La questione Kubica

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di Alessandro Secchi @alexsecchi83
12 Maggio 2018 - 01:18
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Robert Kubica è sì polacco, ma per i suoi trascorsi ed il suo ottimo italiano alla fine lo sentiamo anche un po’ nostro, diciamo così.

Il suo ritorno in F1 è stato accompagnato da un plebiscito della stampa e dai media sportivi italiani, che hanno dato gran risalto al processo di riavvicinamento di Robert alla massima serie “sponsorizzandolo” a più riprese. Il cerchio si è chiuso a Barcellona durante le FP1, quando la Williams #40 è scesa per la prima volta in pista in un weekend ufficiale dopo i test invernali sempre con il team di Grove ed i primi passi con delle monoposto contemporanee nella scorsa stagione, durante i test post GP d’Ungheria con la Renault. Fin qui, tutto bene.

Credo, però, che si sia esagerato. Esagerato nell’enfatizzare questo ritorno, nel premere costantemente sull’ipotesi di un rientro da titolare, sfociando in alcuni casi nel tifo contro quelli che poi sono attualmente i titolari Williams, Stroll e Sirotkin. Si è esagerato nell’estrapolare dal contesto di una sessione di test o di prove libere dei tempi per dimostrare in qualche modo che Robert sia più veloce di entrambi, portando avanti un movimento pro-Kubica al lordo di tutte quelle considerazioni che sarebbe stato, o sarebbe, corretto fare, la prima delle quali in formato domanda è: sarebbe, oggi, Kubica in grado di sostenere un intero weekend di gara?

Come qualcuno ricorderà ho assistito alla prima sessione dei test di Barcellona, quella pesantemente condizionata dal freddo (e dalla neve… giusto io potevo beccarla). Durante la seconda giornata ero appostato alla curva Caixa, la 10. E qui, durante il pomeriggio, ho scattato diverse fotografie, alcune delle quali proprio a Robert Kubica. Due di queste mi hanno particolarmente colpito, al punto di decidere di non renderle pubbliche sul web perché non ritenevo, al momento, che fosse giusto o necessario.

Dato che durante le FP1 sono stati però mostrati gli onboard di Robert, credo non ci siano più motivi per tenerle per me:

Si tratta di due ritagli delle immagini originali, molto più ampie. Ciò che mi ha colpito è stato vedere, soprattutto nella prima foto, come di fatto Robert per girare a sinistra su una curva come questa prendesse il volante col palmo dall’angolo basso, come se non avesse impugnatura. Dettaglio confermato anche dalla seconda immagine, dove si vede la mano destra praticamente aperta. 

Non avendo visto altre immagini simili dopo i test non me la sono sentita di pubblicare questi scatti. Dopo aver visto però gli onboard odierni, di cui allego un fotogramma, credo che non ci siano più segreti da tenere nascosti.

Un fotogramma, poi, resta tale, ma nel complesso di un onboard appare abbastanza evidente che l’utilizzo della mano destra sia limitatissimo durante la guida. Il pollice non chiude l’impugnatura, il guanto sembra quasi essere accompagnato dal volante più che il contrario. Tanto che, come sappiamo, i paddles per la salita e la scalata di marcia sono posizionati entrambi sul lato sinistro.

Torno alla domanda che ho posto più in alto e queste immagini (e direi soprattutto quelle video che sicuramente compariranno sul web in questi giorni) sono importanti e necessarie perché è la prima volta che vengono mostrate pubblicamente. Ora, io non sono qui per giudicare, ma credo che prima di aizzare la folla parlando di un Kubica titolare sarebbe corretto capire prima se questo può avvenire concretamente. E dato che stiamo parlando di Formula 1 e non di un qualsiasi altro sport, trovo poco professionale evitare l’argomento come se il problema non ci fosse.

Sia chiaro, non è mia intenzione sostenere a priori che Kubica non sarebbe in grado di competere in un Gran Premio di un’ora e tre quarti: mi permetto semplicemente di avere dei dubbi dati dalle immagini che ho visto e dal livello di fitness necessario per guidare queste monoposto. Penso a posti come Montecarlo, Singapore, dove il ritmo è incalzante e non c’è un attimo per respirare. Voglio dire, ci furono dubbi sulla competitività per Schumacher e Raikkonen quando restarono fuori rispettivamente tre e due anni pur essendo in perfette condizioni fisiche. Qui si tratta di un lasso di tempo di sette anni con monoposto completamente diverse da quelle lasciate prima dell’incidente, e di un problema fisico che oggettivamente arreca un fastidio. È così scontato che Robert sarebbe, su una distanza di gara, più veloce degli attuali titolari? Se in senso assoluto, inteso come valore, mi viene da dire di sì perché ricordo bene quanto fosse forte nel 2010, pensando al 2018 non me la sento di esserne così certo al 100%. Ed è anche per questo che non ho trovato corretto tutti gli sberleffi ai danni di Stroll e Sirotkin di questi tempi, nonostante del primo non sia un grande estimarore, anzi.

L’intento di questo post, lo ribadisco, non è quello di picchiare il chiodo sul problema alla mano, ma credo non sia corretto nemmeno negarlo e non considerare come possa costituire un pericolo (per sé o per altri) in determinate condizioni, in momenti imprevisti, di lotta o di necessità di azioni improvvise. Un errore, anche piccolo, potrebbe portare a polemiche infinite e si tornerebbe sempre su questo punto, ne sono sicuro.

Detto questo, nessuno può togliere a Robert la grandezza della sua forza di volontà nel tornare lì dove aveva lasciato. Ricordo distintamente il giorno dell’incidente e l’ansia dell’avere notizie sulle sue condizioni. Sono non felice, di più, nel sapere che è riuscito a tornare nel suo mondo perché si tratta a tutti gli effetti di una meravigliosa storia di sport. Questo per far capire che non voglio gettare fango gratuitamente. Quello che credo, però, è che al di là della favola, dei servizi gioiosi e delle interviste romanzate sia corretto cercare di analizzare le situazioni in modo oggettivo, lasciando da parte amicizie, sentimenti e quant’altro che dovrebbero restare competenza dei suoi tanti entusiasti tifosi (e ci mancherebbe!) e non di chi dovrebbe semplicemente raccontare.

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