Interlagos: scene da una conferenza stampa

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Tempo di lettura: 4 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
10 Novembre 2016 - 15:55
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Quanto meno non mi sono addormentato come nel 97,5% delle restanti conferenze stampa.

La grande novità di giornata nella conferenza piloti del GP del Brasile è stata una sedia in più oltre a quelle dei sei drivers di turno, scelti tra l’altro chirurgicamente: i due Red Bull, i due Mercedes, Massa e Vettel. Obiettivo della conferenza chiaro sin da subito, parlare di quanto successo in Messico. Mi aspetterei cazzotti volanti come nelle migliori scene di Chuck Norris ma so già che non succederà, più che altro per non oscurare i prossimi tre giorni in pista.

Proprio per dedicare massima attenzione al Messico la primissima parte è dedicata praticamente solo ai convenevoli per l’ormai uscente Felipe Massa, al suo ultimo GP di casa, che una volta risposto alle prime quattro domande potrebbe prendere e salutare tutti, visto che poi non se lo fila più nessuno. 

La parte più succosa però non è quella rivolta al GP del Brasile, ma a quanto successo due settimane fa all’Hermanos Rodriguez. Proprio per questo, è presente un bel monitorone a supporto. A cosa serve? Ci arriviamo. Il “waiting for Whiting” si anima della presenza dell’Egregio quando Matteo Bonciani introduce l’argomento hot di giornata. Charlie, prima di sedersi, stringe la mano a Hamilton, Ricciardo, e Vettel che lo guarda leggermente imbarazzato.

Si parte con il Mexico-Gate e Charlie ancora una volta riesce a contraddirsi quando, video alla mano (visualizzati come i clippini di Vasco) che dimostrano il contrario, sostiene che Hamilton in curva 1 non ha tratto alcun vantaggio dagli inseguitori (solo tre secondi almeno, che vuoi che sia) mentre Verstappen, rientrato dopo il taglio esattamente davanti a Vettel come prima della frenata, sì. Bene. In sala gli fanno notare che poi, con la successiva Safety Car, il vantaggio di Lewis si è ridotto gioco forza: lui abbozza che comunque, dai dati, si era notato un rallentamento della Mercedes e che comunque, se non ci fosse stata la Safety Car, gli avrebbero comunicato di alzare il piede (magari anche quattro o cinque volte). Cosa non fatta con Verstappen, al quale sono stati invece dati 5″ di penalità senza appello e senza preventive comunicazioni. Bene ma non benissimo.

Si passa poi al caso Vettel-Ricciardo, e Charlie riconferma quanto a lui chiesto ad Austin. Indipendentemente dall’entità del cambio di direzione, questo in frenata non è più ammesso. Caro Seb, metti in saccoccia e porta a casa, l’hai voluto anche tu e adesso ti arrangi. Non si piange sul latte versato.

Sul fatto che ad ogni GP vengano prese decisioni diverse da commissari diversi, Charlie fa come Ponzio Pilato e dice “in realtà ogni caso è diverso dall’altro, voi non vedete tutto quello che hanno a disposizione i commissari”. Insomma, siamo cretini noi e non capiamo, i commissari sono tutti allineati con il regolamento e giudicano tutto secondo criterio inossidabile. Ottimo.

Sulla questione parolacce via radio, dopo 45 minuti sento finalmente qualcosa di sensato quando sia lui che i piloti fanno presente, ai perbenisti, che l’attività che seguiamo non è praticantato per diventare avvocati ma motorsport dentro un abitacolo. Resto sconcertato quando Verstappen cita lo stesso esempio utilizzato dal sottoscritto qualche giorno fa (“mettiamo un microfono ai calciatori e sentiamo cosa dicono”) e chiosa con un preciso “se non vogliamo sentire parolacce, non mandiamo in onda le comunicazioni”. Sa di porconare anche lui amabilmente e di essere stato sempre graziato dalla FOM, mi sa. Idolo.

Bonciani invece viene beccato live mentre, con ampi gesti di italica natura, fa capire al giornalista che pone una domanda extra Messico a Whiting che è un deficiente. 20 secondi di penalità al catering FIA al prossimo pranzo per lui. Insofferente.

Ilarità generale quando Hamilton consiglia a un giornalista di levarsi il cellulare dagli zebedei, che si sa mai le onde radio possano causare danni irreparabili. Dieci minuti dopo però, è lì che prega chiunque di fare un selfie con tutti, Charlie compreso, trovando in Bonciani il primo a cedere per sfinimento al continuo morbo social che lo assilla, il quale strappa il cellulare dalle mani di Ricciardo e si improvvisa fotografo. Se Lewis mi mette il naso da Pinocchio con Snapchat a Charlie e lo posta, però, lo tifo da qui al 2075.

Per il resto sorrisini, pacche sulle spalle, scuse a posteriori come se i ragazzi non si fossero detti le peggio cose ma, quanto meno, un pensiero comune. Per evitare altre figuracce come quella di due settimane fa, bisognerebbe un attimo ritornare sui binari della coerenza. 

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