NASCAR | Miami-Homestead 2018 | Anteprima

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di Gabriele Dri @NascarLiveITA
16 Novembre 2018 - 10:00
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Ancora una volta la Florida e l’ovale di Miami-Homestead ospitano l’ultima gara della stagione e per la quinta volta nella storia della Cup Series (la terza per Xfinity e Truck) saranno l’epilogo dei playoff con il format a eliminazione, in cui i quattro contendenti rimasti in corsa battagliano per il titolo partendo alla pari e l’unica cosa che conta è il piazzamento finale al traguardo. Nella categoria regina a contendersi il titolo saranno in pratica i migliori tre piloti della regular season, tant’è che per la stampa sono diventati i big3, Kyle Busch, Kevin Harvick e Martin Truex Jr., e colui che ha fatto il più grande salto di qualità durante i playoff, ovvero Joey Logano.

Cup Series
Kyle Busch (Toyota #18, Joe Gibbs Racing)

Onestamente ho fatto fatica a scegliere l’ordine con cui presentare i piloti. Ho messo Logano per quarto perché, nonostante sembri quello più in forma, non è sicuramente il favorito. Poi è venuto naturale mettere Truex per terzo perché in questo momento non vale né Kyle Busch, né Harvick. Sì, ma tra questi due chi è più avanti, dato che entrambi hanno conquistato otto vittorie? E al photofinish ho deciso per Kyle Busch, perché a Homestead contano i dettagli e, come scoprirete qualche paragrafo più avanti, il team #18 mi sembra più in condizione di fare la gara perfetta rispetto al #4. Magari Harvick sarà più veloce di Busch, ma è inutile esserlo se riparti 18°, o anche 6° quando il rivale è invece 1°.

Anche Kyle ha avuto delle gare storte, ma comunque le vittorie ottenute sono di peso, comprese quelle sugli ovali da 1.5 miglia a Fort Worth, Charlotte e Chicago e quella di domenica scorsa a Phoenix, e testimoniano il suo valore. Una volta il soprannome “The Closer” era attribuito ad Harvick per la sua abilità nel conquistare la vittoria nel finale di gara dopo essere stato nell’ombra. Bene, nel 2018 questo titolo a mio avviso è passato a Kyle Busch, il quale in qualche occasione ha iniziato la gara lamentandosi (eufemismo) della vettura e poi pian piano ad ogni stint risaliva la classifica ignorato da tutti fino a quando te lo ritrovavi prima in testa e infine in victory lane.

Se ci aggiungiamo un team collaudato, l’esperienza di 15 anni di carriera (nonostante all’anagrafe ne abbia solo 33), le 51 vittorie ottenute in Cup Series che hanno portato il suo totale in Nascar, nonostante una stagione sotto la media in Xfinity e Truck, a quota 194, il fatto di essere a Homestead per la quarta volta consecutiva e di aver già provato l’emozione del titolo nel 2015, tutto questo – a mio avviso – lo mette davanti ad Harvick come favorito per il titolo, anche se solo per un pelo. 

Kevin Harvick (Ford #4, Stewart-Haas Racing)

La stagione migliore della carriera di Harvick. A 42 anni, quasi 43. Sì, tutto questo è possibile in Nascar. Una stagione, numeri alla mano, migliore anche del 2014 quando conquistò il titolo. Da quando Harvick è passato allo Stewart-Haas Racing proprio nel 2014, dopo più di 10 anni al RCR, i numeri parlano chiaro: 22 vittorie in cinque anni e quattro qualificazioni per Homestead e in ogni occasione è sempre in posizione buona per rivincere. Ma gli otto successi ottenuti quest’anno, tanti quanti Kyle Busch, nascondono qualche crepa.

