NASCAR | Alex Bowman finalmente vincitore a Chicago!

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Tempo di lettura: 16 minuti
di Gabriele Dri @NascarLiveITA
1 Luglio 2019 - 14:45
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Essere classificato come eterno secondo è brutto. E’ uno strano pensiero che ti può attanagliare se non sei capace di andare più forte e allora la vittoria, quando finalmente arriva, diventa una liberazione incredibile. Il problema della gara di ieri notte è che negli ultimi giri c’è stata una battaglia fra gli eterni secondi più famosi del 2019. Il primo era Alex Bowman, il quale con una vettura del Team Hendrick andava alla caccia del primo successo in carriera. Lo scorso mese ci era andato vicinissimo arrivando nella piazza d’onore per tre volte consecutive a Talladega, Dover e in Kansas. L’altro era Kyle Larson che ha sofferto ogni sconfitta possibile e immaginabile nello scorso anno. A prevalere è stato il pilota della #88 dopo un magnifico duello finale che ha ricordato quello dell’anno scorso con Kyle Busch. Quello in cui Kyle Larson arrivò secondo, esattamente come in questa occasione.

La gara

A Chicago fa molto caldo e ci sono quasi 35°. Si prospetterebbe una gara bollente come quella del 2018 se non fosse per una imponente massa d’aria temporalesca in arrivo sul circuito. Quando viene dato il comando di accendere i motori il cielo è sempre più nero, durante i giri di formazione i piloti vedono già dei fulmini in lontananza, ma nonostante ciò la Nascar – con una decisione discutibile – decide di tirare dritto evitando la terza bandiera rossa stagionale al giro zero. E infatti lo show inutile dura appena 6 minuti e 11 giri, poi arriva l’interruzione e in pochissimo tempo tutti devono mettersi al riparo perché arrivano fulmini, piogge intense, vento con raffiche a circa 80 km/h e anche qualche chicco di grandine. Per fortuna degli organizzatori tra il primo e il secondo fronte ci sono 4-5 ore di buco e quindi nel mezzo, dopo tre ore e mezza di pausa, si riesce a completare la gara senza ulteriori problemi.

Torniamo però alla competizione. Dalla pole, dopo le solite qualifiche tutte a tavoletta e quindi poco indicative, scatta Austin Dillon ma il grande favorito della gara in seguito alla libere è Kevin Harvick, ancora a secco nel 2019, anche se Bowman – malgrado un problema alla trasmissione nelle FP1 – è sui suoi tempi; a favorire Harvick è anche la seconda posizione al via. Alla bandiera verde Hemric riesce a evitare la #4 che scatta male davanti a lui e si accoda al compagno di squadra, ma in poco tempo Johnson e Harvick lo scavalcano. Il grande protagonista in apertura è tuttavia Jimmie, il quale al giro 8 si porta in testa alla gara e ci rimarrà tecnicamente a lungo dato che alla caution, seguita immediatamente dalla bandiera rossa, è lui in prima posizione.

La pioggia lava via oltre alla gommatura anche molte certezze. Con una pista green i favoriti saranno ancora gli stessi? E il drastico calo delle temperature (l’asfalto passa dai 54 °C del via ai 26 della ripartenza) penalizzerà gli assetti meno flessibili? Non c’è neanche il tempo per rifletterci e la strategia la fa subito da padrona: prima della ripartenza in 7 (tra i big Johnson, A.Dillon, Hemric, Bowman e Almirola) non si fermano ai box mentre gli altri decidono di sostituire le gomme rimaste per tre ore ferme sotto la tempesta. Alla bandiera verde (molto movimentata con qualche 4-wide e toccatina) Dillon ritorna davanti a Johnson il quale deve già guardarsi negli specchietti da un Harvick in rimonta con gomme fresche. E infatti in un paio di giri Kevin è già in testa alla gara e nel sorpasso alla #3 apre la porta anche a Jimmie e Blaney.

