Indycar | Mid-Ohio 200 2019: Stoico Dixon, la vittoria è sua

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di Andrea Gardenal
29 Luglio 2019 - 01:41
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Il re di Mid-Ohio è tornato: a distanza di 5 anni dalla sua ultima affermazione, Scott Dixon è tornato nuovamente sul gradino più alto del podio del Mid-Ohio Sports Car Course, la pista che l’ha già visto vincere in altre 5 occasioni negli anni scorsi. La vittoria di Dixon è in realtà un trionfo per l’intero team di Chip Ganassi dato che al secondo posto si è classificato Felix Rosenqvist, l’altro pilota della scuderia di Pittsburgh, la quale ha così ottenuto una perentoria doppietta; l’ultima volta in cui il Chip Ganassi Racing aveva ottenuto un simile risultato era il giugno del 2015, quando al Texas Motor Speedway lo stesso Dixon e Tony Kanaan avevano completato la gara in prima e in seconda posizione.

La vittoria per Dixon è stata però tutt’altro che semplice, soprattutto negli ultimi 10 giri di gara: il neozelandese è stato di gran lunga il miglior interprete della strategia a due pit stop, messa in atto da lui, da Will Power e da Alexander Rossi; questi due si sono però trovati a perdere svariati secondi nei confronti del neozelandese nello stint centrale della gara e sono quindi usciti rapidamente dalla contesa per la vittoria. Tra coloro che erano partiti sulla tattica delle tre soste c’era anche Rosenqvist, che però a metà gara ha deciso di cambiare strategia e di passare sulle tre soste, lasciando così campo libero al proprio compagno di squadra.

Lo sviluppo della gara ha dato ragione a Dixon e al suo stratega, Mike Hull, dato che dopo l’ultimo pit stop la monoposto #9 si trovava saldamente al comando con una decina di secondi di vantaggio su Rosenqvist, partito per effettuare due soste e passato successivamente alle tre fermate, e una ventina su Hunter-Reay, primo tra coloro che fin dall’inizio avevano abbracciato la tattica dei tre rifornimenti.

L’ultimo stint di gara è stato però una sofferenza eterna per Dixon, che soprattutto nei giri conclusivi della gara ha dovuto combattere contro delle gomme oramai giunte alla frutta: i suoi tempi sul giro si sono alzati rapidamente e solo la presenza di un nugolo di doppiati tra lui e i suoi inseguitori gli ha permesso di mantenere la prima posizione fino alle battute conclusive della gara.

In assenza di team order dai box, Rosenqvist ha attaccato Dixon all’inizio dell’ultimo giro giungendo a collisione con lui, ma il neozelandese ha tenuto duro in modo deciso senza scomporsi eccessivamente e mantenendo la posizione. Pur avendo una macchina più veloce del rivale, Rosenqvist non ha provato ulteriori attacchi nel corso dell’ultimo giro e alla fine si è accontentato del secondo posto alle spalle del suo caposquadra in un arrivo in volata che li ha visti giungere alla bandiera a scacchi separati da meno di un decimo. Per Dixon si tratta della vittoria numero 46 in carriera, la seconda in questa stagione, la sesta sul circuito di Mid-Ohio; negli ultimi 30 anni solo Michael Andretti con i suoi 7 successi a Toronto ha conquistato più vittorie in una singola pista nella Indycar Series.

Il successo ha permesso a Dixon di riaprire il discorso del campionato anche perché Newgarden, con una manovra a dir poco discutibile, si è insabbiato all’inizio dell’ultimo giro in un assurdo tentativo di attacco ai danni di Ryan Hunter-Reay, che in quel momento occupava la terza posizione e che stava a sua volta provando ad approfittare delle difficoltà di Dixon. All’uscita del Keyhole (curva 2), il leader del campionato ha tamponato il rivale scomponendo la vettura e insabbiandosi nella via di fuga posta all’esterno della curva. Questa manovra è costata carissima a Newgarden, che è così scivolato dal 4° al 14° posto perdendo ulteriori 16 punti in classifica generale.

La manovra di Newgarden risulta ancora più sconsiderata se si pensa che fino a quel momento era davanti sia a Rossi che a Pagenaud, i suoi principali rivali nella corsa al titolo oltre a Dixon. A Rossi è mancata la velocità per tutta la gara, ma probabilmente nel risultato finale ha influito anche la strategia a due soste che, al contrario dello scorso anno, non sembra essergli stata particolarmente congeniale; discorso analogo per Pagenaud, che tra i piloti di testa è stato uno dei più lenti tra quelli sulle tre soste e che nelle fasi finali di gara ha dovuto pensare soprattutto a difendere la sua posizione dagli attacchi di Pigot e Herta. Sul traguardo Rossi e Pagenaud sono giunti al 5° e al 6° posto.

