NASCAR | Vittoria inaspettata per Keselowski in Kansas!

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Tempo di lettura: 16 minuti
di Gabriele Dri @NascarLiveITA
12 Maggio 2019 - 18:45
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Il clima in Kansas era grigio, molto grigio, per motivi anche extra-sportivi. La settimana breve (per fortuna, dato il posticipo di Dover al lunedì e la notturna del sabato) ha limitato le discussioni sulla gara al Monster Mile decisamente poco animata, poi ci hanno pensato altri eventi a condizionare gli umori del venerdì. Kyle Busch racconta di aver passato cinque minuti di terrore in seguito ad una caduta del figlio Brexton dal miniquad che lo ha lasciato anche senza conoscenza e che avrebbe potuto avere conseguenze serie se il piccolo non avesse avuto il casco, poi Bubba Wallace crolla letteralmente con i giornalisti e in lacrime dice che le scorse settimane non sono state le migliori, dentro e fuori la pista, e infine nel garage arriva la notizia della morte di Mike Mittler, ex proprietario di un team nella Truck Series ma soprattutto mentore di giovani piloti come McMurray, Edwards e Keselowski. Infine, la mattina della gara Kansas City si sveglia sotto una leggera pioggia, ma al momento buono il cielo è sereno e tutti i brutti pensieri possono andare via con le nubi. E le premesse sono buone: è la prima gara in notturna su un ovale da 1.5 miglia per il pacchetto aero 2019 e le voci dal garage dicono che finalmente si vedrà quanto desiderato. Per una volta va tutto bene, la gara è molto movimentata – rimane qualche dubbio ancora ma per una sera si può chiudere anche più di un occhio – e rimane incerta fino al finale. Il testimone passa da Harvick a Elliott e infine a Bowman ma a vincere è Brad Keselowski, che per oltre metà gara non si era mai visto nelle prime posizioni.

La gara

Il weekend del Kansas è in versione compatta e prevede un unico passaggio ai controlli tecnici fra qualifiche e gara. E così, cinque ore prima della bandiera verde, si aprono i cancelli del garage e l’esito è incredibile: ben 11 vetture su 40 non passano le verifiche al primo tentativo e quindi i loro tempi delle qualifiche vengono cancellati, inoltre tre big come Elliott, Larson e Logano vengono approvati al terzo tentativo. Oltre a loro vengono pizzicati pure Almirola e Suarez che componevano le posizioni pari dell’incredibile 1-2-3-4 dello Stewart-Haas che però si riduce solo ad una prima fila Harvick-Bowyer.

Il favorito della gara dopo quanto visto nelle libere è Kevin Harvick, ancora incredibilmente a secco nel 2019 (0 top3 e 5 quarti posti), e la prima stage dimostra in pieno questo. Al via la #4 rimane in testa davanti a Bowyer e Keselowski, ma Brad si fa vedere solo adesso, poi scompare dal radar. Intanto dal fondo recuperano in fretta Logano ed Elliott mentre rimangono più attardati Larson, Truex e Almirola. Il gruppo deve ancora trovare un suo equilibrio e il pacchetto influisce molto: ogni minimo errore che impone di rallentare leggermente si paga a carissimo prezzo e ciò permette a chi insegue di recuperare metri su metri. I 3-wide non mancano, come a inizio gara con i fratelli Busch (nota curiosa, hanno realizzato lo stesso tempo al millesimo in qualifica) e Stenhouse.

