L’umoralità del tifoso Ferrari

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di Alessandro Secchi @alexsecchi83
4 Settembre 2017 - 12:00
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È partito tutto addirittura dall’inverno, quando voci ed indiscrezioni già parlavano di una stagione fallimentare prima che iniziasse. Poi c’è stato il cortocircuito di Melbourne, che evidentemente ha mandato in tilt tutti. E poi via via così, tra alti e bassi che mai come quest’anno stanno dimostrando come il tifoso della Ferrari si stia trasformando in una donna nel pieno di quella settimana lì. 

La prevista legnata presa dalla Mercedes a Monza ha segnato il nuovo punto più basso della stagione non solo per quanto riguarda la prestazione in pista, ma anche per l’umore dei tifosi che parlano già di mondiale andato. Suvvia: vero è che le proporzioni della vittoria Mercedes sono state poco digeribili sul circuito di casa, ma pensare che il distacco tra la SF70H e la W08 sia di mezzo minuto quando appena sette giorni fa Vettel arrivava appaiato ad Hamilton a Spa, mi pare abbastanza fuori luogo.

Semplicemente, sembra quasi che non si riesca più a vedere a lungo termine ma che ci si basi unicamente sul singolo risultato di gara. Da qui le montagne russe dell’esaltazione o del disfattismo di parte della tifoseria Rossa che perde la voce a Melbourne, si intristisce in Canada, pensa di aver già vinto il titolo a Budapest e cade in depressione a Monza. Così è dura arrivare alla fine dell’anno, io ve lo dico.

Certo, se poi il Presidentissimo tuona dichiarando pubblicamente roteazioni di sfere riproduttive, allora la situazione è ancora peggiore. Come sapete non adoro, per nulla, le lavate di testa pubbliche seguite magari da carezze al prossimo giro. I panni sporchi si lavano in casa, ovvero nel motorhone. Fuori, soprattutto a Monza, bisogna spronare, non dare implicitamente dei babbei ai tuoi collaboratori. Anche perché se da Boss della baracca credi anche tu a quel mezzo minuto come reale differenza tra le vetture insomma… c’è qualcosa che non va.

A me questo mondiale piace, perché per quanto i regolamenti siano stringenti abbiamo due monoposto concettualmente diverse: una dal passo più lungo che va forte dove si va forte e una più standard che si distingue dove c’è più bisogno di guidabilità. Da questo nasce un campionato a fasi alterne, che dopo tredici gare vede due piloti separati da tre punti in classifica con davanti a sé ancora un terzo di stagione.

Gli alti e bassi dell’umore rosso potrebbero vivere un nuovo punto di esaltazione tra due settimane, in quella Singapore che sulla carta si allinea al resto delle gare possibilmente amiche della Ferrari. E questo, nel caso, andrebbe a confermare la mia tesi del sentimento a singolo evento.

Per i disfattisti del post Brianza, vi lascio con un piccolo reminder: cinque anni fa il fischiatissimo Sebastian Vettel di Red Bull vestito (lo stesso osannato ieri, eh, mica un gemello) lasciava Monza con punti 39 di svantaggio dall’allora capoclassifica Fernando Alonso. Sappiamo com’è andata a finire.

Insomma, un po’ di ottimismo e fiducia, se siete davvero tifosi della Ferrari. Se invece vi piace salire sul carro del vincitore, allora parliamo di altro.

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