Prima di tutto quello che ha fatto più notizia, ovvero la vettura risultata irregolare dopo la vittoria ottenuta in Texas (spoiler manomesso) che fa il paio con il windowgate di Las Vegas. Come conseguenza della penalità più recente Harvick a Homestead non potrà avere al suo fianco due figure chiave come il crew chief, Rodney Childers, e il car chief. Per correttezza bisogna dire che a Phoenix, almeno fino alla foratura, queste mancanze non si sono fatte notare e Harvick era il solito dominatore. Sì, ma la pista dell’Arizona è come il giardino di casa per Kevin, Homestead un po’ meno nonostante i numeri dicano altro. E dunque bisognerà valutare bene quanto succederà nelle libere nella definizione dell’assetto.

L’altro – enorme – punto debole di Harvick è quanto succede in pit lane. In tutto il 2018 non solo la sua pit crew, ma tutte quelle dello Stewart-Haas Racing, non si sono dimostrate all’altezza di un team che punta al titolo: soste lente, scivoloni, penalità sia dei meccanici, sia di Harvick per eccesso di velocità. In sintesi dettagli che, in una gara in cui tutto deve essere perfetto, possono costare il titolo. A penalizzare ulteriormente Harvick è il fatto che lo SHR non ha potuto fare delle sostituzioni alla sua pit crew per creare una sorta di “All Star Team” prima di questa settimana, dato che tutti e tre i suoi compagni di squadra erano in corsa per il titolo fino alla scorsa domenica e quindi il loro debutto insieme sarà direttamente in pista a Homestead. Dunque, se seguirete la gara di Harvick, date un occhio alla pista e due alla pit lane.

Martin Truex Jr. (Toyota #78, Furniture Row Racing)

One last time. Un’occasione irripetibile per chiudere in bellezza una storia tipicamente americana. Come è noto a tutti il Furniture Row chiuderà i battenti a fine stagione e Martin Truex Jr. ha la possibilità di riconfermarsi campione dopo il trionfo dell’anno scorso. Se nel 2017 però ci arrivò da unico favorito, dato il domino espresso in tutto il campionato e in particolare sugli ovali da 1.5 miglia, oggi si presenta a Homestead da terzo incomodo dietro ai favoriti Kyle Busch e Harvick. L’ultima vittoria risale infatti a metà luglio, al culmine di un’inizio di estate spettacolare, non solo per quanto dimostrato in pista.

E’ infatti anche grazie alla guida del crew chief Cole Pearn, di cui rimarrà il capolavoro di Sonoma, che Truex è diventato il pilota che conosciamo oggi e che invece fino a qualche anno fa sembrava perduto per sempre fra team poco competitivi che poco dopo chiudevano i battenti. Tema che si è ripetuto anche quest’anno, anche se con prestazioni decisamente diverse rispetto al passato. Però è innegabile che questo fatto abbia influenzato tutta la squadra. Se Martin e Cole hanno facilmente trovato un lavoro per il 2019, tutti gli altri addetti hanno dovuto impegnarsi anche in questo e ci dobbiamo pure aggiungere il fatto di doversi trasferire di nuovo da Denver a Charlotte. Quindi tante preoccupazioni e tante distrazioni che, come ammesso dallo stesso Pearn, si sono fatte sentire.

La stagione di Truex è stata come un interruttore, o acceso (4 vittorie e 19 top5) o spento (sole 20 top10, cioè solo una volta si è piazzato fra il sesto e il decimo posto ed è stata due settimane fa in Texas) e nelle ultime gare più di una volta è dovuto partire di rincorsa dal fondo a causa di una brutta qualifica o di problemi ai controlli tecnici. Poi in ogni occasione lui e Cole hanno rimediato e sono tornati nelle posizioni usuali: a Charlotte erano in testa fino all’ultima curva, quando è stato mandato in testacoda da Johnson, e lo stesso è successo a Martinsville, dove ha offerto il paraurti a Logano che subito ne ha approfittato. Però rimane sempre il dubbio che in questo 2018 a Truex manchi sempre quel qualcosa per ottenere una vittoria, anzi la vittoria che chiuderebbe in gloria la storia del Furniture Row Racing.

