Indycar | Indy 500: Finalmente Will! Indianapolis è sua

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Tempo di lettura: 14 minuti
di Andrea Gardenal
28 Maggio 2018 - 00:29
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Con 33 vittorie e un titolo Indycar all’attivo, il successo alla 500 Miglia di Indianapolis era l’unico tassello che mancava per suggellare la strepitosa carriera di Will Power: oggi questo tassello è finalmente stato aggiunto al mosaico. Al termine di una gara largamente dominata nella sua seconda metà, Will Power ha tagliato per primo il traguardo aggiudicandosi l’edizione numero 102 della 500 Miglia di Indianapolis.

Il pilota australiano è rimasto al comando per buona parte della seconda metà di gara, ma il sorpasso decisivo per la prima posizione è stato effettuato solamente ad una manciata di tornate dalla conclusione della gara. Al 171° giro Power è rientrato ai box per la sua ultima sosta seguito a ruota dai suoi più diretti rivali, ovvero Carpenter, Rossi, Pagenaud e Hunter-Reay; per contro sono rimasti in pista Servia, Wilson, Harvey e Dixon, che avevano rifornito una dozzina di giri prima approfittando di una neutralizzazione, nella speranza di riuscire ad arrivare in fondo approfittando di alcune ulteriori caution.

L’azzardo strategico dei primi tre, in particolare, è quasi andato in porto ad 11 giri dalla fine, quando Tony Kanaan ha fatto un incidente all’uscita di curva 2 causando l’esposizione della bandiera gialla. La neutralizzazione, tuttavia, non è durata abbastanza: alla ripartenza Wilson ha preso il comando della gara davanti ad Harvey, mentre Power ha recuperato la terza posizione scavalcando Servia. Per una manciata di tornate i primi due hanno cullato l’illusione di mettere a segno il colpaccio, ma a quattro giri dalla conclusione entrambi sono dovuti rientrare ai box lasciando campo libero a Power, che ha condotto in carrozza gli ultimi giri andando a cogliere una meritatissima vittoria.

Al secondo posto è giunto Ed Carpenter, al suo miglior risultato sul suo circuito di casa: il poleman è stato il dominatore della prima metà di gara, oltre ad essere stato il pilota ad aver compiuto più giri in testa alla gara. In occasione del terzo round di pit stop, tuttavia, Will Power e il suo team hanno compiuto un lavoro straordinario che ha permesso loro di andare al comando con circa quattro secondi di vantaggio sullo stesso Carpenter. Il divario tra i due è rimasto invariato per alcune decine di giri, finché tre caution a pochi giri di distanza una dall’altra non hanno ricompattato il gruppo. In queste occasioni, tuttavia, Carpenter non è mai riuscito a mettere pressione al rivale; il pilota americano si è poi ritrovato alle spalle di Dixon nelle fasi finali di gara, ma nelle ultime battute è riuscito a riprendersi la seconda posizione.

Per Scott Dixon è invece arrivato un terzo posto frutto più di una strategia azzardata ma corretta che non di pura velocità in pista. Il neozelandese non è mai stato della partita per le prime posizioni, ma ha giocato la carta della tattica nel modo migliore possibile: in occasione della penultima neutralizzazione è rientrato ai box per ultimo, un giro prima della bandiera verde, dopodiché ha risparmiato etanolo in modo molto  più deciso rispetto a Servia, Wilson e Harvey. Così facendo ha subito due sorpassi da Power e Carpenter negli ultimi giri di gara, ma al tempo stesso ha conservato una terza posizione che, per come si erano messe le cose nella prima parte di gara, è oro colato.

Ancor più impressionante è stata la prestazione di Alexander Rossi, giunto quarto dopo essere partito dall’ultima fila. Il vincitore della Indy 500 di due anni fa è partito in sordina, ma pit stop dopo pit stop e regolazione dopo regolazione è riuscito ad avere a disposizione una macchina che per alcuni giri gli ha permesso di lottare per il secondo posto con Carpenter; le fasi finali della gara l’hanno relegato alle spalle non solo di Carpenter, ma anche di Scott Dixon, ma viste le premesse sicuramente Rossi può essere più che soddisfatto della sua prestazione.

Quinto e sesto posto per Ryan Hunter-Reay e Simon Pagenaud, che hanno occupato le posizioni di rincalzo per tutta la gara senza però mai avere una reale possibilità di lottare per la vittoria. Molto buono il settimo posto di Carlos Muñoz, il miglior classificato tra i piloti che hanno corso solamente ad Indy. Solamente ottavo Newgarden, che con la gara di oggi ha perso la testa del campionato: la prestazione del campione Indycar in carica è stata rovinata da un cambio di strategia avvenuto verso il 70° giro, in occasione di una neutralizzazione; da quel momento in poi Newgarden si è ritrovato a centro classifica e non ha più occupato le posizioni di vertice se non in occasione del gioco dei pit stop. La top-10 viene completata da Robert Wickens, miglior rookie al traguardo, e Graham Rahal.

