Media ascolti 2018 sotto i 3 milioni. La F1 DEVE tornare in chiaro

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Tempo di lettura: 5 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
22 Marzo 2019 - 21:00
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Tra tante foto scattate a Barcellona ne ho scelta una simbolo: una F1 che viaggia verso il tramonto. I dati degli ascolti 2018, che ho recuperato in giornata per pura curiosità, nella loro totalità sono a dir poco inquietanti e sottolineano ancora una volta come il giochetto della Formula 1 in Pay non funzioni e non solo da noi. Addirittura Lewis Hamilton in persona ha alzato la voce dopo il crollo in UK per il passaggio alla Pay TV.

Faccio un passo indietro: l’ultimo anno trasmesso in monopolio dalla Rai in Italia, il 2012, ha tenuto incollata agli schermi una media di quasi cinque milioni di spettatori. Un dato già basso di suo se confrontato con quanto successo dalla seconda metà degli anni 90 in poi. Un vero e proprio boom che ha portato la Formula 1 alla sua massima popolarità, complice la rincorsa della Ferrari al titolo mondiale culminata nel 2000. 

Nella tabella sottostante ho riassunto quanto successo dal 1987 al 2018, con alcune note: mancano infatti i dati di Tele+ del periodo 1997/2003 e di Sky del periodo 2007/2009. Quindi, se possibile, i relativi dati sono carenti di qualche centinaio di migliaia di unità.

Quello che emerge, oltre all’aumento o diminuzione dei dati in base all’andamento in campionato della Ferrari – abitudine relativamente logica nel nostro paese – è il netto taglio al ribasso del 2013. Il passaggio dal monopolio RAI alla divisione con SKY, che ha ridotto a circa la metà le gare trasmesse in diretta dalla TV di Stato, ha portato in due anni alla perdita di quasi due milioni e settecentomila spettatori medi, ovvero il 41% in meno rispetto al 2012. Il ritrovato entusiasmo del 2015 con l’arrivo a Maranello di Sebastian Vettel ha contribuito a far risalire i numeri di 400.000 unità, mentre nel 2016 l’essere sin dall’inizio fuori dalla lotta per il titolo ha fatto perdere gran parte di quel guadagno. Una nuova parziale risalita si è vista nel 2017, con la Ferrari tornata finalmente competitiva nei confronti della Mercedes ed una media di quattro milioni e quattrocentomila spettatori.

Veniamo al 2018: la RAI molla del tutto e si passa a TV8, il canale in chiaro di SKY. Le differite spesso sono in orario serale, quando ormai i risultati sono più che acquisiti. Le gare trasmesse in diretta, inoltre, scendono da quasi la metà a sole cinque, tra l’altro da settembre in poi. Il risultato, nonostante un’altra lotta Ferrari – Mercedes, è disastroso. Due milioni e ottocentomila spettatori di media: il dato più basso in assoluto da quando vengono rilevati i dati. Un terzo rispetto ai primi anni 2000, meno della metà rispetto al 2012.

Nell’era in cui tramite i social si può vedere ormai qualsiasi cosa, la Formula 1 in Italia è praticamente sparita dalla circolazione. Un controsenso. Se aggiungiamo i test aboliti da più di dieci anni, che non permettono più ai tifosi di avvicinarsi a team e piloti e i regolamenti che hanno progressivamente sconvolto lo Sport, il quadro è completo.

Il grande problema, per quella che è la mia modesta opinione, è che si sia creduto di poter ottenere dalla Formula 1 lo stesso risultato del calcio. Errore madornale. Un campionato da 20 gare non può essere confrontato con le centinaia di partite che uno spettatore può guardare durante un’intera stagione giustificando, così, il prezzo dell’abbonamento. I campionati spezzatino permettono di vedere anche sei o sette partite nell’arco di un solo weekend, figuriamoci in un lasso di tempo di diversi mesi.

