Indycar | GP Portland 2019: Dixon rompe, Power trionfa

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di Andrea Gardenal
2 Settembre 2019 - 10:30
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Sul circuito stradale di Portland, nell’Oregon, Will Power ha conquistato il suo secondo successo stagionale al termine di un Gran Premio piuttosto lineare e di facile lettura, nella quale la maggior parte delle emozioni si è concentrata nella prima metà di gara. Sul traguardo il pilota australiano del Team Penske, giunto alla sua 37esima vittoria in carriera, ha preceduto Felix Rosenqvist ed Alexander Rossi, che è stato il primo tra i contendenti al titolo a prendere la bandiera a scacchi.

Power ha preso il comando della gara al 52° giro, esattamente a metà gara, quando sulla macchina di Scott Dixon ha ceduto improvvisamente la batteria: il neozelandese, che già sognava una vittoria che l’avrebbe riportato pienamente in lotta per il campionato (anche a causa di una giornata non felicissima per Newgarden), è invece dovuto rientrare mestamente ai box perdendo 3 giri per le necessarie riparazioni.

Una volta ereditata la leadership della gara, Power l’ha mantenuta senza grossi problemi per i successivi 45 giri tenendo a debita distanza il suo più diretto inseguitore, Felix Rosenqvist, e allo stesso tempo evitando guai in occasione del secondo e ultimo rifornimento. La gara si è però riaccesa a 8 giri dal termine quando Ferrucci si è fermato nel rettilineo principale a causa di un problema elettrico che ha improvvisamente arrestato la sua monoposto.

La successiva ripartenza è stata sicuramente l’insidia più grande della fase finale della gara, ma Power l’ha gestita in modo esemplare non dando a Rosenqvist la possibilità di attaccarlo. Gli ultimi quattro giri si sono conclusi senza ulteriori colpi di scena, con Power che è andato così a cogliere il secondo successo stagionale davanti allo svedese del team Ganassi, che ha salvato la giornata della sua squadra dopo il guasto meccanico occorso al suo compagno di squadra Dixon.

Terzo posto per Alexander Rossi, autore di una gara priva di particolari acuti, probabilmente anche a causa di un assetto non perfetto, nella quale ha dovuto pensare più a difendersi dal rientrante Herta che ad attaccare Rosenqvist e Power per le prime due posizioni. Ottimo quarto posto proprio per Herta, straordinario nel reagire nella seconda metà di gara alle disavventure che, alla fine del primo stint, gli avevano fatto perdere diverse posizioni e parecchi secondi; per lui si è trattato del secondo miglior risultato in carriera dopo la vittoria di Austin a fine marzo.

Quinto posto finale per il leader del campionato, Josef Newgarden, che ha miracolosamente schivato l’incidente al via per pochi centimetri e che ha poi dovuto ricostruire la sua gara ripartendo da centro gruppo. Al di là dei primi sorpassi “facili” nei confronti dei piloti più lenti, il leader del campionato non ha però mai dato l’impressione di essere particolarmente in palla durante il Gran Premio: la quinta posizione sotto la bandiera a scacchi è stata sicuramente un buon modo per limitare i danni, soprattutto perché nessuno dei suoi diretti avversari in campionato ha vinto.

Ottima sesta posizione per Spencer Pigot, che torna nelle prime posizioni dopo i due incidenti di Pocono e Gateway, mentre Simon Pagenaud ha tagliato il traguardo in settima posizione: per il francese si può fare un discorso analogo a quello di Newgarden, con la differenza che lui alla prima curva del primo giro era rimasto coinvolto in un incidente dopo essere stato tamponato da Max Chilton.

Buon ottavo posto per Matheus Leist, che regala al team di Foyt un altro risultato positivo proprio nel giorno in cui il suo main sponsor, la ABC Supply, ha annunciato il proprio disimpegno per la prossima stagione. A chiudere la top-10 ci sono Sebastien Bourdais, rallentato da un pit stop lento che gli ha fatto perdere la possibilità di lottare per la top-5, e un buon Charlie Kimball, che ha così bissato il suo miglior piazzamento stagionale ottenuto a Pocono precedendo Chilton e Kanaan.

Tanta sfortuna per Marco Andretti, autore di una prestazione molto positiva fino al secondo pit stop: la sua gara è stata rovinata poco dopo quando Pagenaud, al termine di una manovra di sorpasso, gli ha piegato l’ala anteriore costringendolo ad una sosta supplementare.

E veniamo ora alle note dolenti: la gara è iniziata con il tipico incidente alla prima curva, che per la sua conformazione porta i piloti ad attaccare e, talvolta, ad andare oltre il limite: stavolta l’errore decisivo è stato commesso da Graham Rahal, arrivato lungo alla prima staccata travolgendo nella sua folle corsa altri 5 piloti: tra questi Veach, Hinchcliffe, Daly e lo stesso Rahal si sono immediatamente ritirati, mentre Pigot e Sato (gli altri due piloti coinvolti nell’incidente) sono riusciti a riprendere la via della pista; come detto in precedenza, l’americano del team Carpenter è successivamente giunto al traguardo in sesta posizione.

