Mi congedo da tifoso. Ciao e Grazie, Michael

F1
Tempo di lettura: 11 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
30 Novembre 2012 - 13:19
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“Life is about Passions. Thank you for sharing mine”
“La vita è fatta di Passioni. Grazie per aver condiviso la mia”

Martedì 27 Novembre, ore 23.30

Sono seduto a letto, con il portatile sulle gambe. Mia moglie, a fianco, è avvolta da un piacevole sonno. Ho 29 anni. Domenica è stata l’ultima di Schumi. Quando ha iniziato a correre in F1, nel 1991, ne avevo 8. Terza elementare. Giocavo con i Lego, le Micro Machines, il Megadrive.

Nel tempo trascorso da quell’anno a questa giornata sono cresciuto, ho studiato, amato, odiato. Ho imparato tanto, mi sono formato, fisicamente e caratterialmente. Ho commesso degli errori, ma ho anche preso decisioni giuste. Ho capito che farsi influenzare nelle scelte è sempre sbagliato. Che, a volte, è meglio mettersi contro tutti e andare avanti per la propria strada, che abbassare la testa e accettare compromessi, ricatti, situazioni favorevoli sul breve periodo e pericolose nel lungo. Ho sempre confidato nelle mie possibilità. A volte è andata bene, altre meno, ma queste ultime non fanno mai male, anzi. Aiutano a prevederne altre e mettere le mani avanti. Ho imparato a fare di testa mia, pur nel rispetto degli altri. E se gli altri non mi rispettano pazienza. Parleranno i fatti.

In tutti questi anni di cambiamenti, che mi hanno portato dall’essere un bambino ad un ragazzo sposato, c’è sempre stato un punto fermo: la Domenica da Gran Premio. Troppo piccolo per ‘vivere’ Ayrton come avrei voluto, abbastanza grande per ricordarmi la prima vittoria di Michael in Rosso. GP di Spagna 1996. Diluvio, sorpassi, magia, dominio. Quando ti innamori sportivamente di qualcuno da piccolo, lo porti con te per sempre. Diventa il tuo idolo, e guai a chi te lo sfiora. Così è stato.

Quando ho iniziato a scrivere pubblicamente, ho sempre pensato che il mio punto debole sarebbe stato proprio lui. Schumi. Perché il conflitto di interessi c’era, c’è stato, non ci sarà più. Mi veniva da ridere, quando mi dicevano che tifavo Hamilton, poi Vettel, poi Alonso, poi Massa, poi Button. Voleva dire che, in fondo, avevo trovato il sistema per mantenermi sotto l’asticella del dubbio nel parlare di lui. Ora non c’è più bisogno di quell’asticella. Posso esprimermi liberamente.

Con il ritiro di Schumi se ne va un pezzo di Storia. Da solo ha occupato 1/3 della vita di tutta la Formula 1. 21 anni su 63 mondiali. Ma se ne va, soprattutto, un’abitudine della MIA Storia. 2/3 della mia vita. Era già successo nel 2006, è vero. L’avevo presa malissimo. Perché erano stati 10 anni fantastici. A dirla tutta, quelli pre-mondiali erano stati per certi versi ancora più intensi ed emozionanti di quelli successivi. Perché è in quelle stagioni che Schumi si è guadagnato l’affetto dei ferraristi, e il mio.

Quando cioè la macchina non era all’altezza e lui ce la portava. Quando si rompeva senza che lui si lamentasse pubblicamente, quando la differenza si poteva fare e lui la faceva. Il periodo d’oro fu godimento assoluto, come sarà ora per la Red Bull. Quel quinquennio fu la logica conseguenza degli sforzi di quattro anni a rincorrere. L’avevo presa malissimo perché quel motore fumante di Suzuka, con lui che torna ai box e saluta uno per uno i suoi meccanici, grida vendetta ancora oggi. Perché quel Gp del Brasile mi aveva lasciato l’amaro in bocca. Uno che correva così non era pronto per ritirarsi, aveva più voglia dei giovincelli. Si vedeva. Più che un ritiro, era sembrato un accompagnamento. Il sorpasso su Kimi, il successore, fu strappalacrime, così come la successiva domenica a Monza, alla festa per le Finali Ferrari.