La soluzione non è di certo aumentare il numero dei Gran Premi durante l’anno per raccogliere più abbonati. Si avranno più introiti dai diritti TV, certo, ma al tempo stesso i team saranno costretti a sostenere ingenti spese agguntive per tutto quello che occorre a gestire le eventuali trasferte in più. Pensate alla Williams… Per quanto si possano aggiungere gare al calendario, inoltre, ci sarà sempre una fetta di pubblico che non potrà comunque permettersi un abbonamento. Aspetto, questo, sottolineato anche da Hamilton. Quindi di cosa stiamo parlando? Il dato 2018 definisce chiaramente il fallimento della “Formula 1 in Pay TV” indipendentemente dai broadcaster, con la prima gara del 2019 che ha fatto registrare oltre 800.000 spettatori in meno in differita nonostante un anticipo di sei ore rispetto all’anno passato, dalle 20.00 alle 14.00.

Qui si tratta semplicemente di aver tolto progressivamente al pubblico italiano il secondo sport più seguito dopo quello del pallone, anche per le richieste troppo alte da parte di chi gestisce i diritti di trasmissione. La Formula 1, per essere seguita, deve tornare in chiaro. Lo vuole la gente, lo dicono gli oltre sette milioni di spettatori che hanno visto il Gran Premio d’Italia di qualche mese fa sulla RAI, l’unico andato in onda anche sulla TV di Stato che gode, comunque, più appeal di TV8.

So bene che si tratta ormai di fantascienza, ma non vedo altre soluzioni per riportare la F1 a portata di tutti. La tanto bistrattata (dai puristi) Formula E, sotto questo aspetto, ha parecchio da insegnare. Forse bisognerebbe levarsi di dosso una certa aria di superiorità: a furia di fregiarsi del titolo di “categoria regina” si è finiti in un tunnel apparentemente senza uscita. E non serve solo sperare che termini presto: bisogna iniziare a fare qualcosa.

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Un Commento su “Media ascolti 2018 sotto i 3 milioni. La F1 DEVE tornare in chiaro”
Lucifero Regazzoni dice:

