L’importanza di un Max che chiede scusa

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Tempo di lettura: 3 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
16 Aprile 2018 - 14:10
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C’è una discreta novità in quello che è successo ieri dopo la gara di Shanghai. 

Non avevamo mai sentito Max Verstappen scusarsi fino ad ora. Aveva sempre scelto l’attacco come miglior difesa, bollando tizio e caio come se lui non avesse mai, mai, mai una minima responsabilità negli episodi che l’hanno visto protagonista. Ieri, per la prima volta, l’olandese ha svestito i panni del duro del quartiere e indossato quelli del ragazzo dispiaciuto per aver rovinato la sua gara, quella del team e quella di un avversario. Per la prima volta Max ha tirato via la maschera.

La chiacchierata di fine gara con Vettel, dai toni tutto tranne che agitati, è un evento di per sé. Mettere da parte i media e parlare faccia a faccia con l’altro è cosa rara ai giorni nostri, ed in quel frangente Max si è mostrato evidentemente dispiaciuto per l’accaduto. Questo indipendentemente dalle analisi tecniche sull’incidente, con Vettel andato leggermente lungo in frenata e Max frettoloso di buttarsi all’interno. L’errore di valutazione ed i danni provocati restano comunque, non si possono cambiare. Si può però cambiare atteggiamento, rendersi un po’ più accondiscendenti verso gli altri e quanto fatto ieri da Verstappen, che si è preso anche una shampata da Marko, va in questa direzione.

Dopo aver espresso il rammarico nei confronti del tedesco e ai microfoni della F1, Max ha ammesso pubblicamente le colpe sul suo account Instagram, assumendosi tutta la responsabilità dell’accaduto e porgendo le proprie scuse allo stesso Vettel ed al suo team, che dopo il ribaltone causato dalla Safety Car avrebbe potuto portare a casa una doppietta.

Giusto penalizzarlo per l’accaduto, giusto ricordargli che non si può fare come si vuole (e questo, visto che il paragone sui social si spreca, andrebbe detto anche a Marquez, chiusa parentesi), ma è d’obbligo accettare le scuse che per la prima volta ci mostrano un Verstappen diverso da ciò che ha sempre mostrato di lui fino ad ora. Si tratta di un evento eccezionale che può assumere importanza in un ragazzo che, ricordo, ha ancora soli 20 anni e che siamo probabilmente abituati a considerare più grande visto che si trova già alla sua quarta stagione in F1. Deve farne tesoro, irrobustire le pareti dell’esperienza e guardare avanti tenendone conto.

Nel momento in cui i protagonisti di un incidente si chiariscono tra loro non vedo il motivo di portare avanti processi, insulti e quant’altro. Perché la deriva ultimamente è questa: auguri malevoli, cattiveria, sproloquio galoppante. Tutto decisamente lontano da ciò che dovrebbe insegnare lo sport.

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