Luci ed ombre di un altro sabato imprevisto

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di Alessandro Secchi @alexsecchi83
15 Settembre 2018 - 20:26
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Sembra diventata una questione di principio tra due Sebastian Vettel differenti. Uno, quello che quando vince lo fa in modo deciso e l’altro che fa di tutto per complicarsi la vita. La qualifica di Singapore è un altro schiaffetto sul coppino, potremmo dire imprevisto se guardiamo ai dati delle libere. Ma dovremmo aver imparato, dopo qualche era geologica, che le prove libere contano poco quando poi bisogna mettere insieme tutto e tirare fuori gli zebedei.

Ed è qui che casca l’asino, ancora una volta. Perché Vettel sbaglia due giri su due in Q3 dopo la grattata al muro di ieri ma è anche la Ferrari, complessivamente, ad essere superata dalla Mercedes ed anche dalla Red Bull nei giri che contano. Perché, alla fine, anche Raikkonen prende paga e perché il mito della Rossa infinitamente superiore alla Mercedes è roba che si può sentire solo da noi in Italia.

Seb sbatte i pugni, è incazzato col mondo: forse lo è prima di tutto con se stesso, dichiaratamente il suo peggior nemico. E quando ammetti una roba del genere in conferenza stampa vuol dire che inizi a sentire un leggero fiato sul collo. A questo punto la situazione inizia a diventare pesante e pressante. Il web inizia a stancarsi, i dubbi ad aumentare. A Monza c’era tutta la pressione del mondo ed alla Roggia si è visto. Qui si è distanti migliaia di chilometri e non c’è più margine per errore.

Non ha sbagliato solo Vettel, sia chiaro, perché per quanto il pubblico sia seduto sul divano quanto visto in Q2 è quanto meno rivedibile. Con una Mercedes quasi eliminata dalla Q1 per aver osato girare con le Ultrasoft rispetto alle Hyper di tutti gli altri, far uscire Vettel e Raikkonen con le gomme viola in Q2 è roba vietata per i deboli di cuore. Entrambi si sono salvati in corner, ma se fossero usciti mestamente dalla seconda parte della qualifica sarebbe venuta giù tutta l’Internet. 

Per contro il sabato di Singapore vede altri due protagonisti brillare di luce propria pur sotto i riflettori. Il giro della pole di Hamilton è qualcosa di sublime. Lui è un altro pilota e l’avevo già scritto: la scoppola presa da Rosberg, per quanto devastante, ci ha restituito un Lewis migliore di quello precedente. Perdere aiuta sempre e lui ha imparato decisamente la lezione. Ma c’è un’altra perla che passa inosservata solo per aver prodotto una seconda posizione. I 319 millesimi rimediati da Max Verstappen dal giro stratosferico di Hamilton sono a loro volta un miracolo considerato il mezzo e la sua deficitaria Power Unit. L’olandese si è lamentato per due giorni di una PU ballerina ed anche nel giro che gli è valso la prima fila ha dovuto far fronte ad un piccolo calo del motore nelle ultime curve. Dopo il T2 era in linea con il tempo dell’inglese, con il primo settore migliorato rispetto al suo best ed il secondo in fucsia. Non cambia di una virgola l’apprezzamento per un giro, forse, ancora più inaspettato di quello della pole.

Anche il sabato, comunque, conta relativamente perché i punti si danno alla domenica. E, tornando ai dolori del povero Seb, la partenza di domani è un campo minato. Davanti Hamilton, in diagonale Verstappen, a fianco Bottas, dietro Kimi e sullo sfondo il disastro dell’anno scorso. Attaccare oppure attendere? Difficile da dire, ma comunque vada sarà delusione se una volta lasciata Singapore il distacco da Hamilton non si sarà ridotto. 

Continuo a non voler essere nei panni di Vettel, forse non vorrebbe esserci manco lui. Non ci sono però alternative: se vuole essere considerato per quello che ha vinto deve ritirare fuori una Spa, una Montréal, una Silverstone. Altrimenti si fa davvero dura. 

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