La prima parte della stage vede il prevedibile declino di A.Dillon e l’ascesa dei piloti del Team Hendrick, dato che Johnson è terzo dietro la #12, Byron è già quarto dietro a Keselowski dopo essere scattato dal fondo per la sostituzione del motore, Bowman è nella top10 e cerca di stare vicino alla #24 mentre Elliott – in crisi di sottosterzo nei primi 11 giri – cerca un recupero progressivo dopo la ripartenza dalle retrovie per una sosta eterna per modificare l’assetto. Chi invece è in difficoltà è Kyle Busch, il quale si appoggia al muro in curva 3 e con una macchina non più dritta scende da 10° a 20°.

A inaugurare il giro di soste è Bowman, in difficoltà sul long run, e in poco tutti coloro che non si erano fermati alla caution si portano in pit lane mentre gli altri proseguono con l’obiettivo di fare uno splash&go attorno ai -5 per limitare le perdite di tempo. Si rivelerà un’arma a doppio taglio, dato che la pista non più gommata, unita all’asfalto molto abrasivo e ricco di avvallamenti (è ancora quello originale del 2001), farà molte vittime. Il primo a forare è Elliott, ma riesce a portarsi in pit lane in sicurezza, il secondo è il leader Harvick (e quindi saltano i piani di una sosta veloce e perde così la prima posizione), il terzo è Blaney – sfortunato perché aveva appena fatto il pit stop – e infine all’ultimo giro della stage è il turno di Kyle Busch e Clint Bowyer, l’unico a perdere il controllo della vettura in curva 4 e quindi arriva la caution che congela le ultime centinaia di metri. In tutta questa confusione di soste e forature a vincere la prima stage è Hamlin davanti a Keselowski, McDowell (65 giri con il pieno grazie ad una strategia oculata dato che era nelle retrovie e rischiare valeva la pena), Johnson e A.Dillon.

La situazione si riequilibra al break dato che tutti vanno in pit lane a completare le soste accorciate in precedenza e alla bandiera verde la classifica vede Harvick di nuovo in testa davanti a Larson, Stenhouse, Suarez, Hamlin, Jones, Johnson e Byron mentre fra i doppiati ci sono Kyle Busch e Blaney. La #4 rimane in testa seguita dalla coppia #48-#24 che grazie alle gomme leggermente più fresche fanno un’ottima ripartenza. Poco prima del giro 100 però si scatena Byron il quale prima sorpassa il più esperto compagno di squadra e poi – senza comunque strafare – si porta in prima posizione davanti ad Harvick, ma la sua fuga viene bloccata dalla caution provocata dal motore rotto di Houff, fatto che permette a Kyle Busch di tornare a pieni giri.

Tutto il gruppo torna ai box dato che da questo punto si può arrivare fino in fondo alla stage; Byron resta al comando davanti ad Harvick e Johnson mentre Hamlin si prende la prima delle due penalità (stranamente nessuna delle due per eccesso di velocità) che condizioneranno la sua gara e che lo relegheranno al 15° posto finale. Purtroppo William scatta male e finisce in un 3-wide che lo fa retrocedere dalla prima all’undicesima posizione e da questo momento in poi esce dalla lotta per la vittoria. A prendere il suo posto ci pensa Elliott, il quale ha rimontato fino alla terza posizione dietro a Johnson e ad Harvick che è tornato di nuovo in testa.

Nel gruppo ci sono continui scambi di posizione, con Jimmie e Chase che sono secondi a rotazione mentre Alex e William rimontano in tandem, e problemi di gomme, ma decisamente minori della prima stage dato che l’allarme lanciato da Harvick rientra e la foratura di Suarez è dovuta ad una involontaria toccata di Hamlin. Prosegue anche il duello fra Ky.Busch e Blaney. Prima hanno lottato per essere il lucky dog, ora si toccano mentre sono fianco a fianco (con Ryan ancora doppiato e Kyle che incredibilmente è rientrato nella top10) e infine ci sarà un terzo atto verso fine gara a parti invertite, ma i due riescono a proseguire senza danni. A inseguire Harvick ci sono sei Chevy, le quattro del Team Hendrick e le due di Ganassi con Larson che ingaggia un (primo) spettacolare duello con Bowman. Harvick nel frattempo gestisce e vince la seconda stage davanti a Elliott, Larson, Bowman e Johnson.