Dopo qualche giro con Clint, Harvick pian piano allunga sul gruppo e alla competition caution del giro 30 precede il rimontante Byron, Keselowski, Bowyer (in difficoltà sul long run) e Menard mentre Logano ed Elliott sono già nella top15. Al primo giro di soste ben 10 piloti, con Byron, Bowman e Bowyer davanti a tutti, provano a cambiare solo due gomme e così Harvick, più prudente con un pit stop completo, riparte solo 11°, ma per Kevin non ci sono problemi e  in meno di 15 giri è già di nuovo in testa. Dietro di lui Bowyer tenta ancora di resistere al compagno di squadra mentre Elliott continua la sua rimonta ed entra prima nella top10 e poi nella top5. Chi invece è in grossa difficoltà è Blaney, il quale prima bacia il muro e poi per non ripetersi deve alzare il piede e per poco non viene tamponato da Keselowski, finito nella pancia del gruppo perché anch’egli ha cambiato quattro gomme.

A complicare la vita ad Harvick però ci pensa Hamlin, il quale finisce in testacoda ai -20 per la seconda caution di giornata. A questo giro di soste sono ben in nove a non andare in pit lane (fra di essi Elliott che passa in testa, Newman, Kyle Busch, Stenhouse e Buescher) e così Kevin deve rimontare ancora una volta con quattro gomme nuove dalla decima posizione, mentre Byron si prende una penalità che lo escluderà in pratica da qui in poi dalla top5 e Bowman è costretto a passare per due volte dai box.

La seconda incredibile ripartenza di Harvick lo rimette nella top5 in poche curve e ai -8 (in appena sette giri) è di nuovo in testa; la #4 vince la stage davanti a Elliott, Stenhouse, Larson e Kurt Busch, il quale al giro di soste che segue è l’unico a cambiare soltanto due pneumatici e quindi alla bandiera verde ad Harvick bastano poche tornate per tornare in testa alla corsa. Chi invece si ferma due volte ai box in questa occasione è Logano per riparare un paraurti ammaccato (non si capisce da chi, ma le occasioni sicuramente non sono mancate) e alla ripartenza è di rincorsa è come al Palio di Siena; invischiato nel gruppo, perderà prima della fine della stage un giro che non riuscirà più a recuperare.

Dopo l’occasione in testa grazie alla strategia, ora Elliott consolida la posizione anche in pista e dall’ottava posizione alla ripartenza in breve è nella top5 e infine in seconda posizione. Chase è il pilota più veloce in pista e davanti a sé ha Harvick a solo 1″, ma non riuscirà ad attaccarlo, anzi al giro di soste di metà stage Elliott deve più guardarsi dalla rimonta di Jones e Bowman che davanti. A tentare qualcosa di diverso è Buescher, che tira dritto fino a finire il pieno per poi cambiare solo due gomme.

Al giro 122 però la gara cambia volto: il sole sta tramontando, le temperature si abbassano e, come a Homestead l’anno scorso, la vettura di Harvick non funziona come prima e diventa loose e così Chase può tentare l’attacco per la prima volta. Dopo che Stenhouse e Keselowski si sono succeduti in testa (stessa strategia di Buescher), il penultimo che manca all’appello è Tifft, il quale trascorre tre curve in testa prima di essere sorpassato all’interno da Harvick che a sua volta viene passato da Elliott, il quale dunque è in prima posizione a 15 giri dalla fine della stage. L’ultimo che deve fermarsi ai box è Suarez, ma Truex – che praticamente si fa notare solo in questa occasione in tutta la gara – non lo capisce e tampona la #41, che per poco non finisce in testacoda. Kevin non è in grado di reagire e quindi Elliott vince la seconda stage davanti a Harvick, Jones, Bowman e Stenhouse.

La gara sembra in mano a Chase a questo punto, ma una sosta lentissima lo spedisce in sesta posizione e Harvick ritorna in testa davanti ad un Blaney che gioca la carta della disperazione. Si riparte a 100 giri dalla fine e la #4 approfitta delle due gomme usurate della #12 per guadagnare un margine di 2″ sul resto del gruppo che, dopo il cedimento di Blaney, è guidato da Bowman, Stenhouse, Jones e un Kyle Busch il quale, dopo un venerdì disastroso ed un inizio di gara fluttuante fra quinta e 15esima posizione, sembra aver trovato con il suo crew chief le modifiche di assetto giuste ai pit stop.

