NASCAR | Keselowski più forte dell’influenza ad Atlanta!

NASCAR
Tempo di lettura: 13 minuti
di Gabriele Dri @NascarLiveITA
25 Febbraio 2019 - 12:30
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Dopo le prove libere del sabato regnava l’incertezza. Non si sapeva come si sarebbe svolta la gara, se ci sarebbe stato il tanto atteso (e promesso?) pack racing, oppure ci sarebbero state le dinamiche del 2018. Non si sapeva neanche la rosa dei favoriti perché, dopo due giorni di clima autunnale ad Atlanta, era tornato il sole e quindi capire chi sarebbe stato il più veloce era difficile. Di sicuro da questa rosa era uscito Brad Keselowski, dato che sabato mattina si era svegliato influenzato (così come la moglie) a tal punto di dover rinunciare alle FP2, disputate dal giovane Austin Cindric alla prima volta su una vettura della Cup Series. Poi un paio di flebo e una domenica mattina decisamente migliore gli hanno restituito l’ottimismo, ma la 19esima posizione in griglia rimaneva un ostacolo. Alla fine della gara Brad dirà che nelle 10 ore precedenti ha perso circa 2.5 kg. Ma possiamo dire che torna a casa con un peso comparabile in più, quello del trofeo del vincitore.

La gara

La griglia di partenza è molto rimescolata dal nuovo pacchetto aerodinamico-meccanico con spoiler maggiorato e soli 550 CV a disposizione, ma le basi si capiscono: la nuova Ford Mustang va già veloce, tant’è che in pole c’è Almirola (seconda partenza davanti a tutti in carriera, l’altra era del 2012) davanti a Stenhouse e Bowyer. Le Ford dello SHR sono competitive e solo Harvick non è davanti (18°) perché in due giorni ha cambiato due servosterzi e due scatole dello sterzo. Chi è invece incredibilmente in crisi sul giro singolo è il Team Penske: Keselowski 19°, Blaney 26° e Logano 27°, ma nelle FP2 sembrano essere messi meglio riguardo il passo gara.

Il via vede molto movimento perché i valori in pista sono cambiati dopo le qualifiche e il nuovo pacchetto aero sembra generare più duelli ravvicinati rispetto al passato, ma con il passare dei giri – e col degrado delle gomme – i più forti mettono in fila il gruppo e si ritorna alle dinamiche degli anni passati. Dopo una decina di giri Almirola comincia ad allungare mentre dietro di loro recuperano velocemente Harvick, Truex e Logano. Alla competition caution del giro 35 – imposta dalla pioggia della notte – il vantaggio di Aric è di circa 2″.

Il primo giro di soste rivela che le difficoltà del venerdì hanno delle conseguenze anche alla domenica: Logano, qualificatosi 27°, ha potuto scegliere solo per 27° lo stallo in pit lane, e quindi si ritrova in un posto scomodo con Bowman davanti e Truex dietro e la sosta è lenta perché per ripartire deve far manovra nell’evitare Alex e così la rimonta dal 27° al 10° posto è vanificata e riparte 23°. Nelle prime posizioni invece Larson ha invece sorpassato Almirola e si porta in testa; anche Kyle Busch – partito dal fondo dopo l’incidente delle libere – ha fatto una rimonta incredibile ed è quinto, ma da qui in poi dovrà lottare con un sottosterzo cronico che l’abolizione della trackbar aggiustabile può solo acuire.

Larson è in forma e guadagna tant’è che al termine della stage, vinta davanti a Harvick, Almirola, Kurt Busch e Truex, ha ben 4″ di margine sul gruppo e inizia a sognare l’interruzione di una striscia negativa lunga 47 gare. Il secondo giro di soste è simile al primo: Harvick sorpassa Larson e Logano, dopo la seconda rimonta della giornata (7°) ripiomba in 19esima posizione; infine Almirola si prende una penalità che lo condizionerà a lungo. Alla ripartenza Kurt Busch (alla 650esima gara in Cup Series mentre sono 500 per il fratello Kyle) si infila tra i due della prima fila e crea un po’ di scompiglio nel gruppo. Larson deve allargarsi e scivola in quarta posizione, ma in 20 giri sorpassa Kurt Busch, Truex e infine Harvick per tornare in testa.

