Lewis e un titolo poco emozionante

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Tempo di lettura: 3 minuti
di Giancarlo Marseglia Ceccoli
25 Ottobre 2015 - 23:05
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Lewis Hamilton è campione del mondo 2015.

Non è una notizia, è la conferma di un’ovvietà. Non si aspettava altro che la conferma ufficiale, quella della matematica, per poterlo annunciare.

I due mondiali precedenti vinti da Lewis sono stati, per motivi molto differenti, combattuti.

Nel 2008 la vittoria arrivò all’ultimo secondo di un rocambolesco Gran Premio del Brasile, con quel sorpasso all’incolpevole Timo Glock che fece gridare tutti al complotto.

Nel 2014 il campionato è stato combattuto essenzialmente per colpa degli innumerevoli problemi capitati a Lewis: ritiri per problemi tecnici, poi gli incidenti in qualifica e la toccata di Rosberg a Spa. Ma, al netto di quegli eventi, quando Hamilton e Rosberg sono stati in grado di lottare ad armi pari, è emersa la differenza tra i due. Semmai, Lewis ha pagato dazio in qualifica, anche in piste a lui storicamente favorevoli come Montréal, ma alla fine i nodi sono venuti al pettine.

Quest’anno, toltosi una fastidiosa scimmia dalla spalla, Hamilton è stato tranquillo e sicuro di sé fin dal principio. In qualifica è stato quasi sempre impeccabile, in gara le sbavature sono state pochissime, concentrate praticamente tutte intorno a metà stagione (essenzialmente, il disastro di Montecarlo, un secondo posto piuttosto incolore a Zeltweg e una gara pessima a Budapest) e comunque, a conti fatti, accettabili, vista la pochissima pressione che gravava su di lui.

Pressione, proprio questa è la parola-chiave: quest’anno non ce n’era, non c’era lotta. Non c’era discussione.

Il bello dello sport è la lotta, il confronto, la tensione, è questo che ci fa appassionare. Se non ce n’è, ed è principalmente colpa, come ben sappiamo, delle regole attuali di questo campionato, beh, tutto ha un altro sapore. Insipido.

Io sono tifoso di Hamilton, il nome del mio blog mi smaschera. Dovrei, da buon tifoso, come minimo stappare una bottiglia di quello buono. Eppure, no, non lo farò, andrò a dormire (tardi, ché soffro d’insonnia cronica) come tutti i giorni.

A me piacciono le vittorie sofferte, lottate. Non è certo colpa di Lewis, né della Mercedes, né dei suoi avversari in pista. La colpa, l’ho già detto, sta altrove. Quindi, va bene, sono soddisfatto perché Lewis si sia confermato al vertice di questo sport e in maniera così netta, ma fondamentalmente non posso dire di aver provato emozioni forti.

Cosa mi rimarrà di questa stagione? Probabilmente la vittoria a Silverstone. Quella, sì, mi è piaciuta molto.

Però, ecco, ci fosse stato un avversario forte e in grado di testare maggiormente le capacità di Lewis, mi sarei senz’altro divertito di più.

La speranza è che l’anno prossimo ci sia una vera lotta in pista con un avversario forte e determinato come potrebbe essere sicuramente Sebastian Vettel, autore di una stagione superlativa nonostante il gap prestazionale con la Mercedes e, se la Red Bull avrà una Power Unit degna di tal nome (e il “se” è grande come una casa), perché no? anche Ricciardo e Kvyat potrebbero voler dire la loro.

Per il momento, ci prendiamo questo terzo titolo mondiale, di certo non da buttar via, anzi. È tempo di festeggiare prima di proiettarsi al 2016.

Ma io, scusatemi, festeggerò moderatamente. Sono fatto così. Forse sono fatto male, sono troppo esigente. Ma, visto che in questo spazio sono chiamato a esprimere con la massima schiettezza il mio punto di vista personale, non posso fingermi al settimo cielo e pronto a una sbronza monumentale.

In ogni caso, complimenti Lewis! Hai raggiunto dei grandissimi traguardi, quest’anno. Ma l’anno prossimo non sarà una passeggiata trionfale.

Mi aspetto grandi cose da te, e anche dai tuoi avversari.

Ad maiora!

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