Schumi mi ha accompagnato, silenziosamente e inconsciamente, dall’adolescenza (qualcosa meno) all’età adulta. Domenica dopo Domenica, Mondiale dopo Mondiale, Trionfo dopo Trionfo. E anche Errore dopo Errore. Perché ne ha commessi: come me, come tutti, anche grossolani. Se ne ricordano un po’, certo, ma la sua carriera è stata così lunga che proporzionalmente è logico ricordarsi più sbagli. Ma anche più vittorie. Qualcuno tende a ricordare anche che lui non ha mai parlato l’italiano. Eppure di gente che lo snocciolava bene ne è passata, in Ferrari, ma non è servito a vincere i Mondiali. Mai capita, come affermazione. Mai stato d’accordo.

È universalmente riconosciuto come uno non facile per quanto riguarda i rapporti personali. Qualcuno lo definisce proprio stronzo, senza mezzi termini. Chiariamoci, non che sia fondamentale per le prestazioni di un pilota essere Mister Simpatia anche fuori dall’abitacolo. Con Schumi ho avuto a che fare tre volte, tutte da quando è tornato con la Mercedes. Tutte a Monza. Sarò stato fortunato (ogni tanto..), eppure con me si è sempre comportato bene, con gentilezza.  “Certo”, direte, “con tutti i soldi che prendono DEVONO essere cordiali”. Ma non dimentichiamoci che, prima che personaggi di sport, sono soprattutto uomini. E ognuno reagisce a modo suo alle situazioni. A lui non piace essere assalito, reagisce in malo modo. Bisogna avvicinarlo con calma, come se fosse una persona normale. Il fatto che lui sia tornato poco prima che io iniziassi a scrivere è una coincidenza, certo. Ma, per lo meno, mi ha dato la possibilità di avvicinarlo quanto basta per poter avere una foto ricordo con lui, acciuffata in ‘Zona Cesarini’ il sabato sera proprio di Monza, quest’anno. L’ultima occasione. Mi è andata bene, di lusso. La custodirò con soddisfazione, così come le decine di cappellini e di modellini che ho collezionato negli anni.

Ci sono momenti, legati ad alcune sue gare, che ricordo come se fosse ieri. Me ne tornano in mente tanti, se ci penso. Ma ne scelgo tre:

Silverstone 1999: perché quando lo vidi schiantarsi mi si gelò il sangue, mi tornò alla mente Ayrton per quell’attimo che passò dal botto al vederlo agitarsi dentro l’abitacolo. Fu bruttissimo, rimasi impietrito in piedi davanti alla televisione in attesa di sapere qualcosa. Per fortuna, tutto bene, a giudicare dagli anni successivi.

Suzuka 2000: l’emozione sportiva più intensa mai provata. Ero sul letto, con le mani fredde e al tempo stesso sudate. Immobile a seguire quello che succedeva. Mattino presto, ovviamente. Penso di aver svegliato quasi tutto il palazzo quando è passato sotto la bandiera a scacchi da Campione del Mondo, con la Ferrari. Ed io avevo vissuto pochi di quei 21 anni senza Titoli..chissà chi li aveva trascorsi tutti.

Suzuka 2006: è passato qualche minuto dalla rottura del motore che consegna, di fatto, il Mondiale ad Alonso. Michael viene inquadrato mentre, tornato ai box, saluta e abbraccia uno ad uno i suoi meccanici. Una trentina di secondi di un’intensità incredibile. Non sembra una squadra, ma una vera famiglia. Cose forse viste raramente in ambito sportivo.

Questi tre anni. Quanto da dire..

Io penso che l’uomo sia stato dotato di un gran dono, quello della parola. Ma che, al tempo stesso, non gli sia stato consegnato anche il misurino, per quantificarne l’utilizzo. Voglio dire che siamo tutti bravi, dal divano, dalla seggiola, dalla tribuna, a giudicare questa o quella cosa, questa o quella persona, questo o quel pilota. Michael è stato mediaticamente annientato in questo rientro. E non è necessario andare a citare questo o quell’articolo, questa o quella frase. Si conoscono luoghi e persone che hanno praticato questa attività con massimo impegno.