Harvick lotta anche lui con una vettura non perfetta ma sul long run si riavvicina a Larson per raggiungerlo proprio quando Kyle dà inizio al giro di soste sotto green di metà stage; Harvick si ferma poco dopo, ma partendo dal suo stallo fa pattinare le gomme e al ritorno in pista ha più di 2″ da Larson rimasto in testa. Ben più difficile la situazione di Kyle Busch che manca l’ingresso in pit lane al primo tentativo e ne esce 15°; anche Keselowski perde moltissimo e dalla top5 finisce 17°. Come detto però Harvick è più forte sul long run e ai -18 prende e sorpassa Larson ma Kyle (che viaggia come sempre a un millimetro del muro) lo ripassa al giro dopo. Tuttavia è solo questione di minuti: Larson si trova Ragan da doppiare e perde l’anteriore salvando la vettura in maniera incredibile, ma è costretto ad alzare il piede lasciando la porta aperta ad Harvick che vince la stage davanti allo stesso Larson, Truex, Blaney e Hamlin.

Dopo un altro giro di soste Harvick rimane davanti a Larson, con Logano che riesce a uscirne indenne per la prima volta e rimane nella top10. Alla ripartenza Blaney spinge Harvick ma Kevin deve alzare il piede per non perdere il controllo e quindi Larson ritorna in testa; dal nulla riemerge Kyle Busch che, come al solito, più si lamenta e più va veloce tant’è che sorpassa Truex ed è secondo e punta Larson, ma è solo un’illusione e poco dopo il sottosterzo ha la meglio e bacia il muro. A 103 giri dalla fine, proprio mentre Truex sta attaccando la #42 per la prima posizione, la #18 fora in curva 2 a causa di un tire rub; la fumata è talmente improvvisa che sembra più una rottura meccanica e la direzione gara spaventata chiama la caution.

E Harvick, che era quarto, si trova incredibilmente in testa dato che, appunto, Kyle Busch fora, poi Truex perde due posizioni alla sosta (è lui che deve aggirare Logano) e infine Larson si prende una penalità che lo esclude definitivamente dalla lotta per la vittoria. Si riparte a 98 giri dalla fine con Kevin davanti a Blaney, Truex, Logano, Kurt Busch e – dopo una seconda stage difficile – Keselowski. Harvick soffre anch’egli di sottosterzo e così tre giri più tardi Blaney lo sorpassa e si porta in tesa alla gara con anche le altre due Ford di Penske nella top5, poi addirittura nella top4 quando la #4 cede e scivola in quinta posizione. Truex sul long run è più veloce di Blaney, ma un paio di doppiaggi sfortunati lo riallontanano in corrispondenza dell’ultimo giro di soste.

Ai -56 Bowyer inizia la girandola in pit lane e al giro successivo viene seguito da Keselowski, poi da Blaney e, proprio mentre Ryan è ai box, Preece uscendo dal suo stallo tampona McLeod che invece sta entrando (con molto, troppo anticipo) nel suo; i commissari vorrebbero far finire il giro di soste sotto green, ma l’olio lasciato in pista da Preece -fin lì nella top10 – impone la caution immediata. A non aver ancora effettuato la sosta sono solo Logano e Kurt Busch, gli unici a pieni giri dato che Truex è finito doppiato (e si prende penalità che alla moviola viene poi tolta) mentre Keselowski è il lucky dog designato. La strategia premia dunque la #22 e la #1 che ai -44 ripartono davanti a tutti.

Logano sembra ben avviato, ma purtroppo per lui al pit stop – errore grave perché al box non c’era pressione, dato che mal che vada perdevano la posizione solo da Kurt Busch – gli hanno montato male una gomma e la vibrazione si fa sempre più insopportabile. Keselowski, che era già terzo prima della sosta, passa ai -36 Busch e ai -33 pure il compagno di squadra andando in testa alla gara. Il tira e molla al box #22 dura una ventina di giri ma poi prevale la prudenza e Logano deve lasciare una probabile top5; concluderà 23°. Ai -20 Truex sorpassa Kurt Busch ed è secondo a 3″ da Keselowski.