C’era una volta, in Italia, uno sport molto seguito, più del calcio forse, anzi, sicuramente: il ciclismo. Un tempo, è bene ricordarlo, le imprese degli eroi in bicicletta riscuotevano grande successo e, al netto dell’impossibilità di seguire un evento televisivamente, l’interesse mediatico di un giro o di un tour era altissimo. Si correva in edicola per comprare un pezzo di carta che raccontava di una scalata di Bartali, di una tappa vinta da Coppi, o di qualche piazzamento che manteneva accese le speranze di una vittoria finale dei nostri beniamini sui pedali.
Poi il calcio ha vinto, per tanti motivi, in fatto di audience, e la massa di persone interessate ai risultati delle due ruote senza motore è scemato pian piano, fino a ritagliarsi una nicchia rispettabile, ma assolutamente ridicola, se la valutiamo con quella dei tempi d’oro. Pantani? Tanta roba, ma era già uno sport seguito per i risultati che produceva, non tanto un’occasione di assistere all’evento sportivo in sé. Che poi, diciamocelo, anche il calcio, prima della possibilità televisiva, per altro vincolata alla televisioni a pagamento, di vedere una partita, era un mero seguire i risultati finali. Si poteva vedere novantesimo minuto, i gol, ma erano pochi quelli che avevano la possibilità di guardarsi tutte le partite della squadra del cuore. A meno di non andare allo stadio…
La fruizione del campionato calcistico, o della Champions, è diventata di dominio pubblico grazie alle televisioni a pagamento. Prima Tele più, adesso Sky. La fetta del calcio in chiaro è sempre stata esigua, diciamocelo… Eppure l’interesse per questo sport non è mai svanito, anzi, forse è stato il vero baluardo, il vero slancio contenutistico che ha spinto al successo le pay tv.
Il fatto che la formula uno non sia più un evento in chiaro, è vero, contribuisce drasticamente al calo degli ascolti. La Rai ha sempre trasmesso gran premi ottenendo grande audience, però, ho già espresso in passato questa opinione, l’offerta in chiaro di un gran premio era forte anche perché il mondo era diverso. In un palinsesto a sette, otto canali, avere la la formula uno era come sganciare una bomba atomica. Tuttavia ciò riguardava un tempo in cui non c’era l’offerta mediatica di oggi, e non parlo solamente delle possibilità che offre una televisione a pagamento, come quella che oggi ha i diritti della F1, ma anche dell’allargamento orizzontale delle potenzialità di intrattenimento generate da internet. Lasciando perdere i social vari, e prendendo in considerazione solo i servizi offerti che propongono fruizione televisiva, la discrepanza di offerta con i tempi in cui la Rai trasmetteva i GP in esclusiva è imbarazzante.
Essendo un appassionato di F1 sono stato costretto a fare un abbonamento. Questa spesa mi offre anche una serie di possibilità alternative, come il calcio, italiano o estero, il tennis, la MotoGP, il basket NBA. Questo più o meno in contemporanea, perché ci sono canali diversi che trasmettono in parallelo. Se si pensa a questa offerta, tenendo presente che è quella di singola una televisione che, tra tutte queste cose, facendosi praticamente concorrenza da sola, offre anche valido cinema e svariati programmi di inspiegabile successo come quelli dei cuochi, insomma, è evidente che la potenza di fuoco della formula uno sia diminuita in modo imbarazzante: se una volta era come una bomba atomica, oggi è, ottimisticamente, un petardo tra tanti.
E dicendo questo non ho annoverato le possibilità di connettermi, guardando le proposte di Netflix, Primevideo, Infinity o, che ne so, Youtube (e i videogiochi?).
Davvero pensiamo che se fosse trasmessa in diretta e in chiaro la F1 possa competere con tutte queste nuove forme di intrattenimento? Siamo onesti, non può. Non potrebbe minimamente farlo. Da appassionato me ne dispiaccio, ma non riesco, in coscienza, a negare la realtà dei fatti.
Cosa c’è, per un telespettatore medio, di così interessante nella formula uno? Bello, ci sono macchine colorate che girano, sembra che vadano veloci, così dicono, ma alla fine, se segui tutta una gara senza avere la spinta della passione, il risultato, almeno l’ottanta per cento delle volte, è uno solo: ti annoi e basta. Non è uno spettacolo al cardiopalma, per quello è meglio vedere un film d’azione. Sorpassi? Pochi e miseri, niente di paragonabile alle moto, e comunque inquadrano solo quelli delle posizioni top. Aggiungiamo il fatto che negli ultimi vent’anni, a cicli, vincono sempre gli stessi, quindi nemmeno è una battaglia così interessante per un fruitore che vorrebbe provare ad avvicinarsi a questo sport: cinque anni di Ferrari, due Renault, Ferrari, McLaren, Brown e poi quattro Redbull e cinque Mercedes (e, per inciso, mi sta bene così, odierei una F1 studiata per essere uno show).
Da appassionato sono emotivamente affascinato da questo mondo, mi piace da sempre, da matti, ne capisco le dinamiche, ne ho vissute le evoluzioni, continuo a seguirlo amandolo e apprezzandolo. Un neofita di oggi cosa dovrebbe gustare? Potrebbe benissimo scegliere la Formule E. Oppure fiancheggiare la formula uno guardandola poco e seguendo i risultati. Io sono un invasato, perdere una corsa mi crea fastidio e frustrazione, ma capisco che un qualsiasi uomo medio, sempre che sia interessato alla Formula 1, possa seguire le vicissitudini della sua scuderia guardano programmi che riassumono le gare, video su internet, articoli più o meno specialistici di qualche sito, come questo. Tutte cose slegate dal risultato auditel di un gran premio. Magari, se fossimo negli anni novanta, non avendo niente di meglio da fare, o da vedere, uno finirebbe per mettere Rai1 e per guardare un gran premio. Purtroppo siamo nel 2019, e le possibilità di intrattenimento si declinano in un ventaglio quasi infinito. Davvero qualcuno che non sia davvero interessato dovrebbe mettersi a guardare un Gp? Perché? Non c’è più tutto questo appeal generalizzato per le corse automobilistiche…
Serve capire, secondo me, e soprattutto accettare, che oggi come in futuro si vivrà obbligatoriamente un ridimensionamento mediatico della disciplina che amiamo. Forse gireranno anche sempre meno soldi, questo non lo so. Certamente sarà difficile ritagliarsi una posizione predominante, servirà accettare di diventare sempre più una nicchia. E questo a prescindere dal valore della formula uno come disciplina, o dello spettacolo che offre come sport. Il problema è che la realtà moderna, tutta, è fatta di nicchie. Non esiste più un mainstream di massa, solo un vortice turbinante che ne somma diversi. La speranza è che la F1, seppur ridimensionata, rimanga un addendo tra questi. Altrimenti si finisce come le corse coi cavalli…

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