MotoGP | GP Americhe: clamoroso al COTA, Rins vince con Márquez k.o.

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Tempo di lettura: 6 minuti
di Alyoska Costantino @AlyxF1
14 Aprile 2019 - 22:51
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L’impossibile si è avverato, ma non si parla dello stupendo successo ottenuto da Álex Rins e dalla Suzuki, che come previsto non è tardato moltissimo in questo 2019. Lo spagnolo della Casa di Hamamatsu ha iniziato in sordina questa gara e, pur partendo dalla terza fila, ha piano piano scalato varie posizioni fino a battagliare per la testa, ottenendo la prima posizione a quattro giri dalla fine senza mollarla più. E’ la consacrazione definitiva a ispirante al titolo, dopo che per tutto l’inverno ci si era chiesti se il giovane pilota, debuttante appena due anni fa, fosse già in grado di puntare così in alto con una moto così acerba.

Ciò che sembrava impossibile, e che invece è successo, è stato vedere Marc Márquez cadere in gara ad Austin, la sua pista preferita da sempre. Nel giorno in cui poteva allungare in campionato sugli avversari e battere il record di Agostini ottenendo il 14° successo consecutivo nello stesso paese, tutto è stato mandato in fumo da una caduta in fondo al lungo rettilineo. Ciò è andato a beneficio sia di Andrea Dovizioso, quarto al traguardo, sia di Valentino Rossi, secondo e in lotta con Rins fino all’ultimo giro per conquistare questo Texas rimasto senza padrone. A completare il podio ci ha pensato Jack Miller, su Ducati.

LA CRONACA

I dubbi sul meteo spariscono totalmente e un sole cocente si abbatte, un po’ da prassi c’è da dire, sul tracciato di Austin. Sulle scelte dei pneumatici, tutti escludono le gomme Hard, puntando su combinazioni varie di Medium e Soft. Petrucci e Miller puntano all’estremo con due gomme morbide, mentre Dovizioso e i tre partenti in prima fila scelgono due medie; Rins va su Soft-Medium.

La partenza di Márquez non è esaltante ma grazie a una buona staccata in curva 1 regola da subito Rossi e Crutchlow, che conservano le loro posizioni di partenza. Dall’esterno si tuffa Dovizioso, che si mette addirittura settimo e poi, grazie al gran motore, svernicia Viñales entrando nei primi sei in coda ad Álex Rins. Lorenzo e Petrucci perdono posizioni allo start, col primo 13° e il secondo 11°; brutta partenza anche per Pol Espargaró, che perde quattro posizioni.

Già nel corso del secondo giro c’è sia la caduta di Aleix Espargaró che la fuga di Márquez, il cui vantaggio è già sopra il secondo. Dietro di lui si assiste a un doppio duello, con Rossi inseguito da Crutchlow e Miller e Rins che ripropongono la loro sfida dell’Argentina. Arrivano però notizie anche dalla direzione gara, che infligge un ‘ride through a Maverick Viñales e uno a Joan Mir per partenza anticipata, come successo a Crutchlow in Argentina. “Top Gun” prova a scontarla con il long lap penalty alla curva 13, ma la cosa gli fa solo perdere ulteriore tempo.

Mentre i due iberici scontano la loro penalità sprofondando indietro, Dovizioso perde ritmo e terreno dai tre in lotta per la seconda posizione, venendo scavalcato facilmente da Morbidelli. L’altra Ducati ufficiale è nona con Petrucci, davanti alla KTM di “Polyccio”. Al sesto giro il primo colpo di grazia per le Honda, con la caduta di Crutchlow al tornantino 10 per una perdita improvvisa d’anteriore.

Al nono passaggio il colpo di scena: Márquez arriva troppo veloce al tornante 11 in fondo al lungo rettilineo, e la sua Honda lo scarica senza preavviso nella via di fuga. Il campione del mondo prova a rialzare e far ripartire la moto ma non ci riesce, e quasi in un gesto di disperazione misto a ironia, si accascia al suolo. La frittata di HRC è completata due giri dopo, quando Lorenzo alla stessa curva si ferma per un guasto tecnico.

Rossi eredita così la prima posizione, ma alle sue spalle la situazione sta cambiando con Rins che gli mette il sale sulla coda e Miller invece che fa fatica con le sue gomme morbide. Per diversi giri la lotta tra i due leader della gara è sul cronometro con “Jackass” a fare da spettatore e Rins che, piano piano, ricuce parte del gap dal fenomeno italiano. Mutamenti anche alle loro spalle, con Iannone che riesce anche a entrare in top ten, mentre Petrucci risale sesto davanti alla seconda moto del team Petronas.

Un mutamento importante della classifica arriva a sette giri dalla fine, con Dovizioso che risorpassa un Morbidelli in difficoltà sulle gomme e si riavvicina virtualmente a Rossi nella classifica iridata. La battaglia per il successo continua e, apparentemente, la Suzuki di Rins sembra averne di più; dal muretto box segnalano al #42 di usare la mappatura 3.

Il sorpasso arriva nel cambio di direzione 5-6 e porta la Suzuki al comando del Gran Premio. Il nove volte campione però non ci sta e, in fondo al dritto, prova l’affondo esagerando in staccata e perdendo metri preziosi dal giovane avversario. A tre giri dalla fine il distacco tra i due è sui sette decimi, ma non è finita.

Rossi infatti nell’ultimo giro dà il massimo, e all’inizio dell’ultimo settore si avvicina fino a raggiungere i tre decimi di distacco dal #42, ma Rins mantiene la calma e si difende bene nelle ultime tre curve, andando così a vincere la sua prima gara in carriera, e la prima per la Suzuki da Silverstone 2016. Conclude il podio Jack Miller, bravo a comunque proteggersi da Andrea Dovizioso nel finale; Morbidelli ottiene il suo miglior risultato in MotoGP col quinto posto, davanti a Danilo Petrucci.

La lotta per il campionato diventa calda come le temperature del Texas: Andrea Dovizioso, grazie all’incredibile sbaglio del rivale, passa in testa al mondiale con 54 punti, frutto della vittoria in Qatar, del terzo posto in Argentina e del quarto ottenuto oggi negli Stati Uniti. Doppietta italiana davanti al momento, perché anche Rossi ha scavalcato Márquez, ed è ora a 51 punti, davanti alla mina vagante Álex Rins a 49 e lo sconfitto Marc Márquez, fermo a 45. A livello di punti, non sono lontane nemmeno le altre Ducati GP19 di Petrucci e Miller, rispettivamente a -24 e -25 punti da Dovizioso ma, in teoria, non costanti abbastanza da poter lottare per il mondiale. Era da Valencia 2007 che quattro piloti di quattro marchi differenti non erano in testa al mondiale, in quel caso Stoner (Ducati), Pedrosa (Honda), Rossi (Yamaha) e Hopkins (Suzuki).

Concluso il primo ciclo extra-europeo, per la quarta tappa si tornerà nel Vecchio Continente per il primo dei quattro GP stagionali spagnoli, appunto il GP di Spagna a Jerez de la Frontera. La gara che negli ultimi due anni ha visto la Yamaha M1 soffrire molto per il grip, ma anche quella che ha visto il clamoroso strike di Lorenzo, Pedrosa e Dovizioso dodici mesi fa. Si aspetterà al varco ovviamente sia “MM93” che il vincitore della gara odierna.

Qui i risultati di questa gara sorprendente e la classifica completa.

Fonte immagine: Twitter / Álex Rins

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