Io credo che, al di là delle classifiche, Michael abbia dimostrato di poterci stare, in questa F1, a dispetto dell’età. Credo anche che, abituati al ‘tenore di vita’ della sua prima carriera, siano state sottovalutate le sue prestazioni. Spesso è stato preso in giro per il discorso dell’anagrafe, ma è fisiologico avere un calo, magari inconsapevole. Nonostante questo, ci sono state occasioni (Canada, Spa e Monza 2011, Pole di Montecarlo e Valencia quest’anno) in cui ha corso sui suoi livelli, quelli che conosciamo, facendo impallidire il suo giovane compagno. Evidente è anche come la Mercedes non gli abbia fornito una grossa mano. Per assurdo, all’inizio del 2012 (cioè quando la macchina pareva andare bene) ha collezionato quasi tutti i suoi ritiri. Da qui la marcata differenza in classifica con Nico.

È comunque evidente che il triennio non sia stato all’altezza delle aspettative. Non sono certo così cieco da non ammetterlo. Ma, in tutte le esperienze negative, c’è qualcosa da imparare. E Michael, per sua stessa ammissione, ha imparato ad accettare gli avvenimenti con più serenità rispetto alla sua prima esperienza. Ma, cosa ben più importante, ha imparato a perdere. Ed è questa, la vittoria più grande per un uomo. La prima carriera di Schumi è stata una cavalcata all’insegna delle vittorie prima e dei domini poi. La sconfitta non era contemplata negli obiettivi, e quando arrivava era indigesta. In queste tre stagioni ha imparato a conviverci, a sportellare per un decimo posto, a vivere quello che non aveva vissuto nei primi anni in F1. Per qualcuno roba inutile, deplorevole, dequalificante, per uno col suo Palmares. Lesiva dell’immagine di Campione.

Palle. Gigantesche, mirabolanti palle, a mio modo di vedere.

Da questo triennio ne esce un uomo migliore, perché il Campione non aveva bisogno di dimostrare niente, e ci mancherebbe. Aveva quella sete di vittoria che contraddistingue quelli della ‘sua’ razza, un club del quale fanno parte in pochi. Non ha trovato le vittorie sportive, ma ne ha trovata una, morale, che gli servirà per tutta la vita, e della quale forse aveva bisogno per sentirsi completo, anche se lui non lo sapeva.

E mi fa piacere sapere e leggere di tante persone, appassionate vere di questo sport e che in passato non lo hanno sopportato (come succede per tutti coloro che vincono troppo) che invece di sfruttare questi tre anni per attaccare e denigrare il loro ex-avversario hanno imparato a conoscerlo meglio, l’hanno rivalutato soprattutto dal punto di vista umano, a tratti l’hanno anche supportato e tifato, come in Canada nel 2011. Persone che hanno compreso la fame pura e unica di questo ragazzo di quasi 44 anni per uno sport che non è più per quelli della sua età, ma per quelli contro i quali lui ha lottato, sentendosi ancora, nello spirito, come loro. Persone, appassionati, che servono come il pane a questo mondo dove comandano esclusivamente soldi e raccomandazioni, dove tanti personaggi sono pronti a comportarsi in modo diametralmente opposto. Salendo prima sul carro del vincitore, da grandi amiconi, per poi denigrare e sputare sentenze, come se non si parlasse dello stesso uomo ma di un oggetto, una pedina dello scacchiere, inanimata.

Non tutti i mali vengono per nuocere, insomma. Certo, non è stato il massimo vedere Schumi annaspare in mezzo al gruppo, sbattersi per pochi punti, essere oggetto di strategie fantasiose per cercare di recuperare qualche posizione, essere denigrato e scaricato da chi aveva mangiato di più in passato anche grazie a lui. Ma ho accettato la sua scelta di tornare a fare quello per cui ha vissuto, nonostante i rischi fossero tanti. Di certo, ho apprezzato la sua voglia di rimettersi in gioco, come uomo e come pilota, indipendentemente da come sia andata e dai pochi risultati ottenuti. Ognuno deve sentirsi libero nelle sue scelte, sempre e comunque. È sempre facile parlare dopo, ma è prima che si deve dimostrare di avere il coraggio. Lui l’ha avuto, chissà se altri lo seguiranno.