Giornata da dimenticare anche per Jack Harvey, che dopo essere partito dalla quarta posizione è stato fatto fuori all’inizio del 14° giro da Ryan Hunter-Reay, il quale aveva perso il controllo della sua monoposto nel tentativo di difendere la propria posizione dall’attacco di Rossi: dopo essere finito sullo sporco per aver scelto una traiettoria interna, l’americano è finito in testacoda andando a travolgere l’incolpevole Harvey, che dal canto suo stava già affrontando in tutta tranquillità alla prima curva. L’inglese ha dovuto abbandonare la propria vettura all’interno della chicane, mentre Hunter-Reay ha potuto tornare in pista con una ventina di giri di ritardo al termine delle necessarie riparazioni.

La classifica generale vede Newgarden sempre al comando con 593 punti e con un vantaggio di 41 e 42 lunghezze nei confronti di Rossi e Pagenaud, i suoi più diretti avversari. Dixon segue in quarta posizione ad 85 punti e, pur essendo ancora matematicamente in lotta per il campionato, avrà bisogno di un vero e proprio miracolo a Laguna Seca per portare a casa il suo sesto titolo: se anche si aggiudicasse tutti i punti bonus a disposizione, a Newgarden basterebbe giungere al traguardo al 20° posto per rimanergli davanti in classifica generale.

L’appuntamento conclusivo con la Indycar 2019 si terrà fra tre settimane sul WeatherTech Raceway di Laguna Seca, che sarà sede del Gran Premio di Monterey.

La cronaca

Il GP di Portland parte con la consueta fagiolata: alla staccata della prima curva Rahal manca il punto di frenata e va a colpire Veach, il quale a sua volta carambola contro Hinchcliffe; la macchina di Rahal prosegue nella sua folle corsa andando a colpire anche Sato, Daly e Pigot, mentre dietro a loro Chilton manda in testacoda Pagenaud e un gran numero di piloti taglia la prima S per evitare di essere coinvolti nell’incidente.

Tra tutti i piloti citati in precedenza solo Pigot e Sato riescono a ripartire, il nipponico con due giri di ritardo. In testa alla gara Herta ha mantenuto la prima posizione davanti a Dixon, Harvey, Power, Hunter-Reay e Rossi. Newgarden e Pagenaud sono in 11esima e 12esima posizione mentre alcuni piloti, tra cui Ferrucci e Bourdais, rientrano ai box per riempire il serbatoio prima della ripartenza.

La bandiera verde torna a sventolare al 13° giro: Herta mantiene la prima posizione su Dixon mentre Power guadagna immediatamente la terza posizione ai danni di Harvey; solamente 18 macchine sono ancora in pista a pieni giri.

Dopo un solo giro di bandiera verde arriva la seconda caution di giornata: sul rettilineo principale Rossi prende la scia di Hunter-Reay che si porta tutto all’interno per difendersi; la #28 va sullo sporco, Hunter-Reay manca totalmente il punto di frenata e va a centrare l’incolpevole Harvey, mentre Rossi sguscia via dal punto dell’incidente evitando entrambe le monoposto coinvolte. La pace car neutralizza nuovamente la gara mentre solamente 16 piloti su 23 sono ancora in pista con le monoposto integre.

Si riparte al 18° giro con Dixon che prova immediatamente un attacco su Herta, ma il pilota della #88 riesce a mantenere la prima posizione; alle loro spalle ci sono Power, Rossi e Rosenqvist mentre Newgarden è risalito all’interno della top-10; nei giri successivi il leader del campionato guadagna ulteriori posizioni scavalcando Kimball e Kanaan in rapida successione risalendo al 7° posto.

Al 25° giro la classifica vede Herta, Dixon, Power, Rossi e Rosenqvist nelle prime 5 posizioni racchiusi in appena 2,5 secondi; Andretti è sesto, staccato ad oltre 6 secondi tallonato da Newgarden e Pigot.

Al 27° giro Newgarden prova un attacco su Andretti, il quale però resiste in modo deciso e mantiene la posizione; al giro successivo Newgarden si trova a doversi difendere da Pigot, il quale riesce a passare e a conquistare la settima posizione; due tornate dopo il pilota del team Carpenter si ripete e si prende il sesto posto su Andretti. Nel frattempo Hunter-Reay ha ripreso la via della pista con 13 giri di ritardo sul leader della gara.

Per vedere il sorpasso di Newgarden su Andretti è necessario aspettare il 33° giro; i giri persi dal pilota del Team Penske dietro a monoposto più lente l’ha fatto scivolare a 12 secondi da Herta e Dixon.

Herta non ha il ritmo degli altri, ma ciononostante mantiene la prima posizione; i primi 5 si ricompattano in meno di 5 secondi, mentre Newgarden accorcia il suo divario dalla vetta della gara portandolo sotto ai 10 secondi.

