Ligier-Alfa Romeo: un divorzio all’italiana

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Tempo di lettura: 7 minuti
di Andrea Ettori @AndreaEttori
19 Marzo 2017 - 14:39
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Il possibile cambio di motore, da Honda a Mercedes, che la McLaren potrebbe attuare durante questa stagione non sarebbe di certo il primo nella storia della Formula 1. Altri casi simili del passato sono quelli della Footwork, che nel 1991 passò dai lenti, vecchi e pesanti V12 Porsche al più tradizionale V8 Ford, e quello della Brabham del 1982, dal Ford aspirato al turbo BMW.

Ma il caso più grottesco e “politico” fu sicuramente quello della Ligier-Alfa Romeo del 1987. Il team francese, dopo tre stagioni insieme a Renault e diverse polemiche con il proprio motorista, accusato di mettere in secondo piano la squadra rispetto alla Lotus, decise di chiudere questo binomio e di dare una svolta al proprio futuro.

Guy Ligier sul finire del 1986 si accordò con Alfa Romeo per la fornitura esclusiva del motore turbo. Nel dettaglio, il propulsore del costruttore milanese era un 4 cilindri in linea dalla cilindrata di 1500cc. Per il team transalpino, l’occasione di avere alle spalle una struttura come quella dell’Alfa era da cogliere al volo per provare a vincere.

Nella fabbrica di Vichy i lavori sulla nuova JS29 procedevano a ritmo spedito come mai era successo con le vetture precedenti. Dopo diverso tempo, il progettista Michel Tetu riuscì a disegnare e progettare le forme della nuova vettura secondo le sue idee, in collaborazione con i tecnici dell’Alfa. Nei tre anni precedenti con Renault tutto questo non era stato possibile, a causa degli scarsi rapporti tra le due parti. “Entro tre anni diventeremo campioni del mondo”, dichiarò soddisfatto Guy Ligier alla stampa.

In una fredda giornata di fine gennaio, la nuova Ligier JS29-Alfa Romeo venne svelata al pubblico sul circuito del Le Castellet. A un mese dall’inizio del mondiale, Ligier e Alfa scoprirono le carte prima delle altre scuderie, consapevoli di giocarsi tanto in un campionato che doveva vederli protagonisti. A un primo impatto visivo, la nuova macchina era bellissima e con soluzioni tecniche interessanti, come le pance profilate e la sospensione anteriore con gli ammortizzatori coricati e paralleli al senso di marcia.

Alle ore 16 di giovedì 29 gennaio 1987, il turbo Alfa Romeo venne messo in moto con Arnoux che percorse qualche giro di prova sulla nuova macchina. Dieci giri e il pilota francese rientrò ai box in un lago d’olio. Prove sospese e arrivederci al giorno dopo.

Venerdì 30, ore 10: Arnoux dopo soli due giri venne costretto a rientrare a causa di un nuovo problema al motore. Una valvola cedette a causa del problema del giorno precedente. Questa volta i tecnici Alfa decisero di sostituire il propulsore, cosa che erroneamente non fecero dopo la rottura di 24 ore prima. Alle 16 Arnoux tornò in pista ma, ancora dopo due giri, a causa di un problema al cambio le prove vennero sospese e rimandate al giorno dopo.

Al sabato le cose andarono un poco meglio, nonostante qualche problemino ancora al cambio. René percorse 51 giri realizzando il tempo di 1’04”60 con gomme dure, ma anche il secondo motore cedette. In tre giorni, la nuova Ligier-Alfa Romeo ruppe due motori e un cambio, ma fortunatamente le doppie turbine non crearono problemi. Tuttavia, mentre si ricaricavano i materiali sui camion, iniziarono a serpeggiare dei dubbi sulla durata di questo binomio.

Infatti la FIAT, dopo aver acquisito l’Alfa, dichiarò senza giri di parole di preferire in Formula 1 le attività della Ferrari e di voler concentrare il potenziale Alfa su altre categorie. Inoltre il regolamento, con l’abolizione dei motori turbo a partire dal 1989 e il passaggio a quelli aspirati, sembrò mettere in crisi l’accordo triennale tra Ligier e la scuderia del Biscione.

A Le Castellet un portavoce di Alfa dichiarò: “Il nostro obbiettivo è il mondiale turismo, con Ligier abbiamo solo un semplice rapporto di fornitura dei motori. Con i cambi del regolamento, a fine 1987, potremmo ritenerci liberi, ovviamente molto dipenderà dai risultati”. Parole che alla fine di questa storia risulteranno profetiche.

