NASCAR | The greatest Joey of his life

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di Gabriele Dri @NascarLiveITA
19 Novembre 2018 - 16:35
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Joey Logano è stato l’unico a mantenere le promesse dell’ultima settimana. Prima di Phoenix aveva detto audacemente: “Sono io il favorito per il campionato” e tecnicamente era vero dato che allora era ancora l’unico ad essersi qualificato per Homestead. Poi ha dichiarato: “Io e il mio team abbiamo imparato dagli errori precedenti” e infatti la squadra è stata perfetta in ogni situazione, non si è lasciata prendere dal panico nonostante le difficoltà iniziali e quelle durante la gara. La Ford #22 del Team Penske non era la più veloce in generale, ma lo è stata nella fase decisiva della gara, quando tutti i diretti avversari sono nei paraggi e davanti a te ci sono solo pochi giri per andare a conquistare il primo titolo della Cup Series in carriera.

La gara

Per comprendere meglio quanto successo in questa gara, epilogo compreso, dobbiamo partire dalla prima sessione di libere, quella in cui si valuta l’assetto da qualifica. Dopo il primo tentativo Truex è in testa, Kyle Busch è secondo a un decimo, Harvick terzo a due decimi. Logano è 18° a mezzo secondo. Le premesse non sono le migliori per Joey, ma con gomme usurate al secondo e terzo tentativo la situazione diventa molto più rosea e infatti in qualifica Logano torna nei ranghi. A prendersi la pole è Denny Hamlin davanti a Kyle Busch e Truex, Logano è quinto mentre Harvick delude (sottosterzo) ed è solo 12°. Nella selezione degli stalli in pit lane (effettuata secondo la classifica della qualifica) il team di Hamlin rinuncia al posto migliore, il primo a pochi metri dall’uscita dei box, lasciandolo così a Kyle Busch per favorire la vittoria finale del Joe Gibbs Racing.

Nelle libere del sabato per definire l’assetto di gara a brillare è proprio Logano davanti a Truex e Kyle Busch, mentre Harvick soffre ancora e le sue quotazioni scendono bruscamente, ma al via tutti si dimenticano di questo e comincia la sfida decisiva. Alla bandiera verde Hamlin rimane in testa (nel giorno del suo 38esimo compleanno cerca la prima vittoria stagionale) davanti a Ky.Busch, Logano e Truex mentre Keselowski perde subito posizioni. A stupire, viste le premesse, è però Harvick che in 20 giri è già subito dietro a Truex. Il pilota della #4 sfrutta la traiettoria interna per sorpassare sia Truex che Logano e questo, viste le gare precedenti di Homestead, dovrebbe insospettire. 

Al giro 35 Larson, uno dei favoriti della gara e in quel momento 10°, dà il via al primo giro di soste e viene seguito due giri dopo da tutti gli altri big tranne Truex, che si ferma ulteriori due giri dopo e perde tanto tempo con questo overcut. In pit lane Harvick aveva superato pure Kyle Busch e al giro 43 si ripete in pista su Hamlin ed è in testa alla gara. Soli 43 giri per rimontare da 12° a 1°. I suoi avversari cominciano a sudare freddo. Intanto anche Larson prosegue il suo recupero e ad uno ad uno, in un caso come su Logano ed Hamlin tenta uno slide job che vale doppio, e si porta in seconda posizione.

Harvick vince la prima stage davanti a Larson, Kyle Busch, Logano e Truex, questi ultimi staccati però di ben 6, 8 e 9″. Il secondo giro di soste non cambia la prima posizione, ma anche in questa occasione il pit stop di Kyle Busch non è eccellente e scivola in nona posizione. Alla ripartenza Larson scatta meglio e passa in testa seguito da Logano e Harvick, ma la sua velocità sullo short run è esattamente all’opposto rispetto a quella di Joey, il quale si porta al comando della gara un paio di giri più tardi. Sono bastati 90 giri e tutti i “Championship 4” sono stati per almeno una tornata campioni virtuali.

L’andamento della gara di Logano è il solito: bene sullo short run, male sul long run e così al giro 105 Larson torna primo mentre Logano perde posizioni, prima da Harvick, poi da Truex e poco prima del giro di soste pure da Almirola; in questa occasione c’è la terza sosta non eccellente per Kyle Busch. A 30 giri dalla fine della stage c’è la prima caution “naturale” di tutto il weekend ed è per detriti in curva 4; pochi istanti dopo Jones, ai margini della top20 e primo dei doppiati anche se a due giri, finisce a muro.