Ai -89 il colpo di scena: Harvick rallenta di colpo e perde tutto il vantaggio, via radio dice di avere una foratura ma stranamente non entra subito ai box e così al giro seguente Bowman lo sorpassa portandosi in testa. Solo adesso la #4 va in pit lane e solo ora ci si accorge di un detrito che copre la zona anteriore sinistra (pare essere una delle pellicole del parabrezza “usa e getta” che vengono strappate via ad ogni sosta)… ma di forature non c’è traccia! La spiegazione tecnica tuttavia c’è: il detrito aveva ostruito l’imbocco di uno degli air duct e dato la sensazione di “squilibrio aerodinamico” simile ad una foratura.

Con un Harvick doppiato e fuori dai giochi ed un Elliott che non riesce a rimontare, il testimone della gara passa così ad Alex Bowman che ha 1″ sulla coppia Stenhouse-Ky.Busch e 2″ su Jones e Chase. Kyle tuttavia sente l’odore della vittoria e poco dopo sorpassa la #17 e sembra pronto per passare in testa. Ha anche una chance per farlo ai -70 ma poi si stacca di nuovo. Dietro di loro ci sono intanto Kurt Busch e Keselowski, di nuovo nelle prime posizioni, Larson e Buescher, ma il loro gap è già oltre i 5″. Jones ed Elliott inoltre sono in battaglia fra di loro e favoriscono il rientro di Brad che continua a guadagnare posizioni ma non terreno.

Ai -60 si apre la finestra per l’ultima sosta ma i leader aspettano. A 50 dalla fine, quando si entra nel vivo, con dei big Keselowski, Jones e Larson ai box, una ruota sfugge al controllo della crew di Newman e finisce nel prato fra pista e pit lane; a differenza di altre occasioni, i commissari chiamano subito una caution che segna le sorti della gara. Bowman, Ky.Busch, Elliott, Buescher, Bowyer e l’ottimo Reddick erano ancora in pista e quindi sono gli unici a pieni giri e possono sfruttare una sosta gratis. Il team #18 la sfrutta al meglio mandando Busch in testa alla gara, ma un polemico Rowdy commette un errore fatale in pit lane e si prende una penalità che condizionerà il suo finale.

Bowman è così ancora in testa alla gara davanti ad Elliott, che è di nuovo in corsa per la vittoria, a Stenhouse e Buescher con Larson e Keselowski dalla quarta fila e soli 13 piloti a pieni giri. Si riparte ai -39 e Chase in effetti torna in prima posizione davanti ad un Bowman che non scatta al meglio, ma poco dopo Blaney finisce a muro in curva 4 e ai -28 fora la posteriore destra e i detriti rimangono in pista per un’altra caution, decisiva per l’esito della gara.

I leader non si fermano ai box, ma Jones dalla sesta posizione guida in pit lane un gruppetto di cui fanno parte anche anche Keselowski, i fratelli Busch, Almirola e Johnson per montare gomme fresche. Grazie a questa caution torna a pieni giri anche Harvick, ma ormai non viene ritenuto più un pericolo. Si riparte ai -23 ed Elliott e Bowman si fanno un intero giro affiancati, poi Stenhouse prende la loro scia e si butta in curva 1 ed esce dal 3-wide in testa alla gara. Nello stesso giro in curva 4 Elliott finisce loose ed è costretto ad alzare il piede; per evitarlo Jones stringe la traiettoria e con Bowyer mette nel sandwich il compagno di squadra Kyle Busch.

Rowdy ne esce con un tire rub prima e poi con una foratura che lo costringe ai box. Per Busch si interrompe così la striscia di 11 top10 da inizio stagione ed il record condiviso con Morgan Shepherd non verrà battuto, almeno per quest’anno. Ai -20 Bowman riesce a sorpassare Stenhouse e torna in testa, ma dietro di loro stanno rimontando Jones e Keselowski con gomme nuove. Gli ultimi giri sono incredibili, con i tre piloti che danno tutto e ad ogni curva c’è profumo di sorpasso o di slide job.

