Migno, Pasini, Dovizioso: the italian job

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Tempo di lettura: 4 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
4 Giugno 2017 - 20:30
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C’è qualcosa di meraviglioso in questo selfie, per quanto io non sia amante del genere: il fatto che le coincidenze abbiano fatto sì che le tre vittorie italiane di oggi siano giunte proprio nel nostro paese, davanti ai nostri tifosi, con tre gare vinte in modo fantastico per modi e tempi.

Migno, Pasini, Dovizioso. Uno dopo l’altro hanno fatto risuonare il nostro inno in un Motomondiale nel quale spesso e volentieri ci si sente stranieri in terra di Spagna. Uno dopo l’altro, a modo loro, hanno fatto gioire e commuovere i loro tifosi.

Migno ha scelto il Mugello per conquistare la sua prima vittoria in carriera. Roba che qualunque posto potrebbe andar bene, tanto basta vincere. Ma farlo a casa ha un sapore particolare, soprattutto in una Moto3 che vede sempre gare confusionarie, con millemila piloti in un secondo a tre quarti di gara tanto da non riuscire a decifrarle fino alla fine. Allora benvengano quei 37 millesimi sul traguardo, dopo una Bucine percorsa in testa che di solito penalizza chi ci entra per primo per via delle scie. Il tutto su un altro italianissimo gioiello come Fabio Di Giannantonio. Insomma, saremmo cascati comunque in piedi. Bellissimo, al rientro, l’abbraccio con Rossi che quasi lo strozza dalla gioia. 

L’ora di pranzo ci porta un’altra emozione, quella di Mattia Pasini: anche lui ha scelto il Mugello per cogliere la sua prima vittoria in quella che ora si chiama Moto2, ma se torniamo ai tempi della 250 il suo ultimo successo è targato sempre Toscana, nel 2009, dopo un duello indimenticabile con Marco Simoncelli sul bagnato. E il pensiero è andato sicuramente a lui nel giro di rientro oltre che al caro Nicky Hayden, ricordato con la bandiera #69 portata fino al parco chiuso. Una gara comandata, tornata in bilico nel finale e raddrizzata con un doppio sorpasso ai danni di Tom Luthi e Alex Marquez, durante l’ultimo giro, da far venire la pelle d’oca. Semplicemente meraviglioso.

Infine, l’apoteosi della MotoGP con un Andrea Dovizioso stellare e un fantastico Danilo Petrucci sul podio. Il Dovi porta la Ducati al successo al Mugello e si commuove per una vittoria importantissima per lui, per la Rossa di Borgo Panigale, per tutti i tifosi che hanno assistito dal vivo ad una tripletta fantastica. Forse la marea gialla si aspettava anche l’italiano più famoso sul podio, ma a dispetto delle polemiche degli scorsi anni sui fischi indirizzati agli spagnoli il Dovi è stato acclamato e applaudito come meritava anche dai tifosi di Rossi. E lo merita tantissimo. Gara magistrale, gestita alla perfezione con la giusta decisione del momento in cui prendere e scappare dalla morsa di Viñales, tenuto a bada fino al termine nonostante il fisico non al 100%. La forza della Ducati viene confermata da un Petrucci commovente, terzo, in lacrime anche lui sul gradino più basso del podio, che comunque vista la stazza non gli fa sentire la differenza rispetto al Dovi e a Maverick.

E così l’Italia comanda in casa propria: in tutte e tre le classi abbiamo ragazzi capaci di andare forti e di vincere. Se guardiamo al Motomondiale in generale la situazione è molto diversa (e migliore) rispetto alle quattro ruote, nelle quali è molto più difficile emergere anche per una gestione del giro diversa e meno meritocratica, mettiamola così.

Una giornata di quelle da segnare sul calendario, iniziata con l’ultimo saluto a Nicky Hayden. Un minuto di silenzio (anzi, 69 secondi) con la sua Honda mondiale schierata davanti a tutti i suoi ex amici, avversari, colleghi di una carriera. Senza dimenticare Luis Salom, scomparso un anno fa a Barcellona.

Ad entrambi sono dedicate queste tre vittorie: avranno sicuramente gradito.

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