Indycar | Monterey 2019 | Anteprima

AnteprimeIndyCar
Tempo di lettura: 9 minuti
di Andrea Gardenal
18 Settembre 2019 - 15:00
Home  »  AnteprimeIndyCar

La stagione 2019 della Indycar Series è finalmente giunta al suo atto conclusivo: le monoposto più veloci degli Stati Uniti d’America si daranno battaglia per l’ultima volta in questo campionato sul circuito di Laguna Seca, in California, sede del Gran Premio di Monterey.

Per l’attuale corso storico della Indycar Series si tratta di un vero e proprio debutto su questa pista, dove invece le “sorellastre” della Champ Car hanno corso per oltre 20 anni fino al 2004. Questo fa si che Laguna Seca non rappresenti una novità solamente per le monoposto in uso al giorno d’oggi, ma anche per la maggior parte dei piloti: tra i 24 piloti iscritti, solamente i veterani Kanaan, Dixon, Hunter-Reay e Bourdais hanno avuto modo di disputare almeno un GP di Monterey quando questo ancora faceva parte del calendario della Champ Car.

A questi ne vanno però aggiunti altri, che hanno avuto la possibilità di correre a Laguna Seca in altre categorie: cinque piloti (Pigot, Harvey, Jones, Chilton e Veach) ci hanno corso tra il 2015 e il 2016, quando la pista faceva parte del calendario della Indy Lights, con Pigot che ha fatto doppietta nel 2015 e con Veach che si è aggiudicato gara-2 l’anno successivo.

Altre esperienze sono state fatte da Conor Daly (vincitore nel 2010 della gara del campionato Star Mazda, antenata della Indy Pro 2000), Simon Pagenaud (vincitore della 4 Ore della American Le Mans Series nel 2009 in coppia con Gil De Ferran) e Colton Herta, che in equipaggio con suo padre Bryan e con George Kurtz ha partecipato alla 8 Ore della California dello scorso anno al volante di una Hyundai i30 TCR.

Insomma, tante esperienze molto differenti per i 24 piloti iscritti alla gara di questo weekend, ma alla fin fine il riferimento principale è rappresentato dai test dello scorso febbraio, quando tutti hanno avuto modo di provare la pista con le Dallara DW12 dotate del pacchetto aerodinamico UAK18.

Prima di analizzare gli scenari in vista del prossimo weekend andiamo brevemente a ripercorrere la storia del Gran Premio di Monterey, molto più lunga e variegata rispetto alla sua semplice presenza nel campionato CART. solamente tre anni dopo l’apertura dell’impianto, avvenuta nel 1957, Laguna Seca ha ospitato il suo primo Gran Premio riservato ai Prototipi dello USAC Road Racing Championship vinto da Stirling Moss con la Lotus-Climax del team BRP;dopo soli tre anni, con la chiusura del campionato, l’evento venne “rilevato” dallo Sports Car Club of America (SCCA), il Sanctioning Body rivale dello USAC, che per tre anni organizzò la gara pur senza inserirla in alcun campionato.

Una certa stabilità arrivò solamente nel 1966 con la nascita della Can-Am, il campionato nord-americano riservato ai prototipi che si disputava negli ultimi mesi dell’anno e che tradizionalmente riscontrava un buon numero di adesioni anche tra i piloti di Formula 1. Il GP di Monterey ha fatto parte della serie organizzata dalla SCCA per tutto il suo periodo d’oro, durato dal 1966 al 1973, con le biposto della McLaren che hanno trionfato in ben 5 occasioni su 8.

La successiva crisi del petrolio ha tagliato le gambe alla Can-Am e il GP di Monterey è stato disputato per due anni con le monoposto di Formula 5000 all’interno di un campionato organizzato in tandem da SCCA e USAC e per altri due con le GT del campionato IMSA. Dal 1978 al 1982 l’evento è tornato in mano allo Sports Car Club of America, il quale l’ha inserito all’injterno del risorto campionato Can-Am.

Nel 1979 e nel 1981 la gara è stata vinta rispettivamente da Bobby Rahal e da Teo Fabi, due nomi importanti per la storia di questa pista: con cinque successi, di cui 4 consecutivi tra il 1984 e il 1987, Rahal è il pilota che ha conseguito il maggior numero di vittorie al GP di Monterey, mentre Fabi si è aggiudicato la gara del 1983 che è stata la prima disputatasi con le monoposto della CART, che ha dominato la scena a Laguna Seca fino al 2004. Per quanto riguarda i colori italiani, oltre al successo di Fabi vanno ricordati quelli di Alex Zanardi nel ’96 (con lo storico sorpasso ai danni di Bryan Herta al Cavatappi) e di Max Papis nel 2001.