Joey Logano (Ford #22, Team Penske)

Per lungo tempo si è cercato chi sarebbe stato il “quarto di Homestead” dietro ovviamente ai big3, sempre ammesso che per loro non ci fossero stati incidenti di percorso. L’estate non ha fornito indicazioni, poi è arrivato Keselowski con le tre vittorie consecutive fra Darlington e Las Vegas, quindi i due successi di Elliott hanno ribaltato i pronostici. E invece alla fine la vittoria di forza di Joey Logano a Martinsville ha chiuso subito i giochi del “Round of 8” mettendo alle corde gli altri quattro rivali rimasti in corsa. 

Così Logano accede per la terza volta all’atto decisivo e – fatto curioso – lo ha fatto sempre negli anni pari: nel 2014 era l’outsider e venne escluso dalla lotta per il titolo da un’ultima sosta disastrosa e nel 2016 lottò duramente sia a Phoenix per qualificarsi, sia a Miami, dove né lui, né Edwards vollero alzare il piede e così Carl finì a muro favorendo la vittoria di Johnson. Nel mezzo nel 2015 poteva vincere il titolo, ma fu fatto fuori da Kenseth a Martinsville, e il disastroso 2017 in cui non si qualificò neanche ai playoff. Quest’anno invece è stato il primo a qualificarsi per Homestead e il vantaggio di due settimane con cui ha ottenuto questo sui rivali potrebbe giocare a suo favore.

Joey e il suo team hanno imparato da quasi tutti gli errori del passato. Dalla sosta eterna del 2014 è nata probabilmente la miglior pit crew in tutta la Cup Series e questo, visto quanto detto in precedenza, potrebbe essere decisivo. Dall’altro canto rimane qualche punto debole: se l’assetto è quello buono allora può lottare per il titolo, altrimenti in caso di long run può crollare come successo troppe volte in passato e anche la scorsa settimana. E, last but not least, la condotta di gara dura che in passato gli ha creato tanti nemici dentro e fuori la pista ma che ultimamente è stato apprezzata anche da tifosi che prima lo odiavano. L’ultimo in ordine di tempo è Truex, a cui ha tolto la vittoria a Martinsville con un classico bump & run. Martin ha giurato che Joey non vincerà il titolo, ma arriverà la vendetta in pista? Non credo, comunque per Joey servirà la giornata perfetta per battere Harvick e Busch.

Le statistiche

Per valutare meglio il loro potenziale, concediamo però a questi piloti di scartare il peggior risultato sugli ovali da 1.5 miglia, dato che su dieci corse totali ci può essere una gara storta a causa di un incidente o di un problema meccanico. Facendo queste considerazioni, la media durante il 2018 diventa questa:

  1. Kyle Busch: 3.88 (3 vittorie)
  2. Martin Truex Jr.: 3.88 (1 vittoria)
  3. Joey Logano: 6.11 (0 vittorie)
  4. Kevin Harvick: 7.22 (4 vittorie ma anche due incidenti che abbassano la media)

Come si può vedere, questi quattro piloti hanno conquistato otto delle dieci gare disputate sugli ovali da 1.5 miglia. Le uniche eccezioni sono state Keselowski a Las Vegas ed Elliott in Kansas, entrambe durante i playoff.

Il regolamento

Come sempre la gara di Homestead verrà suddivisa in tre stage con punti assegnati ai due traguardi intermedi, tuttavia ai quattro piloti in lizza per il titolo questo interessa relativamente poco se non per la strategia complessiva. Infatti, verrà eletto campione chi di questi sarà il meglio piazzato alla bandiera a scacchi, che sia o no il vincitore della gara. Nei quattro casi precedenti (Harvick nel 2014, Kyle Busch nel 2015, Johnson nel 2016 e Truex l’anno scorso) chi ha conquistato il titolo ha sempre vinto anche la gara, risparmiando agli organizzatori qualche imbarazzo sul fatto di dover ignorare chi fosse arrivato 1° per concentrarsi sul trionfatore del campionato.

