Isterismi colorati

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di Alessandro Secchi @alexsecchi83
22 Giugno 2018 - 22:25
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È dal 2002 che il Paul Ricard è un arcobaleno a tre colori, bianco rosso e blu, che si può “apprezzare” o meno soprattutto dall’alto. Risale infatti a sedici anni fa la ristrutturazione ad opera dell’architetto Tilke che ha riportato in auge il tracciato francese dapprima come sede di test, poi di appuntamenti mondiali tra GT e formule minori fino al rientro della F1 di questo weekend. Vedere per credere.

L’argomento del giorno è lo stile psichedelico con cui sono state progettate proprio le ampissime vie di fuga. Chi se ne frega di due sessioni di prove libere, di capire perché Ericsson ha perso la macchina a trecento all’ora, perché Perez ha perso invece una ruota pericolosamente, di parlare di quanto successo nell’unica area che oggi è stata ignorata: l’asfalto, quello nero.

Il Paul Ricard è così da sedici anni e solo oggi parte l’indignazione social per un aspetto che conta meno di zero, quello estetico. Come se fosse stato preparato così stanotte, come se prima non ci abbia corso mai nessuno, come se nessuno abbia mai visto una foto dall’alto che sia una di questo posto, che non è certo una Yeongam o un Buddh International (?!) Circuit. In tutto questo si può dire “ma chi se ne fotte?”. Oltretutto le bande colorate non sono messe a caso ma hanno un senso logico, (ci arriverò più avanti), ma davvero ci siamo ridotti a questi aspetti, al gossip, alle cazzate conclamate, all’indignazione sul nulla cosmico?

Jean Alesi in un test del 2002 con la Mclaren (da Reddit)

Invece di salutare con piacere il rientro di un tracciato vecchio stile, che impegna meno rispetto ai tempi remoti ma ha sempre le sue belle curve veloci, ci si sofferma su questo. Ottimo. Peccato che dall’abitacolo, a sessanta centimetri di altezza, i piloti non vedano come noi le riprese psichedeliche dall’elicottero. I piloti sono confusi non tanto dalle trecento strisce fuori pista, che vedono forse marginalmente, quanto dai cordoli delle altre configurazioni del tracciato (167… Centosessantasette, sì) che fanno perdere i punti di riferimento soprattutto lungo il rettilineo del Mistral. La Chicane Nord è un trappolone dove qualcuno ha sbagliato clamorosamente il punto di frenata, prendendo come riferimento il cordolo interno precedente. Ecco, qui si potrebbe fare qualcosa di più (e non è detto che non succeda in nottata) per rendere meno difficile comprendere i limiti della configurazione adottata per la F1. Così, al momento, ci sono solo rischi soprattutto in ottica gara. Poi vabbè, evidentemente di fare un test collettivo prima di correre qui non è venuto in mente a nessuno…

E poi le vie di fuga. Le strisce colorate indicano appunto bande caratterizzate da grip identico a quello dell’asfalto normale (bianche), da grip più alto (quelle blu) ed altre dal grip massimo (quelle rosse) per frenare meglio le monoposto ed impedire l’impatto con le barriere. Il caso di Ericsson, anche se nel punto forse più veloce come approccio di curva, ha dimostrato che ci sono delle criticità. Lo svedese infatti è uscito di pista al Paul Ricard ed è arrivato praticamente a Montecarlo prima di sbattere sulle gomme. Non è normale, ma l’alternativa ghiaia in una via di fuga così ampia potrebbe evidenziare un altro problema. Un tempo le vie di fuga erano, appunto, più limitate in profondità e dotate di ghiaia. La monoposto rallentava e poi sbatteva. Con una prateria come quelle odierne, ed in mancanza di barriere immediate, potrebbe innescarsi un cappottamento multiplo nel caso in cui la monoposto si impunti lateralmente sul fondo.

Senza dimenticare che con il bagnato l’asfalto non rallenta, credo che un minimo di riflessione sulle vie di fuga sia necessaria (invece che sui colori in 4K che mandano a male) anche se è difficile ipotizzare soluzioni praticabili. Mantenere solo asfalto? Tornare alla ghiaia? Prima una striscia di ghiaia e poi asfalto o il contrario? Non lo so. Come al solito, in questo, ci sono anche gli interessi di chi vuole vedere meno ritiri possibili. Una monoposto che si insabbia non viene inquadrata, niente adesivi, niente sponsor e via dicendo. Eppure si dovrebbe garantire una perdita di tempo in caso di uscita di pista o di furbata.

Insomma, difficile trovare una soluzione, ma se vogliamo proprio trovare un problema soffermiamoci su questi aspetti, non sulle inutili indignazioni stile terrapiattisti.

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