Va infine ricordato che in due occasioni la pista di Laguna Seca ha ospitato la Marlboro Challenge, una competizione fuori campionato riservata ad un ristretto gruppo di piloti della CART organizzata dal colosso dell’industria del tabacco. Nel 1989 il successo è andato ad Al Unser jr, mentre nel 1991 ha trionfato Michael Andretti che sul traguardo ha beffato Rick Mears, frenato proprio sul rettilineo finale da un problema di pescaggio del carburante.

Chiusa la parentesi storica torniamo all’attualità: dopo 16 gare la classifica generale vede Josef Newgarden al comando con 593 punti, frutto di quattro vittorie, due secondi posti e altri sei arrivi nella top-5. Dopo una buona prima parte di stagione, il Campione del 2017 si è un po’ perso nelle gare estive quando, a causa di qualche errore di troppo, ha lasciato per strada diversi punti; il caso più clamoroso è stato quello di Mid-Ohio, dove in un disperato tentativo di sorpasso nei confronti di Hunter-Reay è scivolato dal 4° al 14° posto, perdendo così 16 punti che oggi gli avrebbero permesso di affrontare l’ultima tappa stagionale con maggiore tranquillità.

Al secondo posto troviamo Alexander Rossi, con un distacco di 41 punti nei confronti di Newgarden: l’americano si è aggiudicato due gare (Long Beach e Road America, entrambe in modo dominante), è arrivato secondo per tre volte e ha chiuso nella top-5 in altre sei occasioni, risultati che gli hanno permesso di arrivare in lotta per il campionato all’ultima gara per il secondo anno consecutivo. Rossi paga la carambola al primo giro nella quale è rimasto coinvolto a Pocono e in generale un calo nella competitività del team Andretti, che sembra aver perso un po’ di terreno nei confronti dei team Penske e Ganassi.

Subito alle spalle di Rossi, con un solo punto di ritardo nei confronti del californiano, c’è Simon Pagenaud: il francese è stato indiscutibilmente l’eroe del Month of May, quando ha conquistato un’insperata vittoria al penultimo giro nel GP corso sullo stradale di Indianapolis, la pole position per la Indy 500 e infine il trionfo sotto la bandiera a scacchi. I doppi punti assegnati ad Indianapolis hanno sicuramente dato a Pagenaud un grande aiuto nella lotta per il campionato, visto che oltre alle tre vittorie si è aggiudicato tre soli altri arrivi nella top-5. Come Newgarden, anche il francese domenica andrà a caccia del suo secondo alloro in Indycar.

L’ultimo pretendente al campionato è Scott Dixon, che rientra in questo calcolo per una mera questione matematica visti gli 85 punti di ritardo nei confronti di Newgarden: le due vittorie e i sei secondi posti non sono bastati al neozelandese per rimanere in contatto con i primi: decisivi in questo senso sono stati i due ritiri per incidente a Detroit-1 e in Texas e i due guasti subiti a St.Louis e a Portland.

Tutti gli altri inseguitori sono molto più staccati: Will Power occupa la quinta posizione in classifica generale con due vittorie all’attivo nelle ultime tre gare, ma il suo ritardo di 124 punti dal compagno di squadra gli impedisce di poter aspirare al suo secondo campionato Indycar; l’australiano andrà pertanto in cerca di un ulteriore successo di tappa per chiudere al meglio una stagione molto difficile.

Sulla base di quanto detto in precedenza, per Newgarden la questione è piuttosto semplice: se terminerà il GP di Monterey nelle prime quattro posizioni il titolo sarà sicuramente suo, mentre se finisse dal settimo posto in giù deve sperare che né Rossi né Pagenaud vincano la gara; nelle situazioni intermedie (Newgarden quinto o sesto, Pagenaud o Rossi vincitori) sarà fondamentale la distribuzione dei punti bonus. Il campionato si presenta quindi molto aperto, con Newgarden in vantaggio ma costretto a portare a termine una gara perfetta per non subire la beffa finale da parte dei suoi più diretti inseguitori.

Guardando la classifica dal punto di vista degli inseguitori, sia Rossi che Pagenaud sono costretti a vincere per avere delle chance realistiche di conquista del titolo: con un secondo posto (o peggio) da parte loro, a Newgarden basterebbe la nona posizione finale per aggiudicarsi il titolo indipendentemente dalla distribuzione dei punti bonus; se i due non andassero oltre la terza posizione, per Newgarden sarebbe sufficiente tagliare il traguardo in tredicesima posizione.