Fuori gara gli altri favoriti della vigilia: Bourdais, Castroneves e Kanaan hanno tutti finito anticipatamente la propria gara a causa di alcuni incidenti che li hanno visti protagonisti in diversi momenti della gara. Per lo stesso motivo sono finiti fuori gara anche Davison, Sato (autori dell’unica collisione vista in tutta la gara), Jones, Karam e soprattutto Danica Patrick, che ha concluso la propria carriera con un contatto contro il muro dopo 67 giri di gara. L’unico ritiro provocato da un guasto meccanico è stato quello di Kyle Kaiser, che si è fermato dopo 110 giri.

A livello tecnico, la 500 Miglia di Indianapolis di quest’anno ha mostrato un’inversione di tendenza rispetto alle precedenti edizioni. Il nuovo aerokit ha impedito la creazione ne di lunghe scie alle spalle della monoposto di testa, cosicché già dopo pochi giri il gruppo si era ben sgranato; per fare un esempio, non si sono visti i continui avvicendamenti in testa alla gara tipici degli anni scorsi. Sarà interessante capire se nei prossimi mesi la Indycar deciderà di introdurre delle modifiche al kit aerodinamico per creare delle scie più consistenti e aumentare le bagarre in testa.

I doppi punti assegnati dalla 500 Miglia di Indianapolis hanno completamente ribaltato la classifica del campionato: con la vittoria di oggi Power balza dalla settima alla prima posizione in campionato con 243 punti; alle sue spalle la classifica è ancora molto corta con Rossi a 241 punti, Newgarden a 233 e Dixon a 218; più staccati gli altri inseguitori capitanati da Ryan Hunter-Reay, fermo a quota 186.

La Indycar Series tornerà in pista già nel prossimo fine settimana a Detroit, sede dell’unico double header stagionale.

La cronaca

Si parte con Carpenter che tiene la testa alla prima curva mentre Power supera immediatamente Pagenaud e sale al secondo posto. Le prime posizioni non cambiano fino all’inizio del terzo giro, quando Pagenaud si riprende la seconda posizione. Subito dietro ai primi buon avvio di Tony Kanaan, che in poco tempo risale dalla decima alla sesta posizione.

La cosa più importante da notare nei primi giri di gara è che, al contrario di quanto accaduto negli anni scorsi, l’effetto scia prodotto dalle macchine in rettilineo è pressoché nullo, tanto che Carpenter riesce non solo a mantenere la testa della gara, ma anche ad allungare. Dopo 20 giri di gara il leader della gara ha un secondo e mezzo di vantaggio su Pagenaud, 3 su Power, 4 e mezzo su Newgarden e 6 su Bourdais.

Carpenter arriva in coda al gruppo dei doppiati ancor prima che si apra la finestra dei pit stop, verso il 27° giro di gara. La situazione diventa critica un paio di tornate dopo quando nelle retrovie Davison inizia a soffrire di importanti problemi di degrado gomme, creando un vero e proprio imbottigliamento alle sue spalle.

Al 30° giro Danica Patrick è la prima a rientrare ai box seguita a ruota da Tony Kanaan; in testa alla gara, Carpenter viene bloccato dai doppiati e Power e Pagenaud si rifanno sotto, con l’australiano che torna in seconda posizione. All’inizio del 32° giro si fermano Carpenter, Pagenaud e Castroneves mentre Power resta in pista. Le soste proseguono fino al giro 36.

Al termine della tornata di pit stop Ed Carpenter ritorna al comando, ma alle sue spalle ora c’è Kanaan a due secondi e mezzo; terzo Newgarden davanti a Pagenaud, Castroneves e Power. Il dato più impressionante, tuttavia, è che dopo le soste ben 10 piloti sono doppiati: l’ultimo pilota a pieni giri è Alexander Rossi, 23°.

La gara prosegue regolarmente fino al 47° giro, quando arriva la prima caution di giornata. Nonostante le avvisaglie ricevute al termine del primo stint, James Davison ha proseguito con una monoposto molto più lenta ed instabile delle altre. In uscita di curva 3 Sato, che arrivava ben più velocemente dietro di lui, non può fare a meno di colpirlo; per entrambi la 500 Miglia di Indianapolis termina qui.

