Indycar | Texas 600 2019: L’analisi (parziale) dei passi gara

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Tempo di lettura: 7 minuti
di Andrea Gardenal
8 Giugno 2019 - 19:19
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Il weekend della Indycar Series presso il Texas Motor Speedway si sarebbe dovuto aprire con tre ore di prove libere, due nella sessione di giovedì sera e una al venerdì pomeriggio. Sfortunatamente le avverse condizioni meteo hanno imposto dei cambiamenti in corso d’opera che hanno portato alla riduzione delle prove del giovedì a poco più di 40 minuti effettivi e ad un ampliamento di quelle del venerdì, il cui inizio è stato anticipato di mezz’ora.

Per come si sono svolte le libere in questi giorni non è facile provare ad analizzare il possibile svolgimento della gara di questa notte, in particolare per due motivi:

Ciò premesso, è evidente che l’analisi delle prove di ieri potrà fornire solamente alcune indicazioni di massima di ciò che si potrebbe vedere stanotte.

Il primo dato importante è quello relativo ai run percorsi: tra i 22 piloti impegnati in Texas in questo weekend, solamente Will Power e Scott Dixon hanno compiuto un run da almeno 30 giri; nello specifico, l’australiano è arrivato a 35 giri consecutivi completati mentre il neozelandese si è spinto fino a 36, numeri buoni ma non eccezionali visto che, in base a quanto visto lo scorso anno, la lunghezza di uno stint in condizioni di bandiera verde dovrebbe attestarsi tra i 50 e i 55 giri. A complicare ulteriormente la situazione c’è il fatto che tutti e due i run sono stati effettuati durante le FP2, in condizioni quindi difficilmente confrontabili con quelle di gara.

Vale comunque la pena soffermarsi un attimo su questi long run, in particolare su quello di Dixon: escludendo il giro di ingresso in pista e quello di rientro ai box, il neozelandese ha completato la bellezza di 34 giri consecutivi con un tempo medio di 24,1958 secondi, equivalenti a 214,252 miglia orarie di velocità media. Al di là della grande costanza (due soli giri effettuati al di sopra dei 24,6 secondi), è importante evidenziare la tendenza a lungo termine che vede Dixon perdere mediamente 84 decimillesimi di secondo per giro. Questi sono i dati completi:

Meno bene è andata a Will Power, sia in termini di velocità media che di costanza di rendimento. Dei 35 giri effettuati ne sono stati considerati 31: oltre a quelli di lancio e di rientro, sono stati eliminati anche un paio di tornate poco prima di metà dello stint perché troppo lenti (oltre il 105% del tempo medio, probabilmente a causa del traffico) e pertanto poco significativi. Il tempo medio nei 31 giri considerati è stato di 24,5633 secondi, quasi quattro decimi più lento di Dixon, alla media di 211,046 miglia orarie. Per quanto riguarda la tendenza a lungo termine, la perdita di Power si attesta sui 238 decimillesimi di secondo per giro, quasi il triplo rispetto al pilota di Ganassi. Questi i dati completi.

Riducendo il numero di giri analizzati i principali protagonisti sono nuovamente loro, Dixon e Power, autori di due run da 26 e 23 giri rispettivamente. Ancora una volta è il neozelandese a prevalere, ma in questo caso la differenza tra i due è un po’ più risicata: il giro medio di Dixon si attesta sui 24,3917 secondi con una perdita media di 149 decimillesimi di secondo. Più difficile è l’analisi del run di Power, che contiene tre giri significativamente più lenti degli altri ma non abbastanza da essere scartati a priori dalla “tagliola” del 105% del tempo medio. Considerandoli tutti i passaggi il giro medio è di 24,4420 secondi con una perdita di 366 decimillesimi al giro, ma le statistiche si modificano drasticamente ignorando i tre giri drasticamente più lenti: in questo caso la media sul giro si abbasserebbe di due decimi portandosi a 24,2446 secondi, mentre sul lungo termine Power si ritrova addirittura a perdere solamente 93 decimillesimi di secondo.