Tutti ritornano ai box e la prima sosta buona della gara di Kyle Busch lo riporta in quinta posizione, subito dietro ai tre rivali e a Larson. Alla bandiera verde Larson scatta bene ma paga ancora lo short run e Harvick si porta al comando. Tuttavia Kyle non demorde e rimane attaccato a Kevin fino al sorpasso proprio all’ultima curva della stage che vince per soli 85 millesimi su Harvick; seguono Logano, Truex, Almirola e Kyle Busch. 

Dopo due stage in cui la pit crew migliore sembra, incredibilmente, quella di Harvick, sale in cattedra il team di Logano, mandato in testa davanti ad Harvick, Truex, Kyle Busch e Larson: al giro 163 per la prima volta nella gara i “Championship 4” sono nelle prime quattro posizioni. Sta calando la sera su Homestead e i valori in campo cambiano in breve tempo.

Logano stranamente sceglie la corsia esterna alla ripartenza a 100 giri dalla fine e così Harvick lo sorpassa subito, ma al giro successivo (vedi alla solita voce short run) Joey torna in testa. La sorpresa è la crisi di Harvick, senza aderenza e costretto ad alzare il piede lasciando strada a Truex mentre Kyle Busch non riparte bene e torna dietro a Larson. 

Come detto è arrivato il tramonto e tutti si aspettano il ritorno di Larson, ma purtroppo non avviene: a 75 giri dalla fine si appoggia al muro in curva 4 e fora la posteriore destra che cede poche decine di metri dopo mandandolo a muro in curva 1 e provoca una caution che è fuori dalla finestra dell’ultima sosta, ma che in ogni caso, visto l’alto degrado delle gomme, rimanda tutti ai box. Logano e Truex rimangono in testa, riemerge Hamlin in terza posizione (dopo un’errore alla prima sosta) davanti ad Harvick mentre ancora una volta Kyle Busch precipita in classifica ed è ottavo; sarà l’errore che condizionerà la sua gara da qui in poi.

Lo stint che segue è una replica del precedente: Logano sceglie la corsia esterna e stavolta è Truex ad affiancarlo, c’è pure un contatto sul rettilineo opposto, ma poi Joey allunga sfruttando la velocità iniziale. Ma il pessimismo cresce: se in precedenza il vantaggio massimo era stato di 1.8″, ora tocca solo gli 1.1″, poi Truex inizia la sua rimonta mentre dietro di loro, staccati di 2″ e 4 “, ci sono Harvick e Kyle Busch, risalito grazie ad un’ottima ripartenza.

Senza più Larson non ci sono più avversari, sono solo loro quattro sull’arena in pratica. Logano ha bisogno urgente di una caution dato che la sua fase ideale dura al massimo dura 15 giri e poi cede alla distanza. Purtroppo per lui la caution non arriva e a 49 giri dalla fine Truex lo raggiunge, sorpassa e torna in vetta al campionato. Dopo le forature di Byron e Jones (senza però testacoda) a 39 giri dalla fine inizia il giro di soste; Harvick si ferma ai -38, Truex e Logano al giro successivo, Kyle Busch, che nel frattempo era stato ripassato da Hamlin, deve invece giocarsi il tutto per tutto con una strategia alternativa dato che non ha la vettura più veloce e prosegue in testa sperando in una caution.

Purtroppo per Truex la sosta è lenta e così Logano colma il distacco di 2″ che si era creato e gli ritorna davanti, ma Harvick beffa entrambi grazie all’unico giro di undercut ed è lui virtualmente il campione ora. Logano è in scia ad Harvick e deve passarlo subito se vuole tornare nella posizione buona per il titolo, ma non ce la fa e, persa l’occasione in cui ha la macchina migliore, vede Kevin pian piano guadagnare terreno e anche Truex è sempre più grande negli specchietti. 

22 giri alla fine. Kyle Busch è ancora in testa e deve ancora fermarsi ai box. Ha bisogno di una caution entro tre giri, altrimenti il suo piano affonderà. Dietro di lui Truex torna davanti a Logano, il quale a questo punto ha bisogno anche lui di una caution. E al giro successivo arriva la caution: Bowyer e Keselowski stanno lottando in pista e per il quinto posto in classifica generale e arrivano dietro ai doppiati Suarez e Ragan, a loro volta in battaglia. Nessuno dei quattro alza il piede e così il 4-wide in curva 1 termina con Keselowski che manda in testacoda Suarez. Chi aveva più bisogno della caution? Soprattutto Kyle Busch, ma anche Logano. Chi la provoca? Keselowski e Suarez, i loro compagni di squadra. Ma qui è solo una coincidenza (s)fortunata.