“Tutti mi descrivono come una leggenda delle corse, io preferirei essere ricordato come un guerriero, uno che non ha mai mollato”

In questa frase, nella conferenza stampa in cui ha annunciato il suo ritiro, a Suzuka, Michael racchiude tutto. La consapevolezza di essere stato e di rimanere per sempre uno dei Grandi, e quella di averci sempre provato, anche se i risultati non arrivavano e le cose non procedevano per il verso giusto.

Io, Schumi, lo ricorderò sempre come una specie di fratellone maggiore, che per 15 anni almeno mi ha dato appuntamento fisso davanti allo schermo, senza saperlo. Regalandomi gioie ed emozioni, facendomi urlare, incazzare, esultare. Aiutandomi, con vittorie, sconfitte ed errori, a crescere un pochino più in fretta, ad amare la Formula 1, a vivere e alimentare la passione che mi porta a scrivere, ogni giorno, su queste pagine.

Lo ricorderò passare sotto i miei occhi con il dito alzato al Tabaccaio a Montecarlo, dopo la sua ultima Pole. Che poi sia stata conteggiata o meno, chi se ne frega, sinceramente. Rimarrà sua, per me e per chi vive questo sport.

Con il suo ritiro, mi congedo anche io. Da tifoso. Finisce un’era, se ne apre un’altra per la F1. Per me si è chiusa quella del tifoso, ma si apre ufficialmente quella dell’appassionato. E, forse, è un bene così. Vorrà dire che potrò scrivere con più libertà e seguire le gare senza occhi dedicati a qualcuno in particolare.

Detto questo..“La vita è fatta di Passioni. Grazie per aver condiviso la mia”.. Grazie a te, per avermi aiutato a scoprirla e farla diventare ciò che è ora.

Grazie, Thanks, Danke, Michael.

Di tutto.

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Pole: Norris
SPRINT
SKY: Sab 05:00
(TV8: Diretta)
QUALIFICHE
SKY: Sab 09:00
(TV8: Sab 12:00)
GARA
SKY: Dom 09:00
(TV8: Dom 14:00)

24 Commenti su “Mi congedo da tifoso. Ciao e Grazie, Michael”
Monica dice:

Questa lettera è commovente ma soprattutto nelle tue parole ritrovo gran parte del mio sentire. Io non riesco a congedarmi da tifosa perché non credo che riuscirò a provare la stessa passione per un altro pilota. Schumi avrà sempre un posto speciale nel mio cuore.

gio66 dice:

Ecco Ale, adesso ho letto tutto.
E un po’ ti invidio, perché io mi sono dovuto dimettere due volte, contro la mia volontà, mentre tu te la sei potuta godere tutta fino in fondo, dal primo all’ultimo giro, senza interruzioni forzate.
Ti assicuro che non è un vantaggio da poco.
Così come invidio il fatto che tu abbia potuto stare per qualche momento vicino a lui, è un privilegio che sognavo fin da bambino, prima immaginando di invitare Gilles nella mia cameretta x fargli vedere il suo poster appeso sopra al mio letto; e poi cercando inutilmente di entrare nei box di Imola x farfugliare frasi senza senso al cospetto del carisma di Ayrton.
Beato te, Ale.

Ti confermo che adesso comincia la vita da appassionato e riuscirai a goderti tutte quelle sfumature che prima magari ti sfuggivano ma , conoscendoti un po’, non credo che ci sarà un grosso sconvolgimento nel tuo modo di seguire le corse.
E ti assicuro che non dimenticherai mai un solo istante di questi anni che sono trascorsi, da dove eri in quel dato momento a chi avevi vicino a te. E sarà bellissimo.