Ottima invece la prestazione di Ryan Hunter-Reay, primo tra i piloti di Andretti sotto la bandiera a scacchi: il pilota della #28 è stato uno dei primi ad effettuare la prima sosta ed è uno di quelli che ha tratto il maggior vantaggio dalla strategia a tre fermate, scavalcando ai box buona parte dei piloti che si trovavano davanti a lui al momento del via. La sorte è poi giunta in soccorso di Hunter-Reay quando un problema durante il secondo rifornimento di Newgarden gli ha permesso di prendere il comando virtuale della gara nel gruppo che andava per le tre soste. Per Hunter-Reay si tratta del secondo podio stagionale dopo quello di Austin.

Niente da fare invece per Will Power: partito come Rossi sulla strategia dei due pit stop ha gestito molto bene il primo stint di gara, ma in occasione del secondo (disputato con gomme dure) gli è completamente mancato il ritmo e ha perso secondi su secondi nei confronti dei suoi diretti concorrenti, in primis le due macchine del team Ganassi. Per Power il quarto posto è un risultato non troppo negativo, ma l’appuntamento con la vittoria continua a sfuggirgli.

Alle spalle di Rossi e Pagenaud, che come detto in precedenza hanno chiuso al quinto e al sesto posto, si sono piazzati Spencer Pigot, Colton Herta, Graham Rahal e Jack Harvey, il quale ha portato al suo team (che a Mid-Ohio correva in casa) un ulteriore piazzamento nella top-10; tutti e quattro questi piloti hanno corso sulla tattica delle tre soste. 11° posto per Bourdais, frenato prima da una collisione con Colton Herta in occasione della quale è finito in testacoda e poi da un drive through per eccesso di velocità in occasione del secondo rifornimento; 12esima posizione per Santino Ferrucci, giunto sul traguardo in scia al compagno di squadra.

Buona prova per RC Enerson che, di ritorno nel mondo della Indycar dopo 3 anni di assenza, ha portato a casa un discreto 17° posto con un solo secondo di ritardo nei confronti del suo compagno di squadra Chilton. Oltre a Newgarden, insabbiatosi durante l’ultimo giro, l’unico altro ritirato della gara è stato Marcus Ericsson, coinvolto in un incidente al via con Sato e Hinchcliffe nel quale ha riportato danni irreparabili alla sua monoposto.

Dopo la Mid-Ohio 200 la classifica del campionato vede Newgarden ancora in testa con 16 punti di vantaggio su Rossi, 47 su Pagenaud e 62 su Dixon, che è così tornato pienamente in corsa per il campionato.

Il prossimo appuntamento con la Indycar Series è per il weekend del 18 agosto quando si disputerà la 500 Miglia di Pocono.

La cronaca

Nelle prime file la partenza si svolge regolarmente con i primi 6 che mantengono le posizioni che avevano al via; Rossi prova un attacco su Power in curva 4 (la prima dopo il via) ma l’australiano mantiene la posizione senza troppi problemi. Alle loro spalle si crea un po’ di scompiglio con Sato che tocca Ericsson il quale a sua volta rimbalza contro la monoposto del suo compagno di squadra Hinchcliffe. Chi ha la peggio è lo svedese che si deve ritirare, mentre Hinchcliffe riesce a proseguire sia pur staccato di un paio di giri e Sato riparte nel giro del leader dopo una rapida sosta ai box.

In vetta alla gara la classifica rispecchia i risultati delle qualifiche con Power al comando davanti a Rossi, Newgarden, Pagenaud, Bourdais e Rosenqvist; Dixon è settimo dopo aver scavalcato Herta. Nelle prime posizioni la battaglia più intensa è quella per la quarta posizione che vede contrapposti Pagenaud e Bourdais tallonati da Rosenqvist.

Al nono giro vengono effettuati i primi pit stop “regolari” della gara da parte di Rahal ed Enerson, che aprono così la finestra per chi è intenzionato a completare la gara con tre pit stop. In cima alla classifica i primi quattro sono separati uno rispetto all’altro da circa un secondo e mezzo mentre Bourdais e Rosenqvist, che occupano il quinto e il sesto posto, continuano a mettere pressione a Pagenaud.

Al 12° giro rientrano ai box anche Pagenaud, Bourdais e Herta mentre Newgarden alza il ritmo e si riavvicina a Rossi portandosi a pochi decimi dal pilota del team Andretti; al 14° giro anche il pilota americano del team Penske entra ai box per giocarsi la carta delle tre soste; pochi secondi dopo Herta prova un attacco su Bourdais al Keyhole (curva 2), ma la manovra è piuttosto maldestra e Herta spedisce il francese in testacoda; chi si avvantaggia della situazione è Rahal che scavalca entrambi.