A 20 giri dalla fine, e con un’ultima sosta decisiva da fare, tutti e quattro hanno una motivazione valida per cui possono ritenersi favoriti: Kyle Busch ha la posizione in pista, Harvick ha dimostrato nell’ultimo stint di avere sufficiente velocità per resistere, Truex ha vettura migliore sul long run, Logano quella sullo short run. Ma lo stint finale, che sarà di circa 15 giri, come va catalogato, come corto o come lungo? Chi vivrà vedrà, dato che nel mezzo bisognerà fare anche dei sorpassi.

Ultima sosta: il team di Kyle Busch dopo una giornata disastrosa tira fuori la prestazione buona al momento buono, lo seguono Truex e Logano mentre la pit crew di Harvick fa l’opposto della #18 e dopo una giornata perfetta fa perdere due posizioni fondamentali a Kevin. Harvick in pratica esce di scena ora e in lotta rimangono in tre a soli 15 giri dalla fine. Alla bandiera verde Truex batte subito Busch e si porta in testa e Logano lo imita al giro successivo. E anche Kyle Busch esce di scena.

14 giri alla fine. E’ di nuovo duello fra Truex e Logano, così come lo è stato per tutta l’ultima stage, così come lo era stato a Martinsville. Truex ha l’occasione di vendicarsi di quanto successo tre settimane fa. Joey ha ancora la vettura migliore sullo short run e Martin deve difendersi. A 12 giri dalla fine Truex in curva 1 è costretto a tenere l’interno, Logano invece tiene giù il piede e lo sorpassa all’esterno portandosi in testa. 

Logano allunga subito, il suo margine passa da 2 a 9 decimi in appena due giri. Se negli stint precedenti Truex aveva limitato il distacco prima a 1.8″ e poi a 1.1″, qui non ce la fa. A quattro giri dalla fine, quando Logano raggiunge i primi doppiati, il margine da recuperare è di 1.6″. Troppo. Truex prova un’ultima resistenza ma a due giri dalla fine, vedendo che la caution non arriva, accusa il colpo e molla. Joey Logano inizia l’ultimo giro con 2″ sul rivale.

Dopo due tentativi andati a vuoto nel 2014 e nel 2016 Joey Logano diventa così campione per la prima volta in carriera e regala a Roger Penske il secondo titolo in carriera e alla Ford il primo titolo piloti dal 2004, se si parla di titolo costruttori il primo dal 2002. E la Ford Fusion, dopo tante vittorie ma nessun trionfo finale, va così in pensione con l’agognato titolo e la Mustang, che debutterà il prossimo anno, avrà un arduo palmarés da pareggiare.

Per la cronaca Truex conclude secondo davanti ad Harvick e Kyle Busch. Completa la top5, nonostante tutto, Keselowski e nella top10 Kenseth, probabilmente all’ultima gara in carriera e che chiude a testa alta grazie alla stessa strategia adottata da Kyle Busch, Elliott, Bowyer, Almirola e Kurt Busch.

L’onore delle armi va agli sconfitti, per primo Martin Truex Jr. che chiude la storia del Furniture Row con un secondo posto sì, ma anche con la vettura più veloce della gara, ma solo sul long run e per lui i 15 giri finali erano troppo pochi. Per Harvick e il suo team si può dire che si sono lasciati prendere dal panico conseguente alle qualifiche e hanno assettato la vettura troppo per la prima parte di gara, quando c’era ancora il sole. Quando è calata la sera, per Harvick è stata praticamente notte. Kyle Busch invece non ha mai avuto la macchina perfetta in ogni condizione, né all’inizio, né alla fine. Ha compensato con il talento finché ha potuto, ma non è bastato e soprattutto non è stato supportato dalla pit crew.

Sicuramente non ha vinto il pilota più forte della stagione, ma Logano e il suo team hanno raggiunto il picco di forma nel momento giusto. Il Team Penske nelle ultime 12 gare della stagione ha conquistato 6 vittorie, tre con Keselowski, una con Blaney e due con Joey, arrivate nei momenti giusti a Martinsville e Homestead. Logano inoltre nei playoff su 10 gare ha ottenuto sei top5 e otto top10, nessuno come lui, e sarebbero potute essere di più senza la penalità di Richmond (14°) e la foratura di Phoenix (37°), quest’ultima ininfluente dato che si era già qualificato per Homestead.

Congratulazioni dunque a Joey Logano e, come detto da lui stesso nel dopo gara, l’obiettivo ora è ripetersi nel 2019. La stagione è finita da poche ore, ma si pensa già al prossimo anno, sia per chi vuole riconfermarsi, sia per chi vuole la rivincita.

