L’alba di una nuova era

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di Alessandro Secchi @alexsecchi83
5 Agosto 2019 - 14:00
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Mancavano quattro giri affinché arrivasse un’altra certificazione di quanto la Formula 1 stia per lasciare il passo ad uno dei ricambi generazionali più grandi da tanti anni a questa parte.

Se Verstappen avesse vinto in Ungheria avrebbe ottenuto nello stesso weekend la prima pole e – per la prima volta – due vittorie consecutive a distanza di una settimana, con la monoposto certamente non più veloce del lotto.

Siamo comunque pronti, indipendentemente da ieri, a vivere un refresh di quelli tosti, forse addirittura sperati dopo un decennio di vittorie firmate Vettel e Hamilton. Verstappen è la punta di diamante della new generation e ha dalla sua parecchi vantaggi, primo tra tutti quello di essere già alla quinta stagione completa a soli 21 anni. Tutti gli errori che avrebbe dovuto compiere nelle formule minori se li è messi sulle spalle in F1, tra critiche e quant’altro. Ma, ora, è tremendamente pronto al salto definitivo. La sua stagione sembra la 1993 di Schumi: sempre a podio quando arrivato sotto la bandiera a scacchi. L’olandese è a ventuno arrivi consecutivi nei primi cinque.

Ma la new generation non è solo Verstappen. È Charles Leclerc, quello con il coefficiente di difficoltà più alto: seconda stagione in F1 e già in Ferrari, dove gli occhi sono puntatissimi, dove molti lo volevano già prima guida, dove è necessario dimostrare da subito ed il tempo è dimezzato. Charles è un altro dalle potenzialità clamorose: abbiamo visto in Austria e Gran Bretagna come ha saputo ribattere a Verstappen. È, però, in una posizione più delicata e sta a lui riuscire a concentrarsi e non farsi sopraffare dalla necessità di dimostrare qualcosa.

Poi c’è Lando Norris che, all’esordio in F1, sta facendo vedere buone cose soprattutto in qualifica e non sta poi sfigurando contro il più esperto Carlos Sainz. Fortunatamente per lui la McLaren non è quella dei tempi di Vandoorne, uno dei piloti secondo me più promettenti e più ingiustamente spariti dall’ambiente.

Che dire poi di George Russell? In Ungheria si è messo dietro Stroll e Giovinazzi (con problemi al fondo, ok), ma pur sempre con una Williams, quella che solitamente prende distacchi abissali. Il campione in carica della Formula 2 è quello più penalizzato nel suo esordio. Sempre dietro, mai inquadrato, costretto a remare ma le potenzialità ci sono e si sono viste nella scorsa stagione, quando ha sovvertito un pronostico tutto in favore proprio di Norris. Merita una chance altrove, senza dubbio.

Non è finita: Ocon scalpita in Mercedes e Wolff ha lasciato intendere che la posizione di Bottas è parecchio in bilico. Esteban è un altro pilota da non sottovalutare anche se è fermo da un anno. Mercedes dovrà prendere una decisione molto difficile per gli equilibri interni. A Hamilton va benissimo così, d’altronde, perché dovrebbe rischiare di trovarsi a fianco un nuovo Rosberg? Valtteri, però, tra Germania ed Ungheria ha scelto il momento peggiore per perdere altri punti da Lewis, con Verstappen che lo pressa per la seconda posizione in campionato.

Ocon è lì nel box, lo scruta, lo studia, ci spera. E ci arriverà anche lui, prima o poi. La partita delle nuove leve è appena iniziata.

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