Il primo sorpasso è quelli di Brad su Erik, poi parte l’elastico fra la #88 e la #2. Ai -8 Alex sembra aver messo un margine che permette almeno di respirare, ma basta un giro e Keselowski trova la scia buona e in uscita di curva 2, in una situazione tattica che durante la gara è passata progressivamente da speedway a superspeedway, Bowman manca il blocco su Brad che dunque passa in testa alla gara.

Tutto deciso? No, perché ai -4 arriva una caution per DiBenedetto (in quel momento nella top20) che rompe il motore e dunque Jones, il quale aveva appena sorpassato Bowman ma che vedeva Keselowski allontanarsi, avrà un’ultima chance all’overtime. Qualcuno come Stenhouse e pochi dietro di lui provano a giocarsi l’ultimo set di gomme, ma non ci sarà lo spazio sufficiente per sfruttarlo.

La ripartenza finale è – come tutte quelle precedenti – molto movimentata, ma qui c’è pure un pizzico di pepe: Keselowski scatta al meglio e Jones (il cui team aveva già discusso con i commissari per la classifica dopo la caution durante il giro di soste) dirà che Brad ha fatto una falsa partenza a suo parere. In ogni caso Erik perde subito metri preziosi che permettono a Brad di non avere alcun problema negli ultimi due giri. Dietro invece si incendia la battaglia, con Jones che all’inizio dell’ultimo giro porta un blocco estremo su Bowyer al punto che Clint si lamenterà con il giovane Erik nel post-gara. Jones alla fine commenta solo con un semplice “That’s racing”, ed in fondo è giusto così.

Già, anche Brad Keselowski che era stato nella top5 soltanto nei primi 30 giri, in seguito era scomparso in fondo alla top15 per poi recuperare posizione su posizione, sfruttare strategie rischiose, essere fortunato al momento giusto e infine fare le mosse decisive in pista si può riassumere con “That’s racing” perché – come appena detto – nella sua gara c’è un po’ di tutto. E la 30esima vittoria di Brad in Cup Series ha un sapore particolare, quasi dolceamaro perché il suo pensiero va subito a Mike Mittler, che era stato suo mentore; da Kansas City a Saint Louis c’è poca distanza e Brad voleva andarlo a trovare stamattina dopo la gara, ma Mike se ne è andato poco più di 48 ore prima.

Ed anche la gara nel suo complesso ha un sapore dolceamaro. Certamente è stata la migliore del 2019 con l’ormai famigerato maxispoiler, ma rimangono ancora tanti punti difficili da mandare giù, come il fatto che i piloti siano quasi sempre a tavoletta anche in curva, tanto di carico aerodinamico ce n’è in abbondanza, al punto che è quasi impossibile perdere il controllo della vettura.

Per chiudere, dietro a Keselowski concludono Bowman, al terzo secondo posto consecutivo e fregato solo dalle gomme più usurate nel finale, Jones, Elliott e Bowyer; completano la top10 Johnson, Kurt Busch, Larson, l’ottimo Reddick – meglio di A.Dillon e Hemric – e Buescher. In campionato la terza vittoria di Keselowski lo mette alla pari con Kyle Busch, ma soprattutto Rowdy, a causa del 30° posto, perde la leadership della generale per nove punti da un Joey Logano che, nonostante abbia finito doppiato, ha concluso al 15° posto.