PS grazie x la citazione :asd:

Rita dice:

Alla fine ci sono anch’io …. dire che condivido quello che hai scritto e poco. Ero li in Brasile come lo sono stata tante volte quest’anno. Condivido ogni emozione che hai provato e che hai scritto, condivido tutto sul pilota …. ma CONDIVIDO anzi sottoscrivo in particolare “Da questo triennio ne esce un uomo migliore, perchè il Campione non aveva bisogno di dimostrare niente, e ci mancherebbe. Aveva quella sete di vittoria che contraddistingue quelli della ‘sua’ razza, un club del quale fanno parte in pochi. Non ha trovato le vittorie sportive, ma ne ha trovata una, morale, che gli servirà per tutta la vita, e della quale forse aveva bisogno per sentirsi completo, anche se lui non lo sapeva”.
Per Michael come ho già gridato da Interlagos “Danke Michael … legend or fighter you’ll be my example forver”, per te solo bravo …. anzi eccellente e ad maiora

marinaschumi dice:

ciao Alessandro, ho letto molto i tuoi articoli
ma “da lontano”, avevo già capito che eri uno di noi, ma questo mi ha toccato nel profondo e ti ringrazio per averci aperto il tuo cuore.
Sono una fedelissima di Schumi al di là di ogni colore, ho l’età giusta per aver vissuto
tutti questi 21 anni del nostro Guerriero e di ricordarmeli , non in quanto dotata di memoria esagerata, ma solo perchè mi hanno accompagnata in una parte di vita fatta di gioe e dolori, dove Schumi
ha avuto un ruolo molto importante.
Adesso passa o meglio ritorna al primo amore
e dal 2013 inizierò a seguire i kart
Basta F1, sport a cui sono arrivata al seguito di Michael e che lascio, nessun altro pilota è riuscito a trasmettermi le emozioni che hanno “condizionato” le mie tempistiche e scelte nei fine settimana di GP di questi 18 anni.

Ho avuto la fortuna di conoscerlo e di avere la conferma che il mio enorme affetto è meritato.
Grande pilota ma soprattutto grande uomo.
E se lui ci ha ringraziati per aver condiviso la sua passione io lo ringrazio per aver dato ai suoi tifosi la possibilità di avere una passione, di grande durata e grande intensità.

Grazie ancora da Marinaschumi

Dariok dice:

io ho qualche anno più di te, Alessandro, solo una ventina…. Mi ricordo tempi preistorici con Lauda in Ferrari, la perdita terribile di Gilles ed in genere una F1 per uomini d’altri tempi, che lasciava dietro di sé tante, troppe vittime.
Mi ricordo molto bene nel 91la prima qualifica alla quale partecipò uno sconosciuto giovincello tedesco. Malgrado l’interesse fosse per quelli che combattevano per la pole, nientemeno che Senna, Mansel, Piquet & co, le telecamere più volte indugiavano su questo giovane scatenato. Ed è stato amore a prima vista. Quando poi arrivò in Ferrari diventai un assiduo spettatore dei GP.
Alle tue date notevoli aggiungerei la Pole di Monaco di quest’anno, ho avuto i brividi! altro che vecchierel canuto e bianco!!

mammamia dice:

no ho parole Alessandro, ho letto solo ora e anche io che non lo ha mai tifato ho apprezzato come non mai una rivisitazione di un suo tifoso fatta prima con il cuore e poi con la ragione. 6 1 MITO !

speedmad dice:

Cavolo ragazzi…quando sento cose del tipo “forse Senna e’ prima del tuo tempo…” mi viene da ridere. Allora ve ne dico io una: io seguo la F1 da quando avevo 4 anni e mi ricordo di Lauda in Ferrari e dell’incidente al Nurburgring!!!! Molti di voi non erano ancora nati!!! Poi ho avuto il privilegio di correre con Michael ai tempi del Kart, quando in televisione c’erano i vari Piquet, Mansell, Prost, e noi – Michael incluso – guardavamo i GP da giovani pilotini, magari con qualche speranza nascosta. E poi la vita va come va; immaginate come io mi sia identificato in lui tutto questo tempo, o meglio come una parte di me abbia corso con lui, dato che Michael ha personificato quella parte di me che sognava di arrivare in F1. Lui poi e’ andato oltre ogni aspettativa, anche sua, e molte volte lo esprime con modestia, dicendo appunto che da ragazzino non avrebbe potuto immaginare una carriera del genere. In tutti i casi grazie Michael. Anche per me, come potrete ben capire, e’ la fine di un’era.