L’imprevisto di Logano è però solo l’inizio di un ultimo stint imprevedibile: Hemric fora e pure lui – come l’altro rookie Preece – deve abbandonare una certa top10 (se non una top5), poco dopo stessa sorte per Blaney (sfortunato nella caution precedente ed uscito dalla top10), infine a 10 giri dalla fine, quando ha ancora 2.5″ di vantaggio su Truex, Keselowski inizia a rallentare vistosamente, al ritmo anche di 4-5 decimi al giro.

Truex si fa sempre più minaccioso, ai -6 il gap è di 1.3″, ai -5 di 1″, ai -3 soli sette decimi, a due giri dalla fine la #19 sente la scia della #2, ma il sorpasso è complicato. Truex ci prova sul rettilineo opposto ma l’inerzia non basta per affiancare Brad e all’ultimo giro non avrà un’altra chance. Keselowski vince così ad Atlanta per la seconda volta in tre anni (e l’anno scorso fu secondo), ma soprattutto conquista la 60esima vittoria con il Team Penske, una in più dell’ex-leader Mark Donohue, pilota che ha contribuito con i suoi successi a rendere famoso nel mondo il nome di Roger Penske. In victory lane, oltre ai festeggiamenti c’è il tempo per la spiegazione del rallentamento improvviso: ai -50 Brad aveva centrato un detrito e il motore si stava surriscaldando, costringendolo ad alzare il piede nel finale per non rompere.

Dietro a Keselowski chiudono Truex, che si lamenta dei doppiati, Kurt Busch, Harvick e Bowyer (mai in gara dopo un inizio di weekend esaltante); completano la top10 Kyle Busch, Jones (invisibile per tutta nella gara ma bravo ad approfittare dei guai altrui), Almirola, l’ottimo Buescher e Suarez. Per la nuova Ford Mustang è inoltre la prima vittoria ed è decisamente in anticipo rispetto alle rivali: escludendo superspeedway e stradali, la nuova Camry nel 2017 vinse sì alla terza gara con Truex, ma il JGR non lo fece fino a luglio mentre l’anno scorso la nuova Camaro dovette aspettare Elliott a Dover in ottobre (come detto ho escluso dal conto il successo di Daytona e del Glen).

Considerazioni finali

Si potrebbero chiamare anche considerazioni iniziali, ma un piccolo bilancio del nuovo pacchetto aerodinamico-meccanico è d’obbligo. Si pensava che le vetture sarebbero state in grado di correre più vicine e in effetti le battaglie 3-wide non sono mancate. Tuttavia sulla distanza la legge del più forte è sempre in vigore e assetti sbagliati e degrado delle gomme creano un distacco maggiore di quello che lo spoiler maggiorato riduce e quindi sul long run i distacchi relativi ed assoluti sono simili al 2018. E a stare in scia per qualcuno la situazione è anche peggiorata, e il fatto che Larson, per 142 giri in testa, quando è finito nel gruppo per la penalità non è più riuscito a rimontare lo dimostra. Infine, con 200 CV le vetture possono apparire sì lente, soprattutto in uscita di curva, ma sinceramente si pensava che la situazione fosse ben peggiore. Nel complesso la gara è sembrata godibile perché non è stata completamente stravolta la trama del 2018, ma solo la prossima settimana a Las Vegas, quando ci saranno anche gli aero ducts e il pacchetto sarà completo, si potranno trarre le primissime conclusioni.

Le altre categorie

La Xfinity e la Truck hanno anticipato due temi poi trattati anche in Cup. In Xfinity Christopher Bell ha regalato la prima vittoria alla nuova Toyota Supra mentre nei Truck Kyle Busch ha battuto il record storico di Ron Hornaday Jr.

Xfinity Series

Nella categoria di mezzo prima vittoria stagionale per Christopher Bell e primo successo in assoluto per la nuova Toyota Supra. Bell ha dominato la gara – primo “cappotto” in carriera nella Xfinity Series – evidenziando delle piccole difficoltà soltanto sullo short e sul lunghissimo run. Dalla pole, dopo le qualifiche cancellate per il maltempo, parte Cole Custer, ma già al primo giro Bell è davanti mentre Gragson affonda passando dalla prima fila ad un posto al di fuori della top10. La gara scorre via senza interruzioni con Bell davanti, con Allgaier che litiga prima con Cindric e poi con Nemechek e con Custer che alla fine della stage si riavvicina a Chris senza tuttavia riuscire a sorpassarlo.