Power e Rossi continuano a comandare la gara, ma alle loro spalle Rosenqvist si avvicina pericolosamente portandosi a meno di due secondi dalla vetta. Nei primi giri dopo la sosta, Newgarden e Pagenaud non riescono invece a sfruttare a pieno le gomme nuove perché si ritrovano alle spalle di Kanaan: il brasiliano lascia strada solamente al 17° giro, quando si fa superare dai due piloti del team Penske senza opporre eccessiva resistenza.

Al 17° giro Rosenqvist piega la resistenza di Rossi e si prende di forza la seconda posizione con una staccata profonda alla frenata di curva 4; al giro successivo anche Dixon supera Rossi, questa volta direttamente in accelerazione dal Keyhole, prendendosi così il terzo posto.

Rosenqvist continua a spingere e all’inizio del 20° giro è ormai in scia a Power, probabilmente anche grazie alla miglior performance offerta dalle gomme più dure col passare dei giri. Al 25° giro Rosenqvist passa Power con una gran manovra all’esterno di curva 4. Al giro successivo Rossi si ferma ai box ripartendo solamente al 12° posto con un ritardo di quasi 20 secondi rispetto a Newgarden e Pagenaud, che dopo aver superato Kanaan hanno finalmente potuto spingere al massimo.

Il pit stop di Rosenqvist arriva al termine del 28° giro, con lo svedese che riparte con le gomme più morbide in ottava posizione alle spalle di Rahal. Power e Dixon rientrano in pit lane al termine del giro successivo lasciando il comando della gara a Newgarden; i due ripartono alle spalle non solo di Rosenqvist, ma anche di Bourdais, Harvey e Pigot.

Al 30° giro, dopo un terzo di gara, la classifica vede Newgarden al comando con 2 secondi e mezzo di vantaggio su Pagenaud, 4 su Hunter-Reay e 6 su Herta; segue Rahal con pochi decimi di vantaggio su Rosenqvist, che però già all’inizio del 31° giro completa il sorpasso che gli permette di guadagnare la quinta posizione. Per quanto riguarda gli altri protagonisti Power, Dixon e Rossi occupano le posizioni tra la decima e la dodicesima.

Al 32° giro Dixon attacca Power all’esterno di curva 4 provando successivamente l’incrocio in curva 5, ma l’australiano resiste e mantiene la posizione. Il neozelandese prova l’attacco per altre due volte e infine al 34° giro riesce a passare sfruttando la traiettoria interna di curva 4, che come spesso accade è il punto preferito per provare i sorpassi.

In vetta alla gara Newgarden, Pagenaud e Hunter-Reay giungono alle spalle di un gruppetto di doppiati che inevitabilmente finisce col rallentarli. Alle loro spalle si fa pericolosamente sotto Rosenqvist, che dopo 35 giri ha meno di 4 secondi di ritardo da Newgarden. Al 36° giro Pagenaud e Herta si fermano ai box per la loro seconda sosta seguiti al giro successivo da Hunter-Reay, che quando torna in pista si trova davanti a Pagenaud. Dopo un ulteriore tornata rientra in pit lane Bourdais, che però nel percorrere la pit lane supera il limite di velocità ed è quindi costretto ad un drive through.

Al 40° giro Newgarden rientra ai box, ma durante la sua sosta il bocchettone del rifornimento fatica ad inserirsi nella vettura e la sua crew perde alcuni secondi; il tempo perso permette a Hunter-Reay di passare davanti al leader del campionato mentre solo una difesa estremamente decisa permette al leader del campionato di mantenere la posizione nei confronti di Pagenaud.

Dopo 45 giri, quindi esattamente a metà gara, la classifica vede Rosenqvist nuovamente in testa davanti a Pigot e Dixon; Power e Rossi seguono in quarta e quinta posizione, ma sono ad oltre 20 secondi dallo svedese del team Ganassi a parità di strategia. Alle spalle di Rossi seguono i piloti sulla strategia delle tre soste: Hunter-Reay è sesto davanti a Newgarden, Pagenaud, Herta e Harvey.

Al termine del 45° giro Rosenqvist cambia strategia e rientra ai box per il suo secondo pit stop: il ritmo da lui tenuto in questo secondo stint è stato tuttavia talmente elevato da permettergli di tornare in pista al quarto posto tra Power e Rossi, con un vantaggio di circa 4 secondi nei confronti di Hunter-Reay. Al giro successivo rientra anche Pigot, che lascia così il comando della gara a Dixon; il pilota del team Carpenter riparte al nono posto dietro a Herta.

