NASCAR | Breve guida sulla categoria più amata negli USA

NASCAR
Tempo di lettura: 6 minuti
di Gabriele Dri @NascarLiveITA
5 Luglio 2017 - 12:00
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Prendete 40 vetture in teoria di serie, ma che ormai sono dei veri e propri prototipi, e mettetele a correre in tondo per almeno 400 miglia, non prima però di aver cantato l’inno nazionale, ascoltato l’invocazione del pastore e ammirato il sorvolo dei caccia militari, lasciate i piloti liberi di lottare fianco a fianco per 3 ore con qualche inevitabile incidente e quello che otterrete è la NASCAR. Fino a questo punto credo che tutti voi conoscevate questa categoria, ora nei prossimi 5 minuti cercherò di coinvolgervi di più in questo mondo.

Le Vetture

Il regolamento tecnico della Cup Series (la serie regina, sponsorizzata da quest’anno dalla Monster) prevede per la cosiddetta “Generation 6” un telaio tubolare in acciaio mosso da un motore V8 da 5.86L a iniezione diretta, la grande novità degli ultimi anni dopo 60 anni di carburatore. La potenza erogata di circa 750 CV è trasmessa alle ruote posteriori tramite un cambio manuale a 4 marce, immutato dal 1949.

Le tolleranze alle verifiche tecniche sono molto stringenti e le differenze fra i vari team sotto questo aspetto sono minime. Dunque a differenziare i 3 costruttori attualmente presenti in Cup Series – Ford, Chevrolet e Toyota – sono i motori e la carrozzeria che ricalca i modelli presenti sul mercato americano.

Il Campionato

La massima serie si compone da ormai 15 anni di 36 gare che si disputano in larga maggioranza sugli ovali americani della costa Est, infatti sono solo 2 le prove che si corrono sugli stradali (Sonoma e Watkins Glen). Dal 2004 la Cup Series prevede l’uso dei playoff per determinare il suo campione: dopo 26 delle 36 gare, i 16 migliori piloti – tutti quelli che hanno vinto almeno una gara e fino al completamento dei ranghi in base ai punti conquistati – si contendono il titolo nelle 10 gare conclusive che prevedono ogni 3 corse l’eliminazione dei 4 piloti peggio classificati.

Passando dunque attraverso i Round of 16, 12 e 8, prima del gran finale di Miami-Homestead rimangono in corsa solo 4 piloti i quali partono “alla pari”: qui il miglior piazzato al termine della gara è il vincitore del titolo. Non è uno spareggio alla Cars perché ci sono sempre gli altri 36 piloti a condizionare la gara, ma comunque “chi prima arriva, meglio alloggia”. Come capirete è un format ad uso e consumo dello spettacolo e delle Tv, molto distante dalla F1. Su questo punto prendere o lasciare.

La Gara

Il gruppo in fila per 2 dopo una ripartenza in Michigan.

Il nuovo regolamento sportivo per il 2017 ha rivoluzionato anche lo svolgimento della corsa, data l’introduzione di due “traguardi intermedi” con assegnazione di punti per il campionato. La gara dunque si divide in 3 stage di lunghezza approssimativa di 25%-25%-50% che hanno animato l’andamento della corsa sia per la lotta in pista, sia per la varietà delle strategie che i crew chief (ovvero gli ingegneri di pista) possono creare.

Per ogni stage vengono assegnati punti ai primi 10 (10-9-…-1), mentre al termine della gara ci sono punti per tutti (40-35-34-…-2-1-…-1). A complicare la situazione ci sono anche i cosiddetti “playoff points”, ovvero una ricompensa per i piloti più forti della stagione regolare e che entreranno in gioco come bonus quando i punteggi verranno resettati per i 16 che accedono ai playoff. Chiaro, no?

Ovviamente no, ma credo che per spiegare nel dettaglio come funzionano i “playoff points” ci sia ancora tempo. L’occasione adatta sarà proprio alla fine della “regular season” tra meno di 2 mesi. Al taglio di Richmond mancano ancora 9 gare con un solo un weekend di sosta il 27 agosto.

