Indycar | Carlin conferma Chilton, il punto sul mercato 2019

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Tempo di lettura: 9 minuti
di Andrea Gardenal
22 Gennaio 2019 - 13:17
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La pausa invernale della Indycar sta oramai giungendo al termine: mancano solamente tre settimane ai test collettivi di Austin, sul Circuit of the Americas, ma già nei giorni scorsi alcune squadre sono tornate in pista per delle prove private sul circuito corto di Sebring, in Florida. Con la nuova stagione alle porte, quasi tutti i team hanno definito le loro line-up per il 2019: l’ultimo in ordine di tempo è stato quello di Trevor Carlin, che proprio ieri ha annunciato di aver confermato Chilton per l’intero campionato; diverso il destino di Charlie Kimball, che lo scorso anno è stato il compagno di squadra del pilota inglese, cui al momento è riservato solamente un programma parziale.

Andiamo quindi a fare un sintetico punto della situazione in merito al mercato piloti della Indycar 2019:

Le conferme

Sono ben 5 le squadre che hanno confermato in blocco i piloti rispetto al campionato 2018: Penske si presenterà con Josef Newgarden, Will Power e Simon Pagenaud, tutti con un campionato Indycar all’attivo e tutti desiderosi di fare il bis nel prossimo campionato per riscattare un 2018 che, per un motivo o per l’altro, non è stato all’altezza delle aspettative. Chi ha condotto una stagione all’altezza delle aspettative (forse eccedendole in alcuni casi) è stato Alexander Rossi, che per il quarto anno correrà per la Andretti Autosport; con lui ci saranno ancora una volta Ryan Hunter-Reay, tornato lo scorso anno ai vertici della categoria dopo alcune stagioni difficili, Zach Veach e Marco Andretti. L’unica novità significativa è rappresentata proprio da quest’ultimo, che nel corso dell’inverno ha deciso di seguire le orme del padre e di acquistare una quota del team Andretti-Herta che porta in pista la monoposto #98 che lui stesso guida.

Ulteriori conferme arrivano dal team Rahal-Letterman, che proprio in occasione del weekend di Sonoma dell’anno passato ha rinnovato il contratto a Takuma Sato. Nessuna sorpresa in merito alla sorte di Graham Rahal: il figlio di Bobby ha prolungato il contratto che lo legava al team del padre estendendolo addirittura fino al 2023. Rispetto allo scorso anno non varierà nemmeno la line-up del team di AJ Foyt, per il quale correrà il tandem brasiliano composto da Tony Kanaan e da Matheus Leist. Infine Jack Harvey sarà ancora il pilota della monoposto #60 del Meyer-Shank Racing, che però rispetto allo scorso anno ha l’obiettivo di estendere il proprio programma passando da 6 a 10 gare.

Tra le conferme possiamo inserire anche una sesta squadra, ovvero la Carlin di cui abbiamo parlato precedentemente. Con Chilton sicuro di un posto a tempo pieno per il 2019, resta da definire la situazione di Charlie Kimball e del destino della monoposto #23; i dettagli verranno chiariti nelle prossime settimane, probabilmente già prima dei test collettivi di Austin.

I cambiamenti

L’altra metà delle squadre presenta elementi di discontinuità o di rottura totale con lo schieramento presentato lo scorso anno. Dopo un flirt durato un paio d’anni, il team di Chip Ganassi ha finalmente ingaggiato lo svedese Felix Rosenqvist, che guiderà la monoposto #10 che lo scorso anno era stata portata in pista da Ed Jones. Dopo aver guidato un po’ di tutto negli ultimi anni (dalle Super GT al DTM alle monoposto di Formula E e della SuperFormula giapponese), Rosenqvist troverà finalmente un po’ di stabilità disputando l’intero campionato Indycar; al suo fianco ci sarà il veterano Scott Dixon, che per il 18° anno consecutivo correrà per il team Ganassi e che, a 38 anni suonati, andrà a caccia del suo sesto campionato Indycar.

