Inbox | “Ci è rimasta solo la Q3…”

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di Redazione P300.it @p300it
23 Ottobre 2018 - 21:09
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Inauguriamo su P300 una nuova sezione, INBOX, dedicata alla posta dei lettori. Un modo per comunicare con noi, offrire spunti di riflessione o per proporre un proprio commento ad un evento particolare. Il pezzo con il quale vogliamo dare il via a questa nuova area del nostro sito è a firma di Paolo Bombara, giornalista professionista in ambito motorsport con decenni di esperienza sul campo. Il suo commento segue le concitate fasi della Q3 del Gran Premio degli Stati Uniti.

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Commento di un anziano brontolone… si potrebbe vedere solo la Q3. Ma proprio “soltanto”.

Nel senso che è quello che ormai trovo come unico vero momento appassionante della F1 odierna. La gara è per me diventata una mera consuetudine, poco più di un rituale che va svolto a scopi pubblicitari per giustificare la Q3…

La F1 dovrebbe essere l’apice dell’automobilismo e l’esaltazione della velocità. Nella Q3 lo è. Ma poi in gara si gira 4, 5, 6 secondi più lenti. Neanche fosse una gara di durata.

Ho conosciuto i tempi delle gomme da qualifica, dei turbo tarati per le qualifiche, degli assetti da qualifica… Delle gare senza rifornimenti, con vetture pesanti, assetti diversi, gomme più dure di cui i piloti dovevano gestire la durata… Differenziali nelle prestazioni esistevano anche allora, ma almeno non si dovevano fare conti col numero di sostituzioni di motori (scusate… power unit) e cambi nel corso del campionato. Ho conosciuto l’epoca in cui si disputavano meno GP ma c’erano le prove private, che consentivano di sviluppare le vetture nel corso dell’anno portando anche scombussolamenti negli equilibri. Quindi incertezza, quindi curiosità.

Ho conosciuto anche i tempi in cui c’erano rifornimenti e cambi gomme nel corso del GP tanto che, a volte, il miglior giro in gara era persino più veloce di quello della pole position. Tempi in cui chi rompeva perdeva la gara e basta e non era messo in croce anche per quella successiva. Ho conosciuto anche l’epoca della lotta tra gommisti, coi suoi tanti “pro” e tantissimi “contro”.

Qualcuno, oggi, si esalta per sorpassi realizzati con quello scempio di DRS. Io no. La F1 dovrebbe essere il regno della staccata a ruote fumanti (lo so… è roba paleontologica) e della lotta all’ultimo decimo. Sempre. Invece la gestione della meccanica e la strategia hanno, via via negli anni, preso sempre più il sopravvento. Sinceramente le squadre si stupiscono se l’interesse cala?

Se si continua così, la prossima frontiera per esser vincenti non sarà tanto avere un Adrian Newey a capo del progetto, quanto un Gary Kasparov al muretto box. Esaltante? Sì, nelle gare di durata.

La 24 Ore di Le Mans attira ogni anno oltre 200.000 spettatori (cifre che la F1 si sogna) ed è un mito globale. Ma, da sempre, il resto della stagione d’endurance quanto seguito ha? Quello degli appassionati veri della specialità (ne faccio parte) non certo i numeri della grande massa, ovvero quelli che invece interessano a sponsor e tv.

La F1 sta prendendo una piega pericolosa per la sua popolarità. Alcune epoche che ho conosciuto, in F1, generavano costi assurdi. Certo, non lo nego. Il problema è quello e lo capisco. So che non è facile da risolvere. Però, a forza di voler risparmiare sul fronte spese, si rischia d’erodere troppo il fronte ricavi per calo d’interesse. Hai un bel ristorante, dove si mangia molto bene, ma il cui locale invecchia e diventa fatiscente? Non stupirti se poco alla volta la clientela si dirada… Ed il locale diventerà sempre più fatiscente, finché sarà inevitabile chiuderlo o venderlo.

Del resto è più bello un fiore che splende meravigliosamente ma che (se non innaffiato con cura) muore d’un colpo o una pianta che, per scarso interesse, rinsecchisce piano piano e magari muore lentamente?

La F1 non morirà mai, ma il fiore non splende più come un tempo. Chi si volta per strada a guardare una pianta un po’ rinsecchita? Un bel fiore, invece, attira sguardi anche se cresce al bordo d’una strada asfaltata, non solo in un bel prato.

Ogni riferimento a certi circuiti asettici rispetto ad altri veri – che essi siano tradizionali o moderni ben riusciti (come Austin) – è puramente intenzionale.

 

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