La bellezza della F1 anche senza sorpassi

F1
Tempo di lettura: 3 minuti
di Matteo Corradi
1 Agosto 2017 - 10:00
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La Formula uno non è solo sorpassi. “Vogliamo i sorpassi perché sia spettacolare” dicono tanti, forse troppi. 

Chi ama il calcio anche dopo uno zero a zero riesce a vedere dentro i novanta minuti una partita meravigliosa, unica. Una gara come quella di Budapest è l’essenza della F1, anche se i sorpassi sono stati molto pochi, anzi uno: quello di Alonso su Sainz. 

La Formula 1 è ritmo, è strategia, è stare incollati ai tempi per un’ora consecutiva guardando i distacchi, pensando: “ma se Kimi apre il DRS perché a meno di un secondo da Seb, può difendersi meglio da Lewis che a sua volta è a meno di un secondo da lui e può aprire l’ala”. 

La Formula 1 è danzare mentalmente coi meccanici ai Pit-Stop sperando che vada tutto al meglio, che tutte le gomme si incastrino alla perfezione. 

È aspettare quel “su i motori” prima del via, con lo spegnimento dei semafori e 180 battiti al minuto come se fossimo noi dentro la monoposto, cercando di capire da tutte le angolazioni se il nostro beniamino è partito bene. 

È pensare dentro di noi ad una strategia, perché siamo lì con la testa dentro quei giri che ci fanno quasi vedere nella mente le telemetrie e i dati degli ingegneri. 

È guardare tutto della macchina: le gomme sperando che non ci sia una foratura, se l’ala è perfetta, se non ci sono detriti in pista, se quel volante è effettivamente storto. 

È pensare che Verstappen è un pazzo al via per la botta sul povero Ricciardo. Tanti dicono predestinato: vero, ma deve ancora farne di giri (senza buttare furoi nessuno).

È sperare in una safety car nel momento di difficoltà oppure odiarla quando si è al comando con 20″ di vantaggio.

È ascoltare i Team Radio in rigoroso silenzio. 

È vedere Alonso che esulta per un sesto posto come per una vittoria dopo tante, troppe difficoltà.

È aspettare il podio, le interviste a fine gara cercando di capire come è realmente andata. Vedere se un tre volte campione del mondo come Hamilton ha “preso bene” lo scambio di posizioni con l’ultimo arrivato in Mercedes, all’ultima curva e perdendo punti nel mondiale piloti.

È vedere Raikkonen che ride alle parole di Vettel nel retro podio e come ha detto Genè in telecronaca: “gli avrà detto che gli pagherà una cena, anzi forse tutte le vacanze”.

È sentire un disagio interiore in vista della sosta, quest’anno la lotta è troppo bella per stare in stand by un mese; ma sentire subito un sollievo pensando alla ripresa con Spa e Monza in sequenza senza sosta, pensando a quanto sarà entusiasmante fino alla fine. 

La Formula 1 per chi la ama è tutto questo.

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Un Commento su “La bellezza della F1 anche senza sorpassi”
Francesco Ferrandino dice:

Sono d’accordo su tutto, tranne un paio di punti. Apprezzare il Drs e le sue conseguenze, anche nella lotta ravvicinata, sarebbe come se a calcio un appassionato trovasse apprezzabile il fatto che, arrivato un avversario in area di rigore, la porta si allargasse momentaneamente di tre metri per favorire il gol.
Detto questo, posso concordare sulla insipienza di coloro che cercano sorpassi a tutti i costi per vedere kasino. Fra l’altro nella storia è sempre accaduto che un concorrente fosse più veloce e che dopo essere partito in testa non è più stato visto fino al traguardo. Se uno è più forte, è giusto riconoscerlo senza cercare artifici anti-noia per gli spettatori meno competenti. Tuttavia, va riconosciuto che se una vettura nettamente più veloce non riesce ad avere possibilità di sorpassare una piu’ lenta, siamo di fronte alla negazione della competizione. Aver reso le vetture più larghe e più veloci in curva non aiuta i sorpassi “naturali”, e rende ancor più facile il ricordo a quell’abominio che è il Drs.

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