The Magic dice:

Non è stato il mio pilota preferito, ma quando era in Rosso ho visto quasi tutte le sue gare e Suzuka 2006 ce l’ho ancora impressa… mi stavo mettendo piangere. Domenica se n’è andata una parte della F1 che ho potuto “vivere”.
Danke Kaiser!

pandino dice:

Molto bello e “sentito” l’articolo, si capisce che sei un vero appassionato…Anche io ho iniziato a seguire i gran premi a meta’ stagione ’91 (ho un anno piu’ di te) , iniziando a tifare Senna e la McLaren , e affezionandomi cosi’ tanto alla scuderia bianco-rossa da rimanerne tifoso tutt’oggi, anche se magari con meno “ardore” rispetto al passato, forse in generale proprio verso il mondo della F1.
 Per i miei trascorsi da tifoso, quindi, Schumacher e’ sempre stato il nemico n.1, prima quando c’era Senna, poi anche con Hakkinen e Raikkonen…Eppure fin da quando inizio’ a fare i primi risultati sulla Benetton si capiva che era forte, e gli screzi con  Senna forse erano la dimostrazione che i campioni si “sentono” tra loro…Proprio per il fatto di aver tifato i suoi avversari ho avuto modo di valutare quanto fosse forte e che passione metteva nelle corse e devo riconoscere che e’ stato veramente uno dei piu’ grandi, l’ avversario piu’ scomodo che potesse capitare! 

Bertoku dice:

I primi anni difficili in Ferrari

L’incidente a Silverstone e l’apprensione provata, frattura a tibia e perone e il ricordo di lui qualche giorno dopo che esce in stampelle dall’auto con a bordo Todt e la certezza che anche per il 1999 sarebbe stata un’annata magra di risultati (salvo poi ricredermi con Irvine, ma senza l’incidente a Silverstone di MSC, Hakkinen il mondiale non lo vinceva).

La domenica mattina dell’8 ottobre 2000, col pigiama ancora addosso, la notte insonne, la gioia nel cuore.

Monza 2000, le sue lacrime

La commovente vittoria a Imola 2003, con la madre morta da poche ore

Le tante battaglie in pista con Mika, Juan Pablo, il fratello Ralf, Kimi, Fernando.

L’annuncio del suo ritiro a monza 2006

L’ottavo iridato in fumo assieme al motore della sua F248 a Suzuka

I due anni sprecati a fare da soprammobile al muretto Ferrari

La speranza, mancata, dopo Budapest 2009

L’annuncio del suo rientro e del progetto con la neonata Mercedes

I tre anni di purgatorio, dove il campione contemplato scende in terra, per rimettersi in gioco, per imparare a perdere, per elevarsi a uomo per essere perpetuato nell’olimpo del motorsport.

Questi sono solo alcuni dei ricordi che mi vengono al momento,
ricordi che riecheggieranno in eterno nelle menti di tutti coloro che lo hanno vissuto, nel bene e nel male.

Con lui si chiude definitivamente un’era.

Anche da parte mia

Grazie MSC

stefff dice:

Aggiungere una sola parola sminuirebbe la bellezza di questo articolo

lucaruocco dice:

Penso che, se Michael dovesse leggere questo articolo, qualche lacrimuccia gli scapperebbe. Complimenti Ale

Fucio dice:

condivido al 100% ogni tua parola. non ci avevo pensato al fatto che dal prossimo anno non sarò più tifoso. bell’articolo, scritto col cuore, commovente.

Jack dice:

Caro Alessandro, complimenti, bell’articolo. Un’unico appunto: io mi ricordo le vittorie di Michael, sotto l’acqua, ben prima del 96…anche se so che per i ferraristi i piloti “nascono” solo quando vestono la tuta rossa. Per questo non credo avresti apprezzato Ayrton nel modo corretto…i ferraristi lo odiavano, per la quasi totalità Alesi era DECISAMENTE più forte, solo che non aveva la macchina…
Un saluto e continua così!!!!