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Nella gara della Truck Series primo successo nella serie (il secondo in totale in Nascar) per Ross Chastain che regala anche la prima gioia nella storia al Niece Motorsports. Ross vince una gara dominata da Friesen, Enfinger e Moffitt ma che tutti e tre buttano via nel finale. Dalla pole parte – a sorpresa visti i precedenti e la posizione dei compagni di squadra del ThorSport – Matt Crafton, ma già al nono giro Friesen è in testa alla gara e scappa via. Dietro di lui si allineano Crafton, Moffitt, Chastain ed Enfinger. La sorpresa – relativa – della prima stage è la rottura della trasmissione per Sauter, l’ennesimo problema di affidabilità in casa ThorSport; dopo una mezz’ora abbondante ai box concluderà  22° a 70 giri dal vincitore.

A metà stage Brandon Jones va in testacoda e la caution ricompatta il gruppo (Friesen aveva 4″ su Moffitt); Stewart non è il più forte né allo scatto, né sullo short run e così quando carbura sembra che sia imbattibile. Moffitt infatti lo sorpassa alla ripartenza, ma un paio di giri più tardi è di nuovo in testa e vince la prima stage. Al break le strategie in pit lane sono numerose e Creed si porta in prima posizione con solo due gomme fresche. Sheldon perde la prima posizione solo dopo la caution per l’escursione della Decker nell’erba, quando Enfinger – molto attivo nelle ripartenze – si porta al comando. Ma Friesen è incontenibile e uno alla volta passa tutti quelli che erano finiti davanti a lui alla sosta e vince anche la seconda stage.

Enfinger si ripete pure a questa ripartenza e si porta in testa alla gara davanti a Moffitt e Friesen. Il triello che dura i successivi 40 giri è incredibile, con Brett e Stewart che si scambiano le posizioni di continuo mentre cercano di sorpassare Grant, mentre Chastain è spettatore interessato dietro di loro. La gara si decide all’ultima sosta: Enfinger e Moffitt fanno un pit stop completo e dovrebbe farlo anche Friesen ma per una non ancora chiarita incomprensione col muretto, Stewart riparte con solo due gomme fresche e il serbatoio non pieno.

Friesen ha così un notevole vantaggio sugli avversari diretti, circa 6″, ma poco dopo questo aumenta e si annulla nello stesso momento: Enfinger e Moffitt entrano in contatto in curva 1 e Brett finisce in testacoda – e arriva la caution – mentre Grant fora; entrambi escono dalla lotta dalla vittoria e nel post-gara avranno visioni diverse sull’incidente. Si riparte ai -24 con Friesen in testa (ed è nettamente il più forte) ma deve risparmiare carburante e in suo soccorso arriva Reaume che si ferma in pista per un’altra caution. L’ultima ripartenza è ai -16 con Friesen davanti a Rhodes, Crafton, Gilliland e Chastain, protagonista poco prima di un incredibile salvataggio. Stewart sembra in grado di gestire la gara mentre dietro di lui Ross rimonta, ma il sogno di vincere la prima gara in carriera si interrompe a 3 giri dalla fine, quando rimane a secco.

Chastain ottiene così la sua prima vittoria nella Truck Series (e se non fosse iscritto alla Xfinity Series sarebbe secondo in campionato e qualificato per i playoff) davanti a Rhodes, il ritrovato Gilliland, Hill e Brandon Jones. Friesen invece mastica amaro per l’ennesima chance buttata via e nell’intervista rimane calmo soltanto perché è canadese ed è il comproprietario del team. In campionato non cambia nulla, con Sauter in vetta alla griglia playoff ed Enfinger leader della generale.

I risultati odierni

La classifica della “Digital Ally 400”

La classifica generale

Così il campionato dopo 12 gare

I prossimi appuntamenti

La Nascar torna a casa a Charlotte per i prossimi due weekend. Nel primo, venerdì correranno i Truck e sabato per la Cup Series ci sarà la tradizionale All-Star Race, mentre nel secondo al sabato ci sarà il ritorno della Xfinity Series e domenica notte la classica Coca-Cola 600

Immagine: GettyImages per nascar.com

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