Gli altri piloti dunque saranno ancora in gara per il successo parziale e per conquistare punti con l’obiettivo di migliorare la posizione in campionato. La battaglia per il quinto posto finale in campionato si preannuncia interessante fra Elliott, Kurt Busch, Almirola e Keselowski, mentre quella per il 17° posto (ovvero il primo di coloro che non si sono qualificati ai playoff) è stata già decisa a Phoenix a favore di Ryan Newman. A Homestead occhi puntati anche su altri piloti: Jimmie Johnson e Denny Hamlin sono ancora a secco di vittorie in campionato ed entrambi puntano a prolungare una striscia positiva di stagioni consecutive con almeno un successo, iniziata rispettivamente nel 2002 e nel 2006. A quota zero nel 2018 anche Kyle Larson, sempre molto veloce a Miami.

Per Johnson sarà una gara ancora più particolare dato che sarà l’ultima con al muretto Chad Knaus, il crew chief con cui ha vinto i suoi sette titoli, e sulla #48 lo storico sponsor Lowe’s. Dal 2019 per lui inizierà una fase nuova della sua carriera, purtroppo l’ultima dato che a settembre Jimmie ha compiuto 43 anni. Sarà anche l’ultima gara prima della pausa invernale e dei consueti cambi di scuderia: Truex andrà al JGR e Newman al Roush-Fenway sono gli unici cambi di rilievo ufficializzati, ma sarà – probabilmente – l’ultima occasione per vedere, almeno con continuità, piloti come Matt Kenseth e Jamie McMurray.

Xfinity Series

Il gran finale della Xfinity Series vede un grande favorito e tre piloti al suo inseguimento, ma visto quanto successo nei playoff bisogna dire “mai dire mai”. Partiamo dunque dal grande escluso Justin Allgaier, protagonista della miglior stagione in carriera con ben cinque vittorie, ma che ha vissuto dei playoff orribili e quindi a Phoenix è stato eliminato e questo va tutto a vantaggio di Christopher Bell, il pilota dell’anno dato che alla prima stagione completa ha conquistato addirittura sette successi, compreso quello della scorsa settimana a Phoenix, in cui era obbligato a farlo per non essere eliminato dopo i due incidenti di Kansas e Texas.

Contro questo Bell sembra esserci poco da fare, ma non bisogna sottovalutare il potenziale di Cole Custer, vincitore non solo in Texas due settimane fa, ma anche ultimo trionfatore qui a Miami l’anno scorso (quando era stato già eliminato dai playoff) con addirittura 15″ di margine sul secondo. Cole sembra essere dunque il candidato principale ad affrontare il pilota del Joe Gibbs Racing e nonostante abbia soltanto 20 anni è già alla seconda stagione completa in Xfinity Series e quest’anno ha pure debuttato in Cup Series stupendo in qualifica a Richmond.

Un gradino più in basso c’è Daniel Hemric, pilota del Richard Childress Racing che il prossimo anno salirà di categoria prendendo il posto di Ryan Newman. Hemric è sicuramente il pilota più consistente, ma a penalizzarlo c’è la mancanza di confidenza nei momenti cruciali dato che gli manca ancora la prima vittoria in carriera, viste le quattro stagioni a secco fra Truck e Xfinity. Un altro punto a suo favore è il fatto di essere l’unico dei quattro ad essersi già qualificato per Homestead l’anno scorso e quindi sa già cosa vuol dire essere sotto pressione. Inoltre vincere per la prima volta conquistando allo stesso momento il campionato sarebbe una bella storia da scrivere.

All’inseguimento di questi tre piloti c’è Tyler Reddick, pilota del JR Motorsports che ha iniziato la stagione col botto andando a vincere la gara di Daytona con un margine di 0,000″ su Elliott Sadler, ma che poi ha pagato una vettura che praticamente in ogni gara era sovrasterzante e che in molte occasioni gli ha fatto toccare il muro in maniera più o meno grave. Durante i playoff è stato realizzato per lui un nuovo telaio che ha risolto molti di questi problemi e i risultati si sono visti, ma comunque sembra quello meno favorito al titolo.

