La prima di Charles, con il dramma nel cuore

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Tempo di lettura: 3 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
1 Settembre 2019 - 18:50
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Nella scalata di Charles Leclerc alla vetta della Formula 1 c’è un peso nel cuore diverso da quello di tanti altri piloti.

Suona quasi come una beffa il fatto che la sua prima, tanto desiderata vittoria nello sport inseguito sin da piccolo non possa essere festeggiata come si dovrebbe. Lo è ancora di più quando a lasciarci è stato non solo un giovane collega, ma qualcuno con cui ha condiviso gli anni della crescita e della formazione nel mondo del motorsport. La dedica ad Anthoine Hubert non è solo quella naturale e scontata in eventi del genere, ma anche quella della sofferenza per qualcuno che hai conosciuto sin da piccolo e che compare in foto ormai datate insieme a te.

Sembra quasi una costante – ovviamente e sicuramente non voluta – nella vita di Charles, quella degli affetti da portare sempre con sé. In questi anni, mentre scalava le categorie inferiori a suon di vittorie, abbiamo imparato a conoscere la sua profonda amicizia con Jules Bianchi, uno dei rimpianti più grandi degli ultimi anni. Oltre che un pilota promettente ed un giovane della Academy era una sorta di fratello maggiore per il piccolo Charles, sicuramente un esempio da seguire. 

Quasi tre anni più tardi Charles deve soffrire la scomparsa di papà Hervé a soli 54 anni, con lui nel pieno della sua stagione – che sarà poi trionfante – in Formula 2. Il colpo è tremendo ma non intacca la sua concentrazione: pochi giorni dopo il dramma vince Gara 1 a Baku ed arriva secondo in gara 2, prendendosi anche la pole position. Una dimostrazione di forza assurda per un ragazzo che doveva ancora compiere 20 anni. 

Arriviamo a questo weekend. Con la gioia di una Pole fantastica sulla pista più bella del mondiale soffocata, annientata dalla scomparsa improvvisa, assurda, di Hubert; compagno di crescita, di sogni ed ambizioni. Un colpo per lui, per il Paddock, per il Motorsport intero. Sembra quasi un segno del destino che sia toccato proprio a Charles aprirsi via radio da vincitore per dedicargli la vittoria ed indicare quell’adesivo che, oggi, tutti hanno portato sulle monoposto e sui caschi. 

Tra un mese e mezzo Charles compirà 22 anni, ma sono sicuro che l’anagrafe in questo caso non dica la verità. Perché quando il peso sulle spalle è così grande non puoi che essere molto più maturo di quanto dica la carta d’identità. Nel rispetto, quello di cui parlavo ieri, c’è anche questo: capire cosa c’è dietro un pilota. E dietro Charles c’è tanto, tantissimo, quello che serve per diventare davvero grande. Più di quanto sia già ora.

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