La seconda stage ricalca la prima, solo che il rivale di Bell diventa Reddick: Tyler, partito 12° rimonta fino alla quarta posizione, poi alla prima sosta ritorna fuori della top10 e recupera di nuovo fino al terzo posto dietro i soliti Bell e Custer. La seconda sosta va decisamente meglio per Reddick ed è in testa e resiste per una manciata di giri a Bell, ma poi si deve arrendere al pilota del JGR. Lo stint prosegue senza incidenti e si arriva ad un nuovo giro di soste, anche questo non eccezionale per Chris tant’è che sia Allgaier che Reddick lo sorpassano.

Ma in uscita dai box, in un fantastico 3-wide, Allgaier e Bell passano Reddick, poi Chris completa l’opera su Justin. L’ultimo stint vede Bell sempre davanti con Reddick che rimonta, ma quando è a mezzo secondo prima non riesce ad attaccarlo, poi Nemechek jr. finisce in testacoda provocando la prima vera caution. Dal giro di soste la #20 esce davanti e Reddick perde di nuovo posizioni. Si riparte ai -3, Custer rimonta dalla quinta posizione e alla bandiera bianca è vicino a Bell, ma anche lui non riesce nell’attacco. Chris vince davanti a Custer, Allgaier, Jones e Reddick e si porta in testa al campionato.

Truck Series

Alla prima occasione utile Kyle Busch ha subito riscritto (per l’ennesima volta) la storia della Nascar. Grazie infatti al successo di Atlanta, il pilota di Las Vegas ha conquistato la 52esima vittoria nella categoria, una in più del precedente recordman Ron Hornaday Jr., quattro volte campione e dall’anno scorso nella Hall of Fame. Busch ha letteralmente dominato la gara e non ci sono stati rivali. Dopo le qualifiche cancellate – anche qui – per la pioggia, Austin Hill ha mantenuto la testa della gara per pochi metri per essere passato da Harrison Burton; dopo cinque giri di duello con Crafton, i due si sono arresi a Busch (partito sesto) che li ha passati a velocità doppia e neanche una caution per il testacoda della Decker e un doppiaggio arrembante all’ultimo giro gli ha impedito di conquistare la prima stage.

Discorso diverso per le soste: a causa di una ruota malfissata dopo la caution in apertura (Nemechek sr. ara il prato sul traguardo), Busch decide di effettuare una sosta supplementare per rimediare, memore della gara persa lo scorso anno perché perse una ruota in uscita dalla pit lane. Ma neanche questo ferma Busch e in 23 giri recupera da 23° a primo (ultimo ostacolo Rhodes) e conquista anche la seconda stage. In un clima sempre più grigio, in mezzo alla nebbia e al tramonto – solo immaginabile – del sole, la terza stage parte con i quattro piloti del ThorSport che provano a ostacolare la vittoria di Busch. Colui che combatte di più, soprattutto in apertura e nello sprint finale, è Johnny Sauter, che però si deve accontentare del secondo posto; nel mezzo un’altra caution per la Decker (identico incidente), una bandiera rossa per un incidente al restart nel gruppo (Kligerman manda in testacoda Little) e un’altra rossa per la nebbia che si trasforma in pioggia a pochi giri dalla fine e che sembra poter concludere la gara in anticipo, eventualità incredibilmente smentita. In campionato Enfinger è in testa di un punto su Hill, unico con il biglietto – per ora – per i playoff.

I risultati odierni

La classifica della “Folds of Honor QuikTrip 500”

La classifica generale

Così il campionato dopo 2 gare

I prossimi appuntamenti

Per la Nascar inizia il primo viaggio a Ovest, uno dei più critici perché i team non potranno praticamente modificare le vetture in questa trasferta. Venerdì notte in pista i Truck, sabato la Xfinity e infine domenica la Cup Series.

Immagine: GettyImages per nascar.com

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