Seppur disturbate dal maltempo, le prove al Paul Ricard continuarono, ma tempi restarono alti e la vettura, guidata sempre da René Arnoux (ma con Piercarlo Ghinzani presente e pronto a diventare pilota Ligier a causa della scarsa condizione fisica di Laffite), sostò per parecchio tempo ai box. Il motore evidenziò un grosso problema ai bassi regimi e prima della curva Signes la velocità massima raggiunta dalla JS29 fu di 304km/h. Dopo un altro motore rotto, a causa di un fuorigiri dovuto a un problema al cambio, il primo bilancio dei test in terra francese fu di 750 chilometri percorsi, a basso ritmo.

Qualche giorno dopo, a Jerez, insieme ad altri team come Ferrari e Minardi, la Ligier tornò in pista per provare diverse componenti tecniche, ma Arnoux alla staccata della prima curva rimase senza freni posteriori andando a schiantarsi a 280 all’ora contro le barriere. Fortunatamente tutto ok per il pilota, a parte una contusione alla gamba sinistra, ma la Ligier rimase distrutta e le prove per la squadra francese terminarono ancora prima di cominciare.

Si andò a Monza, con Arnoux indisposto e Ghinzani nuovo pilota ufficiale, per sviluppare sul circuito brianzolo la nuova macchina. Tre giorni di test e, nonostante un gran freddo, il pilota italiano staccò un discreto 1’31”07, ottenuto con motore a 4 bar ma senza la valvola pop-off della Fisa. Il 4 cilindri Alfa dimostrò una discreta affidabilità, nonostante le alte velocità della pista, ma anche la necessità di una messa a punto importante a seconda delle turbine utilizzate.

Questi test per la Ligier furono però una boccata d’ossigeno, dopo i tanti problemi avuti al Paul Ricard e sul circuito di Jerez nei test precedenti. Dopo le prove in “solitaria” di Balocco e del Ricard, la Ligier si presentò ad Imola. In due giorni non si contarono le turbine e i motori rotti. Ghinzani fece segnare un mediocre 1’38”20 tra lo scetticismo generale.

Com’era possibile che un turbo con già due anni di sviluppo fosse ancora così fragile? Il potenziale del motore del Biscione restava un mistero, ma soprattutto la confusione regnava sovrana. L’Alfa sembrava volersi distaccare dalla Ligier e la moria di turbine (a detta del team difettose) era inaccettabile a tre settimane dalla prima gara del campionato. Se le prove monzesi avevano fatto intuire un certo potenziale, quelle di Imola furono un duro risveglio. Ma il peggio doveva ancora arrivare.

Dopo un’altra sessione di test a Imola, con tempi alti ma senza i “drammatici” problemi di affidabilità dei giorni precedenti, un tecnico americano della Garrett chiamato dagli USA constatò di persona che questi erano dovuti agli squilibri del 4 cilindri Alfa. In seguito arrivò la vera doccia fredda.

L’Alfa Romeo rescisse il contratto dalla Ligier. Una notizia che creò da subito parecchio stupore nell’ambiente F1 e non solo. Ma perché Alfa abbandonò Ligier a pochi giorni dalla prima gara di Rio, in Brasile? La “causa” per il costruttore italiano furono le dichiarazioni di Arnoux, reo di aver sparato a zero sulle potenzialità del 4 cilindri e sulla scarsa professionalità di Alfa nei confronti della Ligier. Il patron del team francese,, dopo aver rimproverato il proprio pilota rilasciò un comunicato alle ore 10 di venerdì 27 marzo, dove prese le distanze dalle dichiarazioni di Arnoux, dando il pieno supporto personale ad Alfa. Ma era troppo tardi.

Qualche ora dopo, la stessa Alfa Romeo rilasciò a sua volta un comunicato in cui decise di interrompere il rapporto con Ligier, a causa delle parole di Arnoux. Molti team si schierarono dalla parte della squadra, prima “sedotta” e poi “abbandonata”, mentre Ghinzani se la prense con il compagno di squadra, colpevole a suo dire del clamoroso divorzio.

Arnoux, dopo l’ennesimo rimprovero da parte di Guy Ligier, non si pentì affatto di quello che disse, aggiungendo che si trattava semplicemente della verità. Nel frattempo, dopo diversi tentativi con Renault e Tag, Ligier si accordò con Megatron per la fornitura dei motori 1987, propulsori che in pratica erano i BMW del 1986.

Le cause di questo divorzio sono quindi da ritenersi soprattutto politiche, con Alfa che non credette mai totalmente nel progetto, poi definitivamente tramontato con l’arrivo dei vertici FIAT. Per la Ligier il 1987 fu un anno da buttare, con un solo punto ottenuto e tanti rimpianti.

Una vicenda entrata nella storia della F1 e che per diversi aspetti potrebbe ripetersi anche tra Mclaren e Honda, nonostante le motivazioni differenti.

Immagini: Autosprint, 1987

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