Monza, nostalgia di Schumi

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di Alessandro Secchi @alexsecchi83
3 Settembre 2014 - 14:00
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Sono ormai passati due anni da quando, fiero come lo ero stato poche volte in vita mia, pubblicai sul mio profilo Facebook la foto che avevo tanto aspettato. Quella con lo Zio Michael. I miei contatti credo abbiano tirato un sospiro di sollievo. Finalmente c’ero riuscito. Circostanze fortunatissime mi danno la possibilità di provarci, in quella che sospetto essere l’ultima occasione di incontrarlo a Monza. Infatti, il 2012, è il suo ultimo anno. Lo fermo al sabato sera, in quella che calcisticamente si chiama “zona Cesarini”. Utilizzo una tattica ormai sconosciuta, ma che con persone intelligenti, anche se distaccate, funziona sempre. La calma. Lo chiamo a distanza, senza saltargli addosso in preda ad un raptus di follia, chiedendogli se per favore ha 30 secondi per concedermi una foto con lui. Accetta senza alcun problema. Lo scatto è dietro il mio divano, appeso al muro. Quel momento è ancor più fotografato nella mia mente. Era la terza volta che avevo a che fare con lui, e per tre volte era stato cortese. Che fosse in mezzo alla folla o meno, con me si è sempre mostrato al contrario di com’è stato dipinto per anni da alcuni colleghi, avversari, giornalisti, scrittori. Questo mi è sempre bastato per avere di lui un’idea che rimarrà sempre e solo mia, giusta o sbagliata che sia.

Monza senza Michael è stata particolare, l’anno scorso. Monza senza Michael, quest’anno, sarà tremendamente nostalgica. Perché non abbiamo notizie ‘ufficiali’ da settimane, sebbene alcune fotografie di una Corinna sorridente lascino un filo di speranza per le sue condizioni. Perché è stata Monza a regalarmi, e credo di poter dire regalarci senza troppa vergogna, alcune delle emozioni più forti del Michael di rosso vestito, e non solo.

La sua prima in rosso a Monza è lontana 18 anni. 1996. E’ subito trionfo. L’uscita di Hill, la speranza del colpaccio subito dopo la vittoria già insperata di Spa. E poi gli ultimi giri con il fiato sospeso dopo una ‘gommata’ al muro di gomme all’ingresso della prima ‘vecchia’ doppia chicane, sostituita da anni ormai dalla prima variante attuale. Il timore di un danno ad una sospensione proprio sul finire di gara, la fortuna che alla fine diede una piccola mano. Credo che quella gara, a chiusura di un tris di trionfi in quell’anno con Spa e la mitica nuotata di Barcellona, sancì definitivamente la nascita dell’amore tra i ferraristi e Michael.

@ Ferrari.com

@ Ferrari.com

La vittoria del 1998 è quella dell’opportunismo, dell’astuzia, del sangue freddo. Propiziata dal ritiro di Coulthard dopo la curva grande, con la sequenza del sorpasso a Mika Hakkinen che resterà negli annali di Monza. Mika rallenta per il fumo del motore Mercedes del compagno, Michael gli piomba alle spalle. Il finlandese si difende al centro, Michael si porta tutto a destra, Entra stretto alla Roggia e incrocia la traiettoria della Mclaren. Sull’allungo verso la prima di Lesmo si affianca all’interno e conclude il sorpasso. Da terzo a primo in dieci secondi. Finisce in trionfo, con il compagno Irvine secondo e il fratello Ralf sul podio con loro.

Il 1999 è l’anno dell’assenza per l’infortunio di Silverstone. Inizialmente pare che Michael possa rientrare proprio per Monza, ma come sappiamo non sarebbe tornato in monoposto fino al penultimo appuntamento a Sepang, per il primo GP della Malesia.

Alla prima nuova occasione a Monza, però, Michael non sbaglia. E’ il 2000. La stagione estiva è stata disastrosa per lui e la Ferrari. Michael non vince dal GP del Canada di Giugno. Tre lunghi mesi di assenza dal gradino più alto. Hakkinen ha recuperato il divario in classifica con tre vittorie, ed è il fresco vincitore di Spa dopo il famoso doppio sorpasso, sul rettilineo del Kemmel, su Schumi e il frastornato (e doppiato) Zonta nel panino tra la Ferrari, a sinistra, e la Mclaren, a destra. Monza deve essere l’occasione per tornare a lottare per il Mondiale, e lo è. Gara intensa e da sudore alle mani per chi come me è sul divano. Vittoria conquistata tra l’esaltazione dei tifosi proprio su Mika e sul fratello Ralf. Il momento più emozionante, però, è quello del dopo gara. Nessuno se lo sarebbe aspettato, da uno come lui, la macchina da guerra, il freddo ‘tetesco di Germania’. L’incidente all’inizio della gara alla variante della Roggia ha causato la morte del commissario Paolo Gislimberti, colpito da una gomma persa dalla Jordan di Frentzen. Michael va in tilt. Scoppia a piangere in piena conferenza stampa, con Hakkinen alla sua destra e Ralf alla sua sinistra che non sanno come reagire. Tra una pacca sulla spalla e l’altra, anche lo stesso Mika sembra ad un certo punto commosso per quella scena imprevista. Monza ha conosciuto, del suo eroe in rosso, anche il lato umano, quello che molti hanno preferito non raccontare mai. Per me, ormai, è l’idolo. Quello con la ‘I’ maiuscola. Indipendentemente da come sarebbe terminato quel mondiale.