All’apertura della pit lane rientrano ai box tutti i piloti a pieni giri ad eccezione di Zachary Claman DeMelo, che si ritrova quindi in testa alla gara. All’uscita della pit lane Carpenter e Kanaan mantengono le prime due posizioni, ma Power ne guadagna ben tre risalendo al terzo posto; quarto Newgarden, quinto Pagenaud, sesto Pigot.

Si riparte all’inizio del 56° giro con Carpenter che, senza perdere tempo, si riporta immediatamente in prima posizione; nel backstretch tocca a Kanaan superare il pilota canadese, mentre dietro a lui Power viene leggermente ostacolato e perde due posizioni a vantaggio di Newgarden e Pagenaud. Dopo appena due giri di bandiera verde, tuttavia, la gara viene nuovamente neutralizzata a causa dell’incidente di Ed Jones, andato in testacoda in piena percorrenza di curva 2.

Al giro 64 si riparte e c’è subito un cambio al vertice, con Tony Kanaan che si porta al comando della gara; la leadership del brasiliano, tuttavia, dura poco e dopo un solo giro Carpenter si riprende la prima posizione. Anche in questo caso il regime di bandiera verde non ha vita lunga: al 68° giro è Danica Patrick che va a sbattere contro il muro di curva 2, con una dinamica molto simile a quella dell’incidente di Jones. Si conclude in questo modo la carriera di Danica Patrick dopo quasi 15 anni ai massimi livelli tra Indycar e Nascar.

Durante la caution, per la prima volta, le strategie si dividono in modo significativo: dopo 70 giri Josef Newgarden rientra ai box per la sua terza sosta di giornata seguito da DeMelo, che invece effettua il suo secondo pit stop. Oltre a loro rientrano in pit lane anche molti altri piloti che però si trovavano nelle retrovie. Alla ripartenza Newgarden  si troverà in 20ª posizione.

La ripartenza al giro 74 è la fotocopia della precedente, con Kanaan che torna nuovamente in testa, scavalcando Carpenter all’esterno di curva 1. In questo caso, tuttavia, il brasiliano riesce a mantenere la prima posizione, mentre Power sale in terza posizione scavalcando Pagenaud. Nel frattempo si segnala l’ottima rimonta di Alexander Rossi, risalito dalla 32ª alla 12ª posizione. Per contro non paga la mossa strategica di Newgarden, che nei giri successivi alla ripartenza resta bloccato al 20° posto.

Kanaan allunga mentre alle spalle di Carpenter si forma un gruppetto piuttosto compatto composto dalle Penske di Power, Pagenaud e Castroneves e dalla Andretti di Hunter-Reay. Alle spalle di quest’ultimo c’è il vuoto, tanto che dopo 87 giri lo svantaggio di Marco Andretti nei suoi confronti è di sette secondi; ancora più staccato è Pigot, che paga quasi quattro secondi di ritardo dalla #98.

Al 90° giro Kanaan rientra ai box per la terza sosta, mentre Carpenter resta in pista fino al termine del 92° giro; al passaggio successivo si ferma Pagenaud, imitato dopo un’ulteriore tornata da Power, Castroneves e Hunter-Reay. Il giro di soste prosegue con Spencer Pigot che esce dalla lotta di vertice a causa di un eccesso di velocità in corsia box, pagato a caro prezzo con un drive through.

Al giro 99 ecco il primo vero colpo di scena che riguarda le posizioni di testa: Tony Kanaan rientra ai box a causa di una sospetta foratura allo pneumatico posteriore sinistro. A causa di questa sosta supplementare il pilota brasiliano precipita nelle retrovie con un giro di ritardo.

La tornata di soste va avanti fino al giro 108: ovviamente gli ultimi piloti a rifornire sono quelli che erano rientrati ai box in occasione della caution provocata da Danica Patrick. A posizioni stabilizzate, Will Power si ritrova al comando della gara con circa quattro secondi di vantaggio su Carpenter, sei e mezzo su Pagenaud e otto su Hunter-Reay. Terminate le soste, Kanaan si ritrova nuovamente nel giro del leader, sia pur in 22ª posizione.

La gara prosegue tranquillamente per alcuni giri durante i quali l’unico avvenimento degno di nota è il ritiro di Kyle Kaiser a causa di un problema tecnico. Ad ottanta giri dal traguardo Power arriva su un gruppo di monoposto più lente e rallenta il suo passo gara, tanto da permettere a Carpenter e agli altri inseguitori di riavvicinarsi; una volta superato questa fase critica, tuttavia, Power riallunga riportando a circa quattro secondi il suo vantaggio.

