Metà stagione archiviata. Finalmente

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di Alessandro Secchi @alexsecchi83
30 Luglio 2018 - 01:54
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La stagione va in vacanza. Finalmente, direi. Cinque gare in sei weekend sono decisamente troppe, il modo migliore per fare indigestione di immagini e sviluppi che non danno nemmeno il tempo per essere metabolizzati che, subito, si passa al capitolo successivo.

Cinque gare in sei weekend, inoltre, rendono ancora più stucchevoli ed immediati i dietrofront giudiziari, i commenti con inversione ad U e le rivisitazioni delle carriere sulla base di singoli episodi. Succede tutto troppo in fretta, non c’è spazio per ragionare perché al martedì si pensa già all’appuntamento successivo. Insomma, il calendario di questa prima metà di stagione è stato a dir poco imbarazzante, improbabile, inaffrontabile, soprattutto se dopo una mole simile di lavoro fermi tutto per un mese.

La Mercedes, dopo le polemiche sulle gomme ribassate, i complotti, i favoritismi certi della FIA, con le mescole normali e con il caldo pazzesco di Budapest porta a casa la vittoria che, per poco, non è diventata doppietta se Bottas avesse resistito meglio all’attacco di Vettel. La fortuna e la sfortuna sono concetti soggettivi: la pioggia del sabato ha dato una mano alla Mercedes? Può essere, ma ricordiamoci sempre che le prove libere sono materia incerta. Ovvio, il blistering al venerdì s’è visto, eppure in gara l’inglese ha gestito le gomme senza problemi di sorta. La realtà del sabato è che la pioggia ha sì dato una mano ad Hamilton, ma perché gli altri sul bagnato non sono forti quanto lui. Se si gira tutti insieme ed ogni volta che piove è lui ad emergere, è fondamentalmente inutile cercare scuse.

La Ferrari va in vacanza con la coda tra le gambe e la perdita del suo Presidente da metabolizzare durante la pausa estiva. Una vittoria sarebbe stata importantissima per risollevare il morale di tutti dopo la mazzata di Hockenheim, ma nonostante tutto quello che si continua a sostenere io resto dell’idea che se in qualifica, sul giro secco, la rossa ha fatto uno step avanti significativo rispetto alla passata stagione, in gara la Mercedes è assolutamente in linea e le poche volte in cui non è andata così è stato più per mancanze di Hamilton nell’arco del weekend.

Per tutto il 2017 si è detto che partire davanti era fondamentale per poter vincere le gare, e che era necessario preparare la macchina 2018 per sopperire alle mancanze sui circuiti dove il passo lungo della Mercedes faceva la differenza. Al sabato le cose sono migliorate, alla domenica non quanto si dice, a mio modo di vedere, ed inoltre i tracciati nei quali l’anno scorso la Ferrari era stata nettamente superiore alla concorrenza, Monaco e Budapest, quest’anno vedono altri nomi alla voce vincitore.

La situazione dopo Budapest, un anno dopo, è praticamente ribaltata. La Ferrari lasciava l’Ungheria nel 2017 con Vettel in testa con 202 punti contro i 188 di Hamilton. Ora siamo a 213 per l’inglese e 189 per il tedesco. Saranno importanti gli sviluppi nella parte finale di stagione. Saranno importanti le eventuali penalità per l’utilizzo delle componenti sul finire di stagione. Sarà importante il recupero mentale al quale dovrà fare appello Vettel per tornare in forma come visto diverse volte in questa stagione. Le circostanze al momento lo fanno passare per il cane bastonato di turno, ma come sappiamo basta poco per invertire i pareri. Lui deve ritrovarsi, da fuori bisogna smettere con i paragoni scomodi con Schumacher che non fanno altro che pesare, anche se indirettamente.

Credo di aver assistito alla prima metà di stagione più polemica da anni a questa parte riguardo le penalità in pista. Questa storia sta sfuggendo clamorosamente di mano a tutti e, sinceramente, ne ho le palle piene di sentir parlare di complotti, favoritismi e via dicendo. Il problema è nato quando si è deciso di penalizzare anche i mini contatti, promuovendo una giurisprudenza che ora sta mostrando i suoi limiti. Ogni episodio viene messo sotto la lente d’ingrandimento, ogni centimetro dato o non dato diventa oggetto di discussione e poi il tutto, come da grande tradizione, viene giudicato o meno anche in base ai protagonisti dei singoli episodi.

Il caro e vecchio “race incident” non esiste più. Bisogna penalizzare a prescindere, far passare chi commette un errore involontario per il criminale di turno. Mi spiace, non funziona così. Non si può sempre pensare in malafede e non si può promuovere pubblicamente insinuazioni sul fatto che un pilota colpisca volontariamente un avversario. Sono parole inascoltabili se le pronuncia un team principal al termine di una corsa, figuriamoci chi commenta le gare. Perché altrimenti, la malafede, si sposta di proprietà.

Sono a favore dei race incident e delle penalità solo per casi evidenti, palesi. Era giusto penalizzare Verstappen in Cina? Certamente. Non è stato fatto niente in qualifica a Montreal, con tutti fermi davanti a Vettel? Sbagliato. È stato giusto penalizzare Vettel in Austria? Nel singolo caso forse sì, ma non c’è stata coerenza con il Canada. Giusto penalizzare Vettel al Paul Ricard e Raikkonen a Silverstone? Sacrosanto. Bottas con Vettel e Ricciardo a Budapest? Gli sono stati dati 10 secondi per il primo contatto e niente per il secondo. A rivederli sarebbe stato giusto il contrario, semmai. Con 10 secondi non è successo nulla comunque? Vettel però è andato podio comunque, mi risulta.

Insomma, basta con i processi per tutto. Se centri qualcuno e lo sbatti fuori ti prendi un DT come in Indycar, se ti sportelli e vai ruota a ruota miseria, sono corse di auto e non partite di bocce. I commissari fissi? Ci ho pensato anche io ed ho sostenuto questa tesi per diverso tempo, ma inizio a pensare che con una soluzione del genere le accuse di favoritismi e complotti potrebbero addirittura aumentare.

Per il resto? La Red Bull, ormai in ottica Honda, rompe che è una bellezza. Potrà puntare forse a qualche altro bottino pieno sfruttando Safety Car ed affini, ma la stagione è ancora una volta da archiviare alla voce delusioni. Rispetto a dodici mesi fa Renault ha più che triplicato i punti dell’anno scorso, Haas più che raddoppiati, la Force India è un miracolo che ne abbia 59, anche se sono quasi la metà dell’anno scorso, nella situazione in cui si trova. Mclaren ha quintuplicato il bottino ma resta sempre doppiata e con una dirigenza riscritta in pochi mesi, Toro Rosso ha un terzo dei punti in meno con una PU che forse rompe meno dell’anno scorso. La Sauber ha triplicato i punti smuovendosi dall’ultimo posto in classifica, ormai di competenza di ciò che rimane della Williams. Un decimo dei punti dell’anno scorso, 4 contro 41. Spiace vederla in queste condizioni ma paga anche e soprattutto le sue scelte di questi ultimi anni.

Sul fronte piloti molto bene Hulkenberg, che doveva essere piallato da Sainz ma ha quasi il doppio dei suoi punti ed è il primo dei non top. Bene anche Magnussen, sempre aggressivo in pista e capoclassifica interno in Haas. Benissimo Gasly che sta mettendo sotto Hartley con la Toro Rosso. Ultimi problemi a parte bene anche Leclerc, con le prime apparizioni in Q3.

Ed ora liberi tutti per un mese. Ci voleva, sono stanco.

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