Il penultimo giro di soste toglie però Chase dal gruppo dei favoriti, infatti alla sosta il tubo della pistola pneumatica si incastra sotto la vettura e la #9 scende dalla seconda alla 20esima posizione; Elliott concluderà 11°. A ereditare la seconda posizione è così Larson, ma è solo per poco dato che alla ripartenza dei -101 si porta in testa alla gara davanti ad Harvick. Dietro è il festival del 3-wide e in uno di questi ci si infila Joey Logano il quale, appena rientrato nella top10 dopo i primi giri di gara in cui ha avuto prima sottosterzo e poi sovrasterzo finendo ai margini della top20, uscendo con lo slancio buono da curva2 taglia la pista e attacca al margine interno Kyle Busch. Rowdy decide di portare un blocco deciso e le due vetture si toccano fianco contro fianco, per la #18 c’è subito una foratura (che gli farà perdere un giro non più recuperato) mentre Joey prosegue indisturbato.

Anche Bowman trova lo slancio giusto e quasi in un’unica mossa passa sia Harvick che Larson portandosi in testa alla gara. Al giro dopo Harvick, evidentemente con una vettura non perfetta nell’aria sporca, finisce nella scia di Larson in ingresso di curva 1, perde il muso e finisce a muro. Sembrerebbe tutto ok, al punto che perde solo tre posizioni, ma la Nascar (a sorpresa visto quanto successo in apertura con Kyle Busch in una situazione simile) chiama la caution; sarà anche l’ultima interruzione della gara.

Senza più Harvick, grande favorito a inizio gara, e senza più Elliott, con Byron richiamato ai box (con molti altri) per montare gomme fresche e costretto a rimontare dalla 14esima posizione, la questione vittoria sembra ridursi ad un duello fra Bowman e Larson con Johnson terzo da spettatore interessato. La green arriva ai -91 e Johnson spinge il compagno di squadra in testa mentre dietro di loro Logano ripete la stessa mossa, solo questa volta ai danni di Truex, attaccando deciso in curva 3. Anche qui il contatto c’è ed è più rischioso perché avviene in ingresso di curva ma anche qui Joey la scampa mentre Truex è costretto ad alzare il piede e scivola in fondo alla top10. E così dal nulla Logano entra nella top5 dietro a Bowman, Johnson, Larson e un Almirola che però in poco tempo perde terreno e viene passato dalla #22 e da Byron in rimonta. Bowman pian piano allunga e mette prima 1″ e poi 2″ sul compagno di squadra che sul long run non è forte come il pilota della #88, al punto che ai -60 Larson lo riprende e lo passa subito, ma Alex diventa sempre più distante e al giro di soste il gap è di 3″.

L’ultimo passaggio in pit lane regala pochi scossoni: Logano – che deve e può far saltare il banco dato che è l’unico nella top5 ad aver già vinto – apre le danze ai -50 e in pochi giri lo seguono tutti i leader. Al termine dei pit stop ai -40 Bowman ha ancora 2.5″ su Larson, mentre Joey si è portato in terza posizione davanti a Johnson. Keselowski e Byron. E qui (ri)comincia il grande duello: Bowman affronta il traffico dei doppiati con grande prudenza e quando trova l’ostacolo Menard va in difficoltà mettendoci due giri a sorpassarlo. Nel frattempo Larson con la sua solita traiettoria a pochi millimetri dal muro recupera decimi su decimi seguito da un Logano pronto ad approfittarne, ma poi sarà costretto a lasciar andare la #42. Kyle raggiunge Alex ai -15 e si respira aria di “Slide Job, episodio #2” dopo quello dell’anno scorso con Kyle Busch, ma la situazione tecnica è cambiata e quindi Larson dovrà inventarsi qualcosa di diverso per andare a vincere.