Alessandro Secchi dice:

Ciao,
ti devo correggere :). Conoscevo già le gesta di Michael, seguo la F1 più o meno dal 91/92. E’ ovvio che quando un pilota forte viene a far parte della squadra che tifi in quel momento, tutto assume una connotazione più ‘magica’. Ero al corrente delle sue potenzialità. E aggiungo una cosa: il mio primo ‘amore’ fu un casco giallo con una striscia verde e una blu…E lo è ancora, altrimenti non avremmo chiesto alla Fondazione Ayrton Senna di poterla pubblicizzare qui da noi.

Buona serata!

Alekxandros dice:

Perfettamente concorde con l’articolo, io sono dell’84, ho visto la morte di Senna e di Ratzenberger ad Imola in diretta (fino al ’94 mio padre, io e altri amici eravamo soliti andare a vedere il gran premio di Imola, l’unico a detta di mio padre facilmente raggiungibile in poche ore di macchina e con una visibilità da tutti i settori del circuiti sempre buona, non come Monza dove la foresta ne limita la visione).
Schumacher ha dato tanto anche a me, ero elettrizzato quando girò la notizia che avrebbe preso il posto di Massa infortunato, avevo ricominciato a sognare davvero, come mi stavo per illudere di nuovo quando giravano voci che era in contatto con la Ferrari per tornare nel 2013).
Ricordo che dopo il primo mondiale vinto in ferrari, Autosprint rilascio un volume speciale allegato alla rivista in cui ne ripercorreva la carriera dai kart, passando per la F3 e Prototipi Gruppo C (vere bare piatte volanti) per poi arrivare nella formula 1 e le parole degli ingegneri ferrari che lo ricordavano per la sua puntigliosità quando qualcosa non aveva funzionato, uno molto attento anche tecnicamente, sempre dentro la materia, conosceva ogni vite, bullone o cavo elettrico della sua monoposto, la trattava con i guanti ma la faceva volare anche quando aveva tra le mani una macchina che perdeva pezzi in corsia Box (qualcuno ricorda quando nel 96, non ricordo il circuito, lungo la corsia box perse una barra antirollio? oppure il motore esplodere nel giro di ricognizione?
Mai una lamentela, sempre visiera chiusa, casco allacciato e giu il piede sul pedale, poi se pioveva diventava Nettuno il dio dei mari a cavallo del suo destriero marino.
Quando gli altri annaspavano, lui guidava come se non piovesse.

I piloti di oggi sono tutti computer, aiutati purtroppo da diavolerie tecniche quali DRS, buchi da chiudere sull’abitacolo con le mani manco c’avesse gli spifferi (il famigerato F-Duct), divieto di difendere la posizione e il KERS che ha creato un divario prestazionale tra chi lo ha e chi non lo ha costringendo i piccoli e medi team a doverlo comprare dai team più grandi (mai come questi ultimi anni si sono visti scambi tecnologici tra squadre così intensi, segno che ormai le macchine sono davvero tutte uguali meccanicamente e solo l’aerodinamica fa la differenza).

Mi mancherà la Formula 1 dell’era Schumacher, quella fatta di piloti che si davano sportellate in pista e non dai commissari a fine gara.
Ormai è un circo di computer, vince chi ha il computer più veloce e potente per poter simulare meglio.

robby dice:

Oltre a farti i complimenti per il post mi unisco alla tristezza per il suto ritiro.

L’ho “conosciuto” a Imola quando correva in Benetton e le squadre facevano i test (una volta si poteva). All’epoca lo detestavo ed ero tifoso di Hill. Finite le prove sono riuscito ad intrufolarmi nel retrobox perchè volevo l’autografo di Damon, ma quando è uscito non ha considerato nessuno e se ne è andato subito.
Michael invece (era già campione del mondo) si è fermato a scambiare 2 parole con me e altre 4 o 5 persone, si è fatto fotografare e mi ha firmato un autografo…
E’ in quel momento che ho capito la statura del”uomo e ho cominciato a tifarlo, senza smettere un attimo fino al suo ritiro.
Ora ha lasciato un vuoto ed una tristezza pazzeschi, la cosa positiva però è che domenica ho sentito che un altro pilota potrebbe prendere il suo posto nella mia passione per la F1, è biondo e ha già vinto 3 mondiali….