Al 37° giro avviene l’avvicendamento al vertice: Herta esce male dal tornante 7 e Dixon lo affianca in accelerazione, scavalcandolo definitivamente prima della chicane 9-10. Le gomme di Herta sono oramai finite e nell’arco di un solo giro viene scavalcato anche da Power, Rossi e Rosenqvist. Dietro a loro Newgarden ha recuperato la sesta posizione scavalcando Pigot mentre Pagenaud entra ai box al termine della 38esima tornata; Herta rientra a sua volta al giro successivo.

Le soste dei leader arrivano al 41° giro, quando si fermano Dixon, Power, Rossi e Newgarden; solamente Rosenqvist rimane in pista per un altro giro, fermandosi però al termine della tornata successiva. Dopo la sosta dello svedese al comando ci sono Bourdais, Leist e Chilton, tre dei piloti che erano rientrati ai box al termine della prima caution. Dopo la sosta Rosenqvist torna in pista tra Power e Rossi, avendo guadagnato così una posizione nei confronti del pilota americano.

Tra la 43esima e la 44esima tornata si fermano ai box i primi 3, così Dixon riprende il comando della gara davanti a Power, Rosenqvist e Rossi; la sosta di Bourdais è particolarmente lenta a causa di un problema con l’inserimento del bocchettone e il francese torna in pista in fondo al gruppo davanti solamente a Chilton.

Nei passaggi successivi la situazione si calma: Dixon mantiene la prima posizione con 3 secondi di vantaggio su Power, tallonato da Rosenqvist e Rossi; Newgarden è 5° a 9 secondi davanti a Herta a 14, Andretti a 18 e Pagenaud a 19; Pigot e Kanaan chiudono la top-10.

Il colpo di scena della gara arriva al 52° giro quando Dixon rientra improvvisamente ai box con la macchina in panne; il guasto è talmente grave che il neozelandese non riesce nemmeno a tornare alla sua piazzola, ma deve essere spinto sui cavalletti dalla sua pit crew.

Will Power passa così al comando della gara davanti a Rosenqvist, Rossi e Newgarden, risalito in quarta posizione a 6,5 secondi dalla vetta. Dixon riesce a ripartire dopo la sostituzione della batteria con 3 giri di ritardo, ma la sua gara e le sue speranze di conquistare il titolo sono oramai svanite.

Nei successivi giri il principale motivo di interesse è legato al recupero di Colton Herta, che tornata dopo tornata recupera il gap che lo separava da Newgarden tanto da arrivare improvvisamente al sorpasso al 67° giro, senza aver dato modo al rivale di attuare una manovra difensiva.

Il gruppo di testa si sgrana: al 70° giro il vantaggio di Power su Rosenqvist sfiora i 3 secondi, mentre Rossi è terzo a quasi 8 secondi dalla prima posizione; Herta nel frattempo continua a recuperare portandosi a due soli secondi dalla terza posizione di Rossi. Più indietro Pigot scavalca Andretti prendendosi la sesta posizione.

L’ultimo round di pit stop viene aperto da Colton Herta al 72° giro: il rookie si ferma ai box proprio immediatamente dopo essere arrivato alle spalle di Alexander Rossi, il cui distacco dalla prima posizione aveva superato i 10 secondi.

Al giro successivo si fermano Power, Rossi e Newgarden i quali si proteggono da un’eventuale caution, mentre Rosenqvist rimane in pista; al rientro sul tracciato Herta si trova nuovamente alle spalle di Rossi, quindi in quarta posizione virtuale. Al 74° passaggio si ferma Rosenqvist che torna in pista alle spalle di Power.

L’ultimo round di pit stop non ha mutato la classifica: Power è sempre al comando con 3 secondi su Rosenqvist, 13 su Rossi, 14 su Herta e 20 su Newgarden; tutti questi piloti sono in pista con gomme dure. Poco dopo le soste Pagenaud prova un attacco su Andretti per la settima posizione al tornante 8: in uscita di curva i due si toccano, con Andretti che danneggia l’ala anteriore ed è costretto ad una sosta d’emergenza per sostituirla.

Le tornate successive sgranano ulteriormente il gruppo: a 10 giri dalla fine Power è sempre al comando con 6 secondi su Rosenqist, 16 su Rossi, 17 su Herta, 23 su Newgarden e 35 su Pigot.

La situazione cambia improvvisamente a 8 giri dalla fine, quando Ferrucci si ferma nel rettilineo principale a causa di un problema tecnico richiamando in pista la pace car. Dopo una breve neutralizzazione si riparte con 4 giri ancora da percorrere: Power ha un ottimo start e tiene la prima posizione mentre alle sue spalle tutti mantengono le rispettive posizioni senza provare alcun attacco.

Power ha un altro ritmo e allunga senza grandi problemi su Rosenqvist: al termine dei 105 giri Power vince il GP di Portland con poco meno di 3 secondi di vantaggio su Rosenqvist, 4,5 su Rossi, 5 su Herta e Newgarden, che rafforza la leadership in campionato portandola a 41 punti su Rossi. Ottimo sesto Pigot davanti a Pagenaud, Leist, Bourdais e Kimball.

Le classifiche

Immagine di copertina da https://twitter.com/IndyCar

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