E Larson lo trova ai -8, quando la #42 affianca la #88 in uscita sul rettilineo opposto e passa in prima posizione in curva 3. A questo punto verrebbe da pensare che la gara sia finita, con Bowman battutto e abbattuto e destinato alla seconda posizione. Invece Alex reagisce immediatamente perché – come dirà nel post-gara – “I’m just tired of running second” e così si rimette subito in scia a Kyle e due giri più tardi replica con la stessa manovra, solo che questa volta i due quasi si toccano. E Larson invece cede, anche perché – come ammetterà dopo – Bowman aveva una vettura superiore e lui l’aveva già spremuta nella rincorsa.

Alex Bowman alla 134esima gara in Cup Series, dopo il debutto con il BK Racing nel 2014, l’essere stato licenziato via social a fine 2015 dal Tommy Baldwin Racing, l’essere assunto nel 2016 dal Team Hendrick come pilota del simulatore, aver sostituito alla grande l’infortunato Dale Jr. (sesto a Phoenix dopo essere partito dalla pole ed aver guidato a lungo), dopo un 2017 in panchina e l’annuncio del ritiro di Earnhardt avvenuto proprio nel giorno del suo compleanno e l’investitura ufficiale con benedizione avvenuta pochi mesi più tardi, dopo un 2018 di apprendistato e un inizio di 2019 sotto la media, finalmente vince la prima gara in carriera. Una vittoria liberatoria, la prima per la #88 dopo il ritiro di Dale Jr. e pure esattamente dopo 88 giri in testa, al punto che a caldo Alex non risparmia qualche frecciatina a chi – anche all’interno dello stesso Team Hendrick – aveva dubitato di lui ed evidentemente non lo riteneva un vincente.

Kyle Larson invece mastica amaro, ammette che la vettura di Bowman era superiore, anzi si era stupito di averlo raggiunto nel finale. L’ottavo secondo posto da quanto ha ottenuto l’ultima vittoria quasi due anni fa sicuramente brucia, ma quel che conta è che dopo un inizio di stagione in ombra è tornato il Kyle che conoscevamo e con questo risultato mette più al sicuro anche la qualificazione ai playoff. Completano la top10 Logano (che ottiene il massimo in una gara in cui con l’assetto aveva puntato tutto sul gran caldo), Johnson (al miglior risultato in oltre un anno), Keselowski, Blaney (ottimo recupero dopo aver perso un giro), Jones, Byron, Truex e A.Dillon.

In campionato prosegue il duello fra la #22 e la #18, con Joey che aveva perso momentaneamente la vetta della generale dopo la seconda stage ma che la riconquista anche grazie al contatto proprio con Ky.Busch, il quale nel finale è vittima anche di un principio d’incendio di un elemento in gomma dell’ammortizzatore e conclude solo 22°. In coda invece Byron, Larson e Johnson conquistano moltissimi punti e lasciano nella zona calda un Suarez penalizzato da una foratura causata da Hamlin, un Bowyer che con un 37° posto chiude un giugno orribile, mentre Jones è a -15 dall’ultima posizione utile dopo aver raccolto nulla nelle stage.

Le altre categorie

Nella gara della Xfinity Series quarta vittoria stagionale per Cole Custer, dominatore dall’inizio alla fine. A impensierire i big3 è dovuto arrivare Joey Logano – al debutto stagionale – il quale è partito sì dalla pole ma già al terzo giro Custer gli era davanti. Per Joey un piccolo problema (un detrito sulla griglia del radiatore) rischia di compromettere la sua vettura, ma riesce a levarlo mettendosi dietro ad Allgaier e Bell. Le tre posizioni perse in 10 sono però recuperate subito: Allgaier va in testacoda, Logano nella confusione affianca Bell prima della caution e poi alla ripartenza sorpassa Custer. Cole però ha un passo diverso e al giro 20 è già in testa, andando a conquistare la stage davanti a un Reddick in forte rimonta, a Bell, B.Jones e Logano.

Reddick sembra a questo punto il favorito, dato il recupero dalla nona posizione in griglia, ma al box sbagliano completamento la correzione d’assetto e praticamente esce subito dalla lotta per la vittoria. Per Custer la stage sembra in tasca, ma ai -11 Sieg va in testacoda e crea una divisione fra i leader: Logano e Bell non si fermano a differenza di Custer, Reddick e Jones, costretti dunque a ripartire dalla settima fila in poi. Con gomme fresche Cole regala sorpassi a ripetizione, ma paga i primi due giri nel traffico e così Logano e Bell gli rubano i punti preziosi del traguardo intermedio.