Le categorie propedeutiche

Gli ultimi 2 gradini che i giovani piloti scalano prima di approdare in Cup Series sono la “Xfinity Series” e la “Truck Series”. La Xfinity è una sorta di GP2, con vetture molto simili a quella della Cup, solo con alcune differenze tecniche (la principale è l’uso del carburatore). La Truck Series è invece disputata con i pick-up che tanto stanno a cuore degli americani. Nonostante le potenze siano paragonabili, viene considerata la categoria di approdo alla NASCAR per i debuttanti, come una sorta di GP3.

La particolarità è che qualche pilota della Cup Series delle volte corre anche in Xfinity o nei Truck in un team affiliato o in quello di sua proprietà. In palio per loro ci sarebbe solo una vittoria in più nelle statistiche, ma dall’altro lato dello specchio un prestigio maggiore per i giovani piloti nel caso in cui battessero il grande campione affermato.

I piloti

Il 2017 è un anno di quelli speciali in NASCAR perché è una stagione di transizione. I protagonisti degli anni 2000 si sono appena ritirati (Jeff Gordon, Tony Stewart e Carl Edwards), o lo stanno per fare fra pochi mesi come Dale Earnhardt Jr., oppure hanno passato i 40 anni e le stagioni che mancano sono sicuramente meno di quelle passate (fra i tanti Matt Kenseth, Jimmie Johnson, Kevin Harvick e Ryan Newman), mentre dall’altra parte ci sono molti giovani sulla rampa di lancio e che hanno raccolto quest’anno i primi successi.

Il nome sulla bocca di tutti è Kyle Larson, solo l’ultimo dei talenti scoperti da Chip Ganassi, che dopo la 1° vittoria dell’anno scorso ad oggi è in testa alla graduatoria con 7 top2 in 17 gare. Con lui a segnare i prossimi 15 anni delle Stock Car ci sono anche Chase Elliott, l’erede designato – ancora incompiuto – di Jeff Gordon, Ryan Blaney, Erik Jones e il messicano Daniel Suarez, il 1° non americano ad avere vinto una serie della NASCAR in 70 anni di storia (la Xfinity Series l’anno scorso).

Nel mezzo ci sono i 30enni come Brad Keselowski, Denny Hamlin, Joey Logano, Martin Truex Jr., Kyle e Kurt Busch e molti altri che non si stanno simpatici tra di loro, anzi ogni gara c’è il rischio che si riaccenda qualche faida. Quello che viene fuori è un gruppo di 15-18 piloti che potenzialmente potrebbe vincere ogni domenica e 10-12 che potrebbero competere per il titolo nella speranza di impedire a Jimmie Johnson di vincere l’8° campionato, 1 in più delle leggende Richard Petty e Dale Earnhardt.

Chi seguire e come guardare la NASCAR

Se siete dei nuovi seguaci della NASCAR oppure se la avete persa di vista da qualche anno perché latita dagli schermi italiani, non posso consigliarvi di chi diventare fan, ma fate come me: guardate una corsa o anche la sintesi di 1 ora che trasmette Sportitalia durante la settimana, come successo a me 3 anni fa, e lasciatevi trascinare da un nome, oppure potreste avere già un costruttore o un team di riferimento, rimanete affascinati da una livrea, restate a bocca aperta davanti a un sorpasso o al vincitore e poi sceglietelo come vostro beniamino.

Se proprio sono riuscito ad appassionarvi, l’unica via legale per seguire la NASCAR è lo streaming ufficiale NASCAR Trackpass a 15€/mese che vi permetterà di vedere live, in HD e senza pubblicità le gare della Cup e della Xfinity Series. Il rapporto qualità/prezzo è ottimo (poco più di 1€ per gara), ma sicuramente non a buon mercato, dunque pensateci bene prima di pentirvi perché non riuscite a seguire la corsa la domenica sera o – ancora peggio – il sabato notte.

A questo punto non rimane altro che augurarvi buona (seconda metà di) stagione NASCAR, da oggi in mia compagnia.

Immagini da Nascar.com/Getty Images

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