Rosenqvist non sarà l’unico svedese ad esordire nella Indycar Series nel 2019: con lui ci sarà il suo connazionale Marcus Ericsson, ingaggiato dal team di Sam Schmidt e Ric Peterson per guidare la monoposto #7. Il compagno di squadra dell’ex pilota di Formula 1 sarà James Hinchcliffe, al suo quinto anno con questa squadra. Formalmente il team Schmidt-Peterson ha lasciato libera la monoposto #6 per dare la possibilità a Robert Wickens di tornare al volante se e quando le sue condizioni di salute glielo permetteranno; il canadese, rookie of the year dello scorso anno, si sta ancora riprendendo dai postumi del terribile incidente dello scorso anno a Pocono e probabilmente la sua convalescenza durerà ancora parecchi mesi.

Un’altra novità per il team di Schmidt è rappresentata dal ruolo di Arrow Electronics, che la scorsa settimana è stata annunciata come title sponsor della squadra: i suoi loghi appariranno su entrambe le macchine e i fondi e i mezzi messi a disposizione dall’azienda (quotata al 113° posto dalla rivista Fortune nella classifica di quelle che producono il maggior fatturato negli USA) permetteranno allo Schmidt-Peterson Motorsport di lottare non solo per le vittorie nelle singole gare, ma anche per il campionato.

Rinnovamento a metà anche per il Dale Coyne Racing, che ha ingaggiato Santino Ferrucci per correre a tempo pieno sulla monoposto #19 in sostituzione del tandem composto da Zachary Claman DeMelo e da Pietro Fittipaldi; Ferrucci non rappresenta una novità assoluta, visto che già lo scorso anno aveva corso per la squadra di Coyne nelle due gare di Detroit e nelle due finali della stagione, a Portland e a Sonoma, portando a casa come miglior risultato un dignitoso 11° posto in terra californiana. Sebastien Bourdais è stato invece confermato al volante della #18, della quale saranno co-proprietari anche Jimmy Vasser e James Sullivan.

Piccole novità anche in seno al team di Ed Carpenter, che ha confermato Spencer Pigot sulla #21 e che ha ingaggiato Ed Jones (proveniente dal team Ganassi) per guidare la #20 sui circuiti stradali e cittadini al posto di Jordan King; in queste occasioni la #20 verrà schierata congiuntamente dal team di Carpenter e dalla Scuderia Corsa, che ha fatto il suo esordio in Indycar lo scorso anno disputando la Indy 500 con Oriol Servia. Sugli ovali la macchina di Jones verrà portata in pista ancora una volta da Ed Carpenter, poleman e secondo classificato alla Indy 500 dello scorso anno.

Chi ha vissuto una vera e propria rivoluzione è stato il team Harding, che aveva esordito in Indycar lo scorso anno affidando a Gabby Chaves la monoposto #88. Dopo un solo anno di attività, Mike Harding ha ceduto una parte della sua squadra a George Steinbrenner IV, rampollo della famiglia Steinbrenner proprietaria, tra le altre cose, della squadra di Baseball dei New York Yankees. La squadra, che ora si chiama Harding-Steinbrenner Racing, ha stretto una partnership tecnica con la Andretti Autosport, diventandone una sorta di junior team, e nel corso dell’inverno è passata dai motori Chevrolet agli Honda.

Rispetto allo scorso anno è raddoppiato lo sforzo del team, che ora schiera due macchine per i due piloti che si sono contesi il titolo in Indy Lights lo scorso anno: il messicano Patricio O’Ward (#8) e il figlio d’arte Colton Herta (#88); entrambi hanno già potuto “assaggiare” la Indycar in occasione del Gran Premio di Sonoma dello scorso anno, dove O’Ward ha ben impressionato con un incredibile quinto posto in qualifica ed un nono sotto la bandiera a scacchi.

