Canada 1991: l’ultima di Piquet e il podio di Modena

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Tempo di lettura: 6 minuti
di Andrea Ettori @AndreaEttori
7 Giugno 2017 - 20:16
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Il GP del Canada nella sua storia ha spesso regalato gare emozionanti, ricche di episodi e sorprese. L’edizione che si corse domenica 2 giugno 1991 è sicuramente una di queste. Si arrivava a Montreal con Senna assoluto leader del mondiale, dopo le quattro vittorie su altrettante gare disputate con la sua Mclaren-Honda MP4/6 spinta dal 12 cilindri giapponese.

La Ferrari, dopo un 1990 fenomenale culminato con la quasi vittoria del titolo da parte di Prost contro lo stesso Senna, aveva subìto un calo tecnico importante arrivato all’apice con la disastrosa gara di Montecarlo, che era costata il posto all’allora team principal Cesare Fiorio.

La Williams, con il ritorno di Mansell dopo l’esperienza a Maranello e il confermato Patrese, stava iniziando a “costruire” quello che poi sarebbe stato un ciclo vincente di vittorie negli anni successivi. La FW14, spinta dal V10 Renault, da quel GP del Canada avrebbe iniziato a dimostrare di essere la vettura più competitiva del lotto.

In quel GP la Jordan, splendida rivelazione di inizio stagione e appena arrivata nel mondiale, montò a sua volta l’8 cilindri Ford ufficiale che equipaggiava la Benetton, con buona pace di chi si chiedeva in che modo un personaggio “nuovo” in F1 come Eddie Jordan fosse riuscito ad ottenere tale appoggio.

Già dalle libere apparve chiaro che per Mclaren, Ferrari e anche Benetton non esisteva confronto rispetto alle vetture di Frank Williams. Un Patrese particolarmente ispirato riuscì a precedere da subito Mansell, assicurandosi una splendida pole position nonostante un brutto incidente che non gli permise di proseguire il week-end in perfetta forma fisica.

Dietro alle Williams ottenne il terzo tempo un Senna abbastanza nervoso per la scarsa velocità della sua Mclaren, seguito da Prost con la prima delle Ferrari, da un sorprendente Moreno con la Benetton e dalla Mclaren di Gerhard Berger. Alesi con la seconda Ferrari e Piquet con la Benetton chiusero rispettivamente al settimo e all’ottavo posto.

Chi aveva un poco deluso, nonostante la nona posizione in griglia, era la Tyrrell-Honda di Stefano Modena. La squadra britannica era riuscita ad ottenere la fornitura del V10 giapponese, campione del mondo 1991, per la propria 020, ma nonostante questo le prestazioni della vettura rimasero piuttosto scadenti. Con un Nakajima senza infamia e senza lode, il team scoprì durante la stagione che la scarsa velocità della vettura era dovuta ad un errore progettuale nella distribuzione dei pesi che non poteva essere corretto durante l’anno.

Nonostante questi problemi, Modena prima della gara dichiarò: “Oggi punto al podio, le mie Pirelli possono fare bene durante la gara”. Dopo un warm-up “fresco” e quindi poco indicativo, la domenica pomeriggio le temperature salirono particolarmente facendo venire più di qualche dubbio sia ai tecnici della Goodyear che a quelli della Pirelli sulla reale possibilità di non fermarsi ai box per nessuna sosta.

Al semaforo verde, Mansell prese il comando della gara davanti ad un dolorante Patrese (che si era fatto massaggiare sino a pochi minuti dal via dal fisioterapista della Minardi), a Senna, Prost e al resto del gruppo. Nei primi tre giri di gara il Leone inglese portò a tre secondi il proprio vantaggio, arrivando poi ad averne circa nove dopo 15 giri ed entrando in “gestione gara”.

Dopo soli quattro giri, Berger prese la via dei box per ritirarsi a causa di un problema elettrico sulla sua Mclaren-Honda numero 2. Al 10° passaggio, al tornantino prima del tratto veloce del circuito, Aguri Suzuki parcheggiò la sua Larrousse-Ford in fiamme dopo l’esplosione del motore. Appena fuori dall’abitacolo il giapponese, nel tentativo di aiutare i commissari, prese a sua volta l’estintore nel tentativo di spegnere l’incendio.

Intanto, dietro alle due Williams, Senna e Prost iniziarono a “disturbarsi” a vicenda finché il pilota francese, a causa di un problema al cambio, dovette cedere il passo subendo anche il compagno Alesi e la Benetton di Piquet. Il tre volte campione del mondo brasiliano era partito con un treno particolare di gomme Pirelli: aveva scelto un’anteriore sinistra (particolarmente sollecitata a Montreal) più dura rispetto alla altre tre gomme che aveva montato. Una scelta che si rivelerà decisiva nell’economia della gara.

Al 25° giro arrivò il ritiro anche per la Mclaren-Honda di Ayrton Senna, costretto a parcheggiare la propria vettura a causa di un problema elettrico. Due giri dopo, sul rettilineo del traguardo, Prost si fermò per gli stessi problemi al cambio che lo avevano rallentato nei giri precedenti. Mentre in parecchi entrarono ai box, con le due Williams che avevano ormai un gran vantaggio sugli inseguitori, anche la Ferrari di Alesi alzò bandiera bianca. Al 34° giro il V12 di Maranello, con una fumata bianca, mise fine alla gara del pilota francese.

Con ancora metà gara da completare le posizioni sembravano consolidate, ma Patrese fu costretto ad un cambio gomme causato da una lenta foratura della posteriore destra. Da quel momento la gara del padovano cambiò radicalmente, a causa di un problema al cambio che lo costrinse a cedere prima la posizione a Piquet e poi, a due giri dalla fine, alla Tyrrell-Honda di Modena, autore di una splendida gara.

A pochi chilometri dal traguardo, con un vantaggio abissale su Piquet, Nigel Mansell iniziò a rallentare clamorosamente dopo avere già salutato il pubblico, con la sua Williams che dopo pochi metri si piantò costringendo l’inglese al ritiro. Una vera e propria beffa dopo una gara dominata. I maligni dissero che, nel salutare le tribune, Mansell aveva abbassato troppo i giri del motore fino a spegnerlo, mentre il rapporto della Williams a fine gara parlò di un problema al cambio.

Di questo “regalo” ne approfittò Nelson Piquet, che vinse il suo 23° GP in carriera davanti alla Tyrrell-Honda di un fenomenale Stefano Modena. Un incredibile 1-2 Pirelli, che piazzò due team sul podio a conferma di una grande prova di durata delle proprie coperture. Sul podio anche Riccardo Patrese, arrabbiato per un’occasione persa ma comunque arrivato al traguardo nonostante i guai della sua FW14.

Grande prestazione anche per le due Jordan-Ford, rispettivamente al quarto e quinto posto con il nostro De Cesaris e con il belga Gachot, a ribadire la loro grande competitività. Mansell si accontentò di una misera sesta posizione finale, classificato nonostante il ritiro nell’ultimo giro della gara.

Per Piquet fu l’ultima vittoria in F1 e per Stefano Modena l’ultima volta sul podio. Quel mondiale venne poi vinto, dopo un duello con Mansell che si infiammò durante l’estate, da Ayrton Senna, che si iscrisse nel club dei “3 volte campioni del mondo” in F1.

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