Il campione

Joey Logano nasce a Middletown, Connecticut il 24 maggio 1990; il papà Tom è di origini italiane. All’età di sei anni comincia con le midget in Connecticut e il giovane Joey comincia a vincere fin da subito, ma le leggi statali impediscono di passare ad auto più potenti in età così precoce. Così a 14 anni la famiglia si trasferisce in Georgia, dove prosegue a vincere e conquistare record di precocità.

A 15 anni viene notato da Mark Martin, allora pilota del team Roush, che già allora dichiara: “Senza dubbio sarà uno dei più grandi di sempre della Nascar” e Randy LaJoie, due volte campione della Xfinity Series gli regala il primo soprannome: “sliced bread”, come nel proverbio americano “the greatest thing since sliced bread”. Nel 2007 una nuova regola della Nascar permette ai piloti di correre nelle serie minori dall’età di 16 anni e quindi Joey salta subito sul carro. Il Joe Gibbs Racing lo sceglie per disputare la K&N Series. Alla prima gara è già in victory lane, a fine anno i successi sono cinque e il campionato è suo. Joey brucia le tappe e salta la Truck Series: il 4 maggio debutta nella ARCA Series a Rockingham e vince, il 31 maggio è il turno della Xfinity Series a Dover all’età di 18 anni e 7 giorni. Alla prima gara è sesto, due settimane più tardi in Kentucky – terza gara – ha già vinto.

Dopo aver disputato l’intera seconda parte della stagione con il Joe Gibbs Racing in Xfinity Series, i piani però saltano. Tony Stewart ha annunciato che lascia la squadra per fondare un suo team in collaborazione con Gene Haas. E il pilota prescelto per sostituirlo sulla Toyota #20 è proprio Logano. Come è lecito aspettarsi il debutto è difficile (43° e ultimo alla Daytona500 per un incidente), ma in New Hampshire il 28 giugno vince a sorpresa una gara interrotta dalla pioggia; a 19 anni e 35 giorni è tutt’oggi il vincitore più giovane nei 70 anni di storia della Cup Series.

Vincere non è semplice, ripetersi è ancora più complicato. Prima della seconda vittoria, a Pocono battendo il suo mentore Mark Martin con un bump&run, passano quasi tre anni e il successo arriva quando ormai i rapporti col team sono incrinati. In quattro stagioni con il JGR il miglior risultato è un 16° posto finale e così al suo posto per il 2013 viene scelto Matt Kenseth. La sua carriera sembra in un vicolo cieco, ma per sua fortuna al Team Penske si libera un sedile a causa della positività all’antidoping di AJ Allmendinger e così sia Roger, sia Brad Keselowski, decidono di credere in Joey.

La prima vittoria con il team Penske arriva in Michigan in estate e con essa la prima qualificazione ai playoff. Il 2014 è la stagione della vera esplosione: cinque vittorie e l’accesso alla prima edizione dei “Championship 4” di Homestead, dove chiaramente è l’outsider, ma viene escluso dalla lotta finale solo per un’ultima sosta disastrosa. Il 2015 è la stagione migliore per Logano: vince la Daytona500 e altre cinque gare, comprese tre consecutive nei playoff. Purtroppo la sua corsa verso il titolo viene interrotta dalla faida con Matt Kenseth, uno dei tanti piloti con cui si è scontrato per il suo stile di guida molto duro, che lo spedisce a muro a Martinsville.

Il 2016 regala a Logano un’altra qualificazione per Miami; ancora una volta non è il favorito, ma anche in questa occasione resta il lizza fino alla fine, nonostante l’incidente con Edwards, e termina la stagione da vicecampione. Sembra tutto pronto per vincere il titolo, ma il 2017 è invece l’anno più complicato. Vince sì a Richmond, ma la vettura è irregolare e da lì inizia una spirale negativa che lo esclude addirittura dai playoff. Nel 2018 il rimbalzo da record (mai nessuno era passato dal 17° posto al trionfo in due stagioni consecutive). Vince a Talladega in una gara che lo incorona come nuovo re degli superspeedway, poi dopo una stagione consistente il picco di forma arriva proprio nei playoff. Con il successo di Martinsville si conquista per la terza volta il gran finale di Homestead, finalmente coronato dal successo più prestigioso.

I risultati odierni

La classifica della “Ford EcoBoost 400”

La classifica finale

La classifica finale della “Monster Energy Nascar Cup Series 2018”

I prossimi appuntamenti

La stagione 2018 è terminata, ma il conto alla rovescia è già cominciato. Mancano infatti meno di 100 giorni alla Daytona500 del 2019 (17 febbraio), mentre la settimana precedente ci sarà il consueto “The Clash”. Se verrà rispettato il programma degli anni scorsi, i motori si riaccenderanno ufficialmente sabato 9 febbraio.

Immagini: GettyImages per nascar.com

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