La cosa triste è che ho sempre tifato Ferrari ma i piloti attuali non riescono ad appassionarmi!!

Magari nel 2014 l’auto e il pilota che tifo potranno unirsi….

Giovaeago dice:

bellissimo articolo,ho solo 22 anni e nel 1991 avevo solo 1 anno….ma Alessandro condivido…li sempre a tifare lui a piangere qnd ci ha lasciato per la prima volta,a gioire quando è ritornato anke se sotto un altra tuta….ma il casco è restato rosso segno della sua lealtà e amore verso la ferrari,,,,e adesso è finito un era e non credo ke nel mio cuore ci sia posto per un altro….Solo Schumi, il nostro eterno campione

Alessandro il tuo articolo fa venire i brividi…Grazie ke condividi la tua passione insieme a noi

SedyBenoitPeace dice:

Grande articolo Ale!
Sono più piccolo di te dunque ricordo la F1 bene all’incirca dal 1998, e posso dirti che mentre ripercorrevi la carriera del Kaiser da quell’anno in poi mi è sembrato di rivivere tutto come se fosse ieri…ed in maniera simile alla tua tra l’altro! Grazie Schumi!

Lumacadacorsa dice:

Sono tuo coetaneo e condivido le tue sensazioni e le tue emozioni, specie quel dito rivolto al cielo a Montecarlo. Ho adorato il Kaiser e lo sconclusionato Jean.. Leggo sempre con piacere i tuoi articoli ed oggi non potevo non commentare un articolo scritto con il cuore: da tifoso e appassionato come me. Ho corso con i kart per una vita inseguendo un sogno infranto contro il muro degli sponsor, e sono anche finito su un letto di ospedale piu’ volte (una volta mi hanno fatto dormire per 3 gg…) cercando di raggiungere il livello necessario per intravedere alcuni di questi mostri sacri. Vedere Michael guidare come un ragazzino ad Interlagos distruggendo per l’ennesima volta il rampollo Nico mi ha dato una gioia infinita pari solo al tramonto degli incompetenti Rai!! 🙂 Un saluto a tutti.
PS: speriamo che Michael non torni a fare il fantoccio come qualche anno fa su un muretto box!!! Corinna tienilo a casa!!!!!!!!!!

Osrevinu dice:

Uno degli articoli più belli che Alessandro abbia mai scritto!
Sono un po’ i miei stessi sentimenti, ho tifato Schumi alla follia, ma la follia quella cieca e ottenebrante davvero. Ero l’Emilio Fede di Schumacher, questo mi dicevano tutti, e forse c’avevano pure ragione.
Tutto ciò fino al ritiro del 2006, quando è tornato con la Mercedes mi sono allontanato ma l’ho comunque continuato a supportare in una piccola parte del mio cuore che resterà sempre a lui.
Ciao Michael!

sundance76 dice:

Non c’è niente da dire. La passione non si può “dire”, si può solo “sentire”. E io, leggendo queste righe, ho “sentito” quello che Schumacher ha rappresentato e rappresenta per te. Come direbbe il vecchio Clay, è sempre questione di Cuore….

IlSamurai dice:

Bellissimo articolo…Complimenti davvero,si vede che l’hai scritto con il cuore.
Alcuni tratti sono davvero fantastici,alcuni li condividiamo tutti appassionati di F1.
“Io, Schumi, lo ricorderò sempre come una specie di fratellone maggiore, che per 15 anni almeno mi ha dato appuntamento fisso davanti allo schermo, senza saperlo. Regalandomi gioie ed emozioni, facendomi urlare, incazzare, esultare. Aiutandomi, con vittorie, sconfitte ed errori, a crescere un pochino più in fretta, ad amare la Formula 1, a vivere e alimentare la passione che mi porta a scrivere, ogni giorno, su queste pagine.” A dir poco azzeccato,Complimenti ancora.
Colgo l’occassione anche io per ringraziare un Vero Campione… Danke, Michael. 🙂

massj dice:

Pensa che quando io ne avevo 8 era il 1979, anno del mondiale di Schekter e che quei 21 anni fino a Suzuka 2000 me li sono ingoiati tutti. Penso di aver svegliato il condominio un pochino più di te 😉

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