Va sottolineato che questi due run di Power e Dixon sono anteriori a quelli analizzati precedentemente: come tendenza generale si può dire che le modifiche apportate alla macchina di Dixon ne abbiano migliorato il comportamento, mentre quelle alla monoposto di Power l’abbiano leggermente peggiorata. A seguire i dati relativi ai run di Dixon e Power appena descritti.

Il blocco di piloti che hanno percorso almeno 20 giri consecutivi durante le FP2 comprende anche Simon Pagenaud, Spencer Pigot, Sebastien Bourdais e Santino Ferrucci. Tra questi è stato proprio il pilota del team Ed Carpenter Racing a mettere a segno le prestazioni più interessanti, con 19 giri consecutivi all’interno di un run da 21 completati con un tempo medio di 24,2223 secondi; ciò che è particolarmente interessante è la progressione del pilota americano, capace di guadagnare in media 112 decimillesimi di secondo al giro.

Molto interessante anche la prestazione di Simon Pagenaud, con 21 giri consecutivi completati in media in 24,2423 secondi; la sua prestazione è peraltro stata condizionata da un paio di giri lenti attorno ai 25 secondi che hanno inevitabilmente condizionato sia il tempo medio (che sarebbe stato più basso di un decimo) che la progressione sul long run: quest’ultimo dato in particolare vedrebbe una perdita di soli 84 decimillesimi di secondo al giro, uno dei dati migliori tra quelli analizzati

Per quanto riguarda il long run di Bourdais (21 giri consecutivi), è interessante vedere come ci siano stati un paio di rallentamenti che hanno portato il pilota francese a girare al di sopra dei 25 secondi; al contrario di quanto accaduto ad altri piloti, tuttavia, Bourdais ha rallentato e successivamente accelerato gradualmente, come se la sua fosse una strategia per diminuire il consumo degli pneumatici. La sua media complessiva si aggira sui 24,2996 secondi al giro con una perdita di 128 decimillesimi per ogni passaggio; quest’ultimo dato si riduce a 95 decimillesimi di secondo per giro se si trascurano i due giri percorsi in più di 25 secondi.

Chiudiamo questa rapida analisi dei tempi delle FP2 con i passi gara del poleman, Takuma Sato, e del leader del campionato, Josef Newgarden, iniziando proprio da quest’ultimo: il pilota del Team Penske ha messo in mostra un buon passo, girando con un tempo medio di 24,0880 secondi; d’altra parte è necessario evidenziare che questi riferimenti sono frutto di soli 14 giri veloci consecutivi, meno della metà rispetto a quelli effettuati nei loro stint più lunghi da Dixon e da Power. Il basso numero di giri effettuati si riflette anche sulla costanza di rendimento del pilota americano, che ha girato veramente come un orologio svizzero: la perdita per giro può infatti stimarsi in 2 decimillesimi di secondo, una vera inezia.

Molto meno bene è andata a Takuma Sato, sia a livello di media che di perdita nel tempo sul giro tornata dopo tornata. Pur togliendo un giro molto lento al di sopra dei 26 secondi, il pilota giapponese (che stanotte partirà dalla pole position) non è riuscito ad andare oltre i 24,4477 secondi di media; peggio ancora è andata sul fronte della perdita di prestazione, stimata in quasi 6 centesimi al giro; pur togliendo eliminando l’ultimo giro registrato, abbondantemente al di sopra del muro dei 25 secondi, questo parametro rimane piuttosto alto attestandosi a 278 decimillesimi di secondo per ogni giro.

A conti fatti questi sono i risultati che le prove libere al Texas Motor Speedway ci hanno consegnato: uno Scott Dixon in grande spolvero, probabilmente il favorito della vigilia in virtù dei suoi 34 giri consecutivi ad oltre 214 miglia orarie di media, e i tre piloti di Penske ad inseguire; il tutto con l’incognita legata alle condizioni meteo di stasera, che verosimilmente saranno piuttosto diverse rispetto a quelle incontrate durante le FP2 e che quindi potrebbero ulteriormente cambiare le carte in tavola.

Immagine di copertina da https://www.instagram.com/txmotorspeedway/

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