Truck Series

Delle tre gare in programma nel weekend, quella che riguarda la Truck Series sembra la più equilibrata, ma – purtroppo – molto dipenderà dal motore scelto, argomento di discussione sempre più grande. Partiamo però dai piloti: in corsa per il titolo ci sono i compagni di squadra al GMS Racing Johnny Sauter e Justin Haley, il pilota dell’Hattori Racing Brett Moffitt e quello del Kyle Busch Motorsports Noah Gragson. Sauter è stato il dominatore della stagione con sei vittorie in 22 gare, ma non sembra essere più il favorito assoluto dato che nei playoff ha avuto più di una gara negativa e solo la sua esperienza può guidare il team verso il bis dopo il campionato vinto nel 2016.

In grande ascesa c’è invece il suo compagno di squadra Haley, vincitore di ben tre gare tra cui l’ultima su un ovale da 1.5 miglia in Texas e sempre nella posizione buona nel finale di gara, come testimoniano i successi di Mosport e – appunto – in Texas dove all’ultima curva non era primo ma ha saputo approfittare dei guai altrui. Un gradino dietro di lui c’è Brett Moffitt con il truck dell’Hattori Racing, scuderia che alle difficoltà economiche dovute alla mancanza di sponsor ha sopperito con le vittorie, ben cinque compresa l’ultima di Phoenix. Se al via Moffitt sembra partire leggermente dietro, in caso di ripartenza a una manciata di giri alla fine Brett diventa il favorito assoluto, dato che il sorpasso ai limiti dell’incredibile nel momento decisivo è diventato il suo marchio di fabbrica.

Un grosso punto di domanda è invece Noah Gragson. Se il materiale a disposizione è di ottimo livello, è invece il pilota a non convincere. Noah dimostra di essere il pilota dal grande talento, scelto da Kyle Busch prima e da Dale Jr. poi, ma soltanto nella prima stage. Poi basta un piccolo momento di difficoltà che lo rimette nel gruppo e da lì troppe volte non è riuscito a rimontare verso la prima posizione. Ha vinto soltanto una gara quest’anno ed è successo in Kansas a maggio, poi sono seguiti troppi alti e bassi all’interno delle stesse gare. A Phoenix sembra aver ripreso il bandolo della matassa, ma rimangono i dubbi.

Come detto nelle ultime settimane è sorto il “caso motori”. A inizio anno, per ridurre i costi, la Nascar ha introdotto un motore standard prodotto dalla Ilmor che i team potevano montare al posto di quelli realizzati dai costruttori; fin da subito la lotta si è ristretta fra motori Ilmor e Toyota. Il GMS, marchiato Chevy, ha puntato ovviamente su Ilmor mentre Hattori e KBM, con carrozzeria Toyota, hanno alternato fra i due motori a seconda delle caratteristiche della pista. A scatenare la polemica sono stati gli aggiustamenti (due durante i playoff) decisi dalla Nascar per penalizzare le prestazioni del motore Toyota di almeno una decina di CV. Il team Hattori ha tenuto le carte coperte il più possibile, infine ha annunciato che utilizzerà il motore Ilmor. Dai rivali del GMS dievano già che, nel caso avessero scelto il motore Toyota, per loro non ci sarebbero state speranze di vittoria. Dal team Hattori ci sono state le stesse parole, ma al contrario. E il grande peccato sarebbe che una categoria così bella e combattuta come la Truck Series si riducesse solo a questa polemica.

Il programma del weekend

Venerdì 16/11:

14:35-15:25 FP1 Truck

16:05-16:55 FP2 Truck

19:00-20:20 FP1 Cup

20:35-21:25 FP1 Xfinity

21:45 Q Truck

23:05-23:55 FP2 Xfinity

0:10 Q Cup

2:00 Gara Truck (Ford EcoBoost 200)

Sabato 17/11:

17:35-18:25 FP2 Cup

18:35 Q Xfinity

20:00-20:50 FP3 Cup

21:30 Gara Xfinity (Ford EcoBoost 300)

Domenica 18/11:

21:00 Gara Cup (Ford EcoBoost 400)

Immagini: GettyImages e Nigel Kinrade Photography per nascar.com

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