Che meraviglia, quando i vecchi ti regalano il colpo da maestro

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Tempo di lettura: 4 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
27 Maggio 2017 - 19:00
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Giusto ieri, anzi stanotte, ero qui a ricordare quella pole di cinque anni fa che consegnava Schumi alla storia per l’ennesima volta. Oggi sono qui ad esaltare un altro vecchietto: non proprio la stessa età (38 da compiere ad ottobre), ma due dettagli in comune tra Kimi e Michael. Montecarlo, terra di conquista della loro ultima (per ora per il finnico) pole in carriera, e il numero 7 sulla vettura, il mio preferito.

Oggi come cinque anni fa si tratta della pole per un pilota tanto criticato. Michael era alla terza stagione con una Mercedes che non poteva garantire chissà cosa, e la sua età avanzata dava il là agli scherni dei tifosi avversari e anche di alcuni addetti ai lavori. Kimi, a sua volta, viene criticato da anni per le sue prestazioni in pista. A volte a ragione, tante altre a torto. 

Sarà e sarà stato il suo modo di fare, di essere, di porsi e di non porsi a renderlo probabilmente indigesto ad alcuni (ma non ai tantissimi tifosi che oggi godono forte), ma vorrei sottolineare come questa sia, dal suo ritorno in Ferrari, assolutamente la sua stagione migliore. Un crescendo partito dal disastrato 2014 per passare ai piccoli miglioramenti del 2015, al buonissimo 2016 in rapporto ad un Vettel meno produttivo del solito, fino ad arrivare a questo 2017 con il punto più alto di qualche ora fa, la fantastica pole conquistata a Monaco. Un crescendo, appunto, come quello dello stesso di Schumi in Mercedes culminato con pole nel Principato e podio a Valencia nell’ultimo anno.

Kimi è il pilota, negli ultimi anni, che più di tutti è stato visto ovunque tranne che sul suo sedile. Le notizie di mercato hanno messo sulla sua Ferrari chiunque, a tempi alterni, con arroganza e rispetto zero nei suoi confronti manco fosse un indegno, o come se tutti gli altri proposti in sua sostituzione fossero con assoluta certezza meglio di lui. Lo stesso presidente della Ferrari, all’inizio dell’anno (dopo la gara in Cina), si è lasciato andare a dichiarazioni abbastanza sconcertanti da parte di chi dovrebbe essere il primo a difendere un proprio pilota.

Ma chi è meglio di Kimi, alla fine, tanto da portargli via il sedile idealmente una gara sì e l’altra pure? Escludendo Vettel (ce l’ha già in casa), Hamilton, Verstappen e Alonso, siamo tanto sicuri che i vari Ricciardo, Grosjean, Bottas e Hulkenberg, più volte accostati al Cavallino al suo posto, renderebbero sicuramente di più di un Raikkonen? Io non ne ho la certezza, nonostante Kimi sia il primo a farti mangiare le mani quando butta una buona qualifica o sembra meno pimpante di quanto dovrebbe.

Adoro quando i vecchietti ti regalano una giornata così. Sarò romantico ma sono legato ai personaggi storici, quelli che dopo tanti anni riescono ancora a donarti qualcosa: un colpo di coda, un lampo, una piccola dimostrazione di essere ancora loro, magari in un corpo meno reattivo e un’età che non permette più di riuscire nelle imprese come prima. Ma quando assisti a giornate come queste non puoi che levarti il cappello.

La qualifica di oggi di Kimi è stata perfetta, assoluta, meravigliosa. L’ennesima dimostrazione di quanto spesso le nostre critiche dipendano in parte dal mezzo, di quanto sia sufficiente dare una macchina competitiva per risvegliare l’animo sopito da condottiero. Perché c’è chi non molla mai, anche con un trattore sotto il sedere, e chi a volte ha bisogno l’input ma poi tira fuori il 110%. C’è chi preferisce gli uni agli altri, e questa è pura questione soggettiva. Io mi inchino di fronte a Kimi per un sabato da leone che spazza, per una giornata, critiche e sberleffi su un pilota che spesso non si è aiutato ma che è, evidentemente, ancora capace di stupire. E quando lo stupore arriva a Montecarlo vuol dire che la testa c’è ancora, eccome.

Enzo Ferrari, tra le tante cose belle che ha fatto e detto, ne ha sbagliata una clamorosamente. Affermare che ad ogni figlio nato un pilota perdesse un secondo nel piede. Kimi è appena diventato papà per la seconda volta, Schumi con due figli già nati ha vinto cinque mondiali di fila proprio con la Rossa. Lassù, ne sono sicuro, ci sarà Gilles a ridergli dietro per quella frase, ancora una volta.

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