La situazione in classifica si calma fino al 54° giro, quando Rosenqvist attacca Power in curva 4: l’australiano non molla la posizione e i due procedono appaiati per 5 curve, finché in curva 8 lo svedese approfitta della linea interna per scavalcare Power e prendersi la seconda posizione alle spalle del compagno di squadra. Il distacco tra i due piloti del team Ganassi rimane costante attorno ai 15 secondi, mentre Rosenqvist allunga su Power portando oltre i 3 secondi il proprio vantaggio nei suoi confronti.

Al termine del 58° giro Rossi è il primo pilota a rientrare ai box per la sua ultima sosta, anche perché era stato il primo a rientrare tra i piloti intenzionati ad effettuare la strategia a due soste. Al giro successivo si ferma Dixon, forte di un vantaggio di 14 secondi nei confronti del più diretto inseguitore; quando torna in pista il neozelandese è ottavo dietro a Herta, ma il suo svantaggio nei confronti del primo (Rosenqvist) è di soli 10 secondi.

Al 60° giro tocca a Power rientrare ai box per la sua ultima sosta da cui riparte abbondantemente davanti a Rossi; Dixon nel frattempo controlla la situazione, anzi nel corso del 61° giro si prende il lusso di scavalcare in pista Colton Herta guadagnando così la sesta posizione.

Al giro 63 è il turno del pit stop di Newgarden: stavolta non ci sono problemi nell’inserimento del bocchettone e la sosta è molto rapida, tanto che quando torna in pista il leader del campionato si trova addirittura davanti a Power e Rossi. Al giro successivo è la volta di Hunter-Reay e Pagenaud: il pilota del team Andretti riparte davanti a Newgarden mentre Pagenaud scivola alle spalle di Power e Rossi.

Al 66° giro Rosenqvist effettua finalmente il suo ultimo pit stop tornando in pista alle spalle di Dixon, ma abbondantemente davanti a Hunter-Reay. Dopo la sosta del pilota del team Ganassi la classifica vede Dixon al comando con 9 secondi di vantaggio sul compagno di squadra, 20 su Hunter-Reay, 21 su Newgarden, 23 su Power, 24 su Rossi e 26 su Pagenaud; Pigot segue il francese da molto vicino tallonato a sua volta da Herta, mentre Rahal completa la top-10 più staccato rispetto al gruppo che lo precede.

Per i successivi 15 giri la gara procede regolarmente senza avvicendamenti in classifica: il vantaggio di Dixon viene eroso dai suoi inseguitori al ritmo di qualche decimo al giro, ma il neozelandese sembra essere in totale gestione. La percezione cambia drasticamente negli ultimi 10 giri: i piloti doppiati si avvicinano rapidamente alle spalle di Dixon mentre Rosenqvist e Hunter-Reay aumentano il delta nei suoi confronti giro dopo giro.

A 5 giri dalla fine le condizioni delle gomme di Dixon sono critiche: le sue soft usate, che avevano percorso una manciata di giri durante le prove libere, non sembrano più essere in grado di garantire la prestazione necessaria per portarlo alla vittoria; alle sue spalle prima Andretti e poi Sato provano a sdoppiarsi, ma Dixon rintuzza gli attacchi utilizzando al meglio il push to pass; nel frattempo Rosenqvist effettua a sua volta i doppiaggi che gli servivano per riportarsi in scia al compagno di squadra e all’esposizione della bandiera bianca è nella posizione ideale per attaccare Dixon, anche perché dal muretto Chip Ganassi ha deciso di non impartire ordini di scuderia ai suoi due piloti.

Tutto si decide all’ultimo giro: Rosenqvist prende la scia all’uscita di curva 1 e al Keyhole prova un attacco nei confronti di Dixon; le due monoposto si toccano, ma entrambe rimangono in pista senza perdere tempo né posizioni. Alle loro spalle anche Newgarden prova ad approfittare della situazione caotica che si è creata per attaccare Hunter-Reay, ma in questo caso le cose non vanno altrettanto bene: le due macchine si toccano, ma la #2 del Team Penske si scompone e Newgarden effettua un mezzo testacoda che lo porta ad insabbiarsi all’uscita di curva 2. Per il leader del campionato la corsa finisce qui.

Nell’allungo che porta a curva 4 Dixon sfrutta i pochi secondi di push to pass rimasti per allungare su Rosenqvist, che dal canto suo si fa nuovamente sotto nel tratto misto; lo svedese tuttavia non prova l’attacco e sotto la bandiera scacchi transita per primo Scott Dixon, che taglia il traguardo con meno di un decimo di vantaggio nei confronti del compagno di squadra. Hunter-Reay completa il podio davanti a Power e Rossi, che taglia il traguardo per inerzia con il serbatoio quasi a secco. Dopo l’uscita di pista, Newgarden viene classificato in 14esima posizione.

Le classifiche

Immagine di copertina da https://twitter.com/IndyCar

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