Al giro 128 Carpenter rientra nuovamente ai box per la sua quarta sosta, seguito dopo un giro da Pagenaud e Castroneves; al giro 130 tocca a Power rifornire, lasciando la prima posizione a Ryan Hunter-Reay che dal canto suo rifornisce al passaggio successivo. Ancora una volta la finestra per i pit stop è molto ampia a causa della grande varietà di strategie; per quanto riguarda le prime posizioni, Power approfitta della sosta per incrementare ulteriormente il suo vantaggio su Carpenter portandolo a 6 secondi; il poleman è invece ancora tallonato da Pagenaud, Hunter-Reay e Castroneves.

La quarta caution di giornata arriva al giro 138: nello short chute tra le curve 3 e 4 Bourdais perde improvvisamente il controllo della sua macchina e finisce in testacoda andando poi a sbattere contro le barriere in curva 4. Durante la caution rientrano ai box quei pochi piloti, tra cui Muñoz, che non avevano ancora rifornito. Al comando della gara torna quindi Will Power davanti a Carpenter, Pagenaud, Hunter-Reay e Castroneves.

Si riparte al giro 146: le prime posizioni non cambiano, mentre un po’ più indietro si crea dello scompiglio a causa della presenza del doppiato Chilton. Al termine dello stesso giro Castroneves perde il controllo della monoposto all’uscita di curva 4, finisce in testacoda e va a sbattere contro le barriere interne poste all’ingresso dei box. Il suo sogno di vincere per la quarta volta la Indy 500, per ora, finisce qui.

Nuova ripartenza al giro 154: Power allunga rapidamente mentre alle sue spalle Alexander è autore di una ripartenza strepitosa che gli permette di recuperare due posizioni in altrettante curve e di risalire al terzo posto davanti a Pagenaud e Hunter-Reay. Come nel tentativo precedente, tuttavia, la bandiera verde non dura molto: al termine dello stesso passaggio Sage Karam perde il controllo della vettura e va a sbattere all’esterno della curva 4.

La neutralizzazione va per le lunghe e al termine del 160° giro Scott Dixon rientra ai box con la speranza che le fasi conclusive della gara riservino abbastanza caution da permettergli di arrivare in fondo senza rifornire nuovamente. All’inizio del giro 162 si riparte: Rossi prova a superare anche Carpenter, che però resiste e mantiene la seconda posizione; a centro gruppo recupera molto Kanaan, risalito fino al nono posto.

La gara prosegue tranquillamente fino al termine del giro 171, quando Will Power rientra per la sua sosta dando il via all’ultimo valzer dei pit stop; un giro dopo si ferma Hunter-Reay e dopo un’altra tornata è la volta di Carpenter e Rahal, risalito fino al sesto posto. Al termine del giro 174 Rossi lascia il comando della gara a Pagenaud, che a sua volta si ferma dopo un altro passaggio.

Le soste non cambiano la situazione: Power è sempre al comando (virtuale) della gara davanti a Carpenter, Rossi e Hunter-Reay; davanti all’australiano ci sono però Servia, Wilson, Harvey e Dixon, con quest’ultimo che perde tra uno e due secondi al giro facendo fuel saving nella speranza di riuscire ad arrivare fino in fondo senza altre soste.

A 15 giri dalla fine Power si libera finalmente di Dixon guadagnando la quarta posizione provvisoria alle spalle di Servia, Wilson e Harvey che però hanno bisogno di un gran numero di giri sotto caution per arrivare in fondo senza rifornire. Gli eventi sembrano venire loro incontro a 11 giri dalla fine, quando Kanaan perde il controllo della macchina all’uscita di curva 2 e va in testacoda finendo contro le barriere interne.

La neutralizzazione è però relativamente breve e a 7 giri dal termine si riparte: Wilson e Harvey scavalcano Servia fin dalla prima curva ritrovandosi così nelle prime due posizioni; Power invece rimane leggermente intruppato e non riesce a sfruttare la situazione per recuperare posizioni; solamente all’inizio del giro successivo l’australiano riesce a passare Servia.

Power non riesce ad avvicinarsi ad Harvey, mentre in testa alla gara Wilson prova un timido allungo. Al termine del 196° giro, tuttavia, l’azzardo dei primi due giunge al termine ed entrambi sono costretti a rientrare ai box lasciando campo libero a Will Power; alle sue spalle, staccato di circa due secondi, c’è Ed Carpenter, che nel frattempo ha scavalcato Dixon. Gli ultimi giri sono una cavalcata solitaria: al termine del 200° giro Will Power taglia il traguardo e si aggiudica l’edizione numero 102 della 500 Miglia di Indianapolis.

Le classifiche

Immagine di copertina da https://www.instagram.com/12WillPower/

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