La grande trombata

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Tempo di lettura: 4 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
30 Aprile 2017 - 18:00
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Che poi, dopo una qualifica così esaltante che smuove la memoria, aiuta l’alzheimer a nascondersi ed aggiorna le statistiche, un po’ la notte in agitazione il tifoso Ferrari la passa, sperando che la doppietta del sabato resti tale alla domenica.

Ed invece cosa succede? Che questo bell’omino a sinistra in partenza parte come se inseguito da Toto Wolff con lettera di licenziamento in mano. Scappa, a mille. Prima una, poi l’altra, saluta le Ferrari e si presenta primissimo alla prima curva.

Ma cosa fai! Hai il contratto a termine, il tuo compagno è dietro, spostati, fallo passare! Team order, dove siete?! Eh, ma quello là è quarto, che team order vuoi? Da primo a quarto? Niente, Valtterino se ne va, lascia la compagnia e fa l’Hamilton (o il Rosberg?!) della situazione. Comanda indisturbato, come se fosse un habitué della prima riga della classifica. Lui freddo, sì, quasi più del connazionale che ad un certo punto va in crisi mistica e non si ricorda in che posizione sia (fantastico, nel frangente, il team radio da inserire nella collezione #7).

Il barlume di speranza per rimettere in sesto le cose, per dare un senso all’attesa, arriva quando il tedesco in Ferrari allunga lo stint, tenta la magia per tornare in pista più tardi con gomme luccicanti e pronte alla rimonta. E la rimonta, orca, arriva, complice anche il Valtteri che sbaglia, va lungo e regala quanto basta per avere gli ultimi dieci giri sul filo dei decimi. La Rossa si avvicina, da oltre quattro secondi si riporta sotto, ma la Freccia resiste. Il sostituto di Rosberg tiene botta(s), vede la minaccia negli specchietti, ma tiene la minima distanza di sicurezza per non farsi beccare. E poi, anche se fosse, sul dritto la Mercedes ne ha di più anche usando il DRS: roba che se vuoi ridere puoi pensare che la Ferrari abbia scelto la gara sbagliata per prendersi la prima fila. Ma vabbè, va bene così.

A fine gara arrivano i doppiati e pensi che magari un aiutino indiretto al riavvicinamento può arrivare. E invece Felipe, tra il passato (Bottas) e il passato – passato (Ferrari) premia inconsapevolemente il primo togliendogli il sudore dalla fronte all’ultimo giro, in un doppiaggio subito dalla Ferrari che sembra un tentativo di capirsi tra un arabo e un giapponese. Lui si sposta, non si sposta, Vettel entra, non entra, insomma la magia del fine gara finisce qui.

Dopo 350 gare (non è vero, sono 81) Valtteri Bottas vince la sua prima in F1 con 6 decimi di vantaggio: proprio ora, in faccia alle Rosse, quando la doppietta da miraggio aveva assunto le sembianze di una bottiglia d’acqua piena da raccogliere nel deserto. Doppietta che tra l’altro arriva, ma non nei posti che interessavano. Insomma, una grande trombata con stile. Più per l’attesa di una giornata, che per il risultato: perché tutto sommato il bicchiere Ferrari deve essere considerato bello pieno. Il mondiale si giocherà tra rosso e grigio, dopo quattro gare ormai si può dire. Si alterneranno per la vittoria, ma i colori sono questi. Ed è già una gran cosa.

Kimi è sempre raggiante sul podio (non serve dire che sono ironico, immagino), Lewis è felice come una Pasqua (anche qui…) per un quarto posto che non vedeva da secoli. Dietro il vuoto: alcuni stanno ancora arrivando, altri hanno giocato all’autoscontro in partenza, Fernando non è neanche partito: forse non ha avuto manco bisogno della doccia. A saperlo, sarebbe stato meglio restare direttamente negli USA. Anvedi come torna dopo la Indy500. Se torna.

Intanto, qualcuno a casa se la gode: indovinate chi? Lui, l’ex proprietario della Mercedes #6, ora #77, sostituito in toto (non Wolff) anche sul gradino del podio, un anno dopo. 

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