che, dopo aver passato Rosberg, fa lo stesso anche con Villeneuve, prendendosi la momentanea 3° posizione (giro 9).

Il pilota nordirlandese si ritrova così a 16″ dalla vetta, con il compagno di box che, dopo esser finito anche a 5.4″, ha cominciato a ricucire su De Cesaris (3.2″ al termine della 10° tornata). Le sorprese non sono finite, poiché in quegli istanti finisce la gara anche del leader del Mondiale, Prost, anche lui a muro. Lauda si fa sempre più minaccioso alle spalle dell’Alfa Romeo; l’austriaco rompe gli indugi al giro 15 quando, sfruttando un’esitazione di De Cesaris nel doppiaggio della March di Boesel nella chicane subito dopo Le Gazomet, sfila in accelerazione la 182 e passa al comando, per la prima volta dopo quasi 4 anni (l’ultima nel GP di Gran Bretagna 1978, a Brands Hatch). La classifica, dunque, vede Lauda al comando, davanti a De Cesaris, Watson, Villeneuve e Rosberg, con Piquet a chiudere la zona punti.

Molto interessante è il confronto tra il canadese e il finlandese. Grazie al turbo lag del turbo Ferrari in uscita da Le Gazomet, Keke riesce ad infilare Gilles nell’allungo successivo verso la chicane, salvo poi venir sverniciato sulla Shoreline Drive a causa della potenza del V6 turbo italiano rispetto al DFV 8 cilindri aspirato Cosworth. Il copione sembra ripetersi al giro 21: il pilota della Williams ripassa nello stesso punto il ferrarista, che prova ancora la risposta nel successivo tratto veloce; Rosberg concede l’esterno a Villeneuve, che perde il posteriore in staccata, partendo in testacoda. Gilles, comunque, è bravo a limitare i danni e a ripartire subito davanti alla Brabham di Piquet. A proposito di Williams, finisce al giro 19 la gara dell’idolo di casa Mario Andretti, a causa di una sospensione danneggiata dopo una toccata contro un muretto.

Torniamo davanti. Una volta preso il comando, Lauda allunga ad oltre 4″ su De Cesaris, mentre Watson deve guardarsi da un Rosberg molto aggressivo, che prova più volte il sorpasso. Nel corso del 27.esimo giro ecco che Rosberg riesce nella manovra su Watson, in modo deciso e pulito, in fondo alla Shorelin Drive. Una tornata prima, invece, termina contro un muro (problema ai freni) la domenica di Piquet; quasi in contemporanea, l’altro pilota Brabham, Patrese, si tocca con la Osella di Jarier, perdendo la parte destra dell’ala anteriore; non fa molta strada il transalpino, con la trasmissione ko dopo il contatto. È una fase della gara nella quale si susseguono a ritmo incalzante errori e ritiri: prima di Piquet e Jarier è toccato a Daly (Theodore, giro 23); poi è il turno di Laffitte (Ligier, giro 26), di Guerrero (Ensign, giro 27) e di Henton (Arrows, giro 32). Il tutto senza contare il pericolo provocato dal carro attrezzi entrato in pista per rimuovere la Brabham di Piquet.

In tutto ciò, Watson è in crisi con gli pneumatici, optando per il pit stop e tornando sul tracciato in 8° posizione (giro 28). Parlavamo di pericoli provocati dai mezzi di soccorso: incredibile quanto si verifica nel corso del 30° passaggio, quando prima De Angelis poi Lauda evitano di un soffio il carro attrezzi andato a recuperare la monoposto di Guerrero. La 34.esima tornata è fatale ad Andrea De Cesaris, che fracassa la sua Alfa Romeo contro il muretto esterno in uscita dalle Michelob. Un errore, quello del pilota romano, causato dalla rottura di un tubo dell’olio nel motore, che ha provocato una fuoriuscita di lubrificante andata ad imbrattare gli pneumatici posteriori. Lauda, così, si ritrova con 50″ circa sul più immediato inseguitore, Rosberg, con Villeneuve impegnato a difendere il gradino più basso del podio dall’ottimo Alboreto, mentre Cheever (Ligier) è 5° ed ultimo a pieni giri; da De Angelis in poi tutti doppiati. Su 26 partenti, inoltre, a metà gara ne sono rimasti in gara appena 12.

Con Lauda in pieno controllo della situazione, risale la china Patrese, nonostante una Brabham priva del baffo destro dell’ala anteriore; il padovano, dopo Watson, entra in zona punti infilando De Angelis con una bella manovra in staccata di curva 1. Dopo aver recuperato un’altra posizione grazie al pit stop di Cheever (giro 45), Patrese comincia a recuperare terreno su Alboreto, che invece ne perde da Villeneuve. A 20 passaggi dalla fine, Lauda conserva 33″ su Rosberg e ben 1’10” su Villeneuve, mentre Alboreto, che verrà doppiato due giri dopo dall’austriaco, vede il connazionale sempre più vicino. Il sorpasso del #2 della Brabham sull’alfiere della Tyrrell si concretizza nel corso del 59.esimo passaggio; poco dopo Patrese si sdoppia da Lauda, mentre si ritira Cheever (giro 62, problema al cambio).

Ormai la situazione è cristallizzata e si attende soltanto la bandiera scacchi, sebbene Alboreto (sdoppiatosi a sua volta) resti abbastanza vicino a Patrese il quale, come anche Villeneuve e Mansell, ha qualche incontro un pelo troppo ravvicinato con i muretti di Long Beach, senza pagare dazio. Alla fine dei 75 giri previsti, Niki Lauda può tornare a festeggiare la vittoria (18° in carriera, 26° per la McLaren) dopo appena tre gare dal suo rientro agonistico, 1.302 giorni dopo l’ultima, datata 10 settembre 1978, a Monza con la Brabham. Suo anche il giro record della gara (1:30.831 al 12° giro). Sul podio assieme al viennese vanno Rosberg e Villeneuve, mentre Patrese, Alboreto e De Angelis completano la zona punti. Nel dopo gara, però, la FOCA presenta reclamo ai commissari di gara contro la doppia ala posteriore della Ferrari, ottenendo la squalifica di Villeneuve. Patrese sale così sul podio (#100 per la Brabham), mentre ottiene un punto Watson.

Accolto dagli applausi dei giornalisti presenti in sala stampa, Niki dimostra che il tempo non ne ha scalfito lo smalto e che, nelle giuste condizioni, è un Campione che può ancora puntare a traguardi molto ambiziosi. In un 1982 nefasto, con i drammi di Gilles Villeneuve a Zolder e di Riccardo Paletti a Montreal, senza dimenticare il terribile volo a Hockenheim di Didier Pironi, Lauda coglie un’altra vittoria a Brands Hatch (GP di Gran Bretagna) e un 3° posto a Digione (GP di Svizzera), chiudendo il campionato in 5° posizione (30 punti), a -9 dal compagno di squadra Watson e a -14 da Rosberg, nuovo Campione del Mondo.

Immagine: Twitter/F1

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