Là dove il DRS conta zero. Per fortuna

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di Alessandro Secchi @alexsecchi83
26 Maggio 2019 - 18:38
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Bisogna arrivare sulle stradine del Principato per vedere una gara dove l’aiuto dell’ala mobile risulta praticamente nullo, dove chi è capace di osare lo fa, dove si può vedere la ricerca del millimetro.

La gara vinta da Hamilton ha offerto probabilmente il minor numero di sorpassi della stagione, compresi anche i GP che verranno. Eppure, quei pochi visti, sono anche i migliori di una stagione. Perché non devi aspettare di aprire l’aletta ma devi inventarti il punto dove attaccare, il momento nel quale farlo e, soprattutto, devi trovare il coraggio per provarci. Quel coraggio che sicuramente non è necessario quando devi premere un bottone ed aspettare che il resto venga da sé.

E così ci troviamo ad esaltarci per Leclerc che porta a casa, prima di un errore tutto sommato giustificabile, un paio di sorpassi di quelli che a Monaco si sono sempre visti tra Rascasse e Loews; ci esaltiamo semplicemente perché non siamo più abituati ad azioni del genere nel resto della stagione.

In un mondo dove tutto è pianificato ai minimi dettagli dal computer, a volte con risultati catastrofici come quelli di ieri in qualifica, anche i sorpassi sono diventati una routine, un numero pallido per dimostrare che la F1 è spettacolare quando è proprio Monaco a far capire che è vero il contrario. 

Cosa è meglio tra dieci scambi di posizione in corsia di sorpasso e sessanta giri con due monoposto attaccate una all’altra, con l’attesa del momento buono per tentare un sorpasso? Non ho dubbi, personalmente. La lotta tra Hamilton e Verstappen, indipendentemente dalla penalità inflitta al secondo – sulla quale avrei qualcosa da dire – è la rappresentazione della F1 del passato riportata al presente. E, per quanto questa gara sia stata lunga come sempre, i giri sono volati via senza noia. Perché il gusto dell’attesa è impareggiabile da qualsiasi ala mobile. Vedere la Red Bull cercare di avvicinarsi sempre più nel primo settore, giro dopo giro, per provarci al Loews, osservare Verstappen cercare di uscire il più vicino possibile a Hamilton al Portier per restargli – in qualche modo – in scia dentro al tunnel a fronte di un motore Honda meno potente e, infine, trattenere il fiato quando finalmente l’affondo arriva, non ha nulla a che vedere con la F1 che siamo abituati a seguire nel resto della stagione.

Il succo della F1 è, dovrebbe essere, la lotta corpo a corpo, la ricerca del millimetro, lo studiare l’avversario per capire dove può essere colpito. Leclerc prima e Verstappen dopo hanno dimostrato tutto questo con l’aggressività del primo e la maturità del secondo, scalfita solo da un tentativo disperato nel finale. E lo dico senza troppo pentimento: ci vorrebbero più gare così, con buona pace di chi ritiene il DRS un elemento positivo all’interno di questo sport. 

Meno DRS e più sorpassi veri, come dovrebbe tornare ad essere la F1. A costo di perdere chi ne apprezza gli artifici.

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