Dopo che si è riequilibrata la questione soste, Custer ritorna in testa e non lascia praticamente più la prima posizione. A inseguirlo ci prova sempre Logano, ma rimane sempre a debita distanza. Le uniche preoccupazioni per il pilota della #00 sono la seconda caution causata da Sieg e quella nel finale provocata da McLeod che aiuta gli audaci Annett e Gragson che non si erano ancora fermati nel lungo giro di soste finale sotto green. A Custer basta piazzare le ripartenze giuste con la macchina migliore per vincere davanti a Logano, Bell, Annett e Jones. Nel post-gara però la vettura di Christopher risulta irregolare (troppo bassa all’anteriore) e scatta dunque la squalifica, la seconda stagionale dopo quella di Chastain in Iowa. Questo risultato manda Custer in vetta alla griglia playoff, dato che pareggia le quattro vittorie stagionali di Bell e lo ha sorpassato in classifica grazie al suo “zero”. Un anonimo Reddick chiude nono ma mantiene la vetta della generale.

Anche nella gara della Truck Series c’è stato poco da dire: seppur solo nell’ultima stage, Brett Moffit è stato imprendibile ed ha conquistato la seconda vittoria stagionale, anche se questo sarà ricordato come il weekend da dimenticare del ThorSport. Problemi di affidabilità hanno afflitto quasi tutte le vetture per l’ennesima volta e ciò rischia di complicare molto la loro rincorsa al titolo. Ha iniziato Crafton (cambio motore nelle libere), poi Rhodes e di nuovo Crafton (pressione olio ko in qualifica), dunque Rhodes (motore ko pochi metri dopo il via) e infine Sauter (cilindro malfunzionante). Solo Enfinger si è salvato, ma poi è stato mandato a muro in una ripartenza convulsa ed ha finito solo 16°.

L’attenzione al via è tutta sulla prima fila dato che ci sono Austin Hill e Johnny Sauter, al rientro dopo la squalifica per l’incidente proprio con Hill in Iowa, ma i problemi di Johnny si vedono fin da subito e a prendere la testa è Enfinger. Grant comanda per tutta la stage, finché un ottimo Brandon Jones (partito 19°!) lo riprende e lo sorpassa all’ultima curva. Il pilota del KBM rimane in testa anche per metà della seconda stage fino alla ripartenza dopo la caution per il testacoda della Decker, in occasione della quale Enfinger ritorna primo; stavolta Grant non si fa fregare ed è suo il traguardo intermedio.

Al giro di soste di metà gara è però un Moffitt in forte rimonta a passare in testa alla corsa e da questo momento in poi sarà imprendibile, anche perché poco dopo Enfinger finisce in un 4-wide e deve alzare il piede e mezzo giro più tardi viene stretto a muro da Davis. Solo Jones e Friesen provano a resistere a Moffitt, ma l’ultimo giro di soste non muta la classifica né arriva una caution in loro aiuto e così Brett vince davanti a Brandon e Stewart con Burton e Hill a completare la top5. Moffitt inoltre è il primo regular ad avere due vittorie valide e così vola in testa alla griglia playoff; Chastain si avvicina alla top20 e quindi non è ancora tra gli otto (lo sarà molto presto), dunque Burton rimane ancora aggrappato all’ultimo posto utile, ma recupera molti punti a Rhodes.

I risultati odierni

La classifica della “Camping World 400”

La classifica generale

Così il campionato a 9 gare dai playoff

I prossimi appuntamenti

La Nascar ritorna a Daytona per un’ultima volta nel classico weekend del 4 luglio. E’ anche l’inizio del “girone di ritorno” dato che il superspeedway della Florida è il primo circuito che viene affrontato per la seconda volta, seppur in condizioni diverse dato che la Xfinity (venerdì) e la Cup Series (sabato) correranno in notturna. Turno di riposo per i Truck che torneranno l’11 luglio in Kentucky.

Immagine: twitter.com/NASCAR

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