2003. Il mondiale è una lotta a tre con l’arrembante Montoya con la BMW e il giovane Raikkonen con la Mclaren. Dopo il 1998, è ancora la Roggia il punto cruciale. Al primo giro, il colombiano si affianca all’esterno e tenta l’ingresso affiancato per tenere l’interno in uscita. Michael tiene duro, la Williams scoda leggermente. Alla prima di Lesmo passa prima la Ferrari. E passerà per prima anche il traguardo dopo 53 giri. Vittoria fondamentale per la conquista del sesto titolo, che sarebbe arrivata poi, con fatica, all’ultima gara in Giappone.

2006. L’ultima in rosso. La lotta con il campione in carica Alonso è all’apice e manca pochissimo al termine del campionato. Monza esplode, dopo un sabato di polemiche, quando la Renault dello spagnolo lancia fumo intenso dal posteriore sotto la prima variante. Migliaia di tifosi in delirio per il ritiro dell’asturiano, e chissà quanti in quel momento avrebbero immaginato di tifare proprio per lui qualche anno dopo. Michael va a vincere, anzi a trionfare. Precede sul traguardo il suo successore in Ferrari, Kimi Raikkonen, e un bravissimo Robert Kubica con la BMW-Sauber. Sul podio, sopra migliaia di tifosi, avvicina Kimi, e gli parla. Ho sempre immaginato che, in quel momento, la frase sia stata qualcosa di simile a “Dall’anno prossimo questi saranno i tuoi tifosi”. In conferenza stampa, pochi minuti più tardi annuncia il ritiro a fine stagione. Quella vittoria sarebbe stata la sua ultima a Monza. Quelle rimanenti del mondiale 2006 sarebbero state le ultime gare del mio idolo.

Almeno sulla Ferrari. Ce ne sarebbero state altre tre, a Monza, marchiate Mercedes. Diverse da quelle in rosso, anche per via del mezzo non al top assoluto. Da incorniciare quella del 2011, quando arriva quinto ma, soprattutto, fa impazzire per metà gara Lewis Hamilton alle sue spalle. L’inglese, 16 anni più giovane, tenta di passare in tutti i modi ma Michael resiste, anche duramente. Ero sugli spalti, e ricordo bene gli applausi e gli incitamenti per il ‘vecchio’ Michael.

L’ultima vera, a Monza, è del 2012, il giorno dopo la nostra foto insieme. Prima dello scatto ricordo di avergli detto “Dai, buona qualifica!”. Occhiolino e sorriso. Parte quarto (qualificato quinto), arriva sesto. Vince Hamilton, ma quella per me è stata l’ultima volta che l’ho visto correre sotto i miei occhi.

Pensavo che dopo il ritiro si sarebbe goduto la sua famiglia e la meritata tranquillità. Ma la vita, si sa, è imprevedibile. E lui, che voleva fermarsi, adesso è costretto a correre ancora, anche se la gara questa volta è diversa, più importante, molto più difficile. Anche se a spingerlo ci siamo tutti noi. Questa sera, a Monza, alla partita della nazionale cantanti, questa bandiera sarà a disposizione di chi vorrà firmarla.

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Sarà spedita prossimamente alla famiglia per far sentire che anche se se ne parla meno, i suoi tifosi ci sono ancora. Ci saranno sempre.

#KeepFightingMichael

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2 Commenti su “Monza, nostalgia di Schumi”
Monica dice:

La nostalgia di Schumacher a volte mi logora, penso sempre a quando c’era lui in Ferrari e le corse erano un’emozione. Non provo più quella passione e la Formula uno, per me, non è più la stessa cosa. Penso sempre che Michael si sia ritirato quando poteva ancora vincere e mi dispiace pensare che, per motivi opportunistici, qualcuno glielo abbia impedito.
Penso che la stampa italiana sia sempre stata ingrata nei suoi confronti, soprattutto nell’era Mercedes; ho sentito commenti nei suoi confronti vergognosi. A volte , ho avuto l’impressione che a Monza non venissero mostrati gli spalti per non rendere pubbliche le partecipazioni d’affetto dei tifosi italiani nei confronti di Schumi.
La verità è che Schumi è ancora molto amato e che tanta gente, come me, non tifa più nemmeno per la Ferrari, non per i risultati deludenti, ma perché non si condividono le scelte, Alonso in primis.
Il passato non ritorna, però sarebbe bello rievocarlo insieme a Michael! Pertanto: #KeepFightingMichael

Giuseppe92 dice:

Articolo da brividi, per uno che ha sempre amato Schumacher è impossibile trattenere l’emozione .

Purtroppo non ho mai avuto (e non avrò) possibilità di incontrarlo

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