Ancora peggiore è la situazione di Scott Dixon: anche se dovesse vincere aggiudicandosi quattro punti bonus (il massimo), a Newgarden basterebbe arrivare 20° per mantenerlo alle proprie spalle in classifica generale; a questo vanno ad aggiungersi delle condizioni su Rossi e Pagenaud, che dovrebbero tagliare il traguardo fuori dalla top-5.

Facendo un calcolo in merito a tutti i possibili avvenimenti al GP di Monterey, risulta essere favorevole a Newgarden l’82,31% delle possibili combinazioni mentre Pagenaud e Rossi sorriderebbero solamente nell’8,76% dei casi; peggio ancora va a Dixon, le cui probabilità di vittoria finale (calcolate considerando come egualmente probabili tutte le possibili combinazioni) sono appena dello 0,17%.

24 piloti scenderanno in pista a Laguna Seca nel prossimo weekend per la gara della Indycar Series: ai 22 “full time” si sono infatti aggiunti Jack Harvey col team Meyer-Shank (alla decima apparizione stagionale) e Conor Daly, che torna al volante della monoposto #25 del team Andretti con i colori della United States Air Force; per Daly si tratterà della settima gara stagionale, un buon traguardo se si pensa che ad inizio stagione il pilota di dell’Indiana era a piedi. Sono invece sfumate le chance di rivedere il team Dragonspeed col suo pilota, Ben Hanley, i quali concludono la stagione con sole tre gare all’attivo compresa la Indy 500.

Con il GP di Monterey cala il sipario sulla stagione, ma non sulle attività della Indycar Series. Tra il 2 e il 10 ottobre sono infatti previsti tre giorni di test sull’ovale di Indianapolis, al Barber e a Richmond per testare il nuovo aeroscreen che, salvo complicazioni dell’ultimo minuto, dovrebbe fare il proprio esordio nel 2020. Per quanto riguarda le attività di gara si prospetta invece un lungo periodo di pausa: la prima gara del 2020 è infatti prevista a St.Petersburg per il 15 marzo.

2019 Firestone Grand Prix of Monterey
Round 17/17
20-21-22 Settembre 2019

INFO CIRCUITO

Tipologia del circuito: Stradale
Lunghezza del circuito
: 2,238 mi (3,602 km)
Giri da percorrere: 90
Distanza totale: 201,420 mi (324,154 km)
Numero di curve: 12 (5 a destra, 7 a sinistra)
Senso di marcia: antiorario
Prima Gara: 1960
Sanctioning body: USAC 1960-1962; SCCA 1963-1965; Can-Am 1966-1973, 1978-1982; F.5000 1974-1975; IMSA 1976-1977; CART 1982-2004; INDYCAR 2019

RECORD

Miglior giro: 1:07.722 – Helio Castroneves – Team Penske – 2001
Distanza: 1h48:11.023 – Patrick Carpentier – Forsythe Racing – 2003 (su 87 giri)
Vittorie pilota: 5 – Bobby Rahal
Vittorie team: 8 – Team Penske
Pole pilota: 5 – Mario Andretti
Pole team: 9 – Team Penske
Podi pilota: 8 – Mario Andretti
Podi team: 17 – Team Penske

ALBO D’ORO

PROGRAMMA

Venerdì 14 Settembre
10:30-11:15 (19:30-20:15) Prove Libere 1
14:10-14:55 (23:10-23:55) Prove Libere 2
15:10-15:40 (00:10-00:40) Pit Stop Practice/Warm Up

Sabato 15 Settembre
10:00-10:45 (19:00-19:45) Prove Libere 3
13:35-14:50 (22:35-23:50) Qualifiche

Domenica 16 Settembre
12:00 (21:00) Gara – Diretta su DAZN a partire dalle 21:15

Mappa del circuito dal sito ufficiale Indycar
Immagine di copertina da https://www.instagram.com/weathertechraceway/

Leggi anche

Tutte le ultime News di P300.it

È vietata la riproduzione, anche se parziale, dei contenuti pubblicati su P300.it senza autorizzazione scritta da richiedere a info@p300.it.

LE ULTIME DI CATEGORIA
Lascia un commento

Devi essere collegato per pubblicare un commento.

COLLABORIAMO CON

P300.it SOSTIENE

MENU UTENTE

REGISTRATI

CONDIVIDI L'ARTICOLO