Le novità e le incognite

Tra i 12 team che hanno partecipato (a tempo pieno o parziale) al campionato Indycar 2018, l’unico a non aver definito in alcun modo i suoi piani per quest’anno è lo Juncos Racing, del quale si sa solo che utilizzerà motori Chevrolet. Le prime notizie in merito ai programmi e al numero di macchine che verranno schierate dovrebbero essere diffusi nelle prossime settimane, verosimilmente dopo la 24 Ore di Daytona alla quale la squadra di Juncos parteciperà con un prototipo portato in pista da Will Owen, Agustín Canapino, Kyle Kaiser e Rene Binder; questi ultimi due, assieme ad Alfonso Celis jr, sono i piloti che si sono divisi la monoposto #32 nelle 12 gare alle quali la Juncos ha partecipato.

Bisogna infine segnalare l’esordio part-time di un team completamente nuovo, la DragonSpeed di Elton Julian che negli anni scorsi si è fatta conoscere partecipando con successo a numerosi campionati Endurance tra le quali il WEC, la European Le Mans Series e la American Le Mans Series. DragonSpeed schiererà una macchina alla 500 Miglia di Indianapolis e nei Gran Premi di St.Petersburg, Alabama, Road America e Mid-Ohio; la vettura avrà il numero 81, sarà portata in pista dall’inglese Ben Hanley e sarà spinta da un motore Chevrolet.

Le one-off per Indianapolis

Stando così le cose e partendo dal presupposto che Juncos riesca a comporre perlomeno un programma parziale per una macchina, la maggior parte degli appuntamenti del campionato Indycar 2019 vedrà al via tra i 23 e i 26 piloti. Farà eccezione, ovviamente, la 500 Miglia di Indianapolis, per la quale sono già state confermate numerose one-off, con molti altri annunci attesi per le prossime settimane.

Il nome più atteso per la Indy 500 dell’anno prossimo sarà, ancora una volta, quello di Fernando Alonso, che dopo l’ottimo esordio del 2017 farà un nuovo tentativo per aggiudicarsi il Borg-Warner Trophy e completare così la Triple Crown del motorsport. Il due volte campione del mondo di Formula 1 verrà schierato direttamente dal team McLaren, che farà il suo ritorno in veste ufficiale ad Indianapolis dopo quasi 40 anni di assenza; con ogni probabilità McLaren sarà supportata da una struttura esterna, ma ancora non si sa con esattezza se questo legame verrà stretto con la Andretti Autosport (come accaduto 2 anni fa, quando Alonso corse con una macchina schierata direttamente dalla squadra di Michael Andretti) o con un’altra compagine. È infine da segnalare che la macchina dello spagnolo verrà spinta da un propulsore Chevrolet.

Un altro grande nome che sarà al via della Indy 500 è quello di Helio Castroneves, che per il secondo anno consecutivo parteciperà alla competizione in veste di wild card per il team Penske. A dieci anni di distanza dal suo ultimo successo sulla Brickyard, il pilota brasiliano prosegue nella sua caccia al quarto successo ad Indianapolis che lo porrebbe ad eguagliare AJ Foyt, Al Unser sr. e Rick Mears.

Già confermato da Ed Carpenter come pilota della #20 su stradali e cittadini, Ed Jones prenderà parte anche alla 500 Miglia di Indianapolis con la terza monoposto di proprietà dell’unico pilota/team owner presente nel campionato: Jones sarà supportato anche in questo caso dalla Scuderia Corsa di Giacomo Mattioli e utilizzerà il numero 64.

Il quarto (e per il momento ultimo) pilota confermato per la Indy 500 è Jordan King, che l’anno scorso ricopriva proprio il ruolo che quest’anno è stato assegnato ad Ed Jones. King guiderà la terza macchina del team Rahal/Letterman/Lanigan al fianco di Rahal e Sato e utilizzerà il numero 42.

Per il momento sono 29 i piloti la cui presenza ad Indianapolis è stata confermata; tuttavia prendendo in considerazione le wild card che si sono presentate ad Indy negli ultimi anni, è facile pensare che la fatidica quota dei 33 partecipanti sarà raggiunta e superata con una certa facilità.

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